Al secolo Mohamed Ajay Kallon, è stato una delle tante meteore del calcio italiano, da sempre attanagliato da un'esterofilia dilagante. Esploso in Sierra Leone, collezionando presenze e goal nella massima serie africana, viene portato in Europa dal Lugano, dove realizza 20 reti in 53 presenze. Sebbene nell'ultima stagione in riva al lago metta a segno una sola rete, i dirigenti dell'Inter credono fermamente in lui, tanto da acquistarlo e girarlo in prestito al Bologna. In rossoblu, però, è solo di passaggio, perchè viene ben presto girato al Genoa, in cadetteria.
Con la maglia del Grifone colleziona presenze e goal, senza però convincere l'Inter a riportarlo a Milano. Non c'è due senza tre dicono, e allora un'altra "rossoblu" è nel destino di Kallon. A Cagliari, dimostra di avere il goal nel sangue, e dopo tre anni di cadetteria ecco il grande salto.
Stagione 1999-2000, l'esordio in massima serie. Con indosso la maglia della Reggina ed il bizzarro numero 2 sulla schiena, Kallon realizza il primo storico goal in Serie A per i calabresi. Una rete importante, segnata nel palcoscenico dello stadio Delle Alpi, che non vale però punti salvezza. Le sue 11 reti, comunque, portano la Reggina ad un'insperata salvezza e lo rendono un uomo-mercato.
A vincere l'asta è il Vicenza di Reja, che può schierare una coppia di avanti da sogno: Luca Toni e Mohamed Kallon. I due non si comportano nemmeno male, segnando 17 reti (8 il nostro eroe di Freetown), ma retrocedono per un solo punto.
La provincia comincia a stare stretta a Kallon, che fa rientro a Milano. Qui incontra Raul Hector Cuper, Ronaldo, Vieri, Adriano e Nicola Ventola, con cui condividerà più di un'emozione sotto la Madonnina. L'Inter di Cuper ha velleità tricolore, ma la coppia dei sogni, Vieri-Ronaldo, ha più di un acciacco. "Pacca sul cuore" Cuper non si piange addosso e punta forte sul bomber africano. Pronti via e proprio Kallon ad aprire le danze di un campionato che i nerazzurri perderanno nella cornice dell'Olimpico, il 5 Maggio 2002.
28 partite e 9 reti ed una media realizzativa di un goal ogni 181' non bastano a convincere i nerazzurri ad aumentare il suo minutaggio, che nel corso delle due stagioni successive si fa sempre più scarno. L'approdo alla Pinetina di Crespo e Batistuta prima; l'esplosione di Oba Oba Martins poi, pongono fine all'esperienza meneghina di Kallon, che ha però le sue migliori cartucce ancora in serbo per i suoi fans.
Nel 2003, ormai accantonato dall'Inter, si fa beccare positivo ad un controllo antidoping. Nandrlone la sostanza incriminata, che porta la procura federale a squalificarlo per 8 mesi, pena poi ridotta in appello. Kallon si dice sconcertato: "Io non ci credo proprio e non dico una bugia, tanto per dire qualcosa. Vi giuro che non ho preso nulla. Niente di niente".
Con una minusvalenza pazzesca (ricordo a tutti il costo del riscatto di Kallon dal vicenza, 13 milioni di euro), il bomber africano viene ceduto al Monaco per 5 milioni di euro ed un contratto di tutto rispetto per un calciatore fermo da sei mesi. Non male per vivere nell'assolata Montecarlo, lontano dagli stress delle alte competizioni.
In effetti Kallon non se lo fa ripetere due volte, si mette in forma e ricomincia a giocare come ai bei tempi, andando in doppia cifra. Le 11 reti non bastano a cancellare negli occhi dei monegaschi le giocate di Morientes, Saviola e Giuly, così Kallon viene ceduto in prestito. In Europa? Macchè, negli Emirati Arabi, dove lo accoglie l'Al Ittihad. In un campionato come quello saudita anche Kallon può giocare senza troppi stress facendo una bella figura. 26 partite e 12 reti bastano a riconquistare il Monaco, con cui vivrà due stagioni ai margini della tribuna. La sua carriera, ormai in declino cronico, continua in Grecia, all'AEK Athens, fino a quando nella mente di Kallon scatta il secondo colpo di genio.
Dopo la squalifica per doping, ecco infatti la cacciata dall'Arabia. Già, sembra quasi un racconto biblico-mitologico, ma corrisponde a verità. Kallon, dopo essersi accordato con l'Al Shabab, inizia a trattare in prima persona con l'Al Ittihad. I sauditi, che possono accettare di avere un campionato ridicolo ma non che ci si comporti da disonesti, non la prendono bene. Kallon viene bandito dall'Arabia Saudita (il paese, non il campionato) per 3 anni, senza diritto di replica. Il bomber prova a difendersi, inorgoglito: "Anche se questo divieto venisse rimosso non ho più intenzione di giocare in Arabia Saudita dopo quello che è successo. Ma voglio che venga fatta giustizia per la mia reputazione e se la Federazione saudita non toglie quel divieto al più presto mi rivolgerò alla Fifa". Non preoccuparti Momo, nessuno in Arabia aveva cambiato idea.
Doping, contratti firmati e sconfessati, sembra che Kallon abbia finito le sue munizioni, ma non è così. Il meglio viene sempre alla fine, come nei film.
Nel 2002, infatti, Kallon aveva sfruttato il suo faraonico contratto italiano per investimenti in patria. Quale business migliore se non il calcio? Per 30000 dollari, infatti, aveva acquisto i resti di una squadra di prima divisione sierraleonese: Sierra Ficheries. L'ego del campione è tale che la denominazione del club cambia in "Kallon Football Club". Dopo la disavventura in terra araba, ecco l'idea. Quale soluzione migliore per la carriera di Kallon se non quella di andare a giocare nel suo paese e nella sua squadra. A memoria d'uomo, smentitemi se sbaglio, è il primo presidente-giocatore della storia, almeno a quei livelli.
Il primo anno alla guida dei verdi di Free Town non è di quelli da ricordare, 11 presenze e appena 2 reti nel temibilissimo campionato sierraleonese. A questo punto, deluso dalle prestazioni sportive, ecco il vero e rinomato lampo di genio del campione: Kallon cambia casacca e si "autosvincola" per andare al Guizhou Rhene, in Cina .
Le ragioni di questo trasferimento, se per denaro o opportunità sportive, rimarrano avvolte nel mistero. Dopo 21 partite e 7 reti, Kallon cambia ancora. Il Viva Kerala, compagine indiana, si aggiudica le prestazioni sportive di Momo. All'ombra del Taj Mahal, il nostro eroe, chiude la carriera con 15 reti in 65 match.
Rientrato in patria, per guidare dalla scrivania il suo Kallon Football Club, l'ex centravanti nerazzurro dimostra tutta la sua ambizione. A luglio 2013, infatti, si candida per guidare la federazione sierralionese. Il suo impegno per il calcio africano è grande quanto i suoi propositi, raccontati in un'intervista a "Il Giornale".
"Persino Capo Verde ha fatto meglio di noi. È assurdo, perché sotto il profilo tecnico abbiamo davvero pochi rivali nel continente nero. Guardate il mio curriculum. Non c'è nessun altro in Sierra Leone che può vantare la stessa esperienza nel calcio. So come rimettere a posto le cose. La squadra che ho fondato funziona come quelle europee. Migliorerò il movimento sportivo del mio paese. Porterò con me gente onesta e farò in modo che non ci siano interferenze con il mondo politico. E poi c'è l'esempio di un caro amico, Kalusha Bwalya. Lui ha rivoluzionato lo Zambia e da presidente ha vinto anche una Coppa d'Africa. Il mio club? È un modo per restituire al mio Paese quello che ha fatto per me. Ci prendiamo cura delle giovani promesse, ma soprattutto li allontaniamo dalla strada e dalla povertà. Un tempo anche dalla guerra. Per fortuna gli anni dei bambini-soldato sono distanti. Qualcuno si è salvato grazie al calcio e di questo non posso fare altro che ringraziare Allah".
Mohamed Kallon, una vita vissuta al massimo.
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