“Secondo me resta il più grande di sempre, il miglior attaccante che abbia mai visto. Meglio anche di van Basten, un giocatore veramente impossibile da marcare. Ne parlavo con un grande come Maldini, Ronaldo ci ha fatto fare una serie incredibile di "figure da cioccolatai". Vi assicuro che noi abbiamo marcato gente come Maradona, ma lui era assurdo. Lo marcavi stretto e lui ti chiamava la profondità, coprivi lo spazio per non dare la profondità e lui ti puntava in uno contro uno, era ossessionante”.
Le parole di un grande difensore come Costacurta testimoniano perfettamente chi è stato Ronaldo. Quando penso e pronuncio quel nome io penso sempre e solo a Luìs Nazario de Lima, il solo ed unico Ronaldo. Non fraintendetemi, Cristiano Ronaldo è un campione, ma il numero 9 carioca è un’altra cosa. Per me, nonostante abbia giocato nell’Inter, ha rappresentato un giocatore unico, incredibile. Lui ed Alessandro Del Piero sono stati i miei eroi, i miei modelli. Non penso sia mai esistita una prima punta forte e completa come Ronaldo. Aveva tutto, dribbling e velocità; senso tattico e fiuto del goal; tecnica e intelligenza; estro e fantasia.
La sera del 26 Ottobre 1996 la stella di Ronaldo si consacra definitivamente nel firmamento celeste. La tripletta con cui schianta il Valencia è divina. I tifosi del Camp Nou impazziscono letteralmente di gioia, capiscono di avere in casa il più forte giocatore del mondo, l’unico in grado di cambiare il destino di una partita con un lampo, con un’accelerazione. Eppure son passati appena due mesi dal suo approdo nella Liga, nessuno si sarebbe mai aspettato un impatto così forte. La forza con cui Ronaldo imperversa negli stadi spagnoli è come quella di un uragano. Nelle prime dieci partite realizza dodici reti, una delle quali è unica. Alla tripletta con cui “mata” il Valencia ci arriveremo fra poco, il suo vero capolavoro risiede nel goal rifilato il 12 Ottobre al Compostela. Al 35’ minuto Ronaldo ruba palla a Passi nel cerchio di centrocampo. Non ci pensa un attimo e parte in progressione, seminando tutto e tutti. Corre 47 metri in 11 secondi, accarezzando il pallone 14 volte per saltare come birili cinque avversari. Uno dopo l’altro, inermi di fronte alla rapidità e alla tecnica del campione brasiliano. La palla s’insacca ovviamente alle spalle del portiere, il Camp Nou esplode.
Le radio catalane non sanno come descrivere questo ragazzo pelato, rapido come il fulmine e letale come un puma. Indicono un concorso per dargli un soprannome, un nomignolo con il quale tutti i tifosi blaugrana possano riconoscere il loro numero 9. Nasce qui la leggenda del Fenomeno, destinata a durare negli anni e a resistere in imperitura memoria.
Non esiste uomo che lo abbia visto giocare che non abbia strabuzzato gli occhi di fronte alle sue giocate, alle sue magie. Non esiste calciatore che lo abbia affrontato o sia stato suo compagno e che non sia rimasto incantato dalla sua classe irriverente, a tratti devastante. Di lui, dalle pagine del suo sito ufficiale, ha scritto l’altro mio idolo, Alessandro Del Piero: “Ho sempre sostenuto che la grandezza di un giocatore si misura anche dalla grandezza dei suoi avversari, dei grandi duelli che anche uno sport di squadra come il calcio sa regalare. Gli anni di Ronaldo in Italia, nella sua prima esperienza con l’Inter, sonostati caratterizzati dalla nostra sfida, Del Piero-Ronaldo, Juve-Inter. A fine partita ci cercavamo sempre, per scambiarci la maglia. Ronaldo è stato uno dei giocatori che ho stimato di più. Il suo annuncio di ieri mi ha colpito, anche se non sorpreso.
Purtroppo a decidere per lui sono stati gli infortuni che hanno tormentato gli ultimi anni della sua carriera. Come Marco Van Basten, per citare un altro fuoriclasse di livello assoluto, la sfortuna ha impedito a tutti gli appassionati di calcio (me compreso) di vedere ancora sul campo le prodezze di questi “mostri”. Ma quello che ha fatto Ronaldo resterà per sempre nella storia del calcio e negli occhi di chi ama questo sport, indipendentemente dal colore della maglia, dal tifo, dalle bandiere. Giocatori come Ronaldo appartengono a tutti. E’ stato toccante sentire dire a Ronaldo nella sua conferenza stampa di addio, le lacrime, quella frase “mi sembra di morire” perché una parte di lui non ci sarà più, il calciatore Ronaldo. Ma per fortuna adesso inizia un’altra vita. Grazie per quello che hai fatto sul campo e per essere stato un grande avversario, Fenomeno”.
E’ la chiusura che racchiude l’essenza del Ronaldo giocatore, uno straordinario fuoriclasse capace di illuminare le serate più buie; caparbio ed in grado di rialzarsi nei momenti più difficili, con la stessa forza e sfrontatezza di quando in Spagna spaccava le difese. Come la retroguardia valenciana, messa a ferro e fuoco da una sontuosa tripletta del futuro Pichichi.
Imporsi in una squadra ricca di storia, fascino e campioni non è semplice. Solo i fuoriclasse si ambientano rapidi e veloci, grazie al talento, al carisma ed un’innata capacità nell’essere decisivi. Ronaldo è stato un maestro in tal senso. Approdato giovanissimo in una squadra che schierava giocatori del calibro di Blanc, Figo, Guardiola, Stoichkov, Luis Enrique e De la Pena, il centravanti carioca ha saputo ritagliarsi fin dai primi allenamenti il ruolo di leader. Bobby Robson ha visto in lui quel talento che pochi altri hanno potuto sfoggiare nella storia del calcio, quel colpo in grado di rendere unica una giocata. Ed è così che pochi secondi dopo il goal al Compostela il tecnico inglese si gira verso la panchina e domanda: “com’è possibile?”. Già, nessuna esultanza, nessun gesto di clamore, solo semplice e pura incredulità.
Ronaldo rendeva possibile l’impossibile, superava i limiti del gioco. Contro il Valencia, realizzando quella fantastica tripletta, urla al mondo il suo nome. Tre reti magnifiche, fuori dal normale. Nella prima c’è l’essenza stessa del giocatore, che prende palla sulla trequarti ed in men che non si dica è già diventato imprendibile, veloce come un puma e aggraziato come un cigno. I centrocampisti andalusi nemmeno lo vedono, i difensori lo temono. Quando il brasiliano si persenta dinnanzi a Ferreira ed Otero i due sembrano spaesati. Il Fenomeno lancia la palla in mezzo a loro, evita il tentativo di fallo e si presenta in una frazione di secondo di fronte a Zubizzareta. Il grande ex della partita è freddato con la facilità di chi ha il goal nel sangue, spiazzato dal piatto destro di Ronaldo.
Il secondo è troppo semplice, per lui. Lanciato in profondità da Figo, Ronaldo riceve sulla trequarti. Scatto bruciante verso l’area di rigore, protezione palla sul ritorno del centrale e sinistro al fulmicotone sul secondo palo.
Il terzo, nel momento più difficile del match, è un capolavoro di rara classe e precisione. Ronaldo strappa il pallone a centrocampo, anticipando anche il suo compagno. Lo scatto è talmente devastante da far sobbalzare in piedi i novanta mila del Camp Nou. Nemmeno un fallo a modi “sandwich” può fermare la corsa del Fenomeno, che si presenta davanti al portiere spagnolo e lo fredda con un piatto tanto delicato quanto irriverente.
L’hattrick al Valencia fa conoscere Ronaldo al mondo intero, che smette di considerarlo un ragazzo promettente. Fino alla notte del 26 Ottobre il ragazzo carioca è rimasto un giocatore da valutare, il solito attaccante brasiliano per cui bisogna vedere il reale valore. Ronaldo segna, lo fa sempre e con goal meravigliosi, unici. E’ immarcabile perchè un centravanti completo, il migliore che io abbia mai visto giocare. Segna in ogni modo e maniera, ridicolizzando qualsiasi difensore. Accanto a Nilis, Stoichkov, Figo, Bebeto, Romario non fa differenza. Ronaldo si è preso il palcoscenico calcistico mondiale e non ha nessuna intenzione di mollarlo.
1 comments:
Ronaldo ci ha fatto fare una serie incredibile di "figure da cioccolatai". Vi assicuro che noi abbiamo marcato gente come Maradona, ma lui era assurdo.
Lui è Ronaldo, ma è l'unico Ronaldo al mondo. È così unico, arrogante, eterno, sicuro di sé.
Posta un commento