Esperto di Calcio

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31 dicembre 2012

La Juve pensa ad un grande mercato: Walcott o Alexis Sanchez


Un ariete e un attaccante veloce: la Juventus li acquisterà, fra gennaio e l'estate. Per il primo ruolo, in cima alla lista c'è Fernando Llorente (libero a parametro zero a giugno), mentre la chance Didier Drogba sembra allontanarsi (in direzione Milan?). L'ultima opzione è il ritorno di Marco Borriello.

Per il ruolo di seconda punta, il ballottaggio è fra Theo Walcott e Alexis Sanchez, entrambi molto difficili da acquistare, ma obiettivi concreti dei bianconeri. Il primo, che ieri ha realizzato una tripletta nel 7-3 dell'Arsenal sul Newcastle, è in scadenza di contratto con i Gunners ed è alle prese con una complicata trattativa per il rinnovo. Ieri Arsene Wenger si è augurato che il 23enne attaccante della nazionale inglese possa rinnovare, ma le possibilità che alla fine Walcott possa lasciare Londra a parametro zero, a giugno, ci sono.

Per quanto riguarda Sanchez, al Barcellona non ha trovato lo spazio e la gloria che auspicava, e non disdegnerebbe un ritorno in Serie A. Sanchez, 24 anni e contratto col Barça fino al 2016, è stato acquistato dai blaugrana per 26 milioni di euro più 11,5 milioni legati al raggiungimento di determinati obiettivi sportivi. Con 25-30 milioni potrebbe essere riportato in Italia e il suo procuratore, che è lo stesso di Arturo Vidal, sta sondando il terreno per vedere se l'ipotesi Juventus può essere praticabile. Fra i due, Antonio Conte preferirebbe Sanchez: per la presenza dei connazionali Vidal e Isla e per la già provata adattabilità al campionato italiano (mentre per gli inglesi, storicamente, l'ambientamento nel nostro calcio è piuttosto ostico).

(calciomercato.com)

Premier League: United vs City, una sfida dal fascino unico


Quasi tutti dicono che la Premier sia il campionato più bello del mondo. Io, personalmente, non sono mai stato d'accordo. Su una cosa sono in totale sintonia con i critici del pallone: in Inghilterra ha luogo il campionato con più pathos. Merito degli stadi, della gente, dell'atmosfera o delle squadre? Niente di tutto ciò. La vera ragione per cui il campionato inglese è tanto affascinante, è che vive da un paio di stagioni su un dualismo meraviglioso.
City e United rappresentano due differenti filosofie appartenenti alla stessa città, un duello che da sempre desidero vivere. Qui, a Torino, ci sono stati anni in cui Juventus e Toro duellavano ad armi pari, ma è un tempo lontano, lontanissimo per me. Giocarsi uno Scudetto con i propri "cugini" credo sia un'esperienza sportiva che non ha prezzo. Se le due compagini sono poi due corazzate di livello mondiale, allora lo spettacolo è garantito. Rio Ferdinand, Rooney, Vidic, Van Persie, Hernandez, Aguero, Balotelli, Silva, Yaya Tourè..serve altro?
Il modo in cui il City di Mancini ha trionfato l'anno scorso è stato quanto di più bello possa esistere nel mondo del calcio e dello sport in genere. Non riesco ad immaginare un epilogo più entusiasmante, più incerto e scoppiettante. Forse la vittoria dello United in finale di Champions contro il Bayern, ma non era il coronamento di 38 battaglie lunghe una stagione. Io ricordo quant'ero felice il 5 maggio, quando uno Scudetto già perso è apparso magicamente sulle maglie della squadra che amo. Così come ricordo il dolore e la tristezza per la sconfitta di Perugia, quando il cielo scatenò un uragano che non laverà mai via la delusione da chi quel giorno ha guardato la partita carico di speranza. Bene, è con questo bagaglio di esperienza che posso affermare quanto vincere il titolo sul filo di lana sia bello. Farlo nel recupero, ribaltando da 1-2 a 3-2, fa battere il cuore a mille. Non dimenticherò mai le parole di Marianella, che ha commentato in diretta quell'incredibile avvenimento: "E' il modo più bello per vincere, ma il più rischioso. Così si prendono infarti!". Aveva ed ha ragione il grandissimo giornalista di Sky, che ha come sempre descritto alla perfezione le sensazioni e le emozioni che quel momento di sport ha fatto vivere. Due minuti intensissimi, da vivere tutti d'un fiato. Il goal di Dzeko, di testa, al novantunesimo; e poi il delirio dell'Etihad quando El Kun Aguero ha trafitto il portiere del Qpr sul primo palo.



E' questo tipo di emozione che manca al nostro calcio, per lo meno dagli anni '90 ad oggi. Solamente a Milano sussiste un piccolo dualismo, ma in realtà Inter e Milan non hanno mai lottato per dei traguardi importanti, non si sono mai giocate lo Scudetto all'ultima partita. E' un peccato, con i tanti derby che la nostra Serie A ci propone, un duello cittadino per la conquista del tricolore sarebbe fantastico.

30 dicembre 2012

Juventus, il ritorno che non ti aspetti: Marco Borriello


La Juventus nonostante la sua solidità e il primato schiacciante in classifica è alla ricerca di un attaccante di peso che possa garantire un certo numero di gol e che possa dar fiato a due inamovibili come Mirko Vucinic e Sebastian Giovinco. Con la probabile partenza di uno fra Alessandro Matri, che piace al Milan e all'Arsenal e di Fabio Quagliarella, la dirigenza bianconera si sta mettendo in moto per dare ad Antonio Conte un rinforzo importante considerando che Nicklas Bendtner è fuori per infortunio ma non ha convinto per niente lo staff tecnico della Juve.

Giuseppe Marotta e Fabio Paratici stanno quindi pensando ad un ritorno, ovvero quello di Marco Borriello: il centravanti napoletano, classe '82, sarebbe entusiasta di poter rivestire la maglia bianconera, arrivato nella scorsa stagione nel mercato di riparazione, con cui ha vinto uno scudetto. Quest'estate la Juventus l'aveva corteggiato in maniera decisa, con la voglia di trattenerlo a Torino, ma il tira e molla estenuante con la Roma, che detiene il suo cartellino, l'aveva portato alla fine ad un ritorno al Genoa. La dirigenza della Vecchia Signora è stata chiara: il grande colpo ad effetto per l'attacco arriverà nel mercato estivo e non in questa sessione invernale.

Per buona pace dei tifosi bianconeri Didier Drogba non sarà il rinforzo di gennaio ma un Borriello in più in rosa potrebbe far comodo visto e considerato che il giocatore gode della stima di Antonio Conte, conosce già l'ambiente e nello scorso campionato ha contribuito con due reti importantissime alla vittoria finale del campionato.

(calciomercato.com)

Oscar - 1991 - Brasile


Sui giornali, quando si parla del Chelsea, viene spesso tralasciato in secondo piano il nome di Oscar. Si parla di Lampard, Terry, Mata o Fernando Torres, ma il vero fuoriclasse dei londinesi è questo ragazzino brasiliano classe 1991.

Oscar dos Santos Emboaba Júnior, o più semplicemente Oscar, è nato ad Americana il 9 settembre 1991. Non bisogna farsi ingannare dal suo sguardo dolce e dalle orecchie un pò a sventola, il ragazzo carioca si trasforma quando mette gli scarpini. Diventa un leader, capace di giocate fuori dal comune e goal decisivi. Come nella finale del Mondiale Under20, vinto ai supplementari con il Portogallo grazie ad un fantastico hattrick del numero dieci.
Nonostante i 31 milioni di euro spesi dai londinesi, l'acquisto di Oscar passa leggermente sotto traccia in Inghilterra, dove son tutti concentrati a venerare in talentino belga Eden Hazard, arrivato dal Lille. Il ragazzo non ne risente e indossa una maglia pesantissima, la numero 11 di Didier Drogba. L'inserimento in squadra è tanto facile quanto veloce, ed Oscar diventa nel giro di pochi match una colonna portante per il Chelsea. Hazard e Mata, non proprio gli ultimi arrivati, giocano ai suoi lati, componendo un trio di trequartisti meraviglioso alle spalle del "Nino" Torres.
Testa alta e nessuna paura, il brasiliano si presenta all'Europa che conta con una doppietta meravigliosa alla Juventus. Dapprima beffa Buffon con un destro dal limite, quindi lo lascia di stucco con un tiro a giro che ai nostalgici tifosi della Juventus ha ricordato tanto un goal "alla Del Piero". In molti si sono stupiti ed il suo nome ha iniziato a circolare sulla bocca di tutti, ma io non mi sono affatto sorpreso. Dopo averlo visto al Mondiale Under20 e all'Olimpiade, ero sicuro che questo ragazzo avrebbe fatto strada. Pensavo ci mettesse più tempo a imporsi in Premier League, un campionato dove i sudamericani faticano di più rispetto a Liga e Serie A. Ma Oscar è un fuoriclasse, e come tale ha messo a tacere anche i pochissimi dubbi che aleggiavano nella mia mente.
La sua scheda, su Generazione di Talenti, recita: "Proprio la sua maturità, la sua professionalità e i modi gentili hanno avvalorato l’accostamento a Kakà, al quale ha sempre ammesso di ispirarsi anche in campo. Movenze eleganti, grande visione di gioco e tecnica sopraffina, abbinata ad una duttilità e ad un’intelligenza tattica che lo hanno portato ad esser impiegato, con ottimi risultati, anche da interno, da esterno sinistro di centrocampo e da seconda punta. Oscar nasce trequartista ma potrebbe trovare la sua dimensione ideale da mezzala. Ha un’innata predisposizione all’assist ma la sua dote principale è probabilmente il tiro, forte e preciso, temibile sia dalla media che dalla lunga distanza". Ma non sono d'accordo.
Oscar è più tecnico di Kakà e meno devastante in progressione, se vogliamo paragonarlo ad un asso brasiliano, allora, potremmo avvicinarlo a Zico. Tecnica eccellente, visione di gioco e predisposizione all'assist lo rendono simile al campione ex Udinese, rispetto al quale deve ancora crescere molto in zona goal. Fisicamente è ben strutturato, anche se un pò di massa muscolare lo aiuterebbe a tener botta con i difensori più duri.
La sua collocazione tattica ideale è quella di trequartista, libero di svariare su tutto il fronte offensivo. Riciclarlo mezzala sarebbe una follia, sia tatticamente per la squadra che per Oscar come giocatore. E' imprevedibile e capace di risolvere una partita nel giro di pochi istanti con un solo colpo di genio. Il suo talento è destinato a brillare per molti anni e non mi stupirei se nel giro di 4-5 anni diventasse un serissimo candidato al Pallone d'oro.

Sneijder-Stramaccioni, qualcosa non torna


Wesley Sneijder ha voglia di tornare protagonista. Ed ha voglia di farlo subito, anche a costo di cambiare squadra. Nonostante le rassicurazioni del tecnico Andrea Stramaccioni che ha detto a chiare lettere: "Fammi ricredere e tornerai titolare". Eppure, in una lunga intervista al quotidiano olandese De Telegraaf, Wes ha detto che per riemergere ai livelli che l'hanno portato sul tetto d'Europa appena due anni fa, sarebbe disposto, anzi favorevole, ad andare via dall'Italia già a gennaio: "E' chiaro che la cosa migliore per tutte le parti in causa sarebbe che io riuscissi a fare quest'inverno un trasferimento. Altrimenti? Beh, rimarrò, ho un contratto con l'Inter fino a giugno 2015...".

 WES E L'OLANDA — Sneijder con i giornalisti olandesi parla principalmente dell'Europeo in Polonia e Ucraina e del doloroso periodo successivo: "Dopo l'Europeo si è giocato a scaricabarile nei confronti di alcuni giocatori, che avrebbero fatto trapelare notizie alla stampa sull’atmosfera all’interno della squadra. Forse all’inizio sarà anche sembrato così, ma alla fine poi non è stata una situazione così tumultuosa. Vero è che abbiamo cominciato a perdere, perdere, perdere. Così ogni più piccola irritazione sembrava enorme. In una selezione ti devi annullare, se non ci riesci te ne devi andare a casa e basta. Ci fossero stati dei disturbatori nel gruppo, sia il c.t. Bert van Marwijk, che Mark van Bommel e io saremmo intervenuti. Non mi impegno per due anni per puntare alle finali dell'Europeo per poi finire a fare la comparsa solo per colpa di qualcun altro". Wes comunque guarda al suo futuro olandese e all'ottimo rapporto che sostiene di avere col nuovo c.t. Louis van Gaal: “Durante l'Europeo non ci siamo minimamente avvicinati a quelle sensazioni estremamente positive del Mondiale 2010. È stata una lezione per il futuro. Sono convinto che a Brasile 2014 riusciremo ad andare lontani. Basta solo che vinciamo la prima partita...

(gazzetta.it)

29 dicembre 2012

La potenza al servizio della fantasia: Nikola Ninkovic


Nome: Nikola
Cognome: Ninković
Data di nascita: 19 dicembre 1994
Ruolo: trequartista
Squadra di appartenenza: Partizan Belgrado
Altezza: 182cm
Peso: 69 kg
Piede preferito: destro





Il calcio serbo regala da sempre grandi talenti. Savicevic, Stankovic, Mihajlovic, Vidic, Kezman. Dopo un lustro di apparente calma, il calcio serbo sembra pronto ad una nuova stagione di grandi successi. La classe 1994, infatti, sembra riservare un roseo futuro per il paese slavo. Non c'è solamente Lazar Markovic, di cui ci siamo già occupati mesi fa; dalle giovanili del Partizan Belgrado arriva un altro fortissimo fantasista: Nikola Ninkovic.

BIOGRAFIA: Nato a Bogatic (Serbia) il 19 dicembre 1994, è un centrocampista offensivo di indubbio talento. Dotato di un fisico piuttosto potente, è il classico trequartista moderno. Un po' Kaka, un po' Iniesta, Ninkovic cresce nelle giovanili del Partizan Belgrado. Qui brucia le tappe e nel corso della scorsa stagione viene stabilmente inserito nel giro della prima squadra. Nel luglio del 2011, firma il suo primo contratto da professionista: un quinquennale. Proprio con la squadra della capitale serba debutta fra i professionisti. L'esordio non è da giocatore qualsiasi: Il 19 luglio 2011, infatti, mette per la prima volta piede in campo nel ritorno del secondo turno preliminare della Uefa Champions League. Contro i macedoni del FK Škendija 79, Ninkovic sostituisce nientemeno che il numero dieci del Partizan: Zvonimir Vukic.
Il precoce esordio europeo non prelude un altrettanto rapido impiego in campionato, dove debutta il 31 marzo 2012. Nonostante le poche apparizioni (solo quattro) festeggia con i compagni la vittoria dello scudetto serbo.
In estate viene stabilmente aggregato alla prima squadra, con la quale svolge il ritiro prestagionale. Dopo la sconfitta nei preliminari di Champions League, nei quali Ninkovic non viene schierato, arriva il suo momento. Nel debutto con il BSK Borča, il Partizan stravince per 7a0. A segno va anche il giovane trequartista, che insacca con un preciso destro da fuori area.
L'ascesa del forte centrocampista è costante, tanto che a fine ottobre diventa il più giovane calciatore ad aver mai indossato la fascia di capitano del Partizan Belgrado. Il record apparteneva ad un altro grande talento, il montenegrino della Fiorentina Jovetic. "Jo Jo", come Ninkovic, aveva indossato la fascia a 17 anni, ma per soli 9 giorni il ragazzone serbo gli ha strappato il primato. La squadra contro cui giocavano i bianconeri di Serbia era, nemmeno a dirlo, il BSK Borča. Una coincidenza significativa.

NAZIONALE: Nonostante un fisico piuttosto imponente, il ragazzo è dotato di piedi molto dolci. Grazie al suo talento ha fatto tutta la trafila delle nazionali giovanili serbe, con score davvero invidiabili. 4 presenze e 3 goal in Under17, 5 match e 3 marcature in Under19 ed ora altri 3 cartellini ed un goal con l'Under21.
Proprio indossando la maglia della Nazionale Under21, Ninkovic si è reso protagonista di un gesto al quanto deprecabile. Al termine della gara fra Serbia ed Inghilterra, il 17 ottobre scorso, è scoppiata una rissa piuttosto violenta. Motivo dell'agitazione gli insulti razzisti che il difensore britannico Rose avrebbe ricevuto tanto dagli spalti, quanto dal campo. Uno dei più attivi nella "zuffa" è stato proprio il centrocampista del Partizan, punito in seguito dalla Federazione Calcio Serba. Per un anno è stato sospeso da qualsiasi attività agonistica delle nazionali, uno stop piuttosto brusco per la sua carriera.

CARATTERISTICHE TECNICHE: Non è il classico trequartista brevilineo e dotato di buona tecnica, Ninkovic è un giocatore moderno. Un calciatore analogo, che milita nel nostro campionato, è Josip Ilicic del Palermo. Come lo sloveno è dotato di buona corsa, un tiro secco ed un fisico alto e snello. Rispetto al palermitano, però, possiede maggior visione di gioco ed un piede più delicato. Destro naturale, è devastante quando parte palla al piede. La sua facilità di tiro e la sua esplosività lo rendono un centrocampista in grado di sbloccare la partita in qualsiasi momento. Sa inserirsi fra le linee e concludere in porta con conclusioni precise e mirate. Non ama la botta da fuori, ma predilige piazzare la palla alle spalle degli estremi difensori con il classico tiro d'interno piede. Meno alto di Ilicic, ma certamente dotato di maggior classe, Ninkovic potrebbe essere quel letale mix di agilità e classe che manca al calcio europeo dai tempi di Zidane. La classe non è paragonabile, ma l'efficacia in campo non si discute.
Tutto questo clamore per un ragazzo di soli 17 anni potrebbe sembrare azzardato, ma questo testimonia quanto potenziale possieda. Gli scout di mezz' Europa si ritrovano con una certa regolarità sugli spalti di Belgrado per seguire lui e Markovic, le stelle più lucenti del movimento calcistico slavo.

In Italia sembra esser seguito con attenzione dal Milan, dalla Lazio e dall'Inter. Del loro futuro ha parlato il loro allenatore Vladimir Vermezovic. Nella conferenza stampa che ha preceduto la sfida in Europa League con l'Inter ha infatti dichiarato: "Sicuramente sono due giovani di grosso talento. Li stanno seguendo tante società, sicuramente, ma speriamo di tenerli a Belgrado con noi per qualche anno". Con una valutazione in costante crescita, i club europei fiutano l'affare e potrebbero partire all'assalto già dal mese di gennaio.




Milan, il nuovo Van Bommel si chiama...


E' un nome che piace, un giocatore fondamentale per le idee tattiche di Allegri. Il Milan fa sul serio per Kevin Strootman, centrocampista classe 1990, e dopo aver sistemato le situazioni di Pato e Robinho, partirà alla carica con il Psv Eindhoven per averlo già a gennaio, sei mesi prima del previsto. Il club olandese, per bocca del suo direttore sportivo Marcel Brands, nei giorni scorsi ha pubblicamente escluso una cessione del nazionale orange con l'inizio del nuovo anno, ma le sue vanno etichettate come "parole di rito", abbastanza comuni quando una trattativa è in una fase embrionale. La realtà infatti parla di un timido approccio da parte di Galliani e di una richiesta del PSV di 15 milioni, cifra che il Milan non ha nessuna intenzione di investire. 

Nei prossimi giorni ci saranno colloqui ufficiali tra le parti, intanto il Milan ha già mosso le sue pedine. Mino Raiola, che in Olanda è di casa, sta lavorando con la dirigenza del club della Philips per abbassare il prezzo, Mark Van Bommel sta convincendo Strootman che il Milan è la scelta giusta, più di Valencia, Manchester United e Bayern Monaco, che nei mesi scorsi hanno manifestato l'interesse con il suo agente. Il Milan aspetta segnali per poi affondare il colpo: con i "soldi dei brasiliani" nel portafoglio.

(calciomercato.com)

Calciomercato Roma, il vero acquisto? De Rossi!


Si parla di mercato in questi giorni e girano tanti nomi per le big italiane. Fra le più in forma del momento, sicuramente, c'è la Roma di Zeman, che ha schiantato il Milan nell'ultimo turno di Serie A. La rosa è completa, migliorabile con qualche innesto di qualità, ma in grado di lottare per i vertici della classifica. Con la batteria in dotazione di Zeman, i giallorossi avrebbero potuto lottare per lo Scudetto, l'ho detto mesi fa e ora che le cose vanno bene lo ripeto. I giocatori di Zeman son di primissimo ordine, la rosa è completa e può competere con chiunque. La Juventus sta facendo qualcosa di straordinario, ma per il secondo posto gli uomini del boemo ci sono, eccome.
Il vero acquisto per il mercato di gennaio è e sarà Daniele De Rossi, tornato ad altissimi livelli con il Milan. I dissapori sembrano spariti, tanto che il ragazzo romano ha rilasciato parole al miela al New York Times:

"Io sono nato a Roma e per me è normale giocare qui, non ho mai provato o voluto giocare altrove. Per me è fantastico essere alla Roma, sono qui da quando avevo 12 anni, è la mia casa. Per i nuovi proprietari la Roma è un progetto a lungo termine, speriamo che ci portino a vincere qualcosa di importante. Pallotta ha detto che non sono sul mercato, che non sono in vendita. Ripeto, amo ancora questa città e questo club, tutto quello che amo è qui e sarebbe difficile per me cambiare". Tutto perfetto, con una postilla, però... "Se poi qualcuno mi vuole sarà il mio procuratore a occuparsene. Mi piacerebbe un giorno giocare negli Stati Uniti, ma sono ancora giovane, ho 29 anni, vivo per la Roma e andare via per me sarebbe un dramma, un grosso dramma".

Una notizia che rende felici tutti i tifosi della Roma, ma che deve far gioire tutti gli italiani. De Rossi è un patrimonio del nostro calcio e, qui lo dico chiaramente, sarà fondamentale per vincere il Mondiale 2014. Si signori, per vincerlo. I nostri giovani stanno facendo benissimo e con alcuni giocatori esperti, possono dar vita ad una compagine fortissima, in grado di portare a casa un'altra storica Coppa del Mondo. E allora speriamo tutti che De Rossi torni quello vero, una diga in mezzo al campo e un formidabile centrocampista palla al piede; un incursore fuori dal comune e leader della mediana.

28 dicembre 2012

Calciomercato Juventus: Peluso, Doria e Drogba


Il giornalista di Sky Sport, Manuele Baiocchini, ha fatto il punto sul mercato della Juventus negli studi di Sky Sport 24.
Ecco le sue parole, trascritte integralmente da TuttoJuve.com: "La Juventus deve fare qualcosa dopo l'infortunio di Chiellini e quindi il difensore resta prioritario. Ieri vi abbiamo detto che è stato bloccato questo giovane talento brasiliano del Botafogo, che si chiama Doria e che arriverà molto probabilmente a fine stagione. Il prezzo, però, è già stato concordato con il club di Rio de Janeiro: 4,2 milioni di euro. Probabilmente non è ancora pronto per fare il titolare nella Juventus e anche per questo verrà lasciato in Brasile. Per quanto riguarda invece un giocatore già pronto per essere inserito nella rosa della Juve, Federico Peluso è sempre più vicino. ci saranno incontri anche nei primi giorni di gennaio per chiudere l'affare, ma la trattativa è ben avviata: stiamo parlando di un prestito richiesto dalla società bianconera a 1,5 milioni di euro, con diritto di riscatto a 3,5. Valutazione complessiva cinque milioni per questo difensore che può ricoprire sia il ruolo di difensore centrale sia quello di esterno sinistro. Poi la Juventus proverà a cogliere delle occasioni che vengono dal mercato per quanto riguarda l'attacco. Drogba piace molto alla Juventus, ma le possibilità che arrivi sono davvero poche. A meno che non cambino alcune condizioni, cioè che Drogba si accontenti di un contratto di 6 mesi. Altrimenti - da quello che ci fanno sapere anche dalla Juventus - potrebbero rimanere così in attacco; gli attaccanti ci sono, quindi si aspetterebbe l'arrivo di Fernando Llorente - svincolato dall'Athletic Bilbao - a giugno."

(tuttomercatoweb.it)

Montella-Fiorentina, un matrimonio da mille e una notte


Se Montella non fosse stato italiano, di certo il suo appeal sarebbe stato più intrigante per i nostri presidenti. Bravi, anzi bravissimi, i Della Valle a portare a Firenze quello che è a mio avviso, insieme a Conte, il miglior allenatore italiano. Nella sua pur breve carriera di allenatore, Montella ha chiaramente dimostrato di essere preparato e saper far giocare bene la squadra. A Roma, Catania e ora a Firenze, le sue compagini hanno sempre giocato un calcio offensivo ma equilibrato, bello e concreto, a testimonianza che giocare ad alti livelli serve per diventare presto un grande tecnico.
L'ex bomber campano ha portato in Italia una ventata d'aria fresca, nuove idee, nuove soluzioni tattiche. Ne avevamo tremendamente bisogno, specialmente in un periodo di recessione finanziaria in cui i grandi giocatori si devono coltivare in casa. Montella appartiene insieme a Conte, Deschamps e Guardiola, a quella generazione di grandi giocatori degli anni '90 che hanno vissuto e vivono per il calcio. In campo o in panchina non importa, il diktat è vincere giocando bene. Lo hanno dimostrato quando erano calciatori, lo stanno confermando ora da allenatori. Le squadre messe in campo giocano un calcio gradevole e a tratti spettacolare, senza rinunciare mai ad offendere. Non parliamo di un offensivismo esasperato, ma di un calcio frizzante ed equilibrato, fatto di possesso palla, velocità, padronanza tecnica e solidità difensiva. Spesso i detrattori di Guardiola hanno detto che il catalano "vince grazie ai suoi giocatori", bene la nuova leva di tecnici sta secondo me dimostrando che idee, preparazione fisica e mentale sono alla base del successo.
Nessuno ha mai fatto notare che le squadre dei quattro allenatori sopra citati sono soggette a pochissimi infortuni. Un caso? Assolutamente no. Avvalersi di nuove tecniche di preparazione fisica, studiare l'alimentazione e controllare ogni aspetto della vita di un atleta è fondamentale nello sport moderno. Allenatori che si avvalgono di preparatori atletici cinquantenni sono ormai superati, e i muscoli dei calciatori ne risentono. Il calcio è cambiato e con esso il modo di prepararsi ad affrontare una delle cinquanta-sessanta partite a settimane. Loro lo sanno e ne raccolgono i frutti.
Personalmente stravedevo per il Montella giocatore, per la sua rapacità in area di rigore ed il suo modo di esultare dopo un goal. Era freddo e spietato, ma sempre sorridente. Non è cambiato, anche ora che sta in panchina. E' rimasto lo stesso ragazzo umile e disponibile, sorridente durante le conferenze stampa e concentrato quando lavora. Sono questi i suoi segreti: concentrazione e calma. E' il suo stile, un pò l'anti Conte che è invece focoso e carico come una molla. Due scuole di pensiero, ma stesso risultato: il bel gioco.
Continuando su questa strada, Montella è destinato a riportare grossi successi come allenatori e non mi stupirei se, facendo tre-quattro innesti di livello, la Fiorentina potesse lottare per lo Scudetto.

Calciomercato Milan, è sloveno il dopo-Binho: Ilicic


Clamorosa indiscrezione di mercato della Gazzetta dello sport:

 Robinho passa il Natale con Neymar, amico e stella del Santos: una foto circola via Twitter verso mezzo mondo, e pare l'ultimo indizio di quello che sarà il futuro dell'attaccante rossonero. E mentre per Pato sembra cosa fatta, e il Corinthians pensa all'annuncio ufficiale il 3 gennaio, in casa Milan si pensa ai successori: il nome nuovo è quello di Josip Ilicic.

 ROBINHO — Questione Robinho: Galliani, in Brasile, sta lavorando su più fronti. Quelli relativi a Binho portano a due squadre, le principali contenedenti dopo i passi indietro di Flamengo e San Paolo: Santos e Atletico Mineiro. Il club paulista è in prima fila da "sempre" per uno dei suoi gioielli, quello di Belo Horizonte si è inserito a fari spenti. Ci sarà da trattare, però, perché entrambi i club non intendono soddisfare le richieste iniziali: 10 milioni al Milan, 5 all'anno al giocatore.

 ILICIC — L'impressione, comunque, è che alla fine l'affare si farà, quindi in via Turati stanno già pensando ai rinforzi per l'attacco: e se non ci sono novità sul fronte Drogba, convocato dalla Costa d'Avorio per la coppa d'Africa (sarà in ritiro dal 6 gennaio ad Abu Dhabi), sul taccuino dei milanisti si è inserito lo sloveno del palermo Ilicic. I buoni rapporti con Pietro Lo Monaco e l'approvazione dello staff tecnico fanno pensare che il centrocampista offensivo sia un'aggiunta possibile. Alternative? Dal Brasile si parladi un interessamento per il 20enne trequartista Bernard, del Santos.

(gazzetta.it)

Calciomercato Napoli, Bobadilla potrebbe essere un altro flop


Il Napoli si muove sul mercato per trovare un attaccante che possa sostituire il cileno Vargas, in odore di cessione. Così scrive Tmw a tal proposito:

Alla ricerca di un attaccante, il Gremio conferma che il suo principale obiettivo e' Edu Vargas, bomber cileno che nel Napoli non ha trovato spazio ma che in Brasile ha molti estimatori. 'Confermo che vogliamo Edu Vargas, e che abbiamo fatto un'offerta - ha detto il d.s. del Gremio -, ma la decisione e' nelle mani del giocatore e del Napoli. E' una trattativa complessa'. Secondo fonti societarie, il Gremio avrebbe offerto un milione per il prestito per un anno, quindi per tutto il 2013.

Assodata la partenza di Vargas, per sostituirlo si parla di un centravanti che, personalmente, mi convince poco: Raul Bobadilla. Calciomercato.it parla di un fortissimo interessamento, prossimo ad un'offerta ufficiale:

Non solo la Juventus. Ci sarebbe anche il pericolo Basilea per il Napoli nella corsa a Raul Bobadilla. L'interessamento del club campione di Svizzera - stando ai media elvetici - potrebbe infatti complicare l'assalto del sodalizio partenopeo per il 25enne bomber argentino dello Young Boys. Il Napoli, per anticipare la concorrenza, potrebbe presentare al più presto un'offerta ufficiale alla formazione di Berna.

Ma siamo sicuri che Bobadilla può fare al caso del Napoli? A vederlo in Europa League, contro l'Udinese, si direbbe di sì. Ma io penso che si debba tener conto di un'intera carriera, che lo ha visto più in ombra che in luce. Un pò come Larrivey, chiamato in patria El Bati, ha fatto clamorosi exploit in campionati minori (come in Svizzera), ma ha trovato parecchie difficoltà in un torneo come la Bundesliga. Otto goal in 59 partite in Germania sono sufficienti a fare del panzer argentino un perfetto vice-Cavani? Io non credo, ma ai posteri l'ardua sentenza.

27 dicembre 2012

El Coco, il fenomeno argentino che incanta Roma


Qualche giorno fa mi sono imbattuto in una interessante analisi su Erik Lamela, ad opera di Ugo Trani. Il giornalista de Il Messaggero ha scritto: 

"Erik Lamela, alzando la cresta più di quanto sia riuscito a fare all’Olimpico il suo coetaneo El Shaarawy, chiude il 2012 da capocannoniere della Roma.Con la Coppa Italia, 2 gol nell’edizione scorsa alla Fiorentina, l’argentino, 15 reti, ha fatto meglio di Francesco Totti, 14, e di Osvaldo, anche lui 14 come il capitano. La doppietta al Milan gli ha permesso di mettersi in testa la corona di re, sfilandola ai due compagni che erano piazzati meglio di lui. Lamela è il simbolo della nuova avventura di Zeman sulla panchina della Roma. L’argentino è il miglior marcatore giallorosso in questo torneo con 10 gol in 14 presenze (nemmeno Totti, Del Piero e Baggio, alla sua età, erano arrivati in doppia cifra in serie A). Nel campionato scorso solo 4 in 29 partite: la differenza è evidente. Ora è un altro giocatore, anche più decisivo, come dimostra l’ultima doppietta ad Amelia. E’ titolare per i gol, ma anche per il fisico e per la corsa, per la velocità e la tecnica. A convincere il tecnico di Praga che a fine agosto, prima del debutto in campionato lo etichettò come uno che «ancora non aveva capito i movimenti da fare sulle fascia», è stato però il sacrificio tattico. Erik suda anche quando non ha la palla e rincorre l’avversario che scappa".

Ha ragione, Lamela è il simbolo della nuova Roma. Giovane, forte, efficace e sicuro di sè, il funambolico argentino ha tutto davvero. Ricordo ancora quando un anno e mezzo fa intervistai Josè Alberti, grande esperto di calcio sudamericano. In quell'intervista esclusiva per Calciomercatoseriea.it lui mi disse: "date sei-dodici mesi a Lamela e diventerà un fuoriclasse". Aveva ragione, in barba a Luciano Moggi, che l'ha spesso definito un "giocatore da circo". El Coco, come lo chiamano in patria è un vero fuoriclasse. Classe 1992, come El Shaarawy, è destinato a diventare un giocatore di livello mondiale. Il suo dribbling, la sua corsa, l'incredibile freddezza sotto porta, tutte caratteristiche del campione. E ne sono felice, vedere ragazzi che sanno il fatto loro a 19-20 anni mi fa sorridere, mi fa capire perchè amo tanto lo sport ed in particolare il calcio. Lamela, Gotze, El Shaarawy, Neymar, Pogba, Isco.. che grandissimo Mondiale sarà quello di Brasile 2014. Dopo anni di parziale buio, il calcio sta tornando ai livelli di fine anni '90, in cui decine di campioni si sfidavano in campo nazionale ed internazionale per i più importanti trofei del mondo.

Esclusiva FM2013, le analisi tattiche: il 4-2-3-1 fantasia


Nulla è più importante di una tattica ben studiata per vincere a FM2013. Il gioco manageriale richiede intelligenza, studio e senso del calcio. Ecco perchè per applicare la tattica che oggi illustrerò, occorrerà avere i giocatori giusti. Il 4-2-3-1 non è un sistema di gioco adatto a tutte le squadre, bisogna avere i giusti interpreti per evitare un flop di proporzioni colossali. In particolar modo mi concentrerò sui due mediani e le tre mezze punte, che dovranno avere precise caratteristiche fisiche e tecniche e, cosa molto importante, un alter-ego in rosa.


Per prima cosa ci serve un portiere carismatico. Molti giocatori sottovalutano quest'aspetto, ma la capacità di guidare la difesa è fondamentale.

Difesa: la difesa a quattro si fonderà su alcuni cardini. I due centrali devono essere forti fisicamente e dotati di un gran colpo di testa. Io prediligo due marcatori puri, tendenzialmente sopra i 185 cm. Questo vi permetterà di avere meglio sui centravanti di sfondamento e non subire caterve di goal da calcio piazzato. I due terzini devono essere piuttosto bloccati, dando una mano ai tre centrocampisti in fase di possesso palla, ma esser rapidi a schierarsi accanto ai due stopper in fase difensiva. Personalmente io amo gli esterni bassi rapidi e determinati. I parametri da tenere d'occhio per la scelta dei difensori sono i seguenti: 

-Colpo di testa -Contrasti -Marcatura -Carisma -Concentrazione -Posizione -Forza

 Per i terzini io bado sempre molto anche a:

 -Accelerazione -Resistenza -Velocità

Siate attenti a scegliere la vostra linea difensiva e badiate di avere almeno un ricambio per ruolo. Il consiglio, per le riserve, è quello di acquistare giocatori duttili, che sappiano adattarsi a giocare su entrambe le fasce o che possano sostituire ambedue i centrali difensivi. Fuorigioco: in questo sistema, la tattica del fuorigioco non è una mossa intelligente. Non serve, ci esporrebbe all'inutile rischio di lasciare andare in porta l'avversario. E' più produttivo assegnare ai difensori il compito di marcare in maniera energica gli avanti avversari, venendo aiutati dai due mediani davanti alla difesa, il cui compito sarà illustrato più dettagliatamente.
 Nello screenshot poco sopra è riportato un esempio di 4-2-3-1, dove le impostazioni sono: marcatura a uomo, contrasti duri e nessuna tattica di fuorigioco. Sui calci piazzati bisogna scegliere, in base ai giocatori che abbiamo in rosa, se marcare a uomo o a zona. Con i giocatori che inserisco nelle mie squadre, io marco sempre a uomo. Se però abbiamo cinque o sei elementi molto forti nel gioco aereo, possiamo anche scegliere di assegnare ad ognuno di essi una zona di campo. In questo caso dovremo essere bravi a dire ai giocatori al limite di curare con attenzione le respinte fuori area, limitando i tiri dai 20 metri. Per farlo, mettete a uomo i due mediani sui giocatori avversari più talentuosi nei tiri dalla distanza, in modo che il nostro portiere non debba fronteggiare pericolose cannonate.

Centrocampo: schierandoci con cinque elementi, è di certo il ruolo più delicato da coprire.
Partiamo dai due mediani schierati davanti alla difesa, il cui compito sarà quello di proteggere i difensori e far ripartire l'azione. Per assolvere a questo compito nel migliore dei modi, l'ideale sarebbe avere due incontristi dai piedi buoni ed il fisico notevole. Operazione non semplice, mi rendo conto, ma se riusciamo schieriamo due centrocampisti altri dai 180 cm in su. In questo modo le palle aeree saranno nostre e l'azione potrà ripartire semplicemente o, in caso si tratti di quella avversaria, sarà bloccata.
Pur avendo caratteristiche da incontristi, come detto, devono saper far ripartire l'azione, specialmente se imposteremo una fitta rete di passaggi corti verso il fulcro del gioco, che sarà il nostro trequartista centrale.
Per i mediani ponete dunque particolare attenzione a tutti i parametri fisici ed anche a:


-Passaggi -Decisioni -Determinazione -Carisma -Posizione -Senza Palla

Se schierate due mediani vecchio stampo, potete anche scegliere di metterli a uomo sui trequartisti avversari, qualora la squadra che affrontiate si schieri in campo con due o più giocatori in quella posizione. Altrimenti anche la marcatura a zona è proficua, per fare un buono schermo davanti alla difesa.

I tre trequartisti che schiereremo non potranno non avere delle peculiarità specifiche. Quello centrale dovrà essere il nostro regista offensivo e avere un alto coefficiente di Creatività. Non guasta ovviamente che sia prolifico, avendo quindi un buon parametro di Finalizzazione e Tiro dalla distanza. I due laterali, meglio se intercambiabili durante il match, dovranno invece essere molto bravi nel Dribbling e nei Cross. Se diamo ai due massima libertà di movimento, dovranno essere bravi sottoporta. In questo caso consiglio piuttosto di fargli fare uno specifico allenamento, per aumentare la loro freddezza davanti al portiere avversario. Scegliere due esterni dal goal facile, infatti, potrebbe rivelarsi un boomerang in fase di costruzione del gioco.

Attacco: il perno dev'essere una boa, che faccia reparto e che veda la porta con regolarità. Dimentichiamoci dei centravanti dai piedi buoni ma discontinui, a noi serve un bomber vero, che tenga su la squadra e che sia cinico davanti alla porta. La punta deve avere certe caratteristiche, sia fisiche che mentali. Per prima cosa, dovendo essere un punto di riferimento, occorre che sia prestante fisicamente, forte e determinato. I parametri a cui prestare attenzione sono questi: -Colpo di testa -Finalizzazione -Coraggio -Determinazione -Freddezza -Senza Palla -Forza Io guardo sempre anche -Rigori, perchè amo che sia il mio bomber a calciare i tiri dal dischetto, ma se in rosa abbiamo un centrocampista dai piedi buoni sarà possibile farli calciare a lui. Per supportare un solo giocatore offensivo, ovviamente, dovremo avere un buon ricambio in caso di infortuni. Qualora allenassimo una squadra importante, il mio consiglio è acquistare un giovane nato negli anni '90, che si alleni con il nostro centravanti e ne impari i trucchi del mestiere. Inoltre, se il ragazzo ha stoffa e il nostro sistema di gioco funziona, potremo farlo giocare spezzoni di partita o competizioni minori per aiutarlo a crescere.
Se invece alleniamo una medio-piccola, salvo un grave infortunio non avremo problemi con un solo vero attaccante titolare. Infatti, una competizione a settimana, è sostenibilissima anche senza turn-over.

Piccoli Casillas crescono: Fernando Pacheco

foto: realmadrid.com

Nome: Fernando
Cognome: Pacheco
Data di nascita: 18 maggio 1992
Nazionalità: spagnola
Altezza: 187 cm
Peso: 85 kg
Piede: destro





Non sarà la scuola italiana, ma anche gli estremi difensori spagnoli hanno fatto storia. Zamora, Zubizarreta, Reina, Casillas, sono solo alcuni esempi di un movimento solido e di successo. Nelle giovanili del Real Madrid ho scovato un ragazzo che potrebbe ripercorrere le orme dei suoi illustri predecessori.
Fernando Pacheco Flores viene dalla regione spagnola dell'Estremadura, famosa nella storia per aver dato gli avi a esploratori come Pizarro, de Soto e Cortes.
Il giovane portiere nasce a Badajoz il 18 maggio 1992 e inizia a giocare a calcio nel 1998, a soli sei anni. I genitori lo portano in una squadra locale, l'Atlético Obandino, con la quale muove i primi passi e capisce che la sua vera natura calcistica è fra i pali. Dopo sei anni con la squadretta locale, il primo salto di qualità. Nel 2004 il portierino spagnolo viene ingaggiato dal Flecha Negra, squadra con la quale avrà l'occasione di mettersi in mostra contro le compagini più importanti di Spagna.
Pacheco si mostra un portiere solidissimo con i pari età, tanto che il Real Madrid mette gli occhi su di lui. Nove anni più giovane di Iker Casillas, Fernando Pacheco entra nella cantera del Real Madrid il primo luglio del 2006.
Considerato il miglior prospetto di Spagna fra i pali, non fatica a ritagliarsi un posto da titolare in tutte le selezioni giovanili della "Casa Blanca", grazie alle quali diventa anche il portiere titolare dell'Under20 spagnola. Con le Furie Rosse partecipa al Mondiale Under20 del 2011, arrivando fino ai quarti di finale. La sconfitta con il Brasile non ha smussato le convinzioni di Pacheco, la cui sicurezza fra i pali aumenta giorno dopo giorno. Josè Mourinho se ne accorge e lo aggrega alla prima squadra, un vero e proprio momento di svolta per l'estremo difensore. Qui, infatti, incontra Iker Casillas, che rappresenta per Pacheco il modello cui ambire.
Il 20 dicembre 2011 il sogno si corona definitivamente. Lo Special One decide di regalare l'esordio con il Real Madrid a Pachceco, che guida la difesa madrilena nella facile vittoria con il Ponferradina in Copa del Rey. Al Bernabeu, Pacheco non riesce a mantenere inviolata la porta delle Merengue, senza avere però colpe sul bellissimo goal da fuori area di Sanmartin.

187 cm per 85 kg, Pacheco è un portiere fisicamente e mentalmente dotato. Cresciuto nel mito dei grandi portieri spagnoli, ha due modelli in particolare. Casillas e Pepe Reina, ambedue campioni d'Europa e del Mondo con la maglia delle Furie Rosse spagnole. Del compagno di squadra apprezza carisma, capacità di guidare la difesa e sicurezza fra i pali; dell'estremo difensore del Liverpool, ama invece le uscite basse ed il gioco con i piedi.
Fernando Pacheco è un portiere completo, bravissimo nell'uno contro uno e dotato di riflessi fuori dal comune. Fisicamente imponente, non ha paura dello scontro fisico ed ha nelle uscite aeree il suo punto di forza. Come i grandi portieri, sa chiamara la palla e bloccarla fra le mani, evitando pericolose respinte fuori area.
Nonostante la mole, è rapido come un gatto ed è molto forte anche nelle uscite basse. Non ha paura di nulla e si getta a corpo morto sull'attaccante che lo punta, riuscendo spesso a bloccarne l'azione offensiva.
Attuale portiere titolare del Real Madrid Castilla, lavora sodo per colmare i suoi piccoli difetti. Il senso della posizione è buono, ma può essere migliorato in certe situazioni di gioco. Se nei cross dal fondo la sua lettura delle traiettorie è perfetta, non altrettanto si può dire per gli spioventi dalla trequarti. Con le sue qualità fisiche deve diventare perfetto in tutti questi scenari, bloccando in presa alta anche i palloni più insidiosi. Con i piedi è discreto, ma sa che deve migliorare anche sotto questo punto di vista. L'abilità di smistare il pallone con entrambi i piedi sta diventando una caratteristica essenziale per i portieri moderni, Pacheco lo sa e non vuole farsi trovare impreparato.
Amante del calcio e della tattica, studia con attenzione i video dei più grandi portieri del mondo per carpirne i segreti. Fra questi, è solito analizzare con attenzione la finale della Coppa del Mondo 2010. Nel successo della Spagna, un importante contributo è stato di Iker Casillas, in grado di chiudere in uscita lo specchio della porta all'olandese Robben, con le mani e con il piede.
Orgoglioso di giocare per il Real Madrid, Fernando Pacheco è pronto a spiccare il volo. Difficile possa scalzare Casillas, è probabile che il suo futuro sia in prestito in una compagine della Liga. Le caratteristiche fisiche e tecniche per sfondare ci sono tutte, chissà che non sia lui il prossimo portiere della Nazionale iberica.

Calciomercato Juventus, bloccato Doria per la difesa


Gianluca Di Marzio, tramite il suo sito ha poco fa confermato che Doria arriverà alla Juventus, non subito: "C’è l’accordo per Doria. La Juve ha messo le mani su questo giovane difensore, considerato tra i migliori giovani brasiliani. E’ un classe ’94, gioca nel Botafogo, è compagno di squadra di Seedorf. La Juve l’ha bloccato, c’è l’accordo con il Botafogo a 4,2 milioni. La società intende mettere questa operazione nel prossimo bilancio, quindi per ora il giocatore è solo opzionato, la soluzione puo’ essere il prestito con obbligo di riscatto. Poi, la Juve deciderà quando farlo arrivare, ma fino a giugno non vestirà la maglia bianconera. Ad oggi ci sono due soluzioni possibili: può arrivare a Torino direttamente a fine stagione (dopo il Sub 20) restando al Botafogo, oppure può giocare nel frattempo in un altro club italiano che lo prenderebbe a metà. Intanto il giocatore è bloccato, ora la Juve deve solo decidere".

26 dicembre 2012

Calciomercato Inter, addio Sneijder


Calciomercato.com riporta gli intrighi di mercato nerazzurri, mostrandoci chiaramente che Wesley Sneijder è ormai un corpo estraneo all'ambiente Inter.

  Il mercato di gennaio dell'Inter passa inevitabilmente dalla cessione di Sneijder, il cui addio è ormai certo. La destinazione più verosimile per l'olandese è il Paris Saint Germain, non in cambio di Pastore ma per un'offerta cash, come già successo l'anno scorso con Thiago Motta. Il tormentone Paulinho capeggia i nomi in entrata, anche se non sarà facile arrivare al centrocampista brasiliano del Corinthians campione del mondo. L'altra priorità è la caccia a una prima punta in grado di dare il cambio a Milito. In questo senso Branca sta battendo diverse piste alla ricerca dell'occasione migliore nel rapporto tra qualità e prezzo: il preferito sul mercato italiano è il cileno Pinilla del Cagliari anche se Borriello e Bianchi sembrano più alla portata, mentre tra i saldi all'estero c'è il marocchino Chamakh dell'Arsenal che saprebbe tanto di 'colpo' alla Bendtner... Discorso a parte per Giuseppe Rossi, che non tornerà in campo prima di primavera per via del grave infortunio al ginocchio, ma potrebbe rivelarsi molto utile per il futuro un po' come hanno fatto Guarin e Juan Jesus. Gli eventuali arrivi in difesa sono legati alle possibili partenze di Jonathan e Silvestre. Per la prossima stagione è già stato prenotato Campagnaro, in scadenza di contratto col Napoli. Per il resto i nerazzurri tengono d'occhio due nazionali tedeschi Under 21: Jung dell'Eintracht Francoforte e Kirchhoff, in scadenza a giugno con il Mainz. Nella stessa situazione contrattuale ci sono Andreolli del Chievo e Diakité della Lazio.

Personalmente ritengo assurda questa scelta, specialmente se non si può inserire nella trattativa un grande giocatore come Pastore. Sneijder, per quanti problemi abbia avuto, è il grimaldello che manca ai nerazzurri per fare il salto di qualità. Il tridente Palacio-Cassano-Milito, salvo rare eccezioni, ha sempre deluso, un trequartista al posto di Cassano o Palacio sarebbe perfetto. Onestamente Sneijder, se sta bene, è nei 5 migliori al mondo in quel ruolo, per quale ragione svenderlo? Milan e Juventus hanno dimostrato più volte che, se si vuole, l'accordo con il giocatore si trova. In questo caso mi pare che non ci sia stata la volontà e la cessione è inevitabile.

Il nuovo Fernando Torres: Alvaro Vazquez Garcia

foto getafecf.com

Nome: Alvaro
Cognome: Vazquez Garcia
Data di nascita: 27 aprile 1991
Luogo di nascita: Barcellona
Altezza: 182 cm
Peso: 75 kg
Piede preferito: destro






Si scrive Barcellona e si legge "cantera". Questo non vale solo per i tanto acclamati balugrana di Tito Vilanova, ma anche per i cugini dell'Espanyol. Pochi lo ricordano, ma il leggendario portiere spagnolo Zamora, è cresciuto proprio all'ombra del Montjuic.
Nella scuola biancoblu è nata un'altra piccola stella del firmamento calcistico iberico, Álvaro Vázquez.
Álvaro Vázquez García nasce a Barcellona il 27 aprile 1991 ed entra a soli 14 anni a far parte del settore giovanile dell'Espanyol. Fin dai tempi della cantera dimostra di vedere la porta come pochi coetanei. A 18 anni, finita anzitempo la trafila nel settore giovanile, viene aggregato alla squadra B, dove può farsi le ossa con giocatori più esperti.
Il sistema calcistico spagnolo è perfetto e garantisce ai giovani la possibilità di fare esperienza senza che le squadre perdano il controllo sul cartellino del ragazzo. Álvaro Vázquez viene monitorato in Segunda Division, dove gioca 18 partite e realizza 8 reti. Il club lo reputa pronto per il salto di qualità ed il giovane bomber viene aggregato alla prima squadra.
Mauricio Pochettino, allenatore dell'Espanyol, vede in Vazquez la perfetta alternativa all'attaccante titolare Pablo Daniel Osvaldo. Il giovane catalano s'impegna e studia dall'italo-argentino, del quale ammira il cinismo sotto porta. Il 21 settembre 2010 Vazquez debutta in prima squadra, nella brutta sconfitta casalinga contro il Real Madrid di Mourinho. I tempi sono però maturi per la prima rete, siglata nello stadio El Prat di Barcellona contro l'Osasuna. Il goal di Álvaro Vázquez risulterà decisiva per il pareggio e segnerà la sua definitiva permanenza in prima squadra.
Il primo anno si chiuderà con 30 presenze, 4 reti e 2 assist, sufficienti a convincere l'Espanyol a puntare forte su di lui. Con la cessione di Osvaldo alla Roma, infatti, Álvaro Vázquez diventa il centravanti titolare della squadra di Barcellona.
In estate, prima di iniziare l'avventura nella Liga, Vazquez rappresenta la Spagna nei Mondiali Under20 che si disputano in Colombia. Le Furie Rosse si fermeranno ai quarti di finale, ma il centravanti catalano da spettacolo: cinque goal e tre assist in sole cinque apparizioni lo rendono una delle star del torneo.
Rientrato a Barcellona vive una stagione di alti e bassi. Il club si è indebolito notevolmente, ma il ragazzo dimostra di essere comunque un prospetto interessante. Chiude la stagione con 15 goal, solo 5 in Liga e altrettanti in Copa del Rey con la maglia dell'Espanyol, non sufficienti ad esser confermato.
In estate l'Espanyol riceve un'offerta di poco superiore ai due milioni e mezzo di euro, così il ragazzo viene ceduto al Getafe.
Sebbene non trovi ancora con spietata regolarità il goal in campionato, Álvaro Vázquez sta facendo benissimo in Nazionale giovanile. Qui ha una costanza di rendimento sbalorditiva e nei sobborghi madrileni si stanno accorgendo delle potenzialità di questo ragazzo. L'allenatore, Luis Garcia Plaza, sta dando fiducia al giovane attaccante, che cresce di partita in partita.

182 cm per 75 kg di peso, Álvaro Vázquez è il prototipo del centravanti d'area di rigore. Cresciuto in una famiglia di calciatori, il giovane centravanti ha sempre e solo avuto un obiettivo nella vita: diventare un giocatore professionista. E' stato il padre a spingerlo a giocare, seguendolo passo passo.
Grimaldello per la sua crescita è stato l'incontro con Mauricio Pochettino, definito dallo stesso Álvaro Vázquez: "l'allenatore che più ha segnato la mia carriera, che mi ha mostrato i corretti movimenti da fare in campo e mi ha dato la fiducia di cui avevo bisogno".
Dotato di una buona struttura fisica e di discreta velocità, Vazquez non conosce limiti quando vede la porta. Ogni modo per realizzare un goal va bene: piede, testa acrobazia, fa tutto parte del suo bagaglio tecnico.
Abilissimo nei movimenti, sa smarcarsi come gli attaccanti di razza sia in mezzo all'area che sul primo palo. Nelle giovanili dell'Espanyol era letale sui corner e sulle punizioni, dove tagliava sul primo pale per fulminare il portiere con il suo colpo di testa secco e preciso.
Dotato di una buona tecnica di base, è capace di agire sia come unico punto di riferimento che in coppia. Rende al massimo come punta centrale, ma ai tempi dell'Espanyol è stato più di una volta impiegato come spalla di Osvaldo, con il quale componeva un fantastico duo di realizzatori. Da giovane è stato schierato anche come mezza punta, per via della sua rapidità e della buona visione di gioco, ma col tempo si è trasformato in un vero e proprio centravanti d'area di rigore. L'attaccante a cui dice di ispirarsi è Fernando Torres, con il quale condivide alcune caratteristiche tecniche e fisiche.
Destro naturale, Vázquez ha nei tagli in profondità il suo punto di forza. E' una prima punta completa, abile sia di piede che di testa. Nelle selezioni giovanili della Spagna si è distinto per le sue abilità di goleador, tanto da realizzare 10 reti in 14 apparizioni. Come tutti i giovani attaccanti, anche Vázquez ha bisogno di tempo per esplodere e trovare la porta con regolarità anche nella Liga. Getafe può essere per lui ciò che è stato Valencia per un altro grande attaccante spagnolo, Roberto Soldado. Come il centravanti madrileno, anche Vázquez sarà in grado di andare costantemente in doppia cifra in campionato e nelle coppe europee, basta dargli il tempo di crescere.

Calciomercato Milan, rotta la trattativa Robinho-Flamengo. E Allegri..


Brusco stop nella trattativa di mercato fra Robinho e il Flamengo, con il club carioca che non ha accolto le richieste economiche di Galliani e ha abbandonato il tavolo delle trattative. Questo quanto riportato da Gazzetta.it questa mattina:

Brusca frenata nella trattativa tra Milan e Flamengo per il ritorno in patria di Robinho. Dopo la riunione con Adriano Galliani, i dirigenti del club carioca hanno annunciato l'interruzione della trattativa a causa del prezzo richiesto per la cessione dell'attaccante. Giunto a Rio de Janeiro, l'a.d. rossonero si attendeva un rilancio del Flamengo rispetto ai 6 milioni offerti (e subito rifiutati) nei giorni scorsi dal Santos. Invece il club carioca ha deciso di tirarsi indietro dopo aver ascoltato le richieste rossonere. "I dirigenti Wallim Vasconcellos e Flavio Godinho si sono riuniti lunedì pomeriggio con il signor Adriano Galliani per cercare di capire se ci fossero le condizioni per contrattare Robinho", spiega il comunicato ufficiale diffuso ieri sera, annunciando che, "a causa della cifra richiesta dal Milan, il club ritiene opportuno abbandonare la trattativa e farsi da parte". n realtà Galliani lascia aperta la porta: "Non ci sarà nulla di concreto con il Flamengo almeno fino al 2 gennaio - ha detto l'a.d. rossonero intercettato dai cronisti sul portone del condominio in cui abita in Brasile -, ovvero il giorno in cui si insedierà la nuova dirigenza di questo club. E fino a quella data possono farsi avanti anche altri club. Robinho vuole tornare in Brasile, ma se il Flamengo abbia o meno il denaro che vuole il Milan non lo so. Dovreste chiederlo voi giornalisti ai dirigenti di questa squadra". La risposta è arrivata, adesso tocca alle altre pretendenti. La prossima mossa potrebbe spettare al Santos, dove Binho tornerebbe di corsa. Ma i dirigenti del "Peixe" dovranno alzare il tiro rispetto alla prima offerta di 6 milioni, magari stuzzicando Galliani con l'inserimento di qualche contropartita gradita (Felipe Anderson? Rafael Cabral? Victor Andrade?). Nel frattempo, in Brasile sostengono che potrebbero arrivare offerte anche dal Fluminense, in cerca del colpo a effetto per la prossima Libertadores, e dal San Paolo, intenzionato a colmare il vuoto lasciato da Lucas con un nome in grado di entusiasmare la "torcida".

Allegri può tirare un piccolissimo sospiro di sollievo, ma il futuro di Robinho (e Pato) è ancora in fase di studio. Il tecnico rossonero spera in un adeguato rossonero per sostituire il (o i) carioca.

25 dicembre 2012

Rogelio Funes Mori - 1991 - Argentina


Più di una squadra in Italia soffre di mal di goal. Tra i tanti talenti sudamericani che vengono importati in Italia, varrebbe la pena che qualche club nostrano investisse su Rogelio Funes Mori.

Rogelio Gabriel Funes Mori nasce a Mendoza il 5 marzo 1991, ma all'età di 10 anni si trasferisce negli States con i genitori. A Dallas, insieme al fratello Josè, partecipa ad un reality show incentrato sul mondo del calcio, o come lo chiamano gli yankees sul "soccer". Funes Mori ha una marcia in più rispetto agli altri partecipanti e vince il primo premio, che gli permette di entrare a far parte delle giovanili del FC Dallas. L'esperienza calcistica negli Stati Uniti dura poco, il ragazzo ha troppo talento per non esser notato. Sono gli argentini del River Plate di Buenos Aires a richiamarlo in patria, nel 2008. A 17 anni entra a far parte delle giovanili del fortissimo club argentino, con le quali giocherà solo poche partite. Troppo grande il divario con i pari età, tanto che i Millonarios lo portano in prima squadra, con la quale debutterà nel torneo di Apertura del 2009. Bastano tre partite al ragazzo argentino per segnare la sua prima rete in campionato, contro il Tigre. Il centravanti ha numeri da giocatore consumato e, progressivamente, riesce a ritagliarsi sempre più spazio con il River. I goal tardano ad arrivare, ma dopo 14 partite del torneo di Clausura ecco l'esplosione: tripletta contro il Racing Avellaneda ed un altro goal contro il Tigre. La stagione successiva inizia nel migliore dei modi, con tre goal in tre partite, ma poi Funes Mori è risucchiato nella crisi del River, che porta ad una clamorosa retrocessione. La ricostruzione del River, con Almeyda in panchina, vede protagonista il bomber di Mendoza, che non rivestirà però il ruolo di star. A Buenos Aires vengono infatti ingaggiati l'esperto David Trezeguet ed il figliol prodigo Fernando Cavenaghi. Nonostante la difficoltà a ritagliarsi spazio, Funes Mori griffa 6 reti in stagione, meritandosi la conferma. Quest'anno, in coppia con David Trezeguet, ha aiutato il River a salvarsi agevolmente, mettendo a segno cinque reti nel torneo di Apertura. Le prestazioni di Rogelio lo hanno portato a vestire la camiseta albiceleste dell'Argentina per la prima volta, dopo aver fatto parte dell'Under18 e dell'Under20. Talento cristallino e ancora giovanissimo, Funes Mori è destinato a scatenare l'interesse delle big europee, che si stanno muovendo per acquistare lui ed Ezequiel Cirigliano, i due gioiellini del River Plate.

 185 cm per 74 kg , Funes Mori è un giocatore completo. Attaccante dotato di grande senso della posizione e del goal, è abile a giocare sia come prima che come seconda punta. Nonostante un fisico importante, Funes Mori ha piedi piuttosto educati. Destro naturale, è stato spesso impiegato nelle giovanili come attaccante esterno. Questo, se da un lato ha rallentato i suoi progressi in zona goal, lo ha aiutato a saper svariare su tutto il fronte offensivo. Sa giocare sia spalle alla porta che puntandola, diventanto pericolosissimo in velocità. Il suo scatto potente lo aiuta spesso a smarcarsi e trovare la conclusione, uno dei must del suo repertorio. Abile nel gioco aereo ed in possesso di un bellissimo calcio, Funes Mori deve solo trovare maggiore continuità in zona goal per esplodere definitivamente. I suoi movimenti lo rendono decisamente appetibile per il calcio europeo, nel quale potrebbe sbarcare a gennaio o a giugno. Per fare un paragone, Funes Mori potrebbe essere una sintesi fra Maxi Lopez e Bergessio, attaccanti che stanno facendo molto bene nel nostro campionato. Potente come "la gallina" doriana, è dotato però di un buon piede, proprio come il centravanti del Catania. Fonti argentine lo danno vicinissimo ad una cessione al Napoli, che avrebbe offerto quest'inverno circa 5 milioni e mezzo di euro per portarlo all'ombra del Vesuvio. Funes Mori sarebbe un perfetto vice-Cavani, dal quale potrebbe imparare molto e con cui potrebbe ben presto far coppia. Come il "Matador", infatti, anche Funes Mori potrebbe affermarsi come un implacabile cannoniere, deve solo trovare il giusto contesto in cui esprimersi.

 Video:

 

Calciomercato Juventus, Adebayor o Chamakh? No grazie


Ieri, calciomercato.com, ha riportato una spaventosa indiscrezione di mercato. La Juventus avrebbe abbandonato la pista Drogba e starebbe pensando all'ennesimo rinforzo low-cost per l'attacco. Leggiamo insieme il pezzo e facciamo alcune considerazioni:

  La Juventus sembra aver abbandonato la pista Drogba. Dopo le parole di Marotta ("Non abbiamo mai tentato il minimo contatto, andrà in Coppa d'Africa e mi pare illogico cercarlo") oggi sono arrivate quelle di Agnelli ("Gennaio è inflazionato da opportunità solo relative, le spese importanti si fanno d'estate") e di Conte: "Non so come sia uscito il nome di Drogba, a me nessuno ne ha parlato né tantomeno io l'ho chiesto". Il tecnico bianconero chiede comunque un rinforzo in attacco, visto l'infortunio di Bendtner. Difficile riuscire ad anticipare l'arrivo di Llorente, già bloccato per luglio, così il mercato di gennaio potrebbe regalare un'altra punta in prestito. Il quotidiano torinese La Stampa fa i nomi di due attaccanti che (non) giocano in Inghilterra: il togolese Adebayor del Tottenham e il marocchino Chamakh dell'Arsenal.

Ora, partendo dal presupposto che l'attacco è il reparto in cui i bianconeri necessitano di maggiori rinforzi, mi domando da dove escano fuori questi nomi. Se sono solo delle boutade di mercato, allora va bene, se c'è qualcosa sotto è meglio fermarsi a riflettere. A cosa servirebbero Adebayor e Chamakh alla causa bianconera? Parliamo di due classe 1984, attaccanti non troppo vecchi ma nemmeno più di primo pelo. Adebayor, dopo la buona parentesi Gunners, è scomparso dalla scena internazionale. Al City si è distinto per essere uno degli ultimi grandi acquisti del City a non vincere nulla. E non è andata meglio ne a Madrid ne con il Tottenham, nel quale sembra essere ormai ai margini. Su Chamakh vale il discorso fatto mesi fa su Niklas Bendtner: un eterno incompiuto. Il "bomber" franco-marocchino non è mai stato un killer d'area di rigore e il passaggio all'Arsenal non ha migliorato le cose. E' ai margini di una squadra che ha come cannoniere principe Olivier Giroud, un giocatore discreto ma di certo non un vero bomber. Se non trova posto all'Arsenal, come potrebbe trovarlo in questa Juventus? Lascio a voi il diritto di giudicare.

24 dicembre 2012

Calciomercato Milan, Allegri boccia Balotelli


Niente Balotelli per il mercato del Milan. Max Allegri boccia infatti il bomber del City, definito "incompiuto".

Massimiliano Allegri spinge lontano Mario Balotelli e, semmai, auspica arrivi in altri reparti, nell'attesa che la missione brasiliana di Galliani si concluda con la doppia cessione dei big-flop Pato e Robinho: "Parlare di Balotelli non mi piace perché è un giocatore del Manchester City - racconta il tecnico rossonero -, ma come ha detto Prandelli lui è un patrimonio del calcio italiano e la responsabilità è solo sua. Ormai è da tanto tempo che è nel giro delle grandi squadre, è un giocatore importante ma deve cercare di fare l'ultimo salto perché in questo momento è ancora incompiuto". Il tecnico del Milan a Sky conferma quindi il punto di vista del club. L'attaccante del City era stato infatti accostato ai rossoneri, ma il presidente Silvio Berlusconi nei giorni scorsi aveva detto che non sarebbe arrivato. Allegri parla anche delle possibili operazioni di mercato: "Bisogna valutare bene quello che può arrivare al Milan, abbiamo degli attaccanti o finti attaccanti che possono giocare a metà campo quindi in quel reparto non c'è grande bisogno. Aspettiamo di vedere cosa succede con Pato e Robinho e poi vedremo quello che la società riuscirà a fare". In questi giorni l'a.d. rossonero Adriano Galliani è in Brasile per valutare le possibili cessioni dei due brasiliani: Pato è nel mirino del Corinthians, mentre a Robinho sono interessati Flamengo e Santos.

(gazzetta.it)

Facundo Ferreyra - 1991 - Argentina


Nome: Facundo
Cognome: Ferreyra
Data di nascita: 14 marzo 1991
Luogo di nascita: Lomas de Zamora
Passaporto: argentino/italiano
Altezza: 180 cm
Peso: 74 kg
Piede: destro





Il viaggio fra i migliori talenti del calcio mondiale ci porta oggi in Argentina. Più precisamente a Lomas de Zamora, una città non distante da Buenos Aires, che ha dato alla luce uno degli astri nascenti del calcio sudamericano.

Facundo Ferreyra nasce il 14 marzo 1991 da una famiglia di origini italiane, dalla quale eredita il doppio passaporto. La sua carriera inizia molto presto, quando all'età di 7 anni viene ingaggiato dal Banfield. Con la maglia del "Taladro" brucia le tappe, dimostrando di avere una marcia in più rispetto ai suoi compagni.
A 17 anni viene aggregato alla prima squadra, voluto fortemente dall'allora tecnico Jorge Burruchaga. L'ex attaccante, campione del mondo in Messico, rimane folgorato dalla ferocia realizzativa del ragazzo e lo fa debuttare in campionato. Ci mette meno di 90 minuti per trovare la prima rete, propiziando la rimonta casalinga ai danni dell'Argentinos Juniors, la squadra in cui è cresciuto il mito nazionale Diego Armando Maradona.
Ferreyra, nonostante la giovane età, non ha paura dei durissimi difensori albicelesti, ma la partenza di Burruchaga limita l'esplosione del talento locale. Così, dopo 54 presenze (per lo più spezzoni) e 15 reti, in estate Ferreyra viene ceduto. Con soli due milioni è il Vélez Sarsfield ad aggiudicarsi le prestazioni del bomber, che diventa in poche settimane l'idolo del "Fortin".
In 15 partite mette a segno 13 reti, laureandosi campione dell'Apertura 2012/13 e capocannoniere. Con la maglia numero 14 sulle spalle, Ferreyra entusiasma i tifosi del Vélez, per i quali è già un idolo.
Goal e prestazioni convincenti portano il bomber ad indossare la mitica numero 9 della Nazionale Under20, vestita prima di lui da giocatori come Gabriel Omar Batistuta ed Hernan Crespo.

180 cm per 74 kg, Facundo Ferreyra è una prima punta veloce e dotata di grande fiuto del goal.
Destro naturale, sa svariare su tutto il fronte offensivo facendo reparto da solo. Nonostante viva per il goal, sa giocare molto bene di sponda e cerca con frequenza il dialogo con i centrocampisti e gli esterni. Agile e molto veloce, ha un ottimo colpo di testa, grazie ad un perfetto tempo d'inserimento.
Decisamente a suo agio nei 20 metri finali, predilige giocare fronte alla porta ed è abilissimo nello smarcarsi. I suoi movimenti classici sono due: il primo è quello di attaccare la profondità, specialmente a destra, per poi incrociare sul secondo palo; il secondo consiste invece nello staccarsi dal difensore, facendo un passo indietro per raccogliere il cross basso del compagno.
Per movenze e media realizzativa, in Argentina, è stato paragonato a Marcelo Salas. Rispetto al "Matador" cileno, Ferreyra mi sembra più punta. Mi spiego meglio, Salas era bravissimo nello smarcarsi e nel dar vita ad azioni tambureggianti, Ferreyra invece è più centravanti, vive negli ultimi 16-20 metri per scrivere il suo nome sul tabellino dei marcatori.
Un paragone più calzante, per quanto azzardato, potrebbe essere fatto con "Valdanito" Crespo. Come lo straordinario bomber che tanti anni ci ha deliziato in Itialia, Ferreyra ha velocità e senso del goal. Come detto è un azzardo avvicinarlo ad un campionissimo come Crespo, ma la stoffa per diventare un grande attaccante ce l'ha.
Recentemente il suo nome è stato accostato a molte squadre italiane, che potrebbero cercare di portarlo nel Bel Paese già con la finestra di mercato di gennaio.

 Video:

 

Football star: Jari Litmanen

Sono stato fortunato, non posso negarlo. Calcisticamente ho potuto godere di uno spettacolo inimitabile nella mia "giovane" vita. L'ultimo Maradona, l'apogeo di Baggio, Del Piero, Zidane e Totti, ora Messi e Ronaldo. Tutti calciatori fantastici, unici, con classe, genialità, estro e colpi che rimarranno nella storia del calcio.
Celebrare i sopracitati sarebbe troppo facile e forse anche scontato, ecco perchè ho deciso di dedicare spazio ad un altro grandissimo numero 10, che non può e non deve essere dimenticato: Jari Litmanen.
Nel paese in cui quasi tutti i ragazzi scelgono gli sport invernali, il piccolo Jari nasce con un incredibile talento per giocare a calcio. Piedi vellutati, senso del goal ed una visione di gioco da fuoriclasse, con queste credenziali si presenta in Olanda il ragazzino finlandese. Nel 1992 l'Ajax lo porta ad Amsterdam, dove nel primo anno osserva e studia le giocate dell'idolo locale, Dennis Bergkamp. Con la cessione dell'olandese all'Inter, Litmanen eredita la maglia numero 10 dei lanceri ed inizia a dispensare calcio. Goal a raffica, assit e dribbling conducono l'Ajax sul tetto d'Olanda, d'Europa e del mondo.
Sarebbe semplice snocciolare tutti i numeri di Litmanen, ma penso che un dato molto più significativo sia questo. Il follette finlandese è uno dei tre giocatori a cui l'Ajax, nel suo museo, ha concesso l'onore di avere un video. I cooprotagonisti di Jari sono Van Basten e Johan Cruijff, non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.

Litmanen era un numero dieci atipico. Dotato della classe di un fantasista, era spietato sottoporta. Sapeva realizzare reti in ogni modo e maniera. Destro, sinistro o testa; piazzando il pallone delicatamente o con un tiro violento; dentro o fuori area; facendo sedere il portiere o beffandolo con un morbido tocco sotto; e infine su calcio piazzato, di qualunque genere.
Il suo nome, in Italia, passa troppo inosservato. I bambini, i ragazzi delle nostre giovanili, devono sapere chi era e quanto bene giocava Litmanen. Non è un attaccante che possa essere dimenticato, perchè chi è in grado di realizzare goal come questi merita un posto d'onore nella hall of fame del calcio mondiale.


Ragazzo posato, sempre pronto ad aiutare i compagni e a guidarli al successo, Litmanen è stato un esempio in campo e fuori dal campo. Non era solo uno straordinario centravanti, ma un vero leader carismatico nello spogliatoio. Non era una persona che amava apparire o farsi notare, preferiva essere protagonista con la palla tra i piedi.
Sono questi i calciatori, gli attaccanti, che amo e che tutti dovrebbero amare. Esempio di correttezza e professionalità, Litmanen è un giocatore che, si potesse, andrebbe clonato.

23 dicembre 2012

Calciomercato Milan e Juventus, David Villa non si muove



Il sogno di mercato di Juventus e Milan, David Villa, è destinato a rimanere tale. Il dirigente ed ex campione blaugrana, Adoni Zubizarreta, ha spento ogni possibile voce di mercato. A Canal Plus ha infatti dichiarato: "Non e' prevista una sua partenza, lui è il nostro colpo del mercato di gennaio. E' impensabile cederlo perchè ci fornisce reti e intensità di gioco. Viene da un grave infortunio ma posso dire che il suo morale è ottimo. Stiamo parlando di giocatori molto forti che vogliono sempre giocare. Offerte per lui? Non siamo soliti ascoltarle, da quando sono qui sono stati pochi i casi in cui abbiamo preso in considerazione delle proposte". Un vero peccato, sarei stato curioso di vedere Villa all'opera in Serie A, e Juventus o Milan avrebbero di certo acquistato un grande campione.

Calciomercato: Borriello-Silvestre, intrighi sull'asse Milano-Genova


Bomba di mercato sull'asse Milano-Genova, con Inter e Genoa pronte ad alcuni affari. Questo quanto riportato da Gazzetta.it:
 Anche lui, anche Marco Borriello. La lista dei possibili vice-Milito s’infittisce e si arricchisce: Inter e Genoa hanno parlato anche di lui, del bomber che da anni rimbalza in qua e in là, dal Milan alla Roma alla Juve al club di Preziosi. Nel giro d’orizzonte dei nerazzurri entra di diritto l’attaccante mancino che in questo momento è di proprietà della squadra capitolina e in prestito al Genoa. Affare possibile? Un sondaggio c’è stato, ma è chiaro che l’Inter vorrebbe fare un esborso molto ridotto: o secondo un prestito o in base a un "trattiamo" nel possibile affare legato a Matias Silvestre. Marco Borriello ieri è rimasto a casa. "Scelta disciplinare" ha detto Delneri. Era arrivato tardi all’allenamento, la spaccatura c’è stata con la non-convocazione ma nessuno pensa che l’evento non possa essere ricucibile. Di certo però, ora che sono partite le vacanze di Natale, c’è anche l’ipotesi che Genoa e Borriello possano pure non vedersi più, anche se Preziosi ha bisogno di un centravanti e Floro Flores in arrivo più Immobile potrebbero non bastare. Per questo l’affare-Borriello resta comunque difficile, anche se già l’estate scorsa l’Inter aveva considerato l’idea di poter prendere il trentenne napoletano. Per Borriello l’idea-Inter non verrebbe certamente scartata a priori per due sostanziali motivi: sarebbe l’ennesima grande squadra da vivere e tornerebbe a Milano (città in cui sostanzialmente vive). Resterebbe da vedere quanto minutaggio Strama potrebbe concedergli durante la fase discendente di campionato, Coppa Italia ed Europa League. Certamente in seno all’Inter finirebbero per considerare anche un altro aspetto: l’inserimento in un gruppo molto unito e nel quale gli equilibri vengono prima di ogni cosa. Di certo l’identikit sarebbe perfetto: esperto, italiano, goleador. Controindicazioni? Vedersi più in panchina che no potrebbe essere un freno decisivo da parte del giocatore. Non c’è dubbio, però, che Inter e Genoa potrebbero parlare di Borriello anche affrontando il tema-Silvestre, per il quale Preziosi avrebbe chiesto la comproprietà offrendo 3,5 milioni di euro. L’argentino, con il rientro di Chivu e il desiderio di non perdere la stagione in panchina, avrebbe chiesto di essere prestato o ceduto in compartecipazione. Il Genoa ha molte richieste per Granqvist (soprattutto dalla Russia) e allora ecco perché il mirino è stato puntato sull’argentino. Questa eventuale operazione diverrebbe un aperitivo dell’ipotesi legata a Borriello? Può essere, anche se l’Inter batterà altre piste, da Floccari a Icardi, da Bobadilla a Kozak.

L'orgoglio del Grifone alla Scala del calcio


Il Genoa è tornato. Si potrebbe dire questo dopo la grande prova di San Siro, terminata con un pari del tutto meritato per gli uomini di Del Neri. Dopo settimane di gioco apatico e occasioni mancate, ecco il riscatto.
Frey non ha sbagliato un colpo, facendosi trafiggere solo da un bel colpo di testa di Cambiasso. La difesa ha retto benissimo l'urto con il tridente nerazzurro, tanto che non si ricordano colossali occasioni da goal per gli avanti dell'Inter. Granqvist, lo dico da settimane, è imprescindibile; accanto a lui si deve costruire la retroguardia del futuro, che dovrebbe poter contare su un buon terzino come Eros Pisano.
A centrocampo è tornato un grandissimo, immenso Kucka. Credo che per il ragazzone ceco siano valse molto le motivazioni psicologiche, volendosi prendere una rivincita su Moratti e Branca, che lo avevano sedotto e abbandonato nelle recenti sessioni di mercato. Intorno al muscolare mediano, alcuni giovani di prospettiva come Bertolacci (classe '91) e Piscitella ('93), ed esperti "marinai" come Vargas e Marco Rossi.
Finalmente il Genoa ha trovato l'orgoglio e ha ritrovato gioco e compattezza, anche grazie a Ciro Immobile. L'attaccante campano ha trovato il goal e, soprattutto, grandi giocate. La rivincita sulla curva genoana, eccessiva ma da capire, è lo sfogo di un ragazzo che ha fame di goal e di gloria. I contrasti fra Borriello e la società potrebbero agevolare l'esplosione dell'ariete scuola Juve, sul quale si deve puntare. Immobile ha tutto: testa, grinta, tiro, corsa e personalità. Del Neri deve insistere su di lui e non deve commettere l'errore di  relegarlo in secondo piano ora che a Pegli arriverà Floro Flores.
Il Genoa è stato bello e divertente, compatto e quadrato, cinico e spietato. Per salvarsi la strada è questa, con lo spirito di Milano il traguardo è assolutamente possibile, anzi, probabile.

22 dicembre 2012

Squadre leggendarie: il Galatasaray di Terim


Una delle più belle favole del calcio moderno ha sede sullo stretto del Bosforo, ad Istanbul. In una città permeata di storia, non poteva mancare una straordinaria affermazione in ambito sportivo. Condottiero di quest'impresa un allenatore locale, Fatih Terim. L'Imperatore, com'è conosciuto da queste parti Terim, ha guidato il Galatasaray alla conquista della Coppa Uefa 2000, sconfiggendo l'Arsenal di Arsene Wenger.
Una squadra che si approccia in sordina alla competizione, capace di eliminare il Borussia Dortmund, il Maiorca ed il Leeds, prima di far capitolare i Gunners ai calci di rigore. Se guardiamo i risultati del Galatasaray di Terim, non fatichiamo a capire il perchè di quell'importante soprannome, e se ripensiamo a come giocava la squadra di Istanbul ne abbiamo un'ulteriore conferma. Terim è stato capace di costruire una squadra solida e divertente, ricca di talento ed esperienza.
Schierato con un anomalo 4-4-2, aveva nelle invenzioni del romeno Gheorghe Hagi e nei goal di Hakan Sukur le sue armi più affilate.
L'esperienza del campione del mondo brasiliano, Claudio Taffarel, guidava un ermetico reparto difensivo. Qui conviveano quattro difensori che facevano dell'agonismo e della ruvidità la propria forza. In mezzo i giallorossi erano pressochè impenetrabili, con Bulent Korkmaz e Giga Popescu a formare una diga invalicabile. Lo sanno bene Thierry Henry e Dennis Bergkamp, neutralizzati nella finale di Copenaghen.
Regista della squadra un altro romeno, la vecchia conoscenza del calcio italiano Hagi. Il Maradona dei Carpazi è stato un genio mai parzialmente comrpeso dal mondo del calcio. Nonostante una proficua militanza con il Real Madrid ed il Barcellona, ha trovato la sua dimensione ad Istanbul, diventando l'uomo simbolo ed il capitano del Galatasaray. Uomo carismatico e tutto d'un pezzo, univa ad un carattere spesso irascibile una classe cristallina. In grado di cambiare volto alla partita con una sola giocata, Hagi aveva la stoffa del fuoriclasse. Terim è stato l'allenatore che meglio lo ha capito e lo ha reso la stella del suo Galatasaray. Dai suoi piedi partivano e passavano tutte le trame offensive dei turchi, dal suo estro dipendevano le sorti della squadra. Il compito di proteggere il suo genio era affidato al metronomo di casa, Suat Kaya. Giocatore passato sotto traccia, Suat era un numero otto di grande sostanza. Piedi non proprio raffinati, ma una grinta e una caparbietà da vendere.
Sui lati, due "levrieri": Umit Davala e Okan Buruk, inconsapevoli che si sarebbero ritrovati pochi anni dopo a giocare il derby di Milano. Umit e Okan impressionavano in quel Galatasaray per corsa e abnegazione. Erano i primi ad inseguire la ripartenza degli avversari e sempre pronti a sfornare precisi cross per la testa degli attaccanti.
Il vero terminale offensivo di Terim è un'altra vecchia conoscenza del nostro calcio, Hakan Sukur. Accanto al bomber turco giostrava un attaccante generoso, spesso dimenticato dalla storia: Arif Erdem. I due componevano un tandem d'attacco ben assortito. Alto e forte Sukur, veloce e combattente Arif.
Hakan Sukur vive nelle stagioni ad Istanbul l'apogeo della carriera. 156 partite e 119 reti sono un dato che parla da solo, ma parte del merito non può che essere anche di Terim.
Motivatore e profondo conoscitore del calcio balcanico, l'Imperatore ha dato al Galtasaray un'identità ben precisa. Spinto dal calore dell'Ali Sami Yen, i giallorossi erano imbattibili fra le mura amiche. In trasferta si compattavano e ripartivano con le sponde di Hakan Sukur, superlativo sui palloni alti.
Per chi pensa che la favola del Galatasaray si è esaurita con quella vittoria in coppa Uefa, ricordo la stagione successiva. Ceduto Sukur all'Inter, sul Bosforo è arrivato uno dei centrvanti più prolifici della storia del calcio moderno: Mario Jardel. Si, proprio lo stesso Jardel goffo e grasso visto ad Ancona, capace di annichilire il Real Madrid con una doppietta in finale di Supercoppa Europea. Un attaccante immarcabile, con una media realizzativa di oltre un goal a partita a cavallo fra il 1996 ed il 2003.
Terim ha saputo far coesistere in un calcio nazionalista come quello turco, diverse etnie. Brasiliani, romeni e turchi diedero vita ad una squadra fortissima, bella da vedere e capace di rimanere negli annali del calcio.

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