Esperto di Calcio

9 dicembre 2013

Storie di calcio: Olanda v Italia, Euro2000

L'Italia non può battere l'Olanda, ma l'Olanda può perdere contro l'Italia

Il santone del calcio totale, Johan Cruijff, ci ha preso ancora una volta. Alla vigilia della semifinale europea, giocatasi ad Amsterdam in un caldo pomeriggio di Giugno, la leggenda tulipana ha fatto la più azzeccata e corretta previsione. Gli azzurri di Zoff erano una squadra solida, ricca di indivualità e difficile da battere, per chiunque. La difesa, uno dei nostri must, aveva dimostrato ampie garanzie, così come l’attacco orange. L’Olanda arrivava infatti come la grande favorita, tanto per il fatto di giocare in casa, quanto per lo spaventoso ruolino di marcia tenuto nel torneo. Attacco contro difesa, imprevedibilità contro solidità, la nuova scuola contro la vecchia. Olanda-Italia sembrava racchiudere in sè tanti significati diversi, ed in effetti la partita che venne fuori è forse la più pazza che io abbia mai visto in vita mia.


Italia Olanda - Euro 2000 di StorieDiCalcio

L’Italia di Zoff è arrivata ad Euro2000 con il solito marchio di favorita. Difficilmente ci danno come vincitori, ma nessuno ci vuole mai sulla sua strada. E’ il nostro destino, facciamocene una ragione. Il commissario tecnico deve rinunciare poco prima della rassegna continentale a Gigi Buffon, infortunatosi in un’amichevole contro la Norvegia. In porta spazio quindi a Francesco Toldo, protetto da Maldini, Nesta e Cannavaro. A centrocampo Albertini e Conte sono i fari del gioco, fin quando Hagi non mette k.o. il capitano bianconero, il cui posto viene preso da Gigi Di Biagio. A completare il reparto Zambrotta e Fiore, il cui compito è quello di supportare l’attacco a tinte juventine, composto da Filippo Inzaghi e Alessandro Del Piero. Orfana di Vieri, infortunatosi anche lui alla vigilia di Euro, l’Italia ha in panchina giocatori di spessore, come Totti, Montella e Del Vecchio. Insomma, forse non l’Italia più forte di sempre, ma di certo una Nazionale piena zeppa di campioni, in tutti i reparti.

L’Olanda di Rijkaard è la solita squadra offensiva, bella da veder giocare e pericolosa. L’ex centrocampista rossonero ha plasmato la sua Nazionale intorno ai suoi talenti più cristallini, blindando la difesa e proteggendo il centrocampo con alcuni “cagnacci”. In porta il solito Van der Sar è protetto da Stam e De Boer, che danno licenza di offendere a Giovanni van Bronchorst e Boudewijn Zenden, un’ala camuffata terzino. A centrocampo spesso e volentieri l’inventiva di Seedorf è relegata in panchina, in favore dei più difensivi Cocu e Bosvelt. A completare il reparto l’insostituibile Edgar Davids e l’ala del Barcellona Marc Overmars, letale quando prende velocità. La coppia d’attacco è quella collaudata, composta da Dennis Bergkamp e Patrick Kluivert. Quest’ultimo, che si laureerà capocannoniere della manifestazione insieme allo slavo Savo Milosevic, trova nel mese dell’Europeo un vero periodo di grazia. Con una tripletta stende la Yugoslavia nei quarti e si candida ad essere lo spauracchio numero uno per la retroguardia azzurra, costringendo Zoff a piazzare tre marcatori. Nesta, Cannavaro e Iuliano hanno il compito di arginare le scorribande di Kluivert e Bergkamp, Paolo Maldini è l’uomo carismatico che guida la difesa, sempre pronto a raddoppiare e bloccare le avanzate di Marc Overmars, l’uomo che a me ha sempre fatto più paura dei tulipani.

Si gioca ad Amsterdam, di fronte ad un vero e proprio muro arancione. Gli azzurri partono timidi, quasi travolti da un’Olanda che pressa e attacca come non ci fosse un domani. Il pressing costante ed asfisiante di Davids e compagni si fa sentire, tanto che gli azzurri vanno in affanno. Maldini prende le misure ad Overmars, ma Zambrotta soffre terribilmente contro Zenden.
Bergkamp galleggia fra le linee di centrocampo e difesa rendendosi immarcabile e portando Iuliano fuori posizione. Proprio il numero 10 è bravo a saltare il difensore bianconero al 14’ e calciare a botta sicura. Toldo è battuto ma il palo salva l’Italia, che non esce però dalla sua metà campo. Zambrotta non trova il bandolo della matassa e rimedia il primo giallo dopo 15’, un cartellino che risulterà fatale. Il laterale della Juventus, l’acerbo parente dello Zambrotta devastante del Mondiale 2006, è ingenuo. Continua ad entrare scomposto e scoordinato, portando l’arbitro ad un’inevitabile decisione. Al 34’ l’ex barese stende infatti Zenden, di nuovo. Il tackle è duro e l’unica possibilità per l’arbitro è estrarre il cartellino rosso. In 10, contro un’Olanda indemoniata e fuori casa. Gli ingredienti per la disfatta ci sono tutti, ma Zoff non cambia l’assetto tattico della squadra. Sposta Del Piero sulla fascia e lascia Pippo Inzaghi agire come punta unica, stretto nella morsa del “Marcantonio” Jaap Stam.
Nemmeno il tempo di metabolizzare l’inferiorità numerica che l’Olanda ha un calcio di rigore. Merk vede un fallo di Nesta su Kluivert, concedendo un generoso tiro dagli undici metri alla Nazionale di casa. Sul dischetto va Frank de Boer, lo specialista. Il difensore e capitano orange si fa prendere dall’emozione, come spesso gli è capitato. Il tiro è scialbo, Toldo intuisce e para il pallone. La telecamera segue il difensore del Barcellona, che si mette le mani fra i capelli e guarda il cielo sconsolato. Si va così all’intervallo, con gli azzurri rinfrancati e gli olandesi arrabbiati per le tante occasioni fallite.
In diec Zoff è costretto a tenere ancora Totti in panchina e sacrificare le qualità offensive di Del Piero per difendere l'area azzurra. Ma al rientro in campo qualcosa cambia. Paradossalmente l'inferiorità numerica degli azzurri disorienta gli uomini di Rijkaard. Il tirassegno contro Toldo continua, ma la manovra offensiva si fa meno lucida e più prevedibile. Gli uomini di fascia cominciano a esaurire la benzina e diventano ripetitivi e facilmente marcabili; le sporadiche ripartenze azzurre, di contro, mettono paura agli arancioni, che fanno del tiro da fuori il loro must.

Edgar Davids capisce il momento dei suoi e si carica la squadra sulle spalle. Serve una sua tambureggiante azione personale per servire su un piatto d'argento la finale di Rotterdam. A 62' il centrocampista della Juventus supera in velocità il compagno di squadra Iuliano, che lo mette al tappeto. Rigore, di nuvo. Quando la fortuna gira le spalle non c'è verso di cambiare l’inerzia. Sul dischetto va Kluivert, in una sera in cui Alessandro Nesta lo argina con strabiliante efficacia. Il numero 9 vuole sfruttare l’occasione e tira forte, basso e molto angolato. Questa volta, Toldo va dalla parte sbagliata, alla sua sinistra. Ma la palla finisce contro la base del palo.
Zoff allora prova a mescolare un po' le carte, costringendo Rijkaard a modificare a sua volta l'assetto della squadra. Al 67' l’ex portierone “Mundial” conferisce consistenza all'attacco, mettendo dentro Delvecchio per Inzaghi. Poco più tardi sostituisce lo stanco Albertini con Pessotto, mentre Rjikard gli risponde sostituendo Zenden con Van Vossen. Infine, all'81', l'ultimo azzardo: Totti per uno spento Stafano Fiore, mossa alla quale l'Olanda risponde buttando nella mischia Seedorf per Bergkamp, una scelta a ben vedere più difensiva che offensiva.

Il tema tattico non cambia, con l’Olanda protesa in avanti a consumare energie e gli azzurri arroccati in difesa del forte, pronti a ripartire in contropiede. Totti semina il terrore partendo a sinistra e l'ultima occasione dei tempi regolamentari è paradossalmente italiana. Marco Delvecchio ha una palla interessante, ma il centravanti giallorosso, a tempo scaduto, tira fra le mani di Van Der Sar.
La partita a poker continua nei supplementari, quando Rijkaard sposta Overmars a cercare spazi sulla sinistra e fa entrare l’ex interista Winter al posto di Cocu. Il match è però una questione di nervi e muscoli più che di tecnica e tattica. La palla del golden gol la trova fra i piedi nuovamente Delvecchio al 10' del primo tempo supplementare. Il lancio di un superbo Maldini lo mette solo davanti a Van Der Sar, che riesce a toccare con la punta del piede e deviare quel tanto che basta ad evitare la beffa.

L'Olanda reagisce e va vicina al match point con Kluivert al 2' del secondo supplementare e con Seedorf al 24'. Entrambi però sono imprecisi e graziano l’Italia, la cui resistenza e tenacia alla fine paga. Gli olandesi sono costretti ai calci di rigore, la maledizione della nostra Nazionale. Europei 19080 e mondiali 1990 1994 e 1998 ci hanno sempre visto soccombere dagli undici metri. Gli scongiuri a questo punto son d’obbligo.
Alcuni dicono che il calcio di rigore è il momento della soltudine, una solitudine estrema e dolorosa. Prima della prova però c'è il piacere intenso e commovente di sentirsi gruppo, di far parte di una squadra. L’abbraccio a centrocampo, la tensione nel decidere i tiratori, il supporto al portiere, tutti elementi che cementano il gruppo.

A tirare per prima è l'Italia ed è Zoff a decidere la sequenza. Il primo rigore lo batterà Luigi Di Biagio. L'ultima volta che gli è capitato erano quarti di finale contro la Francia, traversa. Italia eliminata come già nel '94 e nel '90, il pallone per il centrocampista ex Roma ed Inter scotta tremendamente.“Era convinto, ma ho dovuto dargli l'ultima spinta”, dirà poi Dino Zoff. Di Biagio fa quattro passi, e la manda nel “sette”,  alla destra di Edwin Van der Sar, spiazzato.
Per l’Olanda tocca ancora a Frank de Boer, capitano che non si tira indietro dopo l’errore in partita. Stessa rincorsa, ma nuovo errore. Il difensore calcia forte ma centrale, Toldo lo respinge col corpo. Non è un record negativo, Martin Palermo ne sbaglierà tre in un match, ma di certo ha scelto il giorno peggiore per provare a stabilirlo.
Il secondo della serie per gli azzurri  lo tira Gianluca Pessotto. Tre passi, palla bassa nell'angolo alla sinistra del compagno di club Van der Sar, che sceglie nuovamente la parte sbagliata. Ora tocca a Jaap Sta, uno che non fa della classe e dell’eleganza il suo punto di forza. Mai visto sul dischetto, ma il carisma del difensore orange lo porta ad accettare la sfida. Sfortunatamente per l’Olanda, Stam tira i rigori molto peggio di come difenda. Prende una rincorsa kilometrica e arriva sul pallone come un toro che cerca di incornare il torero. Il risultato è prevedibile, palla alta e doppio vantaggio azzurro.

Il terzo tiratore è Francesco Totti. Il giallorosso lascia il centro del campo con la storica frase a Di Biagio, “mo je faccio er cucchiaio”. Quella di Francesco e' un'esecuzione irridente, alla maniera di come faceva Rudi Voeller, un tedesco con carisma da vendere ed il carattere fumantino. Totti finge un vero tiro, all’ultimo istante blocca il corpo e quando il piede arriva sulla palla, la colpisce sotto, con eleganza e delicatezza. Ne viene fuori uno sberleffo, che beffa Van der Sar. Il portiere orange è nuovamente spiazzato, ma stavolta ha il tempo di vedere il dolce pallonettino di Totti insaccarsi in rete, con il fantasista romano che gli esulta quasi in faccia.
Lo stadio è ammutolito, ma per gli arancioni si fa avanti Kluivert. Difficile che uno come lui sbagli due volte di fil. E infatti segna, calciando alla sinistra di Toldo. Ma è tardi, troppo tardi.

Capitan Maldini sceglie di andare sul dischetto. Ha i crampi ma non vuole tirarsi indietro, non è il suo stile. Il numero 3 sceglie di calciare con il sinistro, il suo piede debole. E’ una scelta coraggiosa, azzardata e tremendamente bella. L’errore gliel’ho sempre consentito, solo un grande può avere il coraggio di andare a calciare in una semifinale con i crampi ed il piede non suo. Ma, niente paura, in porta abbiamo un Francesco Toldo in stato di grazia e ancora una volta, per l' Olanda è tardi. Paul Bosvelt deve segnare, sperare che Alessandro Del Piero, lo specialista per eccellenza, sbagli e che Marc Overmars metta dentro il suo. Bosvelt evita il prolungamento dell'agonia, tira sulla destra di Toldo, che si tuffa dalla parte giusta e sventa la minaccia. Il portiere salta di gioia, prima di venire assalito dai compagni.

La sfida con l’Olanda è il classico esempio di match unico. Ci ha insegnato che si può vincere anche se gli altri ti assediano, provano a prenderti frontalmente, tentano di aggirarti sui fianchi e giocano in casa, davanti ad una folla urlante. Ma l’Italia non gli ha fatti pasasre, mai.Neanche con due rigori sono riusciti a scardinare una difesa forte, fortunata e in stato di grazia. L’Italia ha vinto all'italiana, facendo della sofferenza un valore, e non esiste modo più bello di vincere che farlo essendo sè stessi, senza se e senza ma. Le parole di Davids, a fine partita, sono significative. “Tutta colpa nostra. Comunque l' Italia ha meritato la finale: non era facile resisterci”. Ma l’Italia ha fatto il miracolo. 

0 comments:

Posta un commento

Twitter Delicious Facebook Digg Stumbleupon Favorites More