Il forte trequartista armeno è balzato recentemente agli onori delle cronache, ma la crescita di questo ragazzo è ormai costante da alcuni anni. Conosciamolo meglio.
Henrikh Mkhitaryan nasce a Yerevan il 21 gennaio 1989 e cresce calcisticamente nel Pyunik, la squadra della sua città. Inizia come centrocampista centrale, ma pian piano si trasforma in trequartista. Visione di gioco, scatto bruciante, dribbling e tiro sono le sue armi principali. Dopo tre anni e 30 goal nel Pyunik si trasferisce in Ucraina, al Metalurh Donetsk. Nella squadra dei "minatori" fa il primo salto di qualità, esibendo giocate di notevole talento. 37 partite e 12 realizzazioni convincono Mircea Lucescu ad investire su di lui. Nel 2009 si trasferisce allo Shaktar, la squadra che da ormai diversi anni domina il campionato.
L'ex allenatore dell'Inter ritaglia per il giovane armeno un ruolo da protagonista. Mkhitaryan si posiziona accanto a William, brasiliano classe 1988, alle spalle di Luiz Adriano. Il modulo di gioco è perfetto per esaltare le caratteristiche di Mkhitaryan, che parte fortissimo. 27 partite e 4 goal il primo anno; 37 con 11 realizzazioni l'anno scorso. Lucescu entra nella mente del ragazzo e lo forgia caratterialmente e psicologicamente. Il centrocampista acquista sicurezza in se stesso e nei propri mezzi, i preparatori atletici del tecnico romeno fanno il resto. Il ragazzo lavora sodo e ne guadagna in potenza. Ora è 178 cm per 71 kg di pura potenza e rapidità, come sanno bene Barzagli e Bonucci. Venerdì sera la Nazionale italiana si è imbattuta in lui e ne ha fatto le spese. Un gol e tante giocate da fuoriclasse, non sufficienti a portare a casa punti, ma abbastanza da spaventare Prandelli e far parlare il mondo di lui.
Sembra essere la stagione della svolta per il centrocampista armeno, capace di siglare con lo Shaktar 15 reti in altrettante apparizioni.
Dopo la grande partita contro la Juventus in Champions League e la rete alla Nazionale italiana, La Stampa lo ha intervistato in chiave mercato. "Sono ancora giovane e per adesso voglio pensare soltanto allo Shakhtar. In Italia ci sono dei grandi club, ed è un grande campionato. In ogni caso se uno mi vuole dovrà parlare con lo Shakhtar, a fine stagione. Per me l'importante è giocare titolare, sarà questa la discriminante nelle mie scelte future. Il mio idolo? Zidane, che ha giocato proprio nella Juve".
E' presto per capire se Mkhitaryan può esser considerato un potenziale fuoriclasse o un nuovo "Zavarov". E' indubbio però che il nostro calcio abbia bisogno di una ventata d'aria fresca ed un giocatore così non potrebbe che far bene. Dopo la partenza di Pastore ed i mancati arrivi di Oscar (finito al Chelsea) e Lucas (come Pastore acquistato dal Psg) è il caso che i nostri osservatori di mercato non si facciano scappare l'ennesimo talento.
Daniele Berrone
0 comments:
Posta un commento