Esperto di Calcio

23 ottobre 2012

Mandorlini, Verona e l'odio xenofobo. E' ora di reagire


Sabato pomeriggio si è consumato il capolavoro dei tifosi del Verona. Durante la vittoriosa trasferta di Livorno, i supporters veronesi hanno insultato Morosini. Il centrocampista della compagine labronica, scomparso tragicamente qualche mese fa, è stato oggetto di scherno, oscenità ed offese. Insieme a lui anche la sua famiglia, come se non avesse provato abbastanza dolore.
Io non sono e non voglio essere un perbenista, ma i tifosi del Verona hanno davvero passato il segno. Parliamo di una tifoseria xenofoba e razzista, che ovunque vada si distingue. Cori razzisti ed insulti discriminatori sono l'abc della curva gialloblu. Una curva che, inizio a pensare, sia specchio della cultura cittadina. O quantomeno di una parte consistente di essa.
Storicamente di destra, Verona è una città in cui l'apertura mentale tarda ad arrivare. Prima i meridionali, poi i neri, quindi gli zingari. C'è sempre un "nemico" con cui prendersela e sfogare le proprie frustrazioni. Tosi, il sindaco in carica, ha dichiarato ieri alla Gazzetta dello Sport: "Aspettiamo che la Digos e la magistratura facciano il loro corso, quando i responsabili saranno individuati con certezza chiederemo loro i danni". Ma quali danni? Il dolore non si risarcisce e le figuracce non si dimenticano. Nella stessa trasferta l'allenatore veronese, Mandorlini, ha signorilmente dichiarato di "odiare Livorno", frase che si collega perfettamente alla distensiva conferenza stampa della vigilia: "Sono orgoglioso di essere un nemico del Livorno. Non ce le siamo mai mandate a dire e continueremo a essere così. Fa parte del gioco, e mi auguro che la mia squadra giochi meglio della loro e l'importante è il risultato".
 Vi stupite? Io no. L'allenatore dell'Hellas Verona è lo stesso che, durante la festa della squadra, intonava cori razzisti contro i "terroni" per poi dichiarare trattarsi di una burla. A casa mia due indizi sono una prova. Mandorlini per essere sicuro di confermarsi ha anche adottato uno stile da gentleman britannico. Al gol della sicurezza si è voltato verso la tribuna livornese, rea di non si sa bene cosa, mostrando il dito medio. Un segno non tanto e non solo volgare, ma espressione di un atteggiamento presuntuoso, borioso e superbo. Di chi guarda dall'alto in basso con sprezzo e non ha stile, tanto nella sconfitta quanto nella vittoria.
Con Verona e la sua squadra siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Una tifoseria che insulta e schernische persino i propri giocatori, rei di avere il colore della pelle sbagliato, non merita rispetto. Tantomeno di stare in Serie A, dove Verona è già rappresentata. Il Chievo incarna infatti tutte le qualità positive di una splendida città come Verona. Un luogo declamato da studiosi e poeti, conosciuto in tutto il mondo per i suoi monumenti e per la fama che Shakespeare le ha regalato.
La Figc rifletta bene su tutto questo e trovi una soluzione. Da anni ci battiamo per debellare la violenza dagli stadi, ma non accadrà mai se non si cambia prima la cultura delle persone.

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