Esperto di Calcio

1 dicembre 2014

Storie di calcio: la dinastia dei Maldini, fra passato e futuro

Ci sono amori che non finiscono, nonostante difficoltà e incomprensioni. Il rapporto fra i Maldini ed il Milan è uno di questi. Il tutto ha inizio a metà anni '50, quando l'Italia cerca di rialzarsi dalla rovina della seconda guerra mondiale ed il calcio è lo svago della domenica.
Il primo della dinastia è un giovane ragazzo friulano, dai capelli neri e un'invidiabile serietà. Si chiama Cesare, è cresciuto nella Triestina e decide di fare la storia del Diavolo. Difensore tignoso e serio, Cesare Maldini si guadagna il rispetto dei tifosi e della società con le sue giocate, i suoi successi. Gli scudetti si ripetono copiosi, ma l'alloro più grande è la Coppa dei Campioni, alzata sotto il cielo di Wembley nel 1963, sconfiggendo il Benfica dell'immeso Eusebio. 
Impossibile eguagliarlo, inimmaginabile superarlo. Quando Paolo Maldini, il figlio, si affaccia sulla scena del calcio professionistico nessuno pensa che possa fare il percorso del padre, figuriamoci migliorarlo. E invece questo ragazzo dalla folta chioma nera e gli occhi azzurro cielo diventa un campione. Per anni è il simbolo del Milan e del calcio italiano, rappresenta l'élite della difesa. Come terzino sinistro prima e centrale poi si conquista la stima e il rispetto di tutti: tifosi, avversari, colleghi. Per quasi vent'anni è il simbolo del grande Milan, guidato ad inimmaginabili trionfi.

L'arrivederci o l'addio al Milan è stato brutto, triste. Ma il rapporto d'amore fra il Milan e i Maldini non è terminato, nonostante la tristezza e l'amarezza di quell'ultimo giorno a San Siro. E allora ecco affacciarsi sulla scena calcistica un altro difensore, Christian Maldini. Classe 1996, ha vissuto un esordio da predestinato in Primavera, trovando la rete dopo soli sessanta secondi dall'esordio in campo.
Per conoscerlo meglio ho intervistato l'amico ed ex collega Luca Brivio, giornalista con un'esperienza alla corte dell'Udinese ed uno degli autori de La Giovane Italia, interessante libro/almanacco in uscita in questi giorni.

Maldini, un cognome pesantissimo nel calcio e nel Milan. Come definirsi il giovane Christian? 
Christian Maldini è un difensore, di buona struttura fisica, classe 1996. Bisogna subito uscire dalle banalità: a meno di miracoli quando sei figlio di uno dei migliori giocatori della storia del calcio difficilmente puoi ambire a eguagliare il tuo modello. E hai tutto contro, perchè il peso del cognome è inevitabile. Il primo gol in Primavera dopo 1 minuto della partita di debutto è certamente una bella coincidenza ma bisogna - se si vuole lasciare delle possibilità di considerazione accettabili e non ambigue o fuorvianti - porre al primo posto proprio questo criterio. Ok, è il figlio di Maldini. Ma non bisogna aspettarsi un nuovo Paolo. Anche perchè, concludendo con il lato tecnico e di valutazione del ragazzo, non è mai stato un punto fermo o il fenomeno delle squadre in cui ha giocato nelle giovanili, ma uno dei tanti ragazzini che cercano di crescere e migliorare (subendo peraltro qualche infortunio di troppo, compreso quello che l'ha costretto a uscire ieri alla mezz'ora).


Con un padre cosi, quanto e che tipo di peso si ha nello spogliatoio?
Il peso nello spogliatoio credo sarebbe pari a tutti gli altri, anzi il cognome porta solo pressione in più, complicando un eventuale adattamento in caso di promozione in prima squadra. Piuttosto il tema potrebbe essere quello del ruolo di Paolo, che entrerebbe in scena solo in caso di addio di Galliani, visti i rapporti notoriamente non da buoni e vecchi amici. In ogni caso proprio per i discorsi su pressione e aspettative da "figlio di", credo che solo un fenomeno potrebbe riuscire a isolarsi da tutto e crearsi uno spazio al Milan, considerando tutto quanto detto finora.

Ecco, i rapporti tesi fra Paolo, la società e i tifosi influiranno sulla sua crescita e la sua carriera?
Per questo credo che, al netto di un percorso giovanile che finirà inevitabilmente al termine di quest'anno o al più tardi nella prossima stagione, per Christian l'inizio di carriera - ripeto qualora riuscisse a fare il passo, che non è per tutti - ad alti livelli, sarà probabilmente lontano da Milano e dal rossonero. 

Lasciamo crescere il ragazzo tranquillo, senza aspettative nè pressioni. Il calcio, in fondo, è un gioco. Business e quant'altro vengono dopo, pochi lo pensano, ma chi per chi ama lo sport dev'essere così. 

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