Somatizzata la sconfitta e la seconda brutta figura consecutiva al Mondiale, ora l'Italia deve rialzarsi in piedi. Lo deve fare trovando un nuovo presidente federale, si spera una figura nuova e frizzante; e affidandosi ad una nuova guida tecnica, il cui compito è quello di fondare ex-novo un progetto tecnico e tattico. Un po' quello che aveva fatto la Germania dopo il disastroso Europeo del 2004, quando l'allora commissario tecnico Rudi Voeller decise di puntare solo sulla vecchia guardia: Kahn, Friedrich, Worns, Baumann, Hamman, Kuranyi, Schneider, Frings...tutta gente giunta al capolinea.
La rifondazione parte necessariamente dai giovani, o per esser più precisi da quell'infinito serbatoio che per noi è sempre stata l'Under21. Se scaviamo nel passato, infatti, scopriamo che dalla nostra Under sono passati ragazzi che son poi diventati campioni, molti dei quali ci hanno portato ad alzare il trofeo più importante in una calda estate berlinese. Ultimamente, invece, il nulla.
Campionato Europeo Under21, 1994: vinciamo in finale con il Portogallo di Rui Costa, Figo e Joao Pinto, non proprio una squadretta da niente. Noi, allo stesso modo, schieriamo fior di campioni: Francesco Toldo, Fabio Cannavaro, Christian Panucci, Benny Carbone (che da ragazzo aveva numeri da fenomeno), Christian Vieri, Filippo Inzaghi. Ci porta sul tetto d'Europa Orlandini, poi incapace di imporsi al grande pubblico, ma nel mentre abbiamo eliminato ai rigori la Francia di Makelele, Zidane e Thuram, insomma un'altra corazzata.
Campionato Europeo Under21, 1996: vinciamo in finale contro la Spagna di Raùl, Mendieta, Morientes e Ivan de la Pena. Noi schieriamo una formazione pazzesca: Buffon, Nesta, Cannavaro, Panucci, Tommasi, Tacchinardi, Morfeo, Del Vecchio, Totti, Amoruso, con quest'ultimo che Lippi ha definito poco tempo fa "uno degli attaccanti più forti e completi che abbia mai visto". Suoniamo ancora una volta la Francia di Makelele, rinforzata con ragazzi del calibro di Patrick Vieira, Wiltord, Candela e Robert Pirès.
Campionato Europeo Under21, 2000: vinciamo in finale contro la Repubblica Ceca di Jankulovski, Grygera, Ujfalusi e Milan Baros, all'epoca considerato il miglior giovane emergente del mondo. Noi caliamo una serie di assi notevoli: Abbiati, Coco, Gattuso, Baronio, Andrea Pirlo e Ventola. Sulla strada spettiniamo l'Under inglese più forte degli ultimi anni, con Jamie Carragher e Frank Lampard.
Campionato Europeo Under21, 2002: questa volta ci fermiamo in semifinale, la Repubblica Ceca di Baros si prende la rivincita a due anni di distanza. Noi però usciamo a testa alta guidati sempre da Pirlo, inspiegabilmente sottovalutato in Serie A, e dalla nuova leva: Donati, Ferrari e Maccarone.
Campionato Europeo Under21, 2004: giochiamo un torneo pazzesco e, ovviamente, lo vinciamo. La finale con la Serbia di Ivanovic è una formalità, siamo troppo superiori agli altri. In porta Marco Amelia, in difesa Barzagli, e Zaccardo, in mezzo al campo De Rossi e davanti Gilardino. Guarda caso tutti i nominati, due anni dopo, vincono il Mondiale in Germania con Marcello Lippi.
Di lì in avanti un buco generazionale, squadre mediocri che non riescono a qualificarsi o raccolgono al torneo finale magre figure. I giocatori di maggior spicco sono Chiellini, non certo uno dai piedi sopraffini, e Aquilani. Poi certo ci sarebbe Giuseppe Rossi, uno che è forte, ma che è stato perseguitato dagli infortuni. I tre sopracitati hanno fatto parte del giro azzurro nella spedizione brasiliana, almeno due su tre. Pepito è stato bocciato all'ultimo istante da Prandelli, che poteva tranquillamente lasciarlo in Italia ma evitarsi la pantomima di portarlo in ritiro per poi scaricarlo. Scegliere al posto suo e di Destro un giocatore come Cerci e Insigne è un'assurdità, tattica e tecnica.
L'ultima Italia che arriva in fondo ad un torneo giovanile è quella di Immobile, Verratti e Borini. La scoppola contro la Spagna di Thiago Alcantara riecheggia ancora nelle loro menti, ma per lo meno qualcosa si muove.
Il fallimento del 2010 e del 2014 è figlio di una pochezza nel calcio giovanile, speriamo che questo buco generazionale sia colmano al più presto. Qualche giovane interessante lo abbiamo, potremmo evitare di farceli soffiare, come successo con Verratti, e potremmo capire che è giunto il momento di dar loro spazio. Va benissimo la vecchia guardia, ma dev'essere composta da gente come Buffon o De Rossi. Pirlo ci può stare nel gruppo azzurro, ma guai a puntare ancora tutto su un giocatore che ha 35 primavere sulle spalle.
Chiudo con una domanda provocatoria: ma se Balotelli fosse e fosse stato il gran campione che i media dicono da anni, per quale ragione non ha guidato una Under21 al successo? Forse un campione non è. E dubito che lo sarà mai, nonostante mezzi tecnici e fisici.
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