Esperto di Calcio

9 marzo 2014

Storie di calcio: capitan Cannavaro e quel cielo azzurro sopra Berlino

"Alza la coppa capitano, alzala alta in cielo capitano. Questa è la coppa di tutti gli italiani, perchè grazie a voi oggi abbiamo vinto tutti. Alzala alta, perchè oggi è più bello essere italiani". Una frase ricca di sentimento, emozioni, che suscita in me una sola immagine in mente: Fabio Cannavaro e la coppa del mondo.
Era il 2006, un anno che resterà sempre nei cuori e negli occhi di tutti gli italiani, anche grazie ad un difensore napoletano di rara solidità.
Come ho detto in tempi non sospetti, pochi difensori hanno entusiasmato i miei occhi. Fabio Cannavaro, specialmente quel Cannavaro, non poteva non impressionare. Al di là dei significati simbolici e dell'imperituro successo, lo stopper campano ha giocato partite davvero memorabili, uniche. Semifinale e finale di quel Mondiale son state i punti più alti della sua carriera, senza ombra di dubbio. I due anticipi nei secondi finali di Germania-Italia, a Dortmund, rimarranno per sempre nella storia del calcio.



La ferrea marcatura su Henry, l'uomo più in forma della Francia finalista, è stato qualcosa di formidabile. Duro, pulito e insuperabile, questo è stato Fabio Cannavaro ai Mondiali del 2006. Con accanto Materazzi, Nesta o Barzagli, è stato lui l'uomo in più della retroguardia italiana, esaltata dalle parate di Buffon, amico e compagno di una vita sportiva.



Napoletano verace, Fabio cresce calcisticamente con la sua maglia del cuore. Approdato in prima squadra nel 1992, gioca 58 partite in 3 anni. Il Napoli di Ferlaino è una squadra ancora forte, ma in costante declino. Mano a mano i giocatori più forti e significativi lasciano la Campania, e lo stesso percorso lo fa anche Fabio, giusto dopo aver alzato la coppa di campione europeo under21.



Ad attenderlo c'è la potenza emergente del calcio italiano, il Parma di Callisto e Stefano Tanzi. In Emilia Cannavaro trova una seconda casa, crescendo esponenzialmente. A Parma incontrerà due compagni che ne segneranno la carriera e con cui stringerà un legame praticamente indissolubile: Gianluigi Buffon e Lilian Thuram.



I tre formano una delle cerniere difensivi più incredibili che io abbia mai visto e mi rimane ancora oggi inspiegabile come il Parma, con altri campioni del calibro di Chiesa, Crespo e Veron, non sia riuscito a vincere un campionato. Poco male, nel 2004, infatti, dopo due anni bui di Inter, Cannavaro si trasferisce sotto la mole, dove porterà a casa due scudetti consecutivi, poi revocati in seguito al processo di Calciopoli.
"La mia situazione non è analoga a quella di Lucio, lui se n'è andato rescindendo il contratto, io in uno scambio con Carini. A 31 anni e dopo l'ultimo infortunio i nerazzurri pensavano non potessi più fare la differenza a certi livelli, invece. Fu l'Inter a cedermi, non io a spingere per andarmene come pensava qualcuno all'epoca. Ci sta ogni tanto di sbagliare qualche valutazione: quella volta è andata così".
Con la maglia della Vecchia Signora gioca alla grandissima, presentandosi in forma smagliante all'appuntamento mondiale. Qui, come tutta la squadra, si chiude a riccio e pensa solo a giocare e a vincere. Una cavalcata trionfale quella azzurra, con Cannavaro che non perde nemmeno un istante del torneo. Contro la Germania regala spettacolo, contro la Francia è un muro invalicabile.



La vittoria, sotto "l'azzurro" cielo di Berlino è il momento più alto della sua carriera, ancor più di quando Monica Bellucci gli consegnerà, sei mesi più tardi, il Pallone d'Oro.



"Mi dispiace essermi giocato questo premio con Gigi che è un amico oltre che un campione. Lui non è il migliore fra i portieri, è un fuori categoria. Con lui abbiamo condiviso tutto, ed è incredibile che un difensore e un portiere della stessa squadra siano ai primi due posti di questa classifica". Io forse avrei dato il premio a Buffon, ma il Mondiale di Cannavaro fu talmente perfetto che nessuno potrà mai contestare quel riconoscimento.
All'indomani del trionfo mundial, il ritorno all'amara realtà. La Juventus sta per esser retrocessa e Fabio non se la sente di rimanere. Buffon, Del Piero, Trezeguet, Nedved e Camoranesi sposano il progetto bianconero; il napoletano chiede la cessione. Dopo altri due anni insieme, si rompe il sodalizio con Thuram, passato al Barcelona con Zambrotta, e Buffon. Nel futuro del capitano della nazionale c'è la Spagna ed il Real Madrid, non un club qualsiasi.



Giusto il tempo di affrontare un Lionel Messi in ascesa e vincere due volte la Liga, prima di far rientro in Italia. Ad attenderlo una Juventus arrabbiata, che spera nel colpo di coda di un campione ferito. Ma Cannavaro non è più lo stesso di un tempo; la Juventus non è nemmeno una lontana parente della squadra pre-calciopoli e di quella odierna. Così il rientro di Fabio è un lento e desolato canto del cigno, che si sprigiona in tutta la sua forza nel campionato saudita, dove chiude una carriera da numero uno.
Al capitano della Nazionale 2006, personalmente, dirò sempre e solo grazie.

0 comments:

Posta un commento

Twitter Delicious Facebook Digg Stumbleupon Favorites More