Nella notte di domenica, in quel di Torino, squilla il telefono. Un assonnato Beppe Marotta risponde, e dall'altro capo della cornetta trova un Marco Branca pimpante come non mai. Il dirigente nerazzurro lo convoca a Milano, ha un'idea che gli frulla in testa da qualche ora. Marotta, insieme al fidato e inseparabile Paratici, si presenta nel capoluogo meneghino con il fare di chi sa cosa vuole. L'Inter vuole Vucinic, ma la Juventus non ci sente da quell'orecchio, a meno che....
I nerazzurri hanno in rosa due soli giocatori che Antonio Conte chiede da tempo, Ranocchia e Guarin. Il difensore, cercato anche dal Dortmund (pare), è un patrimonio della società milanese. Branca, dopo aver svenduto Destro al Genoa, non vuole darlo via. Ma Guarin si può trattare, eccome. Le società raggiungono l'intesa, i giocatori danno il loro placet e Vucinic si mette in viaggio per Milano. A quel punto interviene la curva nerazzurra, scrivendo un comunicato ufficiale. I tifosi meneghini, dopo aver minacciato di far chiudere tutti gli stadi d'Italia con il "cantiamo che c...o ci pare" tornano alla carica. Stavolta paventano un lancio di seggiolini a San Siro e forse in città si tira un sospiro di sollievo. In fondo, dopo un motorino, i seggiolini sono ancora un lancio abbastanza civilizzato.
Tohir, direttamente dall'Indonesia, chiama e blocca tutto. Non sa in che pasticcio si è messo acquistando l'Inter e pone il veto alla cessione. A questo punto i dirigenti della Juventus son spiazzati e un pò indispettiti, Guarin e Vucinic incazzati neri. Il colombiano, stando a fonti autorevoli, irrompe in società e lancia un lapidario messaggio: "o mi fate andare alla Juve o non mi vedete più".
Branca e Ausilio, stretti nella morsa delle minacce, riprendono la trattativa. E' ormai tutto troppo definito per tirarsi indietro e far finta di niente. In serata Vucinic sostiene le visite mediche, Guarin viene rassicurato e le parti si aggiornano alla mattina.
Lo scambio si farà e solo il tempo dirà chi ha fatto un affare. Vucinic è un calciatore dal cristallino talento, uno che ha nei piedi e nella mente le capacità per essere fra i migliori dieci al mondo. Ma è discontinuo e poco incline al sacrificio; in avanti alterna grandi giocate a clamorosi errori sottoporta. E, cosa non da poco, ha 31 anni.
Guarin non è forse un campione, ma ha muscoli e potenza da vendere. E' un classe '86 e Conte stravede per lui. La speranza è solo che non precluda la cessione di Pogba, ma per il resto si tratta certamente di un rinforzo e non da poco. Permetterebbe a Conte di cambiare modulo e di avere finalmente due alternative importanti. Marchisio potrebbe studiare da vice-Pirlo, ruolo ricoperto davvero bene nelle ultime usciste; Pogba.Vidal e Guarin alternarsi nel ruolo di mezz'ala. Mica male.
Non è il primo e non sarà l'ultimo scambio, come riporta Eurosport:
Pochi ma buoni. E inequivocabili. La storia degli scambi di mercato tra Inter e Juventus non lascia dubbi: i nerazzurri hanno sempre rinforzato la Vecchia Signora con giocatori che si sono saputi imporre in bianconero contribuendo alla conquista di numerosi trofei. In cambio la Beneamata ha potuto accogliere calciatori dal grande passato, ma ormai in fase calante. O, peggio ancora, celebri ignoti. Scelte a volte azzardate, altre incomprensibili per l’Inter. Non solo a posteriori, ma anche a priori.
BONINSEGNA perANASTASI – Il primo della serie è Roberto Boninsegna alla Juventus per Pietro Anastasi all’Inter. Correva l’anno 1976. Consacratosi come uno dei più grandi della storia nerazzurra, Bonimba aveva 33 anni ma a Torino riuscì a fare la differenza. In tre anni segnò 35 gol vincendo due scudetti, una Coppa Italia e il primo titolo europeo della Juve, la Coppa Uefa. Prese così il via lo storico decennio del Trap. Anastasi, dopo essere stato messo fuori rosa dalla squadra in seguito a incomprensioni con l'allenatore, Carlo Parola, a Milano non lasciò il segno pur essendo più giovane di cinque anni rispetto a Boninsegna: in due campionati mise a referto solo 7 gol vincendo una Coppa Italia. Fu l’inizio del declino: suo e dell’Inter.
SERENA perTARDELLI - Nell'estate del 1985 ci fu lo scambio fra Marco Tardelli e Aldo Serena. A proporlo fu il presidente nerazzurro Ernesto Pellegrini, che cercava un centrocampista di livello internazionale. Andò, però, meglio a Madama che con Serena, autore di 21 gol in due stagioni, vinse lo Scudetto e la Coppa Intercontinentale mentre Tardelli, ormai a fine carriera, non riuscì a esprimere sotto la Madonnina il suo miglior calcio. L'attaccante fu pagato 2,8 miliardi di lire più il cartellino del campione del Mondo a Spagna 1982, valutato 3,2 miliardi. Tardelli, dopo due stagioni deludenti con 58 presenze e 2 gol, nel 1987 si svincolò per passare al San Gallo. I nerazzurri, pentiti, si consolarono solo successivamente e riportarono Serena, futuro capocannoniere dello Scudetto dei record, a Milano con un esborso di 3,5 miliardi.
CANNAVARO per CARINI— Nel 2004 l’operazione più assurda. Fabio Cannavaro lasciò l’Inter dopo due stagioni a bassi livelli per passare alla Juve. Alla base dello scambio le pressioni di Moggi che, secondo le indiscrezioni emerse a posteriori, intimava al giocatore di rompere con l’Inter: una supervisione che provocò una serie di infortuni molto sospetti. Il futuro capitano della Nazionale campione del Mondo nel 2006 nonché Pallone d’Oro arrivò in cambio di Fabian Carini, portiere uruguaiano allora 25 enne. Il primo anno giocò appena quattro gare di campionato, una in Champions e quattro in Coppa Italia. Dopo una stagione a Cagliari, tornò a Milano nel 2006-2007, ma l’unico posto garantito che ebbe fu la tribuna. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum: le locuzioni latine non piacciono all’Inter.
Salutare uno degli eroi degli scudetti post-calciopoli fa tristezza, ma era giunto il momento di separarsi da Vucinic, ormai riserva dell'implacabile coppia Tevez-Llorente. E di Conte io mi fido, se ha avallato la cessione avrà le sue ragioni.
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