Non è elegante dire "
io lo avevo detto", ma in questo caso è vero. Oggi tutti si accorgono di quanto Cristante sia forte, promettente e con una personalità fuori dal comune per un ragazzo classe 1995. Eppure, rispettivamente dodici e sei mesi fa, su questo blog sono usciti due speciali sul centrocampista rossonero, che tanto bene ha fatto ieri da titolare contro l'Atalanta. Per celebrare la sua rete ho deciso di riproporveli, per conoscere ancor meglio le potenzialità dell'italo-canadese Bryan Cristante.
Figlio di padre canadese, Bryan Cristante nasce a San Vito al Tagliamento il 3 marzo 1995. Da bambino entra a far parte della scuola calcio del Casarsa, squadra del vicino paese di san Giovanni di Casarsa. Ancora giovanissimo si trasferisce al Liventina Gorghense, un piccolo club situato in provincia di Treviso. Qui si mette in mostra e si guadagna, nel 2009, il trasferimento al Milan.
A 14 anni entra a far parte del settore giovanile del Diavolo, con il quale farà tutta la trafila fino ad arrivare in prima squadra. Il suo debutto è di quelli che non si dimenticano: il 6 dicembre 2011, a 16 anni, fa la sua prima apparizione con il Milan, subentrando a Robinho nei minuti finali della sfida con il Viktoria Plzen.
Il debutto in Champions League a soli 16 anni lo ha reso il più giovane rossonero ad aver mai giocato nella massima competizione continentale ed il terzo giocatore di tutti i tempi.
Salvo questa piccola parentesi con il Milan dei grandi, Cristante è stato ed è uno dei punti fermi della formazione Primavera.
Nel 2011-2012 ha collezionato, alla sua prima stagione in Primavera, 20 apparizioni ed una rete, nella vittoria casalinga contro l'Hellas Verona. Con il passare delle partite Cristante è divenuto sempre più leader, diventanto nel corso di quest'anno il vero e proprio faro del centrocampo. 17 presenze e 2 goal sono il suo bottino momentaneo, ma il meglio di sé lo ha dato durante il Torneo di Viareggio.
In Toscana ha infatti guidato i rossoneri fino alla finale, persa con l'Anderlecht di Jordan Lukaku ed Acheampong. Nonostante l'amarezza in finale, per Cristante è stato un torneo di primissimo livello. Il giovane centrocampista rossonero, infatti, è stato insignito del premio "Golden Boy", riconoscimento che viene assegnato al giovane più promettente dell'intera manifestazione.
Nel corso di questa stagione Cristante si è più volte guadagnato la convocazione di Allegri per andare in panchina, senza aver mai l'occasione di scendere in campo. Le grandi prestazioni e l'abnegazione del ragazzo nel lavoro quotidiano, gli sono valsi i pubblici elogi di Adriano Galliani. L'amministratore delegato rossonero ha infatti dichiarato che dalla prossima stagione Cristante sarà fisso nel giro della prima squadra, andando così a rinfoltire il reparto di "baby fenomeni" a disposizione di Allegri. Con De Sciglio, Niang ed El Shaarawy comporrà una delle rose più interessanti e giovani dell'intero panorama calcistico italiano.
Bryan Cristante non è mai stato un ragazzo come tutti gli altri, il suo talento è sempre emerso in maniera piuttosto limpida. A partire dal 2010 è entrato a far parte del giro delle Nazionali giovanili italiane, facendo due presenze con l'Under16. Apparizioni che sono bastate a convincere Daniele Zoratto a farne il perno dell'Under17 prima e dell'Under18 poi. L'ex giocatore del Parma ha costruito la squadra proprio intono al regista rossonero, dai cui piedi passavano tutte le trame offensive della squadra.
Con l'ex rossonero Alberigo Evani, primo allenatore dell'Under18, il feeling non è cambiato. Cristante è parte integrante del progetto azzurro, che ha ripagato con ottime prestazioni e due reti di pregevole fattura.
Visione di gioco, piede educato e lancio millimetrico. Sono queste le principali caratteristiche di Bryan Cristante, regista di centrocampo dotato di tecnica sopraffina e tempi di gioco perfetti.
Nato come centrale di centrocampo, è stato ben presto impiegato come fulcro del gioco nelle giovanili rossonere. Impossibile non sfruttare le fantastiche doti di questo centrocampista, abile a smistare il pallone ed in grado di dettare i tempi del gioco. Cristante predilige prendere la palla dai difensori ed impostare lui stesso la manovra di gioco. Ne più ne meno il gioco che fa Andrea Pirlo nella Juventus e con la Nazionale.
Cristante, per quanto il paragone con il numero 21 sia azzardato, rappresenta un unicum nel panorama dei centrocampisti italiani. Bravissimo palla al piede, gioca sempre a testa alta ed è in possesso di un lancio formidabile. Cristante ha una dote innata nel verticalizzare il gioco, conferendo alla manovra offensiva una costante imprevedibilità. Il suo lancio, forte e preciso, ricorda molto quello dei centrocampisti britannici e rappresenta una soluzione offensiva immediata.
Destro naturale, Cristante calcia molto bene con entrambi i piedi. Non è solo un metronomo con spiccata visione di gioco, il giovane Bryan è giocatore completo, capace di disimpegnarsi in ogni situazione. Ottimo sui calci piazzati, sa calciare sia a scavalcare la barriera che di potenza. A discapito dei suoi 186 cm, Cristante possiede un piede delicatissimo e un tocco vellutato. La sua stazza fisica, unita ad una tecnica eccelsa, lo rendono un prospetto davvero formidabile. La sua altezza, infatti, gli permette di essere anche un perfetto schermo difensivo davanti alla difesa, diventando essenziale in entrambe le fasi di gioco. Difensivamente fa valere il suo fisico; in fase propositiva, invece, la sua tecnica.
Fresco di rinnovo contrattuale fino al 2018, ha incassato i complimenti di Adriano Galliani: "Gli ho augurato di fare come Kaka’, che in sei anni da noi ha fatto sei contratti, o El Shaarawy che in tre anni ha avuto tre contratti. I ragazzi partono con stipendi da ragazzi, poi la crescita dipende da loro". Sui paragoni con Pirlo, Montolivo e Aquilani, il dirigente rossonero ha detto: "Calma, ci vuole pazienza. Non possiamo fare come in Brasile dove dopo due gol un giocatore vale 20 milioni di euro". Ma se sul mercato ci fosse una richiesta: "Io chiederei 20 milioni. E’ una battuta, non lo vendiamo". Una battuta che nasconde una verità lampante: Cristante è un predestinato.
Tecnica, visione di gioco, precisione e dribbling. Sono queste le caratteristiche che deve avere un grande regista di centrocampo. Andrea Pirlo e Xavi Hernandez rappresentano, in tal senso, due istituzioni. Sono i giocatori che più di ogni altro incarnano le doti che un mediano che gioca davanti alla difesa deve avere. Sono completi, impostano e difendono; sanno far partire l’azione da dietro o verticalizzare in profondità; sono in grado di mettere in porta il compagno in mille modi e maniere. Tecnicamente eccelsi, offrono un ventaglio di soluzioni ampissimo.
Tutti i maggiori club europei si sono resi conto dell’importanza di avere un grande regista in squadra, ed alcuni di questi si sono portati avanti con il lavoro crescendo in casa alcuni dei più fulgidi talenti del ruolo. Il più importante e conosciuto è Marco Verratti, faro del Paris Saint Germain con un passato nel vivaio del Pescara. Accanto a lui, però, ci sono altri ragazzi di grandissima prospettiva.
Bryan Cristante, talento italo-canadese classe ’95, è considerato un predestinato. Visione di gioco, piede educato e lancio millimetrico. Sono queste le principali caratteristiche di Bryan Cristante, regista di centrocampo dotato di tecnica sopraffina e tempi di gioco perfetti. Nato come centrale di centrocampo, è stato ben presto impiegato come fulcro del gioco nelle giovanili rossonere. Impossibile non sfruttare le fantastiche doti di questo centrocampista, abile a smistare il pallone ed in grado di dettare i tempi del gioco. Cristante predilige prendere la palla dai difensori ed impostare lui stesso la manovra di gioco. Ne più ne meno il gioco che fa Andrea Pirlo nella Juventus e con la Nazionale.
Cristante, per quanto il paragone con il numero 21 sia azzardato, rappresenta un unicum nel panorama dei centrocampisti italiani. Bravissimo palla al piede, gioca sempre a testa alta ed è in possesso di un lancio formidabile. Cresciuto nel vivaio del Milan, verrà promosso in prima squadra a partire da quest’estate.
Thiago Alcantara, figlio dell’ex nazionale brasiliano Mazinho, è uno dei prodotti della cantera del Barcellona. Classe 1991, ha nella visione di gioco e nel tocco di palla le sue migliori qualità, tanto da spingere i media spagnoli a paragonarlo a Xavi Hernandez.
Nato in provincia di Brindisi, il giovane talento brasiliano naturalizzato spagnolo ha scalato in fretta le gerarchie del settore giovanile blaugrana. Dal 2009 fa parte della prima squadra, con cui ha collezionato ad oggi 101 partite e 11 reti. Alcantara, come ha dimostrato nel corso del recente Europeo Under21, è un centrocampista di spiccata personalità e con una visione di gioco che solo i grandi campioni possono vantare. Gioca davanti alla difesa, ma ama svariare lungo tutta la zona centrale del campo, inserendosi anche in area di rigore. Destro naturale, ha una tecnica sopraffina, tanto da sembrare un ambidestro in molte circostanze di gioco. Un carattere ed una personalità rocciosa lo hanno portato ad essere capitano e rigorista dell’Under21 iberica, con cui ha vinto ben due Europei di categoria.
Il dualismo con Xavi Hernandez, leggendaria stella del calcio iberico, sembrerebbe spingere Thiago Alcantara a chiedere la cessione in estate. Inutile dire che il suo acquisto sarebbe un innesto formidabile per qualsiasi centrocampo.
Mateo Kovacic, talentino croato classe ’94, è stata una delle poche note liete della scorsa stagione interista. Cressciuto nel Lask Linz, si è fatto un “nome” in patria indossando la maglia della Dinamo Zagabria, dove gli è stata immediatamente concessa massima fiducia. Semplice capirne il motivo, fin dalle prime apparizioni in Serie A, Kovacic ha dimostrato a tutti di che pasta è fatto.
Il giovane regista croato ha qualità eccelse, unite ad una sfrontatezza che solo chi possiede grandi mezzi può vantare. Rapido ed in possesso di una progressione davvero notevole, Kovacic ha una tecnica di base invidiabile. Il suo dribbling, secco e preciso, aiutano le sue squadre a godere facilmente della superiorità numerica, ponendo le basi per importanti azioni offensive.
Uno dei suoi marchi di fabbrica, oltre a geometrie e verticalizzazioni, sono i calci di punizione. Con la maglia della Dinamo erano frequenti le sue trasformazioni da palla inattiva, tanto che in 43 presenze è riuscito a collezionare ben 7 reti. Nato come trequartista, si è progressivamente abbassato in campo, ricoprendo prima il ruolo di mezz’ala, quindi quello di regista basso davanti alla difesa.
Tonny Trindade de Vilhena, regista classe ’95, è il più importante prospetto del calcio olandese. Cresciuto calcisticamente nel Feyenoord, si è ritagliato un posto da protagonista a soli 18 anni in prima squadra. Tecnica e visione di gioco son caratteristiche che madre natura gli ha regalato, che uniti alla sua rapidità ed alle sue verticalizzazioni lo rendono un giocatore con caratteristiche devastanti. In possesso di geometrie fuori dal comune, Vilhena vede la porta molto bene ed ha un tiro da fuori efficace e preciso, che lo rende un giocatore pronto per i maggiori campionati europei.
Punto fisso del Feyenoord di Rotterdam, è a 18 anni da poco compiuti uno dei prospetti più interessanti del panorama calcistico internazionale, tanto da spingere i maggiori club europei a visionarlo durante le partite di Eredivisie e nel corso dell’Europeo Under21 in cui l’Olanda ha ben figurato.
Emre Can, turco-tedesco classe ’94, è uno dei prodotti del settore giovanile del Bayern Monaco. Centrocampista centrale poliedrico, unisce doti d’impostazione ad un fisico imponente, che fa di Can un ragazzo di sicuro avvenire. Progressivamente inserito in prima squadra, il giovane talento di passaporto tedesco è considerato uno dei futuri protagonisti con la maglia bavarese.
Convocato anzitempo in Under21, Can ha avuto modo di farsi apprezzare durante il torneo appena chiusosi in Israele. L’approdo di Pep Guardiola sulla panchina del Bayern, dicono i ben informati, ha riempito di gioia il talentino di origini turche. Lavorando quotidianamente con il tecnico catalano, Can conta di affinare le meravigliose qualità che madre natura gli ha regalato.
In un calcio che fa della rapidità e dei movimenti senza palla il suo cardine, è vitale avere un giocatore che mantenga la calma, che sappia mettere il pallone dove vuole. Un uomo in grado di dettare i tempi del gioco e degli inserimenti; che sappia valorizzare il lavoro di preparazione al match fatto in allenamento. I grandi club del Vecchio Continente l’hanno capito, la corsa “all’oro” è cominciata.