Esperto di Calcio

8 luglio 2014

Brasile2014: due filosofie a confronto al Minerao

Mancano poche ore, poi le luci si accenderanno sul Mineirão di Belo Horizonte e la prima semifinale Mondiale andrà in scena. Brasile-Germania, una partita dal fascino incredibile, unico. Il remake della finale 2002, decisa da una doppietta di Ronaldo e da una indecisione di Oliver Kahn, eletto poi quasi beffardamente miglior giocatore, ma non solo. Sono ben 21 i precedenti fra i due paesi, con l'ago della bilancia decisamente pendente in favore del Brasile, che vanta 12 vittorie a fronte di 5 pari e 4 sconfitte.
A ben vedere quando Brasile e Germania hanno vinto il Mondiale, difficilmente i loro cammini si sono incrociati, eccezion fatta per quello stranissimo 2002 in Corea e Giappone. Si sono sempre sfiorate, come nel '58 e nel '70, quando furono Svezia e Italia a negare ai tedeschi la finale contro Pelè e compagni; o nel '74, quando a infrangere i sogni verdeoro furono gli olandesi Neeskens e Cruijff, poi beffati in finale dal solito e implacabile Gerd Müller.
Eppure il fascino di questa sfida non ha prezzo, perchè è la storia stessa del calcio che si incontra. Le Nazionali, così come i club, hanno un peso specifico. Brasile, Italia, Germania e Argentina, rispetto a tutte le altre, hanno una marcia in più. Quando scendono in campo, che giochino bene o male, si sente nell'aria quell'odore di storia e passione, di sacrificio e tradizione che hanno portato ad inequivocabili ed indiscutibili risultati. Il campo non mente, mai. E' spietato, cinico e assoluto. Solo gli stolti si permettono di giocare con i sé e con i ma, con il poteva essere e non è stato.

Brasile: i carioca arrivano all'appuntamento cruciale con più dubbi che certezze. Le due più luminose erano Neymar, il capocannoniere della squadra, e Thiago Silva, un muro difensivo capace di scardinare la retroguardia colombiana con un inserimento su palla inattiva. Persi i due punti fermi della squadra, Scolari deve inventarsi qualcosa per sconfiggere la Germania, come sempre tosta e quadrata.
Le armi in mano a Felipao sono poche molto poche. Nel 2002 poteva scegliere fra Ronaldo, Rivaldo e Ronaldinho; e ancora Kaka, Denilson e Juninho Paulista. Oggi guarda l'allenamento e vede solo Hulk, Fred, Jo e Willian, onesti giocatori ma nemmeno lontani parenti dei funamboli di dodici anni fa. Ecco perchè a lui viene chiesta un'intuizione tattico-tecnica per portare il Brasile all'atto finale, spinto dalla torcida carioca che vuole con tutto il cuore e tutta la forza che ha la Seleçao al Maracanà.
E' questo il fattore chiave per i verdeoro, la spinta del pubblico brasiliano, capace di creare un'atmosfera da brividi per trascinare i propri beniamini all'ultimo atto, magari contro l'Argentina in una finale ancora inedita e che, in fondo, tutto il mondo si è auspicata almeno per un momento.
Francamente penso che fra Germania e Brasile, ad oggi, non ci sia confronto. Gli undici europei sono più forti e più esperti, determinati e affamati. Loew ha saputo dar loro un'identità di gioco molto forte, confermando la tradizionale impenetrabilità e rinvigorendo la fase offensiva con idee e giocatori nuovi. Ma il Brasile è sempre il Brasile, e quando gioca davanti al suo pubblico non lo si può mai dare per spacciato.

Germania: i tedeschi sono la formazione più completa delle quattro arrivate in fondo. Non ha punti deboli dietro, non gli manca qualità e ha bocche di fuoco in abbondanza. Psicologicamente i tedeschi sono una garanzia, ma sono chiamati a sfatare il tabù che li vede sempre vicini al traguardo e poi beffati sul filo di lana. E' successo nel 2002, nel 2006 e nel 2010, ora sembra giunto il momento del riscatto.
Loew credo si affiderà ai suoi fedelissimi, capaci di sopperire all'assenza di Marco Reus, aspetto che in molti non sottolineano ma che per me è fondamentale. Se al Brasile manca Neymar, alla Germania manca un talento di pari valore, se non più forte ancora. La variabile impazzita, a mio avviso, si chiama Miro Klose. Il panzer della Lazio ha un conto aperto con la storia e con il Brasile. Scavalcare Ronaldo proprio segnando al Brasile, diventando il miglior marcatore di sempre nella storia del Mondiale con 16 reti all'attivo, sarebbe di un simbolismo notevole.
L'ultimo grande vantaggio che la Germania può vantare è quello di avere un blocco di giocatori che si conosce a menadito. Ben 7 nazionali, infatti, giocano insieme nel Bayern Munchen alle dipendenze di Pep Guardiola. Avere un gruppo coeso, compatto e che si conosce bene è un gran vantaggio, noi nei nostri quattro successi lo sappiamo bene. Ancor più vero se questi vengono da una stagione brillante ma non eccelsa, vedendo nell'alloro Mondiale il traguardo più prestigioso della propria vita sportiva.

"Il senso del calcio è che vinca il migliore in campo, indipendentemente dalla storia, dal prestigio e dal budget" - Joahn Cruijff

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