Svendere, con buona dose di fango annessa, la propria gloriosa storia, con il club più glorioso di tutti, per vivere qualche annetto facendo voce grossa nei campetti che ricordano ormai quelli d’un campionato turco (mantenendosi probabilmente larghini, per difetto. Difetto nei confronti dei turchi), salvo raccogliere svariate umiliazioni sui terreni larghi e ariosi della Champions, ove una volta eri il Re (sempre in compagnia del club di cui sopra, ben inteso), può non essere una saggia idea.
Nonostante i limiti di comprendonio, potrebbe averlo inteso persino Antonio Cassano. In cambio d’una manciata di partite con la seconda squadra di Milano, che sta alla serenità e al successo un po’ come il Partito Democratico sta alla serenità e al successo, ha gettato ingrato fango, in maniera piuttosto becera, sul club di cui sopra, su chi lo gestisce, su chi l’ha fatto tornare calciatore (e probabilmente stava lavorando sul farlo diventare uomo, vanamente) per ben due volte. Il fango su quello che rischia di rimanere il suo ultimo successo sportivo in Italia (unico, assieme a due Supercoppe vissute in panchina), per ingraziarsi un ambiente che sta pensando di metterlo alla porta neanche 9 mesi dopo, può decisamente non essere una saggia idea, per un Cassano.
Figurarsi per uno come Andrea Pirlo. Che, ormai ripetutamente, lancia strali gratuiti all’ex squadra, che nel giro di un decennio l’ha portato, da essere una ennesima meteora nerazzurra a essere padrone del mondo, campione d’Europa due volte, titolare inamovibile della Nazionale campione del Mondo (già, perché Andrea Pirlo giocava, e bene, in Nazionale più o meno dalla rossonera notte dei tempi. All’incirca ciò che capita a Montolivo). Il rossonero: il rossonero l’ha preso quale quasi carneade (quanti Morfeo, quanti Farinos, quanti Almeyda, Caio, Vampeta e Robbiati rimasti tali in nerazzurro costellano la storia, solo per rimanere a quegli anni, della seconda squadra di Milano?), e l’ha reso il più forte al mondo in quel ruolo. Il rossonero, e chi lo rappresenta: Adriano Galliani, oggi neanche nominato, ma evocato come “Signor Bic”, nell’ennesima autobiografia di calciatore di cui si sentiva un gran bisogno.
La scrive, diciam così, Andrea Pirlo, affidando i propri pensieri alla sempre appropriata penna di Alciato, giornalista Sky che per diversi anni ha seguito il Milan quasi come una condanna alle miniere di Golconda, dato che sta all’amore per il rossonero un po’ come la serenità e il successo stanno eccetera eccetera. Nessuno scorda i siparietti con Galliani, o l’estasi con cui Alciato per due volte si sollazzava nel poter dare l’annuncio della cessione di Kakà, ma questa è un’altra storia.
Nell’autobiografia in uscita, non vi diciamo quando né perché, non intendiamo fare pubblicità, se la volete pigliatevela, Andrea Pirlo racconta un po’ tutto, rivelando una ulteriore volta uno stile posseduto soltanto nei piedi, evidentemente. Dell’idillio in bianconero (infruttuoso, ahime, in Europa), delle tresche con Guardiola negli spogliatoi del Camp Nou, sotto il naso dei suoi compagni di squadra milanisti ancora sudati, dietro l’angolo, e di quanto avvilente dev’essere stato il suo ultimo periodo rossonero. Adriano Galliani è diventato il signor Bic, per la grave colpa d’aver regalato a Pirlo, come dono d’addio, solo una penna, anziché il solito contratto in bianco, cui Andrea era piuttosto abituato.
Galliani probabilmente non risponderà, come è saggiamente avvezzo fare, in situazioni del genere. Masticherà amaro e andrà avanti, come ha sempre fatto, contribuendo a fabbricare nuovi Pirlo in casa propria, esattamente come fece con l’originale. Ma a suo nome, se ce lo consente, proviamo a fare noi qualche precisazione, scritta in Bic, ovviamente, ad Andrea Pirlo. Che fu acquistato, con moneta sonante, e non esattamente un tozzo di pane né parametro zero, dall’Inter, dove era riserva della riserva del trequartista, Recoba. Nella posizione davanti alla difesa che oggi predilige, lo spostamento dalla quale è il motivo addotto per il trasferimento alla Juventus (non i dindini, ci mancherebbe) fu inventato dall’allenatore del Milan, Carlo Ancelotti, nel 2002-03. Con il Milan ha vinto tutto. Da tesserato dell’ AC Milan, che permetteva che Pirlo puntualmente si recasse in Nazionale non solo ai Mondiali, ma anche nelle amichevoli con le Far Oer o il Lussemburgo, senza millantare improvvisi infortuni misteriosamente spariti nella successiva giornata di campionato, divenne titolare inamovibile in Nazionale, dove vinse il trofeo più importante, nella posizione cucita apposta per lui in rossonero, dal rossonero. Il Milan, per penna proprio del signor Bic, lo trattenne in rossonero proponendogli un contratto in bianco, come lo stesso Pirlo fa scrivere al diligente Alciato. Lo stesso Milan e lo stesso signor Bic che non lo hanno venduto, ma hanno proposto dei parametri contrattuali (non proprio da minatore del Sulcis) che Pirlo ha deciso di non accettare.
Questa è la storia. Oggi Pirlo, che banchetta di titoli Nazionali e in Europa prende 4 gol in 180’ dalla squadra alla quale, in rossonero, ne fece altrettanti in 180’ nel 2007, definisce il dirigente che l’ha voluto, pagato, preso, coccolato nella bambagia per dieci anni “il signor Bic”. Non Adriano Galliani, ma “signor Bic”, perché una penna come regalo d’addio è evidente segno di ingratitudine. Altro che dirigente del club più vincente al mondo. E’ di tituli come questi, elargiti da siffatti pregiati pulpiti, che Adriano Galliani può fare assoluto vanto. E ci mancherebbe: Andrea Pirlo, in tema di ingratitudine, pare essere diventato, escalation dopo escalation, l’inamovibile autorità in materia. Quasi da Pallone d’oro. Ops.
fonte: Ezio Azzolini per Fantagazzetta.com
2 comments:
..turpiloquio mistificatore di un tifoso troppo schierato per poter analizzare la situazione in maniera onesta. Un uso mercenario delle virgole. Dire che Cassano è stato fatto rinascere come calciatore dal Milan è falso. Su Pirlo poi il discorso rasenta il ridicolo. Cito da Wikipedia: "Con il Milan Pirlo ha disputato 401 partite ufficiali nelle quali ha segnato 41 gol e ha vinto 2 Champions League, una Coppa del mondo per club, 2 scudetti, 2 Supercoppe europee, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana.[31] È inoltre il giocatore che ha disputato più partite in una singola stagione nella storia del Milan: 52 nell'annata 2006-2007." Ora, stabilire chi deve gratitudine a chi mi sembra leggermente piu complesso della facile e faziosa analisi sopra presentata.
mi trovo d'accordo con te, ma volevo dar voce anche ad un tifoso non bianconero. A volte mi sembra di essere faziosamente juventino, volevo dimostrare ai più che forse non è così :-)
Posta un commento