Doppietta alla Juventus nella prima assoluta in Serie A, tanto per gradire. Hidetoshi Nakata, tanto per chiarirlo subito, non è stato un bluff. Scordatevi tutti i preconcetti sul Giappone ed il calcio, sedimentati da anni di fumetti e giocatori bluff alla Kazu Miura, che ancora oggi fa impallidire i tifosi genovesi. Nakata, portato in Italia dal Perugia, è stato un ottimo giocatore. Fortemente voluto da uno dei più grandi mali del nostro calcio, Luciano Gaucci, Nakata si presenta con la calma dei forti e lo stile di un modello. Ma non si debutta nel campionato italiano rifilando due gol alla Juventus se si è brocchi. Hide, come lo chiamavano tutti i compagni di squadra, passerà alla storia come la prima stella mondiale del calcio giapponese, diventando il propulsore di un movimento sportivo che oggi è in continua ascesa, tanto in Giappone quanto nel resto dell'Asia.
"Cominciai a giocare a pallone all'età di nove anni. Fu la scuola a indirizzarmi su questa squadra. Eravamo molti ragazzini e un solo campo. Così, ci toccava fare i turni. Mi capitò di giocare anche all'alba, alle cinque o alle sei del mattino". Sacrifici e tanto olio gomito per arrivare in alto, laddove merita di stare un calciatore di qualità.
Eppure Nakata poteva diventare uno scienziato, un matematico. "A diciotto-diciannove anni mi ritrovai di fronte il classico bivio: università o pallone. Scelsi il pallone. Avessi proseguito gli studi, avrei optato per una facoltà scientifica. Con i numeri non ho mai avuto problemi."
Ma le passioni, a volte, prevalgono. Ecco quindi la prima occasione, griffata Bellmare Hiratsuka, una squadra di medio livello della Japan League. Quattro stagioni e sedici reti per convincere lo staff tecnico della Nazionale olimpica a portarlo ai Giochi; un'estate per stregare Gaucci, imprenditore romano dall'eccentrico gusto per la scommessa.
Correva l'anno 1997 e durante un torneo minore, tale Dinasty Cup, un giornalista del Guerin Sportivo s'innamora di lui. "Tre avversari saltati in dribbling in piena area cinese, passaggio smarcante al compagno Motohiro Yamaguchi che conclude a lato. É una delle tante perle esibite dal centrocampista giapponese Hidetoshi Nakata nel corso della Dynasty Cup, torneo del quale il talentoso numero 8 giapponese è stato eletto miglior giocatore... un elemento davvero interessante, questo Nakata, il solo fra quelli visti a Yokohama che potrebbe fare la sua figura nel calcio europeo".
Parole che riecheggiano come una musica soave nelle orecchie di Gaucci, che manda uno dei suoi in Giappone con un compito preciso: tornare in Umbria con lo schivo giapponese. A onor del vero, pochi lo sanno, Hide era già stato in Europa. In una gelida settimana di febbraio, nel 1996, ebbe la possibilità di fare uno stage alla Juventus. Conobbe Lippi, Vialli, Del Piero e tutti i campioni bianconeri. Aveva 19 anni e tanta timidezza addosso, così dopo sette giorni all'ombra della Mole, fece ritorno nel paese del Sol Levante con una chiara idea in testa: tornare in Italia. Evidentemente la Juventus, in qualche modo, era nel suo destino. Doppietta all'esordio con gli umbri, goal decisivo per lo Scudetto romanista in quel di Torino.
Ma andiamo per gradi. Nell'estate del '98 Gaucci lo porta in Umbria, portando a termine un vero affare, per sè stesso, per il calcio italiano e per l'Umbria. La regione è presa d'assalto dai turisti con gli occhi a mandorla, che bazzicano il Renato Curi come fossero consumati fan del Grifone; la Galex, società della famiglia Gaucci, vende a raffica le magliette di Hide. La Serie A scopre un gran talento, capace di andare in doppia cifra al primo anno. Non male per uno etichettato fin da subito come "fenomeno del marketing".
I dieci centri di Nakata contribuiscono a salvare il Perugia, che in estate respinge le avances dei grandi club. Gaucci non ci sente, Nakata non si vende. Cambiata guida tecnica, da Castagner a Mazzone, gli umbri hanno una solida certezza: Hide. Ma quando a gennaio bussa alla porta dei Gaucci Franco Sensi, tutto cambia. Difficile dire di no ad un compaesano; impossibile resistere a 32 miliardi di vecchie lire, il cartellino di Alenichev e la comprorietà del giovane Blasi.
Da un romano ai romanisti, Nakata saluta le urla di Mazzone e incontra un monumento della panchina: Fabio Capello. I due hanno caratteri diversi, profondamente. Hide, instaura da subito un buon feeling con il tecnico friulano, che apprezza la cultura del lavoro del giapponese. C'è un grosso problema, però, Francesco Totti. Nakata è forte, lo riconoscono tutti, ma il trequartista giallorosso è Totti, le punte sono Batistuta, Del Vecchio e all'occorrenza Montella. Capello prova a far ruotare i suoi uomini, li sfrutta al meglio. Hide risponde presente quand'è chiamato in causa, specie in quel di Torino. Si diceva che la Juventus era nel suo destino, ed è proprio Nakata a segnare il goal più pesante in chiave Scudetto. Con una bordata da fuori, dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo, riapre il match, pareggiato in extremis dal solito Montella.
Non ho mai visto un giocatore così quotato mettersi tanto a disposizione dei compagni, della squadra. Nakata in giallorosso prova a fare il gregario, accetta il suo ruolo di seconda linea. E' ammirevole lo stile con cui, in guanti bianchi, fa il faticatore, gioca in posizioni poco congeniali. La Roma, dopo l'ubriachezza Scudetto, però scoppia. Nakata finisce sulla graticola e nella lista dei sacrificabili, scalando in poco tempo dalla panchina alla tribuna. Il talento non discute, il problema è che è utilizzato in un ruolo non suo. Nel frattempo il suo cartellino si è inevitabilmente svalutato. Circolano i nomi di Atletico Madrid, Milan e Inter, ma Hidetoshi resta ancora seduto. A sorpresa si presenta a Roma il Parma. Tanzi prova un colpo di coda e dietro ad un esborso di 28 milioni di euro si accaparra le prestazioni del giapponese. I ducali sono una compagine lontana parente di quella di fine anni '90, e Nakata si deprime di pari passo. Con il Parma arriva solo una Coppa Italia, vinta anche grazie ad un suo goal alla Juventus, tanto per cambiare. In Emilina non sfonda, non entra nel cuore dei tifosi, e nel gennaio 2004 arriva il trasferimento in prestito al Bologna.
Nakata sembra stanco, opaco e poco motivato, tanto al Bologna quanto alla Fiorentina, dove si trasferisce in estate. Il frizzante ragazzo capace di goal in rovesciata e dribbling ubricanti, non c'è più. Un ultimo sussulto in Premier, al Bolton, poi la decisione a sorpresa di abbandonare il calcio professionistico a soli 29 anni. Nakata, prima di salutare il mondo del calcio, scrive una lettera a tutti i suoi tifosi "Sono passati più di 20 anni da quando cominciai il mio viaggio chiamato calcio - scrive il calciatore giapponese - Non c'è stato nessun episodio né un motivo in particolare che mi ha portato a prendere questa decisione. Semplicemente sentivo che era arrivato il momento di staccarmi da questo viaggio chiamato calcio professionistico e volevo cominciare un altro viaggio che mi porti a scoprire un nuovo mondo. Tutto qui". Ad attenderlo un radioso futuro nel campo della moda.
Hidetoshi Nakata è stato uno dei giocatori più enigmatici del calcio moderno. Raramente sotto la luce dei riflettori, intorno a lui si son raccolte molte leggende e poche certezze. Di certo possiamo dire che avesse le qualità per stare nel grande calcio, probabilmente più dei suoi attuali colleghi giapponesi, Honda su tutti.
Boa noite !!! pic.twitter.com/mE6ydBzNVl
— Nakata Park (@Nakata_Park) 5 Ottobre 2013
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