“Ho vinto le mie
prime coppe della carriera. Finalmente anch' io posso dire di avere conquistato
qualcosa. E ora voglio lo scudetto o la Champions League: questo Parma ce la
puo' fare”.
Pienamente
d’accordo con Gigi Buffon. Il Parma resta per me un mistero inspiegabile del
calcio e dello sport. Era una squadra formidabile, zeppa di campioni, che ha raccolto
molto ma molto meno di quanto avrebbe potuto. Non mancavano i giocatori, ne la
società, ne gli allenatori, ne gli investimenti. Eppure i ducali non son mai
riusciti a riempire la bacheca con un tricolore o una Champions League. Il crac
Parmalat ha fatto il resto, spazzando via una delle squadre più belle e forti
del mondo.
Nel raccontare la
storia del successo emiliano, in quel di Mosca, voglio partire da un video.
Qualche anno dopo, nel 2005, la Rai decide di proporre uno speciale sul doping
nel mondo dello sport. I dirigenti dell’emittente di stato arrivano in possesso
di un video, girato nell’hotel moscovita in cui il Parma è ospitato. Sette
minuti in cui viene ripreso Fabio Cannavaro, difensore della Nazionale e futuro
capitano, alle prese con una flebo. Lo stopper campano, all’indomani del
putiferio suscitato da quel filmato, ha spiegato di persona di cosa si
trattasse.
“La flebo
conteneva il Neoton che non risulta nella lista del doping. Forse la gente si è
spaventata un po' per la flebo in se stessa, però in quella camera c'era
allegria, un clima disteso, e quindi nessuno può pensare che si siano fatte
cose strane, anche perché a riprendermi ero io. Non vedo perché sia stata fatta
una trasmissione sul doping e fatto vedere un filmato di una flebo che non è
doping. Non riesco a capire come il filmato, di cui io ho le cassette
originali, sia andato a finire in mano alla Rai”.
Nessuno potrà mai
dire che la vittoria del Parma, tanto netta quanto meritata, possa esser stata
viziata da sostanze illecite. Ci sono stati controlli antidoping nel
post-partita e nessun calciatore emiliano è stato trovato positivo. Ho voluto
partire da qui per sottolineare, senza suscitare polemiche filo o anti
juventine, quanto il doping nel calcio sia stato un falso problema. Per anni
l’attenzione dei media si è focalizzata su questa tematica, quasi fosse il male
del calcio. Eppure la vera piaga di questo meraviglioso sport non è il doping,
come non sono gli arbitri. Sono l’ignoranza e la violenza, che purtroppo
saranno protagoniste di una storia più avanti.
Della notte russa,
nella splendida cornice dello stadio Lužniki, voglio solo
ricordare le magie di Hernan Crespo, uno degli attaccanti più forti che io
ricordi; i dribbling di Enrico Chiesa, i lanci di Veròn e la favola di Paolo
Vanoli, l’ennesima dimostrazione che con impegno, lavoro e dedizione si va
lontani.
Il Parma arriva
all’appuntamento finale con una squadra fuori categoria. La difesa è un vero
bunker, con gente del calibro di Buffon, Fabio Cannavaro, Sensini e Thuram. Il
centrocampo può contare sui muscoli di Dino Baggio, la fantasia della “brujita”
Veròn e la corsa di Diego Fuser. In avanti Malesani può schierare Crespo, non a
caso capocannoniere del torneo, ed Enrico Chiesa, un tandem di fantasia e
potenza, cinismo e concretezza. Il percorso dei ducali nella competizione è
stato liscio, tranquillo. Superato con un leggero affanno il Wisla Krakow nei
sedicesimi di finale, da quel momento in avanti una marcia senza sbavature. In
fila vengono prese a “pallate” i Glasgow Rangers, il Bordeaux e l’Atletico
Madrid. I francesi sono letteralmente umiliati al Tardini, con un 6-0 roboante,
impreziosito da una doppietta a testa per i due centravanti parmigiani. Gli
stessi attaccanti son poi protagonisti della splendida vittoria esterna al
Vicente Calderòn di Madrid, dove l’Atletico è “matato” per 1-3. Con un percorso
del genere è indubbio arrivare all’appuntamento decisivo con i galloni del
pronostico.
L’Olympique
Marseille è lontanissima parente della squadra che dominava in Europa grazie a
Papin, Deschamps e Bokšić, ma rappresenta comunque un avversario temibile.
Guidati dal campione del mondo Laurent Blanc, i francesi sono un misto di
esperienza e sfrontatezza. Porato in porta e Blanc in marcatura sono i leader
di una retroguardia che può schierare il futuro interista Domoraud (uno che a
Milano cercano ancora oggi di dimenticare) e William Gallas, futura colonna del
Chelsea. A centrocampo la stella è un giovane Robert Pirès, intorno a cui
agiscono l’ex di turno Daniel Bravo ed il sudafricano Issa, un buon giocatore
finito nel mirino delle critiche dopo due autogoal ai mondiali di Francia. L’attacco
vive sulle spalle del mai rimpianto ex rossonero Christophe Dugarry e Fabrizio
Ravanelli. I francesi sono arrivati in finale avendo la meglio sul Bologna di
Mazzone, Kennett Andersson e Signori, con I felsinei arresisi solo a cinque
dalla fine, estromessi da un goal di Blanc che sa di beffa. Dopo lo 0-0 del
Velodrome ed il vantaggio casalingo di Paramatti sembrava fatta per un derby
emiliano in quel di Mosca, ma l’esperieza del capitano transalpino ha fatto la
differenza.
Il ruolino delle
due squadre, dunque, parla chiaro. Il Parma è una squadra spumeggiante, bella
da vedere, e con un attacco atomico. L’Olympique è invece compagine solida, ben
strutturata dietro e cinica davanti. I marsigliesi, però, hanno grossi problemi.
A Mosca non possono infatti schierare alcuni gicoatori chiave: Gallas, Luccin e
la coppia d’attacco Ravanelli-Dugarry. Il reparto avanzato grava quindi
sull’ariete lionese Florian Maurice, un prospetto interessante ai tempi delle
nazionali giovanili che non è riuscito a confermarsi nel calcio dei grandi.
Nonostane sia
decisamente più forte, il Parma parte piano, quasi sornione. Veròn fatica a
prendere in mano il gioco e così il primo tiro in porta e' dei francesi. Il
diagonale di Blondeau, che gioca avanzato come quarto centrocampista a destra,
ballando tra Vanoli e Cannavaro, non può spaventare Buffon. Il Marsiglia
s’illude di governare la prima fetta ma le trame dei bianchi transalpini non
bastano per spaventare il Parma, il cui primo merito e' quello di non
rintanarsi nella propria meta' campo. I ducali iniziano a carburare e non e' un
caso quindi che dopo una blanca punizione di Veron, facilmente bloccata dal
portiere, capiti a Crespo l’occasione da goal. Il centravanti argentino, ben
smarcato da Chiesa, ha la palla giusta, ma la conclusione del numero 9 è troppo
alta. E’ però lo squillo di tromba, il segnale che il Parma non dorme. A
tradire i suoi è proprio Blanc, l’eroe stagionale fino a quel momento. Il
capitano cerca di appoggiare di testa al portiere ma manca clamorosamente l'intervento,
permettendo a Crespo d’inserirsi. Porato prova all’ultimo istante a frenare
l’argentino con un’uscita disperata, ma il pallonetto di destro scavalca
l’estremo difensore e gonfia la rete. Dopo una fase fin troppo lunga di studio
la squadra di Malesani si sblocca definitivamente e da quel momento la partita
è a senso unica. Graziato al 31' da una conclusione troppo alta di Veron, il
clan dei marsigliesi affonda rapidamente, incapace di reagire dopo l’errore del
suo uomo simbolo. E’ Paolo Vanoli, bravo a farsi trovare pronto su cross di
Fuser, a insaccare il raddoppio prima che l’arbitro mandi tutti a riscaldarsi
nel tepore degli spogliatoi.
Una innocua
punizione di Bravo è l’unica reazione dell’OM, ormai in balia degli uomini di
Malesani. I primi dieci minuti della ripresa sono un monologo gialloblu con
Thuram, Crespo e Veròn vicini al terzo goal. Marcatura che non tarda ad
arrivare, quando al 55’ Veron scatta sulla destra, e appoggia verso il centro. Il velo di Crespo è degno di un centravanti
consumato ed esperto, la botta di Chiesa sotto la traversa fa scattare l’Aida
nel cielo di Mosca.
Il Marsiglia
dimezzato dalle squalifiche e ormai fuori partita non prova nemmeno una
reazione. Gli ultimi minuti della panchina del Parma sono un incandescente
conto alla rovescia verso la meritata premiazione, sugellata dalla coppa alzata
al cielo nel gelo moscovita da capitan Sensini.
Sembra l’inizio di
un’era, di un’epopea che non arriva e non arriverà mai per il club ducale. Da
Parma passano allenatori e giocatori di prima fascia, fuoriclasse in campo e
fuori. Eppure ai gialloblu manca la zampata, il guizzo felino di un successo
alla portata. Nel festeggiare i primi cento anni della società l’attuale
presidente, Tommaso Ghirardi ha detto: “Qui è passato un pezzo del meglio del calcio
internazionale. Anche oggi
migliaia di tifosi sono accorsi allo stadio, dimostrando grande attaccamento a
questa maglia. Non so se il più grande giocatore della nostra storia è stato
Crespo, so che oggi il protagonista è il Parma. Non pensaimo al
futuro, siamo una squadra che da anni sta facendo bene”.
Ha ragione, quella squadra ha fatto la storia, anche senza vincere uno
Scudetto.
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