Esperto di Calcio

5 dicembre 2014

Storie di calcio: El Panteron, Marcelo Zalayeta

Il calcio è fatto di campioni, stelle. Sono loro che vengono acclamati, che passano alla storia, ma nella mente dei tifosi più caldi è difficile cancellare anche alcuni gregari. Nel mio caso, ad esempio, penso ad un ragazzone uruguagio, arrivato a Torino in punta di piedi e che per poco non scriveva una pagina indelebile della storia juventina. Sto parlando ovviamente di Marcelo Zalayeta, "El Panteron".

Cresciuto calcisticamente nel Danubio, squadra della sua natia Montevideo, Zalayeta brucia tutte le tappe. Appena maggiorenne il suo fisico possente lo porta alla ribalta, conquistandosi la maglia da titolare a suon di reti. Nel 1996, dopo 12 reti nella sua stagione d'esordio, il passaggio agli odiati rivali del Penarol, squadra natale di un altro grande idolo della mia infanzia, Paolo Montero. Con la casacca giallo-nera conferma le sue qualità, conquistandosi la Nazionale maggiore a 19 anni.
La vetrina che lo porta alla ribalta, però, è il Mondiale Under20, dove strega gli osservatori della Juventus. I torinesi bruciano quindi la concorrenza e portano l'attaccante sudamericano alla corte di Lippi, dove lo spazio è inevitabilmente chiuso dal trio Zidane, Inzaghi, Del Piero. Marcello Lippi scruta attentamente il panzer di Montevideo in allenamento, dandogli fiducia nei minuti finali della partita casalinga contro il Napoli. Pronti-via, Zalayeta timbra subito il cartellino e festeggia a fine anno un meritato tricolore.
Vista la giovane età, Zalayeta viene parcheggiato ad Empoli, alla corte dell'attuale osservatore juventino Mauro Sandreani. Qui vive una stagione buia, con pochi gol e scarse opportunità, chiuso (inspiegabilmente) da Carparelli, Martusciello e Di Napoli, non proprio tre campionissimi.
E allora ecco per Marcelo l'occasione in terra spagnola, al Sevilla. In Andalusia sente aria di casa e la fiducia del tecnico, realizzando le 10 reti più importanti della carriera, quelle che lo riportano all'ombra della Mole.

La sua seconda, e non ultima, parentesi bianconera è ancora una volta chiaro-scura, ma ricca di colpi di scena. Se la continuità d'impiego non è garantita, Zalayeta decide di far breccia nel cuore del tifo zebrato con due marcature storiche. Marcelo è l'uomo dell'ultimo secondo, quello che ti risolve le partite. E così sceglie il palcoscenico della Champions League per firmare i propri acuti. Dapprima in quel del Camp Nou, a Barcellona. Nei supplementari di una partita tesissima graffia i blaugrana con una zampata su cross di Birindelli, spianando la strada della finale alla Juventus. Capitolo triste questo, che vede il panzer uruguayano fra i protagonisti dei rigori sbagliati contro il Milan di Ancelotti, Dida e Shevchenko, fenomeno ucraino autore della segnatura decisiva.



Il secondo acuto lo piazza invece un paio di stagioni dopo, nella splendida cornice del Delle Alpi. Agli ordini di Capello, infatti, Zalayeta segna il gol decisivo contro il Real Madrid degli ormai ex-Galcticos, portando gli undici del tecnico friulano al turno successivo.
E' proprio il tecnico di Pieris che consiglia Zalayeta al Napoli ed il Napoli a Marcelo, dando vita ad una nuova storia d'amore all'indomani del ritorno in A dei bianconeri. Ma ormai i graffi della pantera sembrano tenere carezze per il calcio europeo, e dopo un biennio napoletano e una piccola parentesi bolognese, Zalayeta decide di tornare a casa. Lo fa rivestendo la maglia del Penarol, squadra con cui sembra destinato a chiudere la sua carriera di centravanti. Non certo una carriera da campione, ma per sempre nella mente e nei ricordi di chi ha vissuto le emozioni che El Panteron ha saputo regalare.

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