In questo paese manca una profonda e radicata cultura sociale e sportiva. Lo si capisce fin dalle prime pagine dei giornali, in cui gli ultras croati vengono dipinti come il demonio. Lungi da me difenderli o giustificarli, ma quanto accaduto l'altra sera a San Siro è frutto di errori macroscopici, non ascrivibili alla sola milizia ultras di Zagabria.
Se infatti è inammissibile che delinquenti e mezze tacche siano prestati al mondo del tifo, inquinando quello che è uno sport meraviglioso, è altrettanto vero che esiste un servizio di sicurezza che non funziona. La Lega, da tempo, sventola la necessità che i club si paghino il servizio d'ordine. Giustissimo, perchè noi cittadini dovremmo rimetterci, pagando poliziotti che prestano servizio d'ordine in uno stadio? Ebbene, a Milano non giocava nessun club. Giocava la Nazionale italiana, e la Lega aveva il sacrosanto dovere di fare andare tutto per il meglio, in campo e sugli spalti; prima, durante e dopo il match.
E invece abbiamo assistito al solito scempio, con pochi "tifosi" che diventano padroni dello spettacolo, mettono in scacco sessantamila persone per bene e costringono l'arbitro a sospendere il match. Questo non è calcio, e questa partita andava sospesa. Magari con una sconfitta a tavolino per entrambe le squadre.
Se da un lato è vero che a macchiarsi del fatto sono stati i nostri avversari, noi gli abbiamo permesso di farlo. Le cariche della polizia in curva, ennesima testimonianza di un servizio di prevenzione inesistente, sono valse a ricordare quanto la violenza permei il nostro sistema di sicurezza. La paura, lo sgomento, quella sensazione di insicurezza perenne, avevano già permeato le brave persone di San Siro, che hanno lasciato la stadio in barba al fatto di aver speso soldi per il biglietto.
Ma com'è possibile, mi chiedo, che quando vado allo stadio vengo rivoltato come un calzino, e poi entrano razzi, bottiglie, bombe carta e petardi? Semplice e pura connivenza. Oggi si scrive da più parti che c'erano stati zelanti controlli a Trieste. Non mi pare affatto un deterrente. Ai tornelli, poi, le tre scimmiette: non vedo, non sento e non parlo. E non mi riferisco solo alle perquisizioni mancate o non fatte nel settore ospite, ma a tutto ciò che entra nello stadio. Non è da escludersi che i croati, supportati dai sempre preparati ultras nostrani, non abbiano trovato in loco tutta l'attrezzatura. Ebbene, credo che la responsabilità sia ancora una volta della Lega. Avrebbe dovuto vigilare sul servizio d'ordine, impedire che tutto questo accadesse.
Francamente, dopo aver sentito i vari Tavecchio e Malagò parlare, non potevamo aspettarci altro. Quest'ultimo è riuscito a riferirsi al presidente della federcalcio croata come "Dario Suker". Ecco, peccato che il signore in questione sia un certo Davor Suker, campionissimo in campo e realmente imbarazzato per quanto accaduto. Così come i suoi giocatori, che hanno definito questi militanti come "delinquenti e non tifosi".
George Bernard Shaw diceva: "La giustizia è sempre giustizia, anche se è fatta sempre in ritardo e, alla fine, è fatta solo per sbaglio". Spero davvero che non avesse ragione.
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