Dopo la panchina di sabato pomeriggio è esploso "l'affaire" De Rossi. Il forte mediano giallorosso rischia infatti di diventare un caso, ma andiamo alla radice del problema.
Voci vicine a Trigoria parlano di un malessere da parte del giocatore, non tanto e non solo per la posizione in campo, quanto piuttosto per i duri metodi d'allenamento del boemo. Due problemi che possono essere la miccia e la scintilla per far scoppiare il matrimonio fra la Roma e il centrocampista.
Dopo la conferenza stampa estiva, in cui il giocatore aveva giurato amore eterno ai colori romani, la partenza di De Rossi sembrava scongiurata ed i tifosi erano al settimo cielo.
La scelta di abbracciare i colori di una vita è stata però quasi univoca. E' stato infatti il giocatore a rinunciare alle petrosterline dello scieicco Monsur, Zeman aveva avallato la cessione. Ecco la prima crepa ad un rapporto mai decollato completamente, nonostante le intercessioni di capitan Totti.
All'indomani della pesante sconfitta di Torino la seconda scossa di terremoto. A caldo De Rossi è deluso e rilascia parole pesanti: "Abbiamo incontrato una squadra più forte ed esperta, sono entrati subito in partita. E' una squadra di campioni. Oggi a noi ci è mancato tanto. Possiamo solo pensare al futuro. Partita negativa sotto tutti i punti di vista. Loro hanno anche un po’ mollato, poteva finire peggio. Zeman sta deludendo? Io non lo direi mai. Stiamo deludendo come Roma, valiamo più di quanto dimostriamo. Possiamo lottare per il terzo posto. Anche dal punto di vista fisico siamo in ritardo, loro correvano di più e meglio. C’è ancora tanto da lavorare sul piano fisico, tattico, c’è da fare moltissimo. Non sminuisco nessuno, parlo di valori, dire che siamo costruiti per vincere lo scudetto non è sano per noi. Però ci possiamo giocare il terzo posto se faremo un grande campionato. E sarebbe un risultato incredibile vedendo lo stato attuale delle cose. Il progetto è a lunga scadenza, dobbiamo tribolare.Il mio ruolo? Si fa fatica ad analizzare le posizioni tattiche se non si prende mai la palla. La squadra deve crescere. Il calcio è uno solo, non lo inventa nessuno. Dobbiamo fare punti".
Passano sette giorni ed il giocatore finisce in panchina contro l'Atalanta, sconfitta per due a zero. Ma non è oro tutto ciò che luccica, perchè senza un macroscopico errore di German Denis e la traversa di Maxi Moralez, staremmo raccontando un'altra partita probabilmente. Interpellato a fine partita sull'esclusione di Capitan Futuro (o forse Capitan Passato), Zeman ci è andato pesante: "Ho già detto che possono giocare tutti, dipende dal loro atteggiamento, dalla loro voglia, se ho schierato questa formazione vuol dire che in settimana è quella che ho giudicato di maggiore garanzia Osvaldo per me è secondo solo a Totti per talento nella squadra, mentre De Rossi non lo devo certo presentare io, ma questi giocatori importanti mi devono dimostrare che vogliono ancora dare qualcosa. Vorrei vedere giocatori con motivazioni perchè le gerarchie degli anni precedenti io non le riconosco per me non contano, per me conta quello che vedo in allenamento. Vorrei che tutti pensassero alla squadra invece di pensare ai fatti propri.Non basta chiamarsi in un certo modo per giocare, serve dimostrare la voglia sul campo in settimana, altrimenti io la domenica difficilmente li utilizzo". Una cannonata.
Al di là di chi abbia ragione e chi torto esorterei tutti ad una riflessione. I grandi allenatori hanno sempre adattato il loro gioco ai campioni che avevano in rosa. Penso alle metamorfosi della Juventus di Lippi; all'ecletticità di Mourinho, in grado di cambiare il modo di giocare tanto al Porto quanto al Chelsea, all'Inter ed al Real Madrid; la razionalità di Ferguson, capace di adattare il suo United a Rooney ed ora alla coppia Van Persie-Rooney; ma anche i più recenti Guardiola, Ancelotti e Conte, abili a sistemare le loro squadre con un incredibile terzetto a metà campo o un fantasioso "albero di natale".
Possibile che Zeman non riesca a discostarsi dal suo 4-3-3 per trovare la perfetta collocazione tattica a Daniele De Rossi, uno che Fabio Capello considerava un predestinato e che a 23 anni appena compiuti realizzava un rigore perfetto in finale al Mondiale di Germania?
Francamente mi sembra proprio che in queste occasioni vengano fuori i limiti di Zeman come tecnico. Un grandissimo allenatore quando ha a disposizione un gruppetto di giovani promesse che lo seguono in tutto e per tutto, ma un integralista tattico in altre circostanze. Non dimentichiamo che "Zemanlandia" ha dato il suo meglio in piazze minori, ma con giovani che hanno fatto carriere eccelse. Penso a Signori, Di Biagio, Baiano, Shalimov, Rambaudi, Bojinov, Nesta, Vucinic..tutti cristallini talenti, esaltati dalle cure del boemo.
A questo punto per il bene della Roma in primis, di De Rossi e dello stesso tecnico non sarebbe il caso di risolvere questo problema e ridare ai giallorossi il faro della mediana che si meritano? A Parigi, Manchester e Madrid seguono con ansia la vicena. Ancelotti, Macini e Mourinho, ne sono certo, troverebbero una collocazione tattica perfetta per Daniele.
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