Esperto di Calcio

27 maggio 2013

I dolori del giovane Pep: la vittoria del Bayern inguaia Guardiola

Sembra scontato da dire, ma Guardiola ha in mano la patata bollente. Si, perchè la stagione del Bayern è stata talmente soddisfacente e gloriosa che il tecnico catalano non avrà margini per migliorarla. La vittoria in campionato, in Champions ed il probabile successo in Coppa di Germania (la finale con lo Stoccarda vede i bavaresi favoritissimi) mettono Pep nei guai. Come sarà possibile far meglio al primo anno sulla panchina del Bayern? I dirigenti lo stanno già aiutando, avendo preso per lui un fantastico giocatore come Mario Gotze, che non solo rafforzerà il Bayern, ma soprattutto indebolisce i rivali del Borussia Dortmund.
Un pensiero simile al mio, ed in termini interessanti, lo ha espresso Fantagazzetta, nelle vesti del suo direttore Alfredo De Vuono, che ha scritto:
"Spiegatemi voi, allora, i motivi dell'allontanamento - anche se non in questi termini ce l'hanno raccontato - di Heynckes: a prescindere dal livello di stima e/o simpatia calcistica/extracalcistica che si possa provare nei suoi confronti, e possibilmente anche esulando dall'irresistibile sua immagine visibilmente alterata dai fumi dell'alcol che, nel post-partita di ieri sera, aveva rapidamente preso il luogo del sangue nelle sue arterie. Non che avesse bisogno di turgore cromatico in viso, il vecchio Jupp, eh.
Non lo sapevate? In patria lo chiamano "Osram". Perché ha gote e fronte internazionalmente celebri, grazie alla loro capacità di arrossirsi talmente tanto da rendersi chimicamente prossime al silicio, e da produrre così energia di natura fotovoltaica che viene successivamente utilizzata per alimentare il 150cc 4T che Arjen Robben nasconde dentro il bicipite femorale. Tale capacità, che s'estrinseca esclusivamente quando è sotto stress o in uno stato generalmente agitato - vedi finale di Champions League - gli è valso, per l'appunto, il soprannome di "Osram", in riferimento al celebre produttore di lampadine tedesco. Dicevo, prima di aprire quest'ampia parentesi luminaria: lavoriamo tutti insieme alla ricerca d'almeno un motivo affinché egli debba essere esonerato, ed anche parecchie settimane prima della fine dela stagione, per far spazio al signor Guardiola. Ovvio, direte voi: perché Pep è meglio di lui. Probabile, ma non certo fino a prova contraria. Ed, a giudicare dal percorso in maglia bavarese, il concetto non fa una piega.
'Evvabbè, ma Guardiola è Guardiola'.
Certo. Ed anche Mourinho era Mourinho. Ed invece lui l'hanno cacciato a pedate, dopo essersi inimicato mezza società, un terzo di Paese, tre quarti dei calciatori, l'80% degli azionisti ed anche qualche magazziniere. Torna al Chelsea, José: lì dove è riuscito a (far) vincere lo scudetto, un cinquantennio dopo, e che per questo motivo è rimpianto più di tanti altri. Non che anche tra i blues si lavori tanto di raziocinante decisionalismo. E' da quelle parti - don't forget - che vennero allontanarono mister Grant prima, un certo Di Matteo dopo, e, oggi, Rafa Benitez.
Ovvero, i tre allenatori che hanno portato il Chelsea ai vertici internazionali più alti della sua storia. Ma, sai com'è: meglio uno Special One che dei Normal Three.
Discorso simile - quello del condottiero che arriva e porta lo scudetto un 45ennio dopo - vale anche per il ManCity, inteso come Manchester City di Mancini. Anche lui, adesso, è a spasso. Perché se non vinci, e sempre, non sei nessuno.

Ed anche se vinci, stai tranquillo: anzi, tranquillo non stare.
E se non vinci, oppure vinci solo la Lega dei piccoli, nonostante ti si comprino un paio di album di figurine da poter sfoggiare rubicondo? Allora ti chiami Ancelotti, e ti meriti il Real Madrid. E se non vinci, ma con una squadra snaturata per 9/11 rispetto all'anno prima, e stracolma di ragazzini, riesci comunque ad arrivare - aiutato, sì, dalla buona sorte - terzo ed a mettere in difficoltà il grande Barça in Champions? Allora ti chiami Allegri, e fai la stessa fine di Zaccheroni e di tutti quei mister che peccano di scarsa rossonerità. Magari sei di Livorno, e per questo sei pure mezzo comunista. E quindi, caro mio, non saprai mai incarnare lo spirito libero ed il bel giuoco che si deve regalare al Milan e ai milanisti. Quindi, ragazzo mio, "Sei fuori".
E te lo dico con lo stesso, sopraffino e distaccato tono d'una parodia crozziana di Briatore. Che fai? Vai alla Roma. Prego, vadi, venghi pure.
Laddove una dirigenza d'opinabile sapienza calcistica ha creduto in Zeman prima ed in Andreazzoli poi. Quando, magari, bastava prendere un tanto vituperato e canzonato Petkovic per riportare in città un po' di sano entusiasmo, e magari anche vincere una Coppa Italia: quello stesso trofeo che, 99 su 100, viene giocato con l'entusiasmo d'un Bobo Vieri solo in una stanza con la versione slava delle lettere di Jacopo Ortis.
E che poi, magicamente, diviene epicentro e snodo d'ogni attimo futuro, quando in finale il fato regala una stracittadina.

Chi manca, al valzer dei diseredati? Mazzarri, ovvio. Oddio, lui di diseredato ha veramente poco. De Laurentiis avrebbe rinunziato a girare il prossimo cine-panettone pur di trattenerlo a Napoli. Ma il Walter è stato incisivo e convinto, nel giorno del suo addio: "Se ci saranno stimoli, bene: oppure starò fermo".
Detto, fatto. Stimoli, e pure importanti, nell'arco d'una manciata di giorni. Un centrifugato di prugne e fave di fuca, praticamente. Lo stimolo, in tal senso, si chiama Inter. E non abbassatevi al livello della battuta facile, di stampo defecatorio.
Non che l'altra sponda di Milano esuli da questa nostra analisi, per carità. Perché Moratti sarà anche una gran brava persona - come narra peraltro l'intero battaglione dei suoi allenatori - ma di scelte in panchina veramente azzeccate e tempisticamente efficaci, nella sua esperienza da Presidente, ne ha fatte ben poche. Quella di esonerare Stramaccioni, probabilmente, è l'ennesima di queste. Ma sarà solo il tempo a rispondere a questa considerazione.
E sempre il tempo risponderà anche all'altra, mia, grossa provocazione, riportata nell'Editoriale di qualche tempo fa: quando dissi che Guardiola, in Germania, avrebbe fallito. Un passo avanti, in tal senso, l'ho già fatto: nella migliore delle ipotesi, l'anno prossimo, potrà pareggiare i successi del suo predecessore.

Ma d'altra parte il vizio di giudicare le scelte altrui, mi capirete, è troppo allettante. E voi che state lì, a giudicare me, che giudico allenatori e Presidenti, non fate differenza, sia ben chiaro. Perché ognuno di noi, appassionati del pallone, trascorre le ore ed i giorni a lodare e criticare tizio e caio, pronti in ogni momento a cambiare idea da bravi paraculi, se essa è funzionale alle aspettative, o a disconoscere l'evidenza, per lo stesso motivo.
E' un piacere a cui è troppo difficile resistere. Ed un 'metodo' indecifrabile, istintivo, pieno di personalismi e pregiudizi che, per inciso, è anche quello che usa chi li sceglie, gli allenatori. Sarà per questo che faccio così tanta fatica a spiegar(me)lo: perché non ha dei veri e propri fondamenti logici.
E meno male ch'era l'allenatore, e non chi per lui, nel pallone."

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