In tempi non sospetti ho sollevato più di un dubbio sulle qualità di questo Brasile, fresco vincitore ieri contro la Croazia. Bene, il match inaugurale del Mondiale, a mio avviso, avvalora le perplessità espresse sui verdeoro, tutt'altro che scintillanti ieri sera. Come previsto, la stella della squadra è Neymar, l'unico lì davanti a fare la differenza. Hulk e Fred sono lontanissimi parenti dei fuoriclasse che i carioca hanno sempre avuto l'occasione di schierare, inadatti a giocare titolai in molte nazionali del pianeta, figuriamoci nella Seleçao.
Una partita non bella quella di ieri, dominata da errori marchiani. Pronti-via è Marcelo ha regalare il primo brivido al Brasile, incocciando goffamente un cross "ciccato" da Jelavic (un giocatore di un modesto da far spavento) e infilando Julio Cesar.
Come prevedibile il Brasile prova a reagire, ma davanti è impalpabile. Fred non si capisce se sia in campo o meno, Hulk lo riconosci per il suo torace da "demolitore" più che per i suoi piedi da calciatore. L'unico a provarci davvero è Neymar, che con la solita leziosità prova una finta e un dribbling a ogni soffio di vento. Tanto basta per trafiggere i croati, la cui porta è "difesa" dall'esperto Pletikosa, un portiere che a vederlo oggi nessuno crederebbe mai possa essere al suo terzo Mondiale. A metà primo tempo Neymar calcia di sinistro, ma la palla è strozzata. Passa in mezzo ad una selva di gambe ma pare destinata innocuamente fra le manone del portiere di Spalato, che invece la combina grossa. Pletikosa parte in ritardo, forse ancora abbagliato dal duo di "tardone" Jennyfer Lopez-Claudia o stregato da un Pitbull in versione cotechino. Sta di fatto che la palla bacia il palo e gonfia la rete, riportando un pò di serenità in quel di San Paolo.
A inizio ripresa ci si aspetta una Seleçao arrembante, pronta a prendere in mano la partita. E invece no. Stancamente i brasiliani provano ad attaccare, ma il solo Oscar sembra intendersi con Neymar. I croati, da par loro, sono ordinati e si poggiano sulle geometrie di Modric e le sgroppate di Olic.
La svolta, però, è dietro l'angolo. Protagonisti né un croato né un brasiliano, ma un giapponese. Ma come direte voi, mica è una barzelletta anni '80. Eppure è l'arbitro nipponico Nishimura a dare la prima vera svolta al match, fischiando un rigore a Fred che nemmeno la torcida paulista avrebbe avuto il coraggio di assegnare. Sul dischetto va Neymar, prendendo una rincorsa ignobile. Il tiro è figlio della preparazione ed è poco angolato e piano. Pletikosa è sulla traiettoria, ma le sue mani sono solide come la casa di paglia dei tre porcellini e si piegano. Il Brasile è di nuovo in vantaggio.
Kovac, l'unico croato della storia ad aver partecipato ad un Mondiale come giocatore e come allenatore, prova a fare qualcosa. Toglie Kovacic, la cui prova è a dir poco imbarazzante, è mette Brozovic. Il cambio si rivelerà poco azzeccato, ma il nerazzurro mi ha davvero deluso. Da mesi lo spalleggio e sostengo il suo talento, eppure continua a fallire in termini di personalità. Brozovic, nel dubbio, non è da meno e si guarda bene dal cambiare la partita.
A farlo è di nuovo il nipponico con la casacca nera, quando fischia un fallo di Olic su Julio Cesar. Cross dalla sinistra, Olic stacca circa venti secondi prima dell'estremo difensore del Toronto FC e lo anticipa. Le braccia del croato non sono aderentissime al corpo, perchè deve darsi equilibrio, ma questo basta a fischiare fallo. In realtà il centravanti ex Bayern non ostacola né colpisce Julio Cesar, ma il susseguente goal è annullato ancor prima che la palla entri dentro la rete.
Rebic, entrato negli ultimi minuti al posto di un impalpabile Jelavic, mette i brividi alla difesa carioca, ma a pochi secondi dalla fine è Oscar a chiudere i conti. Lo fa con un "tiro de pico", con la punta. La mossa è molto più da futsal che non da calcio vero, il pallone parte veloce ma dritto. La traiettoria sarebbe semplice per un portiere di infima categoria, ma non per Pletikosa. Il croato decide di buttarsi quando il pallone gli sta passando accanto alle mani, e ovviamente non lo ferma.
La torcida brasiliana è in festa, Kovac furente, Scolari ha lo sguardo poco soddisfatto. Come dargli torto, questo Brasile, se non cambia registro, non farà tantissima strada. Certo, giocare davanti al pubblico amico è un vantaggio impagabile, specie per loro, ma manca tanta qualità.
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