Esperto di Calcio

6 novembre 2013

Storie di calcio: le convulsioni di Ronaldo, i goal di Zizou. Francia v Brasile 1998

La Francia ha meritato il titolo. Pensavo che i francesi e gli olandesi potessero essere i principali avversari del Brasile e i fatti mi hanno dato ragione. Noi brasiliani dobbiamo mantenere calma e orgoglio, perche' il Brasile rimarra' ancora per anni l'unica squadra ad aver vinto quattro mondiali”.
Edson Arantes do Nascimento, meglio conosciuto come Pelè, è davvero un uomo di sport unico. E’ bello che dopo una sconfitta del genere sia il simbolo del calcio carioca per eccellenza ad incoronare la Francia. Una partita a senso unico, segnata dal “giallo” Ronaldo ne pre-partita, e che incorona un nuovo immenso campione: Zinedine Zidane.

Francia e Brasile si presentano all’appuntamento più importante dopo aver speso moltissime energie psico-fisiche. I galletti, dopo aver passato agevolmente il girone eliminatorio, hanno tribolato e non poco per arrivare all’atto conclusivo del Mondiale di casa. Il Paraguay viene piegato al golden goal da una rete di Laurent Blanc a sette dalla fine. Il difensore transalpino è bravissimo a sfruttare la torre di Trezeguet e battere l’istrionico portiere sudamericano, quel Chilavert che aveva ammaliato il mondo con i suoi goal su punizione e le sue plastiche parate. Ai quarti si rivela durissima anche la sfida con i cugini d’oltralpe. L’Italia di Cesare Maldini non è spettacolare ma solida. La partita è dura, maschia. In uno scontro aereo l’ariete francese Guivarc’h colpisce con una gomitata il volto di Cannavaro, ma lo stopper napoletano non fa una piega e torna a marcarlo in maniera asfisiante. La partita vive sul filo dell’equilibrio che solo ai supplementari potrebbe essere spezzato. E’ Roberto Baggio, subentrato all’amico rivale Del Piero, ad avere sul destro la palla giusta. A dire il vero è un tiro complicato, da posizione defilata, quasi impossibile. Il piede del divin codino, però, è fatato. Accarezza il pallone con l’interno e Barthez “soffia” nella speranza che lo stesso non s’insacchi alle sue spalle. Si va quindi ai calci di rigore, dove a condannare gli azzurri è una traversa di Gigi Di Biagio. In semifinale è Thuram a fare esplodere di gioia il Saint-Denis di Parigi con una doppietta inaspettata. Il difensore ribalta infatti il vantaggio croato di Davor Suker, togliendo alla nazionale biancorossa una finale che, a posteriori, sarebbe stata meritata.

Il Brasile è come sempre formidabile. Il ct Zagallo ha plasmato la sua Nazionale con un perfetto mix di giovani campioni ed esperti trascinatori. Ai reduci della vittoria di Usa ’94 si aggiungono calciatori di caratura internazionale come Rivaldo e Roberto Carlos. Ronaldo, Leonardo e Cafu sono finalmente un punto fisso, mentre Dunga e Taffarel continuano ad essere due silenziosi leader carismatici. Anche i verdeoro superano agevolmente il girone eliminatorio, ed agli ottavi schiantano il Cile di Salas e Zamorano. Nel poker rifilato alla “roja” la stella più lucente è quella di Ronaldo, che con una doppietta incanta letteralmente. Ai quarti la Danimarca è un avversario abbordabile, ma che si rivela particolarmente agguerrito. I verdeoro hanno la meglio soffrendo e sudandosela, grazie ad un Rivaldo in grande spolvero. La semifinale di Marsiglia, che vede la Seleçao affrontare l’Olanda, è lo specchio perfetto di quanto sia dura arrivare fino in fondo. Ronaldo sblocca la partita con un piatto sinistro che batte Van der Sar. A tre dalla fine è Patrick Kluivert a pareggiare, con un imperioso stacco di testa su cross di Marc Overmars. La partita si trascina quindi fino ai calci di rigore, specialità dei brasiliani. Decisivi risultano gli errori di Cocu e Ronald De Boer, che consegnano al Brasile la seconda finale consecutiva.

La sera del 12 Luglio 1998 lo stadio Saint-Denis di Parigi è gremito. Stracolmo in ogni ordine di posto, lo stadio fremeva per la grande sfida fra Ronaldo e Zidane, le due stelle più lucenti che il Mondiale stava consacrando. Eppure il mondo intero, a poche ore dal fischio d’inizio, viene scosso da una notizia: Ronaldo sta male. In formazione il suo nome non è presente, avvicendato da un attaccante forte ma non paragonabile, Edmundo. Sembra infatti che nel pomeriggio il numero 9 abbia avuto un malore improvviso ed inspiegabile, con tanto di convulsioni e svenimento. I media, nemmeno a dirlo, ci vanno a nozze. C’è chi grida al doping e a possibili effetti collaterali, chi invece sentenzia si tratti di una forma di epilessia non diagnosticata.
Il primo ad accorgersi del malore è Roberto Carlos, compagno di stanza e amico del centravanti. Allerta i sanitari francesi parlando loro di una possibile crisi epilettica. I medici francesi in un lampo gli somministrano un potente sedativo per calmare le convulsioni. L’Inter non appena viene a conoscenza del fatto imbarcail dottor Volpi sul primo aereo per Parigi. Nella capitale francese, a poche ore dalla partita più importante che un calciatore possa immaginare, c’è intorno a Ronaldo un conciliabolo continuo. La verità, celata per anni nel mistero, viene a galla nel febbraio del 2012. Il cardiologo brasiliano Bruno Carrù, ospite negli studi Rai de “La Tribù del Calcio”, racconta cosa avvenne in quei dannatissimi sessanta minuti: “Successe che Ronaldo si stese sul letto per seguire il Gran Premio di Formula 1, e senza accorgersene, a lungo andare piegò la testa in modo innaturale comprimendo all’altezza del collo il glomo carotideo, un piccolo organo grande come un chicco responsabile dei meccanismi riflessi di regolazione della frequenza cardiaca e della pressione. Ronaldo ebbe quindi un calo improvviso di frequenza cardiaca e di pressione e svenne in preda alle convulsioni. L’elettrocardiogramma fattogli in ospedale mostra come Ronaldo, a crisi superata, avesse una frequenza cardiaca di 18 battiti al minuto: questo significa che al momento del malore aveva praticamente avuto assenza di attività elettrica e meccanica del cuore. I medici abbracciarono invece la diagnosi di crisi epilettica fatta da un terzino, e non da un medico, e somministrarono a Ronaldo un medicinale potente, ottimo per l'epilessia ma non certo per problemi di cuore cioè il Gardenale: un sedativo pesantissimo, quello usato da Marilyn Monroe per suicidarsi, che ha l'effetto di ridurre e inibire al massimo le capacità di attività cerebrale. Ecco spiegata la partita, più che pessima, giocata la sera da Ronaldo”.

Impensabile giocare una finale in quelle condizioni. I medici, però, danno il nullaosta a Ronaldo, che decide di scendere in campo. Zagallo non rinuncia a lui e lo schiera titolare, ma il brasiliano è la copia sbiadita di sè. Frastornato, incapace di giocare ai massimi livelli e quasi imbambolato, il centravanti caracolla per il campo, quasi rimbalzando addosso alla difesa transalpina. Laddove erano i difensori a faticare con lui, nei corpo a corpo e nel contenere la sua rapidità, nella notte parigina è il Fenomeno ad essere in continuo debito d’ossigeno. La scena se la prende quindi un altro grande fuoriclasse, l’idolo di casa Zidane.
“Avevo veramente voglia di segnare almeno un gol in questa Coppa del Mondo e invece ne faccio addirittura due; di testa e in finale. Volevo farlo per me, ma soprattutto per i compagni. Mi avevano chiesto di fare qualcosa, di far vincere loro questa finale, non potevo deluderli”. Le parole del numero 10 transalpino, a margine del successo casalingo, fotografano la straordinaria impresa compiuta. Finalmente Zizou dicono i francesi, che hanno aspettato l’acuto del fuoriclasse fino all’ultima partita, convinti che saerbbe stato lui a trascinarli. Ed infatti il fantasista marsigliese non ha tradito le aspettative della gente, nonostante quell’espulsione scellerata nel 4-0 contro l’Arabia Saudita.
Zidane, il francese d’Algeria, vive una notte magica e si prende l’abbraccio di un paese intero, portandolo dove nemmeno Michel Platini era riuscito. La Francia è pimpante, gioca bene e dietro sembra un muro invalicabile. Al 27’ i galletti si guadagnano un calcio d’angolo dalla destra. Il cross è perfetto al centro dell’area, dove Zidane sovrasta nello stacco Leonardo. La palla colpita di testa dal francese rimbalza a terra e s’insacca alle spalle di Taffarel, da lì in poi Zidane è incontenibile. La sua esultanza, quasi rabbiosa, carica i transalpini, che continuano a premere sul pedale del gas.

Nel primo minuto di recupero è ancora un angolo, stavolta da sinistra, ad esser decisivo. Zizou è bravissimo a staccarsi dalla marcatura e partire da lontano. Il cross di Djorkaeff non è granchè, piuttosto basso. Il numero 10 legge meglio di tutti la traiettoria e si fa trovare pronto, raddoppiando ancora di testa. Il Brasile è in ginocchio, incapace di reagire e paralizzato dalla sterilità della sua stella, che quasi rimbalza intontito fra le maglie di Leboeuf e Desailly. Nemmeno l’espulsione dello stopper colored serve a qualcosa, i carioca non riescono a rientrare in partita e si avviano stancamente ad una dolorosa e cocente sconfitta. Nel recupero del secondo tempo, con il Brasile ormai sbilanciato e arreso, è Emmanuel Petit a chiudere i conti. Imbeccato da Thuram il biondo centrocampista normanno incrocia di sinistro per il definito 3-0.
Lo stadio esplode. Il presidente francese Chirac, inquadrato in tribuna, è quasi in lacrime. Platini ha il sorriso dei giorni migliori quando il capitano Didier Deschamps alza la coppa al cielo di Parigi, dando il via all’ubriachezza di una festa che travolgerà la capitale per la notte intera.
L’immagine più triste e commovente, però, è quella di Ronaldo che scende la scaletta dell’aereo al suo ritorno in patria. Il centravanti barcolla letteralmente, quasi fosse ubriaco ed incapace di reggersi in piedi e mantenersi in equilibrio. Resta il rammarico di non sapere come sarebbe andata la partita se il Brasile avesse giocato al meglio, con il suo fuoriclasse al top della forma. Nello sport e nel calcio, però, chi vince se l’è meritato e ha sempre ragione. Onore e merito alla Francia, che porta a casa il Mondiale più bello, quello vinto fra le urla di gioia della propria gente.

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