28 Febbraio 1996: Ajax v Real Zaragoza
“Capello? Lo stimo molto, sia sul piano professionale sia su quello umano. È per questo che un mese fa l'ho invitato a L'Aja a tenere una conferenza sugli allenatori olandesi. Io e Fabio abbiamo idee molto simili su lavorare con i giocatori e come trattarli”.
Louis Van Gaal è uomo tutto d’un pezzo, allenatore vincente e persona di rara durezza. Su di lui si sprecano aneddoti, racconti e leggende. Luca Toni ha provato sulla sua pelle cosa vuol dire essere allenati da Van Gaal: “Van Gaal si calò i pantaloni e ci disse di non avere paura a sostituire nessuno, poiché lui aveva le ‘palle’… tuttavia, non ero in prima fila, ricordo che era una scena da pazzi, ma non ho visto tutto in maniera nitida… E' capitato anche che Van Gaal mi offendesse, prendendomi anche per il collo, urlando senza sosta”. La realtà racconta anche di come Van Gaal abbia cambiato il calcio europeo, di come abbia rilanciato la visione “totale” tutta olandese, e di quanto bello fosse il suo Ajax. Costruito intorno alla solita filosofia dei giovani, quella scuola di pensiero basata sul talento e l’abnegazione, per “coltivare” in casa i campioni, il club di Amsterdam spazza via prima il Milan e, dulcis in fundo, il Real Zaragoza. Partite complicate, difficili, che valgono ai lancieri una Champions League ed una Supercoppa europea, ancora giocata nell’antico formato di andata e ritorno.
L’Ajax che si presenta all’Olympisch Stadion di Amsterdam la sera di fine febbraio è una squadra giovane e scafata, bella e cinica. Ci sono alcuni campioni esperti, come Van der Sar, Frankie De Boer o Danny Blind; ed altri in rampa di lancio. Le stelle sono il numero 9 Patrick Kluivert, carnefice del Milan al Prater di Vienna, il fantasista Jari Litmanen e l’ala destra Finidi George. Accanto a loro un giovanissimo Edgar Davids, già leader, padrone incontrastato del centrocampo.
Il Zaragoza, reduce dal successo in Coppa delle Coppe ai danni dell’Arsenal, si presentano avendo perso l’uomo decisivo. Fa sorridere pensare che io mi stia riferendo all’argentino Juan Eduardo Esnàider, che tanto male ha fatto con la maglia della Juventus, eppure è così. Suo uno dei goal che ha steso l’Arsenal, sempre sue le giocate più interessanti della stagione appena passata, storica per il club aragonese. Esnàider ha giocato così bene da meritarsi la chiamata del Real Madrid, ed il Real Zaragoza ha fatto di necessità virtù. Per sostituirlo hanno acquistato dall’Albacete un centravanti molto giovane, forte di testa e fisicamente corazzatissimo. Il suo nome è destinato a ritornare spesso in questo libro, perchè si tratta di Fernando Morientes, conosciuto come “El Moro” ai tempi del Madrid, della Nazionale spagnola e del Monaco. Accanto a lui l’altra stellina della squadra, Daniel Garcìa Lara (al secolo Dani) che sarà qualche anno più tardi acquistato a peso d’oro dal Barcellona. Per il resto una squadra compatta, con l’uruguagio Poyet e l’argentino Fernando Càceres come leader del centrocampo e della retroguardia.
Gli spagnoli sono una squadra giovane, sfrontata, con nulla da perdere. Al cospetto dell’Ajax sono poca cosa, ma hanno carattere. Nella partita d’andata, giocata davanti ai caldi tifosi della Romareda, i bianco-blu spaventano i lanceri. Giocano bene, attaccano e si portano avanti con una rete di Aguado. L’Ajax fa fatica, ma è una grande squadra. Kluivert acciuffa il pari nell’unico momento in cui gli avversari tirano il fiato, il resto lo fa Van Gaal. Conscio di essere in difficoltà si copre, toglie Litmanen e puntella la zona nevralgica del campo, mettendo in scacco il Zaragoza. L’esperienza del santone olandese è troppo importante, quasi malefica. Arginata l’esuberanza iberica, Van Gaal sa che ad Amsterdam l’inerzia sarà tutta dalla sua.
Nel gelo olandese, su un campo ben lontano dal meraviglioso prato dell’odierno impianto di Amsterdam, è l’Ajax a dominare la partita. Un match quasi scritto, in cui l’inerzia è tutta dalla parte dei bianco-rossi di casa, bravi a non far mai respirare gli avversari. E così, dopo venti minuti di possesso palla, i lanceri si guadagnano un calcio di rigore. Sul dischetto va Frank de Boer, che sbaglia. Il difensore tulipano inaugura così, ancora giovanissimo, un sodalizio agrodolce con il dischetto degli undici metri, che tante soddisfazioni darà a noi italiani in un’Olanda-Italia di Euro2000. Tutti si aspettano un crollo psicologico degli uomini di Van Gaal, che invece rilanciano e trovano il vantaggio a fine primo tempo. E’ il difensore Winston Bogarde a sbloccare il risultato. Blind batte un calcio d’angolo, la palla attraversa tutta l’area di rigore. La mancano quasi tutti e Bogarde, non certo un bomber consumato, la tocca quel tanto che basta per superare la linea di porta.
Nella ripresa ci si aspetta che Vìctor Fernàndez ridisegni la sua squadra, cercando il goal che vuol dire supplementari. E’ invece l’Ajax a continuare a fare il match, attaccando a pieno regime. Il Real Zaragoza è però annichilito, l’ombra della pimpante squadra vista alla Romareda. Dopo un’azione tambureggiante sulla fascia, Kluivert raccoglie e scarica dietro. Il nigeriano Finidi George è bravo a piazzare con il piattone, rendendo vano il tuffo dell’estremo difensore, che tocca il pallone senza arrestarne la corsa. La sfera prende una traiettoria beffarda, lenta, quasi a lacerare i tifosi spagnoli e s’insacca nell’angolo sinistro. Il balletto di Finidi e Kluivert è l’immagine della squadra di Amsterdam, spietata e sbarazzina, con giocatori già pronti per grandi palcoscenici che hanno un solo obiettivo quando scendono in campo: divertirsi.
Van Gaal dalla panchina lascia giocare i suoi, li vede propositivi e applaude convinto, nascosto nel bavero del suo cappotto scuro. Kluivert, scatenato, vuole il goal. Scatta in profondità e si presenta davanti a Cedrùn, che vistosi dribblato lo stende. Rigore e cartellino rosso, con il 3-0 di Danny Blind facile facile. Gli spagnoli non ci sono più, ma la clemenza non è una caratteristica propria degli uomini di Van Gaal. Passano pochi minuti e un’altra scoppiettante discesa di Kluivert finisce con il bomber colored a terra. Stavolta è Oscar Luis a lasciare il campo per volere dell’arbitro, che assegna il terzo rigore all’Ajax. Blind, difensore completo, forte e freddissimo va sul dischetto. Il suo destro è ancora una volta telecomandato e s’insacca in rete, per il definitivo 4-0. Una lezione severa per il Real Zaragoza, ma che insegna a tutti una cosa: se vuoi puoi, l’inesperienza, la paura, i dubbi, son tutte fisime che stanno nella mente umana. Il futuro c’è, basta saperselo costruire.
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