Ciò che è successo, o per meglio dire che sta succedendo,
a Belo Horizonte è una pagina indelebile della storia del calcio. Nemmeno il più pazzo e sfegatato dei tifosi tedeschi poteva pensare ad un match così scoppiettante, così godurioso. Si perchè
il calcio è gioia, passione, amore e sano godimento.
Noi italiani lo sappiamo bene, perchè nell'ormai lontano 2006 sconfiggemmo proprio i tedeschi nel loro fortino, a Dortumd. Ci riuscimmo con una partita maiuscola e due prodezze meravigliose, firmate da uno straripante Fabio Grosso ed un Del Piero semplicemente divino nel trafiggere
Jens Lehmann.
Ma quella vittoria non è nemmeno lontana parente di quanto sta maturando in Brasile, con la Germania di Loew che ha letteralmente ridicolizzato i padroni di casa. Lo ha fatto a casa loro, davanti a settantamila tifosi carioca pronti alla festa.
L'ho scritto pochi giorni fa,
la Germania è la squadra più solida e quadrata vista fino ad ora. Ha saputo tener testa ad un girone di buon livello, è stata capace di soffrire con la sorprendente Algeria, ha annichilito la Francia. Il minimo comune denominatore, fino a questa sera, era stato il cinismo.
Questa sera è deflagrato tutto il potenziale offensivo di una squadra piena zeppa di qualità, in ogni reparto. Si inizia dalla porta, dove
Manuel Neuer rappresenta ad oggi l'eccellenza del ruolo. Nel tempo ha avuto meno battage pubblicitario dei vari Casillas e Cech, ma è a ben vedere l'unico che è riuscito a scalzare il nostro Gigi Buffon. L'estremo difensore di scuola Schalke04 ha tutto: fisico, classe, personalità, piede.
La difesa è solida, compatta, affidabile. Centralmente e lateralmente è difficile colpire i tedeschi,
e voglio spendere un elogio per un terzino sottovalutato dal grande pubblico:
Benedikt Howedes, anche lui scuola Schalke04, qualcosa vorrà dire.
Il centrocampo è un misto di solidità e classe, con il recuperato germano-tunisino Khedira a fare da frangiflutti davanti alla difesa. Una scelta, quella di Loew, che un certo Prandelli avrebbe potuto seguire portando Giuseppe Rossi, ma noi un commissario tecnico capace e umile non lo avevamo. Se Khedira ha donato stabilità ed equilibrio,
l'immenso Toni Kroos detta i tempi e conferisce qualità alla manovra.
Gli sbocchi sono di primissima qualità, con il capocannoniere Thomas Muller ed un Miro Klose sontuoso, capace di diventare il miglior marcatore di sempre al Mondiale. E
non si è limitato a strappare il titolo a Ronaldo, lo ha fatto giocando in Brasile contro il Brasile, uscendo poi con la serenità di chi sa di avere fatto un grande record. E forse avrebbe potuto sorridere anche di più, ma Miroslav è troppo navigato per non sapere che Thomas Muller, già a quota 10 reti, ha tutte le carte in regola per strappargli il primato, pur mantenendolo in Germania.
L'altro lato della medaglia è un Brasile troppo brutto per essere vero, sotto tutti i punti di vista. A partire dalla panchina, dove
Scolari non ha capito nulla, né prima del Mondiale né in corso d'opera.
Convocazioni ai limiti del ridicolo, gioco balbettante e personalità inesistente. Affidarsi ai singoli è pratica nemmeno così desueta in Brasile, ma quando schieri gente come Luiz Gustavo (Mazzarri deve spiegare a tutto il mondo come solo lui e Scolari lo possano considerare un grande giocatore), Fernandinho, Bernard, Fred e Jo non puoi avere velleità. E
il campanello di allarme era arrivato con il Cile, che avrebbe ampiamente meritato di passare il turno, ma forse è più giusto così. Una squadra così brutta è giusto che subisca una batosta tale, perchè di umiliazione si parla.
Un vero e proprio massacro sportivo, una pagina indelebile nella storia del calcio e dello sport. E io sono felice di averla vissuta, in prima persona.
L'aspetto più bello di questa partita, di questo sport, è l'atteggiamento della Germania. Sullo 0-5 ha allentato leggermente la pressione, ha dato ai padroni di casa l'illusione di fare un goal, ma poi ha ripreso a macinare gioco. E
non si è fermata, non si sta fermando. Ha trovato il sesto e il settimo goal e non ha mai tolto la gamba, non ha mai lesinato un contrasto. E ai David Luiz della situazione, la cui valutazione di 60 milioni è più folle di uno show di Al Bano in prima serata, non restava alternativa al fallo, talvolta brutto. Situazioni che testimoniano una inferiorità manifesta, che mai si era palesata. Almeno non in questi termini.
Questa con la Germania non è solo la sconfitta peggiore della storia del calcio brasiliano, ha frantumato qualsiasi record nella manifestazione più importante del mondo. Un vero e proprio shock, impronosticabile e inimmaginabile.
Una partita che ridimensiona il movimento calcistico carioca e rivaluta la sottovalutata e vituperata scuola europea, tacciata di essere difensivista (Italia), noiosa (Spagna), cinica (Germania) e inconcludente (Olanda).
Il campo ha parlato, e ha come sempre emesso il suo giudizio. Ed è qualcosa di impietoso, una grande lezione di calcio e di programmazione. Non arrivi sempre in fondo se non hai un'organizzazione pazzesca; non sconfiggi per la prima volta nella storia il Brasile in semifinale; non rifili un 1-7 alla Seleçao.