Esperto di Calcio

7 marzo 2014

Storie di calcio: un leone fra i Geordie, Alan Shearer

Capello biondo e braccio alzato. Questa è la prima immagine che mi balena in testa quando penso ad Alan Shearer, uno degli attaccanti che più di tutti mi hanno colpito.
Di solito non amo i giocatori britannici, non mi piace il loro stile o il loro gioco. Alan, però, è stato per carisma, tecnica e forza, un calciatore sensazionale.
"Sembra che zoppichi". In gioventù Alan era mal visto per il suo incedere curvo, sgraziato, quasi storto. "Non ti curar di loro, ma guarda e passa". Come pochi altri al mondo, Shearer ha saputo far suo l'aforisma dantesco e ha sempre solo guardato avanti. Un campo verde, due pali, una traversa e la rete alle loro spalle. Gli occhi del giovane Geordie ardono di fuoco; la sua sete di goal sembra non arrestarsi, mai. Solo così mi spiego la tripletta all'Arsenal, nel suo esordio dal primo minuto in Premier League. Diciassette anni di pura sfrontatezza e furia omicida.
Non potrebbe essere altrimenti, funziona così se vuoi essere un grande attaccante. Il target unico dev'essere il goal; il successo è il boato sordo e cupo della folla, come un moderno gladiatore.
Io non ho mai giocato in un grande stadio, al cospetto di una folla urlante, ma l'ho sognato tante volte. Tutti i bambini sognano di gonfiare una rede, di sentire l'adrenalina del goal salire a dismisura, fino ad esplodere l'esplosione del pubblico e lasciarsi andare in un abbraccio con i compagni. L'attaccante, come il portiere, è un ruolo particolare, unico. Quando fai la punta, quella vera, te ne freghi di tutto, tranne che del goal. La tua casa sono gli ultimi venti metri, di fronte a te solo i difensori, il portiere e la rete, un amico e un nemico con cui stringere un'ambivalente rapporto.

Geordie vero, originario della Newcastle operaia, Shearer cresce con il calcio nel sangue. Il dna bianconero è trasmesso lui dal nonno e dal padre, Alan anche lui, che sognano per il biondo ragazzo un futuro nello sport. A dire il vero è il golf lo sport a cui Shearer è avviato in gioventù, ma il richiamo del cuoio è troppo forte per lui. Ancora bambino fa una scommessa con il padre: una sterlina se fosse riuscito a realizzare una rete in un torneo scolastico. Pronti via ed il piccolo Alan gonfia tre volte la rete, inaugurando un intimo rapporto con l'hattrick.

Il Wallasend Boys Club è la sua prima squadretta, con cui realizza qualcosa come 150 reti in tre anni. Le domeniche spese a guardare il Newcastle, sognando di essere il nuovo Kevin Keegan, spingono Alan a lavorare e migliorarsi, per indossare la casacca della sua città. I magpies lo avevano lì, a pochi passi, ma se lo sono fatto soffiare. Jack Hixon, un osservatore del Southampton, lo vide e fu amore a prima vista. Attese la fine di una partita, poi prese il ragazzo, lo fece salire in macchina e lo accompagnò a Gosforth. In men che non si dica Shearer era diventato il nuovo centravanti delle giovanili dei Saints.

Shearer è veloce, in campo come nella vita. Ci mette poco a stregare tutti, tanto da convincere Chris Nicholl a portarlo in prima squadra ancora minorenne. L'allora "bomber" dei Saints era Paul Rideout, appena rientrato in Inghilterra dopo la parentesi di Bari. Proprio un suo infortunio, nell'Aprile del 1988, spalanca le porte della Premier League a Shearer. Tre goal da attaccante consumato per stendere l'Arsenal di George Graham, futuro campione d'Inghilterra. E' la genesi di un campione, di un attaccante che da 17 a 36 anni non smette più di mettere la palla nel sacco, di gonfiare le reti di tutto il mondo.
Nel 1990 Alex Ferguson avrebbe fatto carte false pur di portarlo allo United e farne l'uomo simbolo della rinascita, ma a bruciarlo è un ricco magnate dell'acciaio. Jack Walker, uomo d'affari del Lancashire, decide di omaggiare la sua città natale con un grande club. Ha ambiziosi progetti per il Blackburn e fa di tutto per costruire una squadra vincente, regalando a Kenny Dalglish la creme del calcio britannico: Alan Shearer e Chris Sutton. L'ascesa dei Rovers va di pari passo con la crescita di Shearer: 16 reti il primo anno, 31 il secondo, 34 al terzo tentativo, chiuso con uno storico trionfo in Premier League.
Il successo, la fama e la Nazionale non cambiano il ragazzo, che ha in mente una cosa sola: tornare a casa. Nel 1996, dopo quasi dieci anni di esilio forzato, Shearer realizza il suo sogno di vestire la maglia del Newcastle. "Se gli piacciono le maglie bianconere del Newcastle, la Juventus le ha ancora più belle", parole e musica dell'Avvocato Agnelli, stregato dal bomber britannico visto giocare a Torino nella Champions League 1995-96, culminata con la coppa per la Vecchia Signora. Ma Alan non ci sente da quell'orecchio, per lui esiste solo un bianconero, quello Geordie. "Non me ne andrò mai più. La mia vita è qui".



L'importanza di realizzare i propri sogni, si diceva. Bene, Shearer sapeva benissimo che a Newcastle non avrebbe vinto, ma non gli è mai interessato. Per alcuni è importante vincere e guadagnare; per altri essere felici. Alan lo era solo con la maglia del Newcastle sulle spalle ed una palla da far rotolare in rete. Poi braccio alzato e corsa verso gli amici del St James' Park, gli unici che lo possono capire, i soli che lo possono portare in trionfo, condividendo con lui gli stessi valori e la stessa passione.
148 reti in 303 presenze con i Magpies sono il regalo che Alan fa alla sua città, alla sua gente. Nessuno a Newcastle lo ha mai messo in discussione, nemmeno dopo i contrasti con Ruud Gullit, che di lui diceva: "Alan è ingombrante. Non vuole correre, non vuole lavorare". L'olandese è costretto a mollare, ad andarsene, aprendo il sodalizio con un altro grandissimo della storia del Newcastle: sir Bobby Robson.



"Non me ne andrò mai" diceva Shearer, ed è stato un uomo d'onore. Ha chiuso la carriera con i bianconeri, ma ha continuato ad amare i Magpies, ad aiutarli. Nel 2009, quando nessuno avrebbe preso in mano la squadra, ha accettato ad occhi chiusi di allenare i ragazzi. Non è riuscito ad evitare la retrocessione, ma ci ha sempre messo la faccia. I 52 mila abbonati del St James' Park, nell'anno di Championship, sono forse il suo successo più grande.

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