Esperto di Calcio

7 ottobre 2013

Storie di calcio: l'anti-Zeman, Abel Eduardo Balbo

Chi legge il mio blog lo sa, non ho peli sulla lingua. Se c'è un allenatore che non ho mai sopportato ed ho sempre ritenuto sopravvalutato è Zeman. Per carità, ha fatto buone cose a Foggia e nelle prime parentesi romane, ma il boemo è sempre e solo piaciuto perchè anticonformista e, soprattutto, antijuventino.
Fatta questa doverosa premessa, posso iniziare la storia di oggi. Un pezzo che si apre con un virgolettato pesante: "Sei un laziale figlio di puttana". La frase incriminata, che risale al marzo 1998, è stata pronunciata da uno dei più forti attaccanti argentini che il nostro paese abbia visto. Avete capito bene, sto parlando di Abel Eduardo Balbo, centravanti che in Italia ha fatto le fortune di molte squadre, in primis proprio la Roma.

Attaccante che puntava molto sullo scatto in progressione e sul colpo di testa, Abel Balbo inizia la carriera vincendo un campionato argentino nel 1988 con i Newell’s Old Boys, una squadra formata interamente da ragazzi cresciuti nel vivaio rossonero.
Dopo un anno al River Plate, Balbo sbarca in Italia, all’Udinese. Nella squadra bianconera disputa quattro stagioni, una in A con 11 goal, due in B con 22 e 11 gol segnati; tornato in Serie A Balbo si laureerà capocannoniere con 21 goal.
Nel 1994 Abel Balbo viene ingaggiato dalla Roma: nelle cinque stagioni trascorse nella capitale, il centravanti argentino andrà sempre in doppia cifra, segnando 22 goal nella stagione 94-95, quattro in meno del suo compagno di nazionale Gabriel Batistuta.
Tra il 1998 e il 2003 Balbo gioca con Parma, Fiorentina, di nuovo Roma e Boca Juniors, ma la sua vena realizzativa era ormai esaurita: segna infatti la miseria di 7 goal in 5 anni, decidendo quindi di appendere le scarpette al chiodo.



In nazionale Balbo ha giocato 37 partite e segnato 11 goal: ha partecipato ai mondiali di Italia ’90, USA ’94 e Francia ’98, oltre alle Coppe America del 1989 e del 1995.
Ebbe anche un ruolo da “salvatore della patria”, insieme a Maradona, durante le qualificazioni ai mondiali del 1994. Convocato in nazionale a furor di popolo dopo parecchio tempo per lo spareggio di qualificazione contro l’Australia, Maradona e Balbo confezionarono l’1-0 decisivo: cross di Maradona e colpo di testa di Balbo, una delle azioni più classiche del gioco del calcio.
Centravanti di peso ma con piedi degni di un campione, Abel Balbo mi è sempre piaciuto moltissimo. Sapeva giostrare su tutto il fronte offensivo ed era completo. Non era la classica prima punta fisicata e con un colpo di testa formidabile, era completo. Sapeva dribblare e dialogare con i compagni; tirare da fuori e dentro l'area; far goal in ogni modo: di piede, di testa e su palla da ferma. Serve dire altro? Io non credo.

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