Esperto di Calcio

18 marzo 2014

Storie di calcio: l'extraterrestre, Rivaldo

"With tears in my eyes today I would like first to thank God, my family and all the support, the affection that I received during those 24 years as a player. Today I communicate to all my fans in the world , my history as a player came to the end. Just I have to thank the lovely career I have built over this years. There were many obstacles, challenges, waivers, longings, disappointments, but were much greater joys, achievements, growth, change. Sometimes teaching other learning but never lost my focus, always with dedication, determination and direction of God. In this long journey, many people passed through my life, some for a period, other friends who remain until now. I built my career upon a miracle, leaving in Paulista, no financial resources, no businessman, incentives only of my family, discredited by doctors and trainers , saw a distant dream come true. With persistence, dedication and especially with the hand of God, I came to be recognized as the best player in the world, world champion, among many other important titles in the history of football. Among trophies, medals, awards and titles, in a land where everything is consumed, here I leave a story, perhaps an example, but surely a testimony that is worth believing and fighting . " Everyone who competes in the games goes into strict training. They do it to get a crown that will not last, but we do it to get a crown that will last forever".

Saluta il calcio giocato, a 42 anni, uno dei calciatori brasiliani più forti degli ultimi anni. Rivaldo Vítor Borba Ferreira, o più semplicemente Rivaldo, è stato un'icona del futbol bailado e, ancor di più, del Barcelona.



Cresciuto nel Paulista, Rivaldo conquista le luci della ribalta a metà anni '90, segnando a raffica con le maglie del Corinthians e del Palmeiras. Le grandi giocate in patria gli valgono la chiamata nel vecchio continente, dove lo ingaggia il Deportivo la Coruna di John Toshack. Qui, insieme ai connazionali Djalminha e Flavio Conceicao, da spettaccolo. 21 reti all'esordio nella Liga valgono il terzo posto per il "Depor" e la chiamata del Barcelona.
In catalogna gioca cinque stagioni, affermandosi come uno dei più grandi campioni brasiliani. Segna, fa segnare e si guadagna un posto fisso in Nazionale, con cui scriverà pagine di storia importanti. 28 reti il primo anno, 29 il secondo. Poco da dire per un calciatore che dava tutto in campo, unendo giocate di pregevole fattura a goal pesanti; dribbling e passaggi intelligenti.



Sempre al servizio della squadra e dell'allenatore, Rivaldo è stato un campione a tutto tondo. Non a caso, nel 1999, il Pallone d'Oro di France Football viene recapitato nelle sue manone.



Già, perchè Rivaldo era un trequartista atipico. Molto alto, Rivaldo aveva una coordinazione pazzesca. Nonostante la mole, sapeva infatti destreggiarsi alla perfezione nello stretto, regalando emozioni. La sua specialità era la "bicicletta", o come preferisco chiamarla io, la rovesciata. Un'incredibile capacità di coordinazione e precisione per spedire la palla in fondo al sacco.



Dopo cinque anni e 130 reti con i blaugrana, Rivaldo lascia Barcelona. Il suo spirito indomito, guerriero, lo ha fatto entrare definitivamente nel cuore dei blaugrana, che lo salutano calorosamente.



Impossibile non amare un calciatore del genere, non a caso soprannominato "l'extraterrestre". Nel futuro di Rivaldo c'è il Milan, che, portandolo in Italia da svincolato, si candida ad essere la favorita per il titolo. "A Milanello ho trovato la mia Seleçao", dichiara il brasiliano. Agli ordini di Ancelotti, però, Rivaldo non riesce a sfondare, nonostante rimanga leader della Nazionale campione del mondo.



In due anni rossoneri Rivaldo non s'impone per il campione che è stato, ma lascia comunque il segno. Dapprima un goal di tacco pazzesco al Modena, annullato; quindi la vittoria in Champions League nel 2002-03. A fine stagione saluta tutti e torna in patria, ma il richiamo europeo sembra ancora troppo forte. Nemmeno una presenza nel Cruzeiro, ed ecco il ritorno nel vecchio continente. E' la Grecia a dargli un'ultima occasione di popolarità, che Rivaldo sfrutta alla grande.
"La tifoseria dell'Olimpiacos - ha detto l'ex Milan e Barcellona - è incredibile, molto più grande e passionale di quella del Brasile o del Barcellona. Non ho mai visto una cosa del genere nella mia carreira". Con i biancorossi gioca e segna, illuminando per tre stagioni il porto del Pireo.
Dopo un diverbio col presidente lascia l'Olympiakos e gioca per un anno nell'AEK Athen, prima di fare un'insolita scelta di vita. Rivaldo cede alla tentazione dei dollari e va a giocare in Uzbekistan, al Bunyodkor, dove segna qualcosa come 33 reti in 53 presenze.
A Rivaldo piace troppo giocare a calcio, non gli importa vincere o giocare ai massimi livelli, ciò che conta è divertirsi. Ormai sportivamente anziano, Rivaldo accetta il ruolo di presidente-giocatore al Mogi Mirim, un club paulista. Le porte del grande calcio, però, sembrano non chiudersi mai. Rivaldo esula infatti il suo canto del cigno al San Paolo, chiudendo poi quest0anno con lo stesso Mogi Mirim, in cui chiude una carriera vissuta al massimo.



Negli ultimi minuti di carriera, Rivaldo, si toglie una delle più belle e incredibili soddisfazioni che un padre e uno sportivo possono sognare: giocare con il filgio.



Padre del giovane fenomeno Rivaldinho, Rivaldo sembra concentrarsi appieno e definitivamente sulla carriera del giovane erede, già in rampa di lancio. Buon sangue non mente.



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