"Ho perso il conto delle stagioni che abbiamo giocato insieme e dei gol che abbiamo fatto. Di sicuro, siamo la coppia che ne ha segnati di più nella storia della Juventus, più di Charles e Sivori – due immensi campioni - e questo lo sai bene è un grande orgoglio per entrambi.
Quante formazioni in questi anni finivano così: Del Piero e Trezeguet, Trezeguet e Del Piero. Quante vittorie, quante delusioni (per fortuna, molte meno delle soddisfazioni che ci siamo tolti), quanti abbracci: non c’è altro compagno con cui io abbia giocato di più.
Diciassette gol all’anno di media, come il tuo numero di maglia: questo basta per dire che bomber sei. Ma per me che ho giocato al tuo fianco, non c’è bisogno di numeri. Ritengo sia stato un onore fare coppia in campo con uno dei più grandi attaccanti del mondo, in assoluto".
Oggi come ieri una coppia gol si sta instaurando sul palcoscenico dello Juventus Stadium. Per chi come me ha nel cuore la coppia Del Piero-Trezeguet, quanto sto per scrivere non suonerà come una novità .
Ho visto tanti grande coppie di bomber vestire la casacca della Signora, a cominciare da Vialli-Baggio, non proprio due dilettanti. E' stato poi il tempo di Del Piero-Vieri (o Boksic); di Inzaghi-Del Piero e dei più recenti miscugli di attaccanti. Antonio Conte, uno che di calcio ne capisce eccome, è stato bravo ed abile a trasformare dei buoni giocatori in attaccanti da scudetto. Ma il suo merito più grande, secondo me, sta nell'aver capito quali fili tirare in società per farsi acquistare due attaccanti, passatemi il francesismo, "coi controcazzi".
Sento un'aria conosciuta, dalla prima partita ufficiale in cui Carlos Tevez e Ferando Llorente ho capito che sarebbero stati perfetti insieme. Pronti-via schiantato un ottimo Verona, guardacaso con una gemma di Carlitos ed una zuccata di Fernando. Le analogie, nel vederli giocare, sono state molte, fin da subito: Carlitos dal "Barrio" e Fernando da Pamplona, come Alessandro da Conegliano e David da Rouen.
Tevez indossa la numero 10, è stato il primo a vestire quella maglia dopo che dal 1995 era stata di un solo unico, immenso, proprietario. Non si è fatto nemmeno scalfire dall'eredità , ma ha onorato fin dalla prima di campionato quella casacca. Lo ha fatto con il suo stile di gioco, meno elegante e delicato rispetto a quello di Del Piero, ma tremendamente efficace. A memoria non ricordo un numero 10 così caparbio, abile e devastante. Tecnicamente eccelso, Tevez ha la furia agonistica che arde negli occhi di un pugile. Non molla mai, è il primo ad inseguire gli avversari quando hanno il pallone nei piedi, l'ultimo a mollare. L'azione del primo tempo di ieri, insieme alle due clamorose giocate che hanno deciso la partita, ne sono l'emblema. Tevez prende palla e s'invola verso la porta avversaria, venendo recuperato da Taarabt. Ma Carlitos non si da per vinto, con una spallata si riprende il pallone e genera una palla goal clamorosa, salvata da un Abbiati in stato di grazia. Tevez è così, un lottatore. Racchiude perfettamente lo spirito Juve, quell'essere bello e spietato, un cannibale elegante. Oggi è in vetta alla classifica cannonieri della Serie A, vinta come ultimo juventino, guarda caso, da Alessandro Del Piero.
Llorente indossa la numero 14, un numero inusuale per un ariete d'area di rigore, proprio come il 17 di Trezeguet. Serio e posato, Llorente sembra incarnare alla perfezione l'austerità basca, fatta di lavoro e sudore. Proprio come Trezegol ha nel colpo di testa la sua arma migliore, il suo colpo ad effetto. Nessuno come lui in Europa nel gioco aereo, lo dicono i numeri e la cronica difficoltà dei suoi marcatori nel contenerlo. Llorente ed il francese hanno una grande differenza, che sfocia in una chiara similitudine, il senso del goal. Trezeguet viveva per quello, non partecipava alla manovra, ne era quasi avulso. Il suo "must" era la sponda di prima, destro o sinistro che fosse, per poi fiondarsi nel cuore dell'area di rigore. Il suo valore aggiunto, la sua migliore qualità , era la capacità di colpire in ogni modo e maniera, come un serpente che si acquatta silenzioso fra le foglie e con un lampo stermina la sua preda.
Llorente non è così, è un centravanti che gioca per la squadra, si fa trovare sempre pronto per dare respiro alla manovra. Ha fisico e peso, sa come pochi prendere il tempo ai difensori. Il suo tipico movimento è quello di partire alle spalle del difensore, per sopravanzarlo in un flash e prendere posizione. Una volta che ti è davanti ed apre le braccia è finita, i suoi 94 chilogrammi di muscoli non li muovi più. Fernando da Pamplona arriva al goal, non vive per quello ma è la degna conclusione delle sue azioni. Bollato come "bidone" dalla saccente stampa italica, Llorente ha nel giro di poche settimane conquistato tutti. A chi diceva in estate che il suo ingaggio fosse stato un errore, un azzardo, Llorente ha risposto con goal pesanti, prestazioni sublimi ed il carattere dei forti. Mai una parola di troppo, un comportamento fuori luogo, solo tanto lavoro e abnegazione. 11 goal, 4 assist; un goal ogni 148 minuti giocati in campionato; miglior cannoniere europeo di testa con 6 reti. Serve altro per definirlo un grande attaccante? Solo una Nazionale come la Spagna, che di fatto non gioca con il centravanti, potrebbe farne a meno. Conte, ne sono certo, se lo tiene ben stretto.
Tevez-Llorente come Del Piero-Trezeguet, è presto per dirlo ma i segnali di una certa analogia ci sono tutti. Chi ha visto nascere e crescere la coppia più prolifica della storia della Juventus sa fin da ora che i numeri, alla fine, non saranno comparabili. Inarrivabili i record di Alessandro e David, almeno quelli in termini di reti assolute. L'aria che si respira a Torino, però, è quella dei giorni migliori. Dopo anni bui e stagioni passate ad "aspettare" l'esplosione del Matri di turno, finalmente la Signora ha ritrovato le sue certezze: due centravanti di livello mondiale.
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