Con la sconfitta di Berlino si è chiuso un ciclo, quello della rinascita. Iniziato poco più di quattro anni fa con Antonio Conte, il nuovo corso della Juventus ha vissuto un'escalation continua. Il dominio sempre più evidente in campo nazionale è culminato con una finale di Champions League, frutto della maturità calcistica di alcuni campioni. Su tutti, Andrea Pirlo e Carlos Tevez.
E' proprio dalle cessioni operate da Marotta e Paratici che voglio iniziare quest'analisi di mercato. Molti imputano loro l'incapacità di fare cassa, ma su questo punto non sono affatto d'accordo. Andrea Pirlo, immenso campione classe 1979, ha chiesto di salutare il calcio europeo. Dopo una carriera vissuta al massimo ha capito che non poteva più reggere il peso dello stress psico-fisico che una squadra come la Juventus richiede. Ha salutato tutti e gli è stato giustamente concesso di accasarsi negli States, dove dispenserà ancora lanci e geometrie. Impossibile chiedere un risarcimento economico al New York City o pretendere che rispettasse l'ultimo anno di contratto.
Discorso analogo per il numero 10, Carlos Tevez. Troppo forte il richiamo della Boca, il suo rione natale. Voleva tornare a casa, dai suoi cari. In Argentina il mercato non è come quello europeo, con cifre astronomiche. Marotta ha ricavato qualche milione di euro ed interessanti opzioni su alcuni giovani talenti, fra cui spicca a mio modo di vedere Betancur, talentuoso regista classe 1997. Si poteva ottenere qualcosa di meglio dalla cessione di Tevez? Forse sì, ma non mi sento di condannare modi e costi di un'operazione scritta da alcuni mesi.
Se Pirlo e Tevez non si potevano trattenere, altrettanto non si può dire per Vidal e Coman. I due, passati al Bayern Munchen di Guardiola, sono stati ceduti in modi e tempi diversi.
Il cileno, frastornato da oltre 12 mesi dalle voci di mercato, ha ceduto alle lusinghe bavaresi. La dirigenza torinese ha guadagnato circa 40 milioni di euro, non male per un classe 1987 tanto talentuoso in campo quanto avventato fuori. Arturo Vidal era un pilastro della Juventus, un guerriero che non tirava mai indietro la gamba. Questa era però l'ultima grande occasione per cederlo e fare una plusvalenza importante, mettendo in cassaforte il futuro finanziario della società. Una scelta che mi sento di condividere, per quanto il carisma dell'ex numero 23 non si trovi dietro l'angolo.
Coman, invece, è un'operazione molto più particolare. A livello economico poco da dire. Ingaggiato appena un anno prima dal Paris St. Germain senza sborsare un euro, è stato rivenduto ad una cifra mastodontica. Un errore o un affare? Difficile dirlo, perchè il classe '96 è troppo acerbo per poter dire se diventerà un fenomeno oppure no. La certezza è la bontà economica della cessione: 7 milioni per il prestito biennale con un diritto di riscatto fissato ad altri 21 milioni. Insomma, a mala parata una plusvalenza di 7 milioni ed un giocatore ancora giovane (nel 2017 avrà 21 anni) in casa, altrimenti un bel gruzzolo da investire.
Il capitolo cessioni è quindi chiuso, con un saldo ampiamente positivo dal mio punto di vista. Ora però c'è da capire come sono stati investiti questi ricavi.
Alex Sandro, Cuadrado, Dybala, Khedira, Mandzukic, Zaza, Neto, Rugani, Lemina, Hernanes. Sfido qualunque tifoso juventino a dire che, a inizio mercato, non avrebbe messo la firma per avere questi nomi. La società ha acquistato ed investito, innegabile sostenere il contrario. Il bicchiere sembrerebbe mezzo pieno, ma la diffidenza che nutro non dipende dalle due sconfitte in campionato e dalla casella zero alla voce punti conquistati. Piuttosto non riesco a capire le strategie d'acquisto rispetto al sistema di gioco consolidato ed alle idee tecnico-tattiche di Allegri. Ed è qui che mi concentrerò.
Anche i sassi sanno che il tecnico toscano predilige giocare con un 4-3-1-2, tanto che lo scorso gennaio chiese a gran voce l'acquisto di un trequartista (Wesley Sneijder) che sfumò negli ultimi giorni del mercato. In estate, con uno Scudetto, una Coppa Italia ed una finale di Champions League, pensavo che la società lo accontentasse, ma così non è stato. Niente Isco, Oscar o Draxler, tanto da suscitare un certo malumore anche nella tifoseria della Juventus. Sarebbero serviti? Certo. Avrebbero potuto coesistere con Cuadrado? Io non credo.
Ma andiamo per gradi. La retroguardia si è rifatta il look. Neto come vice Buffon, anche perchè è impensabile (salvo infortuni) che il brasiliano possa prendere il posto del capitano, leader carismatico ancor più che immenso interprete del ruolo. Alex Sandro è un investimento importante, pagato fior di milioni nonostante il contratto in scadenza. Rugani è il presente ed il futuro, ad Allegri il compito di inserirlo senza bruciarne il talento o deprimerlo in panchina, dove potrebbe sedere spesso con Bonucci, Chiellini e Barzagli in rosa. Sistemare meglio la retroguardia, a mio modesto parere, non era pensabile, anche perchè parliamo della difesa più forte del torneo da alcuni anni a questa parte.
A centrocampo le partenze di Pirlo e Vidal pesano come macigni, sia da un punto di vista tecnico che caratteriale. Nei piani della dirigenza bianconera Khedira andava a sostituire Pirlo, ma le caratteristiche sono completamente diverse. Un giocatore come l'italiano non si trova in giro, ma un regista (anche meno talentuoso) sarebbe servito. In quella posizione Marchisio più di Khedira dà ampie garanzie, ma basta un piccolo infortunio per far sprofondare la mediana nelle difficoltà.
Allegri, che ha palesemente sbagliato approccio tattico (impensabile un 3-5-2 con Padoin regista, poi escluso dalla lista Champions), dovrà fare di necessità virtù. Hernanes ha i piedi e secondo me non è mai stato un vero trequartista. Si può adattare come mezz'ala o provare come vertice basso, ruolo che ricopriva in Brasile e nella Lazio quando non c'era Ledesma; Lemina è tutto da scoprire.
Cuadrado non è un fantasista, ma un'ala di indubbio talento. Ecco perchè il suo acquisto impone un cambio di modulo per sfruttare al meglio le caratteristiche dei giocatori in rosa. La difesa a quattro deve diventare un dogma, anche perchè le scelte non mancano. Dal centrocampo in su più di un'opzione per la Juventus, che può scegliere fra una mediana più robusta ed una più tecnica. Imprescindibili Marchisio e Pogba (a dir poco spaesato nelle prime due di campionato), vediamo come si inseriranno i nuovi. Tanto per dare dei numeri, 4-2-3-1 o 4-3-3 sono gli assetti tattici che, sulla carta, si adattano meglio alle caratteristiche dei ragazzi. Con Cuadrado, Dybala, Morata e Mandzukic il peso offensivo non è affatto male, ma va trovata la giusta alchimia.
La Juventus ha cambiato pelle ed ha commesso alcuni errori. In primis non seguire completamente i dettami di Allegri, quindi consegnare al tecnico una rosa al completo a campionato iniziato. Il successo in Supercoppa, forse, ha annebbiato la società, che pensava si potesse partire con basi solide anche senza gli ultimi innesti. Nulla di più sbagliato, specie se poi Allegri ci mette del suo. Con Udinese e Roma soprattutto si sono palesati alcuni limiti, caratteriali e tecnici. Ma nulla che non possa essere superato con impegno e lavoro sul campo. I bianconeri devono rivedere le proprie gerarchie interne ed affidarsi ai due grandi leader carismatici, Buffon e Marchisio. Dietro di loro devono prendere responsabilità i giovani campioncini a disposizione, ma una cosa è certa: la rosa per vincere c'è.
Uno sforzo supplementare è richiesto ad Allegri, che tanto bene ha raffinato il lavoro di Conte quanto ora dovrà ridisegnare una squadra tutta sua. Non ha in mano il Milan da rifondare, ma una squadra ferita dalla perdita di alcuni campioni carismatici. Per le mani ha un parco giocatori notevole, con una media anagrafica scesa da 29 a 26 anni. Marotta e Paratici, con qualche errore, gli hanno messo a disposizione una rosa con cui primeggiare, almeno in Italia, non è solo possibile, ma auspicabile. Al toscano il compito, certamente non facile, di aprire un ciclo. Alla Juventus vincere non è importante, ma l'unica cosa che conta.