Esperto di Calcio

28 giugno 2014

Italia, come uscire dall'impasse Mondiale

I vizi capitali sono i principali desideri dai quali tutti i peccati traggono origine:
La superbia, o per meglio dire l' irrefrenabile di essere superiori, fino al disprezzo di ordini, leggi, rispetto altrui.
L'avarizia, o per meglio dire la scarsa disponibilità a donare ciò che si possiede.
La lussuria, o per meglio dire il desiderio irrefrenabile del piacere .
L'invidia, o per meglio dire la tristezza per il bene altrui, percepito come male proprio.
La gola, o per meglio dire l'abbandono ed esagerazione nei piaceri.
L'ira, o per meglio dire l'irrefrenabile desiderio di vendetta.
L'accidia, o per meglio dire il torpore malinconico nel compiere opere di bene.

Io non sono mai stato un credente, né mai lo sarò. Ma quando mi son trovato davanti all'opportunità di dire la mia sui comportamenti di alcuni giocatori della Nazionale, beh i sette vizi capitali mi sono venuti in mente subito. Datemi pure del monotono, ma io la premiata ditta Cassano-Balotelli non la voglio più vedere con la maglia della Nazionale. In molti adesso tendono a sottolineare come in realtà non sia loro la responsabilità del fallimento italiano, e mi sta bene. Concordo nel dire che il più grande responsabile sia Prandelli, che aveva il dovere e la responsabilità di scegliere persone diverse, di puntare su altri giocatori fin dal giorno successivo all'umiliazione patita dalla Spagna. E' vero, e fortunatamente il commissario tecnico ha avuto il buon gusto di dimettersi, nella speranza che non ci sia uno di quei ritorni in sella che tanto piacciono ai rotocalchi d'informazione. Anche perchè andare avanti con uno 0-0 striminzito e poi, probabilmente, perdere contro la Colombia non avrebbe reso il nostro Mondiale soddisfacente. Quindi, meglio così.

Silurato Prandelli, ora è il momento di far piazza pulita anche in campo. Balotelli e Cassano si sono dimostrati dei piantagrane sopravvalutati, incapaci di dare un valore aggiunto al progetto azzurro. Se penso al linciaggio mediatico patito da Del Piero dopo Euro2000, da Totti, da Buffon prima di Germania2006 o da Bobo Vieri per le sue dichiarazioni fuori dalle righe, rabbrividisco.
Ci troviamo di fronte ad un ragazzo, Cassano, che circa 15 anni fa ha dimostrato all'Italia intera di avere un talento. Passavano le stagioni ed il dono che aveva ricevuto si affievoliva; di contro aumentavano a dismisura le sue scenate. Quelle che in gergo sono conosciute come "cassanate" altro non sono che espressioni caratteriali che poco si confanno ad un gruppo con pretese di vittorie. E non è un caso se a Roma è stato isolato, completamente. Francesco Totti, che gli faceva da chioccia, lo ha lasciato nel suo brodo e ha fatto in modo di allontanarlo. Stessa cosa al Real Madrid, dove è riuscito ad inimicarsi persino Fabio Capello, padre severo con tutti e stranamente accondiscendente con Antonio. Poi il rilancio a Genova, sponda Sampdoria. Un rilancio prevedibile, perchè i mezzi tecnici li ha sempre avuti. Semplicemente deve trovare il gruppo giusto in cui esprimerli, ed una compagine di medio livello in cui sono gli altri a mettersi al suo servizio è l'unico posto adatto a lui. Milan ed Inter non rispecchiano questa descrizione; tanto meno la Nazionale di calcio italiana, che ha anche una storia da salvaguardare.

Mario Balotelli è invece esploso in punta di piedi. Non arrivava dalla provincia ma è riuscito ad imporsi con la maglia di un'Inter che, all'epoca, vinceva tutto. Se vogliamo qualcosa di ancora più difficile per un giovane, a cui colpi e fisico non sono mai mancati. La stabilità di Mario è durata ben poco, sono bastati l'incontro con Josè Mourinho e qualche fischio di troppo da parte di San Siro per fargli perdere la testa.
Non è andata meglio in Inghilterra, dove la stampa è ancora meno tenera che nel Bel Paese. Nemmeno il rendez-vous con il mentore Mancini è servito per fargli mettere la testa a posto e pensare alla sua carriera, giocando a pallone e vivendo la sua vita serenamente. E così, fra scherzi, scandali e risse, Balotelli torna in a Milano, sponda rossonera, dove è ben lontano dal trovare la pace.
Incapace di fare gruppo e di tenere la bocca chiusa, in spogliatoio o via social network, Balotelli sta letteralmente bruciando un talento cristallino unito ad un fisico pazzesco. Un peccato, in primis per lui, in secundis per il suo club e per l'Italia. Incapace di accettare le critiche e sempre pronto a sfuriare, contro opinionisti tv, allenatori o compagni, rende evidente che uno così non potrà essere utile alla causa.

Enrico Turcato, dalle colonne di Eurosport, ha scritto su Mario:
A 24 anni c’è l’obbligo di tirare un bilancio. E l’analisi, chiara e lucida, ci dice che Balotelli non è un campione. Vero, sono stati soprattutto i media che lo hanno elevato a simbolo del rinnovamento italiano. Ma lui ci ha giocato e grazie alla visibilità che i mezzi di comunicazione gli hanno fornito, si è arricchito ed è diventato un personaggio di fama mondiale. E quindi ora è giusto che si prenda le sue responsabilità e capisca che gli anni “buttati” cominciano ad essere troppi. E che chi ha provato con pazienza ad aspettarlo, ora si è veramente stancato.

L’ATTEGGIAMENTO INDISPONENTE – Strafottente, con quel fare da “essere superiore”, da chi pensa di aver sempre e comunque ragione. In campo non corre come dovrebbe. La sensazione è quella di non dare mai tutto quello che ha.

NEI GRANDI APPUNTAMENTI FALLISCE SEMPRE – In Champions League mai decisivo. Al Mondiale esce sconfitto. E una doppietta in semifinale all’Europeo non può durargli da paracadute in eterno.

TROPPI CARTELLINI GIALLI – Due in tre partite in questo Mondiale. Avrebbe saltato comunque gli ottavi di finale per squalifica. Ne ha presi 13 in totale in stagione con il Milan, spesso per proteste o litigi. 10 lo scorso anno tra Premier e Serie A. Troppi per chi i cartellini gialli dovrebbe farli prendere ai difensori.

VIENE ABBANDONATO DA TUTTI – All’Inter era un corpo estraneo, pur vincendo la Champions con Mourinho. Al City è riuscito a bisticciare anche col mentore Mancini. Ieri, da solo in panchina, è sembrato essere nuovamente solo. Se non riesce a stringere rapporti solidi con i compagni un motivo ci sarà.

DICE SEMPRE LA COSA SBAGLIATA AL MOMENTO SBAGLIATO – Quel Tweet dedicato alla regina d’Inghilterra prima della sfida al Costa Rica è sembrato fuori luogo. Le sue dichiarazioni sembrano spesso fuori luogo. A volte è meglio tacere.

NON SI ASSUME MAI LE PROPRIE RESPONSABILITÀ - “Non capisci niente di calcio”, aveva detto a Marocchi (Sky Sport) dopo una critica in un post partita. Mai umile, mai auto-critico, caratteristica che permette spesso ai campioni di capire gli errori e migliorare.

FISICO DA GRANATIERE, MA SPESSO PER TERRA – L’immagine a torso nuodo dopo la doppietta alla Germania ne fotografa la potenza fisica. Balotelli avrebbe tutto per essere un gigante, uno di quelli a cui non porti mai via la palla. In realtà simula troppo e va giù ad ogni contrasto.

NON RIESCE A GESTIRE LA VITA PRIVATA – L’abilità di chi sta ad alti livelli per anni è anche quella di scindere la vita privata da quella professionale. A meno che tu non sia Maradona, ma non sembra questo il caso. Se poi nella vita privata ne combina una per colore, non si deve lamentare se i giornali lo prendono di mira.

NON FA MAI GRUPPO - Ieri se ne è andato via dallo spogliatoio senza nemmeno aspettare il saluto di Pirlo, che voleva ringraziare il gruppo per l’ultima gara in azzurro. Non si fa. In generale preferisce sempre sé stesso agli altri e così, gli altri, finiscono per scaricarlo in fretta.

CATTIVO ESEMPIO PER I GIOVANI – Simbolo dell’integrazione culturale italiana, ma mai vero esempio in campo. Vorreste che un vostro figlio avesse come idolo un giocatore che si comporta sempre in questo modo? Noi, francamente, no.

Ribadisco, e chiudo. Balotelli e Cassano non sono gli unici e soli responsabili del fallimento italiano, ma mi auguro di non vederli più con la maglia della "mia" Italia. La Nazionale è un bene di 60 milioni di italiani, chi indossa quella maglia ha un solo grande onere: il rispetto, della maglia, dei compagni e dell'allenatore. Nel calcio vince la squadra e perde la squadra.

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