Zlatan Ibrahimovic è un personaggio, unico. Le sue dichiarazioni catalizzano l'attenzione di tutto il mondo del pallone, e non poteva che essere così anche questa volta. Il ragazzone svedese, fresco di contratto multimilionario, ha infatti risposto così in conferenza stampa: "Se hanno bisogno, io ci sono: sanno dove trovarmi. Vorrei che andasse bene, mi è piaciuto giocare lì. Se dovessi scegliere, è uno di quei club dove potrei tornare. Di solito - ha aggiunto lo svedese - non si torna nelle squadre dove sei già stato ma per il Milan potrei farlo, è un grande club". Una dichiarazione del genere non poteva non fare scalpore in un momento tanto delicato per l'ambiente rossonero. Al di là delle solite smentite di rito, da parte di Raiola e Leonardo, credo che l'ennesima bomba mediatica sganciata dal fuoriclasse svedese imponga una riflessione. Ibra è un personaggio carismatico, una sorta di Mourinho. Ed è proprio osservandolo sotto questa luce vanno interpretate le sue parole, le sue conferenze stampa. Ancor più dello Special One, infatti, Zlatan ama caricarsi di responsabilità. Se il portoghese lo fa per un sano egocentrismo e per proteggere la sua squadra, il bomber svedese adora invece che tutti pendano dalle sue labbra, lo venerino. Altrimenti non si spiegherebbero frasi come "La Juve è il club più importante del mondo", "Da bambino ho sempre tifato per l'Inter", "Il Barcellona non ha eguali", "Essere al Milan è sempre stato il mio sogno" o l'ultima e roboante "Parigi è il futuro del calcio". Sono tutti elementi che fanno parte del personaggio, che si ama o si odia. Amore e odio, croce e delizia degli uomini carismatici. Ogni sport ha il suo Ibrahimovic. Penso al pilota di Formula 1 Lewis Hamilton; al centometrista Carl Lewis; il tennista Marat Safin. Le dichiarazioni, la voglia di mettersi in mostra ed il carisma sono parte integrante di sportivi come loro. Lasciamoli parlare e godiamoci il loro cristallino talento, tanto a parlare è sempre il campo. Il microfono lascia solo un eco, destinato a disperdersi velocemente.
Daniele Berrone
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