Francesco Totti e Antonio Cassano, la fantasia al potere. I due talentuosi giocatori sono stati accomunati per gran parte della carriera. Piedi fatati, estro, umorismo, faccia tosta, caparbietà, decisione, imprevedibilità.
Sebbene abbiano tante caratteristiche in comune, i due sono profondamente diversi.
Il capitano giallorosso è un uomo tutto d'un pezzo. A volte testardo e irascibile, ma pur sempre un uomo d'onore. Ha sposato la maglia della sua città e con il suo talento ha saputo diventare l'idolo della sua gente. A suon di goal, assist e giocate da fenomeno. Non ha mai ceduto alle lusinghe del denaro o dell'ozio.
I suoi successi sono sudati, come i suoi record. Ha saputo rinnovarsi, adattarsi e cambiare posizione in campo. La sua abnegazione è straordinaria ancora oggi, a 34 anni. Si è messo a disposizione di Zeman correndo, faticando e trascinando i compagni. I suoi sforzi sono stati ripagati non solo dal tributo che il popolo giallorosso gli conferisce quotidianamente, ma soprattutto con successi personali e di squadra.
216 goal in Serie A, uno scudetto, due coppe Italia e due supercoppe. Ma l'onore più grande è di certo il titolo di Campione del Mondo, conquistato in Germania con la Nazionale di Marcello Lippi. Una vittoria speciale per lui, che più degli altri ha lavorato per esserci, recuperando da un grave infortunio alla caviglia.
Antonio Cassano rispecchia invece perfettamente l'espressione "genio e sregolatezza". Un talento puro, cristallino. A 18 anni si fa conoscere da tutt'Italia con un goal fantastico contro l'Inter di quel Marcello Lippi che condizionerà il suo rapporto con la Nazionale. Sembra il preludio ad una carriera magnifica.
Cassano ha la sfortuna di esplodere in un momento in cui il calciomercato in Italia è del tutto fuori controllo. Su di lui si scatena una vera e propria asta fra le grandi squadre del nord e le compagini romane. Alla fine le più determinate sono la Juventus e la Roma, con il presidente giallorosso Franco Sensi che si dimostra fermo come non mai. 60 miliardi di lire e Fantantonio approda a Trigoria. E' la Roma di Capello, Emerson, Batistuta e, ovviamente, Francesco Totti. Il numero dieci è da sempre l'idolo del ragazzo di Bari Vecchia e lo prende sotto la sua ala. Ben presto emerge però il carattere di Cassano: difficile, scontroso e determinato. Lui è così, o si ama o si odia. Totti lo protegge e lo difende, Capello anche. Il pibe di Bari li ripaga con preziose giocate e realizzazioni di rara bellezza. Ma due galli nello stesso pollaio non possono convivere. Ben presto, per motivi ancora poco chiari, il rapporto fra i due fantasisti si spezza e la convivenza diventa impossibile. Lo spogliatoio si spacca, costringendo la dirigenza giallorossa a cedere Cassano. Nel suo futuro c'è il Real Madrid, che segnerà il punto più basso della carriera di Antonio. Sembra un disco che si ripete: un inizio travolgente, fatto di giocate talentuose, seguito da liti e sfuriate furibonde. E' stato così a Roma, Madrid, Genova e Milano (sponda Milan, per ora).
Il talento non si discute, il carattere sì. Nonostante mezzi tecnici fuori dal normale la sua carriera parla chiaro: 93 reti in campionato, un solo scudetto vinto da protagonista (a Madrid l'ha vinto da fuori rosa) e due Supercoppe. Ma soprattutto un grande rimpianto: non aver partecipato alla vittoriosa spedizione del Mondiale 2006.
Cassano ha sempre avuto le carte in regola per primeggiare, ma non ha mai saputo giocarle bene. Essere un leader, un campione, significa trascinare i compagni ma allo stesso tempo mettersi al loro servizio e a disposizione del proprio allenatore. E' stato così per eccezionali giocatori come Raul, Giggs, Roberto Baggio, Del Piero, Rivaldo, Zidane e Totti. Lo stesso Maradona, giocatore che più di ogni altro può essere accostato a Cassano per indole e carattere, ha saputo mettersi a disposizione dei compagni. Nessuno a Napoli ha mai avuto problemi con lui o lo ricorda come un piantagrane.
Questo è il vero limite della carriera di Fantantonio, un giocatore così uguale ad un campione ed allo stesso tempo così diverso.
Daniele Berrone
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