Esperto di Calcio

12 ottobre 2012

"La Juventus ha chiesto i 7 Tour de France di Armstrong. 30 sul campo e 7 su strada". La voce dell'imparzialità è rosa.


In un paese fatto di informazione precaria e di pessima qualità non potevamo aspettarci di meglio da quella sportiva. La mia non è tanto una critica rivolta alla singola Gazzetta dello Sport ed al suo vicedirettore, quanto piuttosto una riflessione sui media sportivi. Ma andiamo per gradi.
Questa mattina il noto giornalista Umberto Zapelloni ha twittato: "La Juve ha chiesto i 7 Tour che verranno tolti ad Armstrong. 30 sul campo, 7 sulla strada". La battuta, che presa per quello che è fa sorridere, cela dietro di sè significati più profondi. Ritengo infatti non sia tollerabile che una figura importante come quella del vicedirettore della rosea esprima un giudizio tanto forte. Questi devono essere espressi all'interno di specifici spazi. Opinionisti Sconcerti, Caressa e Zazzaroni non si nascondono mai. Esprimono le proprie opinioni in maniera limpida e diretta, ma non lo fanno attraverso un social network. Perchè? Semplice, perderebbero credibilità e alimenterebbero il fuoco delle polemiche. Lo stesso Aldo Agroppi, opinionista fisso su Radio Sportiva e nota voce antijuventina, ha una signorilità decisamente superiore.
Come si può pretendere di vivere serenamente il calcio se gli organi d'informazione attizzano le polemiche. E non parlo di discussioni tecnico-tattiche, ma di alimentare la rivalità fra le tifoserie. Ho citato prima Mario Sconcerti. Beh, lui è il re della polemica, ma lo fa in modo sottile ed efficace. Critica aspramente squadre e tecnici, non si espone a parlare di argomenti scomodi come Calciopoli, i passaporti falsi, i Rolex regalati agli arbitri, le scommesse. Tratta questi spinosi casi super partes.
Ma non c'è da stupirsi, ormai la linea editoriale della Gazzetta dello Sport è quella di cercare la polemica, come durante Scommessopoli. L'obiettivo non è mai stato quello di far luce su uno scandalo di proporzioni gigantesche, ma fare notizia. Non si spiegherebbe altrimenti come questo processo sia stato trattato con due pesi e due misure. Mauri, Criscito e Sculli son stati accusati e ben presto dimenticati; Pepe, Bonucci e Conte messi alla gogna mediatica. Per antijuventinità? Ne dubito.
La Juventus fa notizia, nel bene e nel male. Si cavalca l'onda. Sarebbe lo stesso se accadesse a Roma o Lazio, forse non lo stesso per Milan ed Inter. La rosea è di Milano, un minimo di campanilismo non si rifiuta a nessuno. Specialmente quando ci sono in ballo interessi economici.
Attaccato dal popolo del Web il signor Zapelloni ha risposto: "Segno di vera indipendenza". La risposta migliora, purtroppo, non è mia. Devo dare merito a due tweettomani: Antonio Corsa e kantor. Il primo ha risposto al vicedirettore: "Aspetti. Se faccio una pessima battuta insultando interisti, milanisti, romanisti o laziali sono indipendente pure io?"; il secondo invece: "Ma che modo di arrampicarsi sugli specchi è questo? Essere sgradevoli in modo gratuito è un punto d'onore?"
Il nostro "eroe", messo alle strette, si è limitato a rispondere: "30 sul campo non l'ho scritto io sulla giacca..". Forse il prossimo vicedirettore della Gazzetta dello Sport sarà Gene Gnocchi o magari Maurizio Crozza. Se il trend editoriale è questo meglio un comico, le battute le fa di mestiere.


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