Esperto di Calcio

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30 giugno 2013

Gerard Deulofeu - 1994 - Spagna

Nome: Gerard Deulofeu Lázaro
Data di nascita: 13 marzo 1994, Riudarenes
Nazionalità: Spagna
Altezza: 179cm
Piede preferito: Destro
Squadra: Fc Barcellona B - Segunda Divisiòn
Ruolo: Ala Sinistra, seconda punta



La quantità di talenti prodotti dalla Spagna, ed in particolar modo dalla Catalogna, ormai non stupisce più, non fa più notizia. Eppure il Barcellona nella fattispecie continua a basare la sua forza sul lavoro svolto sui giovani negli anni precedenti. Ogni anno debuttano in maglia azulgrana talenti che sarebbero la fortuna della maggior parte dei settori giovanili al mondo, eppure in terra catalana sembra un fatto normale. Un giovanissimo che ha avuto la possibilità di debuttare nella stagione in corso, e che tanto sta facendo parlare di sè nel Barcellona B, è Gerard Deulofeu, canterano e catalano DOC.

Gerard nasce nel piccolissimo comune di Riudarenes ed a nove anni inizia a giocare a calcio proprio con la maglia del Barça. Comincia a mettersi in mostra fin da subito grazie ad un talento naturale fuori dal comune che spingerà i suoi allenatori a farlo giocare sempre con ragazzi più grandi di lui, in modo da abituarlo fin da subito ad affrontare le difficoltà di "stazza" dovute all'età maggiore. Percorre tutta la trafila delle giovanili fino ad approdare nella stagione 2010/2011 allo Juvenìl A (la categoria precedente al Barcellona B) un anno in anticipo. Al suo unico anno in Juvenil conquista il campionato vincendo anche la classifica marcatori giocando da attaccante esterno. Nel corso di questa stagione debutta anche con il Barcellona B, giocando quindici minuti nella sfida vinta 4-1 contro il Cordoba.
All'inizio della stagione 2011/2012 viene aggregato ufficialmente al Barcellona B, ed inoltre prende parte alla preparazione precampionato con la Prima Squadra, nella quale viene chiamato con ormai una certa regolarità a svolgere allenamenti. Nel corso della prima parte della stagione in Segunda Divisiòn non fa parte della rosa dei titolari, ma entra sempre a partita in corso. Le cose cambiano dalla fine di ottobre quando scalza definitivamente le gerarchie conquistando un posto fisso nell'undici iniziale. Quello stesso ottobre risulta essere un mese chiave nella carriera di Gerard, il 29 infatti arriva il debutto al Camp Nou, entra al sessantreesimo minuto per David Villa nel match di Liga vinto 5-0 sul Mallorca. Non si tratta della prima convocazione per il giovane attaccante esterno, il precedente aprile infatti era stato convocato per la partita contro il Real Sociedad, ma in quell'occasione non aveva lasciato la panchina.
Il sei dicembre arriva la seconda chiamata da parte di Pep Guardiola, questa volta in occasione di un match del girone eliminatorio della Champions League. Gerard gioca gli ultimi venti minuti nella vittoria per 4-0 sul Bate Borisov, mostrando grandi doti ma non ancora una piena maturità per giocare a quei livelli. Lo scopo del tecnico catalano poteva essere proprio questo: far comprendere meglio al giovane i suoi pregi ma soprattutto gli aspetti sui quali deve migliorare prima del salto al grande calcio.
Dopo queste due apparizioni in Prima Squadra il giovane attaccante esterno è tornato a pieni regimi nella formazione B nella quale fino ad oggi ha totalizzato 27 presenze e 5 gol.

Dal punto di vista tecnico Gerard è un giocatore dalle doti eccezionali le quali unite al suo ottimo atletismo lo rendono un giocatore potenzialmente devastante. Il suo problema principale potrebbe essere proprio lui stesso. Arrivano voci, piuttosto insistenti, da Barcellona che dicono abbia un carattere un po bizzoso e che fuori dal campo non conduca certe volte una vita propriamente da atleta. Chiaramente si tratta principalmente di voci e tutti i suoi allenatori lo hanno sempre difeso, ma a volte la sua insofferenza si vede anche in campo. Fin da piccolo è cresciuto con delle doti superiori rispetto ai suoi compagni e spesso si perde in giocate senza uno scopo particolare, con il semplice esito di mettere in mostra le sue abilità, ma è anche vero che questo è un atteggiamento comune in giocatori con doti straordinarie. A Barcellona addetti ai lavori e giornalisti lo paragonano al primo Ronaldinho, quel Gaucho che ha incantanto il Camp Nou e tutti i tifosi, chiaramente il paragone è esagerato per un ragazzo di appena diciotto anni che ha ancora tutto da dimostrare. Paragoni a parte il gran talento di Gerard lo si nota fin da uno sguardo sfuggevole, controllo di palla, dribbling secco, visione di gioco e finalizzazione sono le sue doti principali, caratteristiche che lo hanno reso uno dei migliori prospetti delle ultime stagioni. Inoltre dispone di un gran fisico, ancora in fase di sviluppo, una notevole facilità di corsa ed una buona resistenza.

Gerard può vantare anche diverse convocazioni nelle Nazionali giovanili iberiche: conta 4 presenze e 1 gol con l'Under16; 20 apparizioni e 6 marcature in Under17 con la quale ha preso parte al Campionato Europeo di categoria nel 2010 segnando una splendida doppietta al Portogallo ed un gol nella finale persa per 2-1 contro l'Inghilterra; e 11 presenze con un gol con la maglia dell'Under19 con cui ha vinto il Campionato Europeo nel 2011 segnando un gol in semifinale contro i pari età dell'Irlanda.

A Barcellona hanno praticamente blindato il ragazzo. Contratto fino al 2014 con un opzione per un ulteriore anno e clausola rescissoria che fino alla scorsa stagione era fissata a venti milioni ma che è stata alzata per resistere alle sirene inglesi che iniziavano a interessarsi al ragazzo. Proprio dall'Inghilterra sono arrivate le voci più inisistenta su un'offerta per Gerard. Manchester United, Arsenal e soprattutto Chelsea hanno sempre dichiarato di ammirare il giovane, ma la dirigenza azulgrana non ha nessuna intenzione di privarsi del giocatore.
Anche la Nike, uno dei più famosi brand sportivi al mondo, ha intuito le potenzialità del ragazzo e l'ha messo sotto contratto fin da quando aveva tredici anni, dapprima fornendogli solo scarpe e materiale tecnico, e dalle ultime due stagioni con un assegno da 150.000€ l'anno. Il futuro è tutto dalla parte di Deulofeu, ma bisogna che capisca che il confine tra il successo e l'anonimato è molto sottile.

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Krisztian Tamas - 1995 - Ungheria

Nome: Krisztian Tamas
Data di nascita: 15 aprile 1995
Nazionalità: Ungheria
Altezza: 1, 75 m
Piede preferito: Sinistro
Squadra: Milan – Campionato primavera
Ruolo: Terzino sinistro, tornante mancino






Ecco un giovanissimo talento ungherese approdare in Italia carico di speranze e aspettative. Krisztian Tamas è uno dei nuovi volti delle giovanili del Milan che dopo averlo visionato per mesi ed averlo portato nel 2010 a Milanello a fare un provino di alcune settimane, è passato in rossonero per la gioia dell'ormai ex responsabile del settore giovanile del Milan Mauro Pederzoli (ora Ds del Novara) che lo seguiva da tempo.

Krisztian Tamas cresce nel Haladás, squadra ungherese di Szombathely (la città più antica dell'Ungheria, nella provincia di Vas). Le sue qualità l'hanno presto portato in nazionale Under 15 e Under 16 che lo hanno rivelato ad un pubblico più ampio di osservatori. Tottenham, Arsenal e Milan si sono dimostrate le squadre più interessate all'esterno con i rossoneri che hanno deciso di accelerare i tempi sembra dopo una sontuosa prestazione contro i pari età della Svizzera. Dopo aver atteso il compimento dei 16 anni la società di Berlusconi ha chiuso le pratiche e il 21 luglio 2011 Tamas è diventato un nuovo giocatore del Milan.

Krisztian Tamas è un terzino sinistro di spinta che all'occorrenza può giocare anche come esterno di centrocampo. Come spesso accade per i giocatori di queste caratteristiche, vedi a Santon, il ragazzo ha debuttato come esterno d'attacco per poi arretrare prima sulla linea di centrocampo e successivamente sulla linea difensiva. E' giovanissimo ma ha già dimostrato tantissima corsa e ottime doti fisiche unite a buone capacità tecniche. Per un calciatore di quest'età non è semplice fare paragoni ma come caratteristiche assomiglia al talentuoso esterno del Tottenham Gareth Bale. Dovrà crescere ancora tanto ma l'età è dalla sua.

E' in corso il suo trasferimento a Milano con i genitori. Di famiglia molto umile non vorrà farsi scappare l'opportunità di giocare in un grande club in Italia. Sembra che il Milan sia intenzionato a farlo iniziare negli allievi nazionali anche se le porte della primavera per lui sono spalancate e certo resteranno aperte fino alla maturazione di un ragazzo molto giovane ma del quale si dice un gran bene.

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29 giugno 2013

Rafael, il nuovo portiere del Napoli di Benitez

Un portiere carioca per il Napoli, come riporta la Gazzetta dello Sport:

Il Napoli ha piazzato il colpo per la porta. De Laurentiis ha soffiato Rafael alla Roma. Ad annunciarlo è il suo agente, Paulo Alfonso attraverso il quotidiano brasiliano Lancenet: "La trattativa per la cessione del mio assistito al Napoli sta camminando molto bene e verrà chiusa a breve - ha spiegato -. Rafael si è convinto a venire a Napoli, decisiva è stata la conversazione che lui ha avuto con Benitez".
Rafael del Santos si giocherà dunque il posto con De Sanctis. Cinque milioni circa il costo dell’operazione che sarà definita a breve. Sempre in Brasile, Edinson Cavani si è dedicato ieri ad una rilassante partita di tennis. Lo aspetta l’Italia, domani a Salvador de Bahia, e poi lo attende il Napoli: "Del Napoli meglio non parlare, lo farò più avanti" ha detto il Matador. Appuntamento, dunque, rinviato. Intanto, martedì è atteso in Italia l’agente del giocatore, Pier Paolo Triulzi.

Come può il Milan tirar fuori il massimo da Balotelli?

I must be out of my mind.

Mario Balotelli is a tremendous talent, but the question of how to get the best out of him—how to keep him focused—is one people will puzzle over for years to come.

Here goes nothing.

I believe three things will bring the best out of Balotelli for Milan this season. They're not easy to do, but they are necessary.

The most important thing—and this has always been the case—is to let Mario be Mario. He's a nut. He's going to do crazy things. It's good for calcio. Let him be personable. Let him celebrate when he scores and incur fines. It's truly OK. It's who he is, and it's never going to change. If you embrace Mario, he will embrace you and give you his best.

Another key with Mario is the ugly racism problem, which ESPN and other major outlets have brought to the forefront recently. It is imperative that AC Milan aggressively confront this problem and show unwavering support for Balotelli and others. They must be proactive in preventing it, and proactive in their responses to it.

Finally, they must not overuse him. He is an incredible talent, but Milan will be competing in multiple tournaments and will go deep in all of them. Between Coppa Italia, Serie A, the Champions League and his international duties, he will be a very busy player. You want him to win for you, and he will, but you don't want to run him into the ground and risk injury or reduced fitness.

When trying to harness a big personality, it's like throwing darts at a board with a blindfold on. There's plenty you can try and a lot that will fail. You have to hope the individual appreciates the consideration and time spent to manage them.

As they say with everything in life, I guess we'll see.

What do you guys think Milan must do to get the most out of Balotelli next season?

fonte: bleacherreport.com

28 giugno 2013

L'imperatore destituito: Adriano Leite Ribeiro

Indimenticabile Imperatore. Parliamo, ovviamente, di Adriano Leite Ribeiro, favoloso talento carioca che in Italia ha dimostrato di avere le potenzialità del fuoriclasse, ma il carattere non idoneo ad uno sportivo di altissimo livello. Ora, in Brasile, temono per la sua vita. A riportarlo è la Gazzetta dello Sport, che dice:

Gilmar Rinaldi preoccupato per Adriano : "Temo per la sua vita. Ha bisogno di uno psicologo" L'ex agente del centravanti brasiliano lancia un nuovo allarme per il futuro di Adriano, che secondo lui sarebbe affetto da profonda depressione. Senza squadra da oltre un anno, l'ex Imperatore avrebbe accusato il rifiuto dell'Internacional, che dopo i test atletici lo ha ritenuto "non idoneo per tornare a giocare ad alti livelli". A rivelarlo è Gilmar Rinaldi, agente di Adriano fino ai tempi del suo trasferimento al Corinthians. Intervistato da Uol Esporte, Rinaldi ha ammesso addirittura di temere per la vita del suo ex assistito.

L'ALLARME — "Non mi importa della carriera del giocatore, sono preoccupato per l'uomo. Soffre di una grande depressione e nessuno lo sta aiutando", ha affermato Rinaldi, secondo cui "la morte del padre, i problemi con l'alcol, le scorribande notturne e il legame mai reciso con la favela in cui è nato e cresciuto non sono i veri di problemi di Adriano, quanto piuttosto le conseguenze di una profonda depressione e un modo inadeguato di affrontarla. Per me Adriano è come un figlio - ha continuato Rinaldi - e la mia preoccupazione principale è per la sua vita, non per la sua carriera. Se temo che possa suicidarsi? Non saprei, dico solo che sono molto preoccupato e che avrebbe bisogno di essere seguito da uno specialista".


Spero il meglio per lui, come per tutti, ma di certo non è lui un brasiliano sfortunato.

Signori e signore.. la flop 11 nerazzurra dal '95 ad oggi

A riprova che forse l'Inter aveva qualche problemino, riporto l'interessante articolo di Pietro Turchi. Collega come blogger di Fantagazzetta, il buon Pietro ha tracciato un divertente ritratto dei Moratti boys dal 1995 ad oggi.

Le ultime stagioni hanno portato all'Inter, per il disagio di molti, i vari Forlan, Alvarez, Jonathan, Schelotto, Rocchi, Kuzmanovic e tanti altri. Il loro impiego ha fatto spesso venire il latte alle ginocchia a molti di noi ma, pensandoci e ripensandoci, negli anni c'è stato di peggio. Oddio, per alcuni dei sopracitati c'è ancora tempo per raggiungere i "flop" leggenda dell'era Moratti ma, con il cuore in mano, alcuni sono davvero inarrivabili. Con grande dispiacere e con il rammarico di aver davvero visto tutto ciò che racconterò,ecco la flop 11 dell'Inter nell'era Moratti.

Una premessa è d'obbligo. Sono stati valutati circa 70-80 bidoni nerazzurri dal 1995 ad oggi e la scelta degli 11 non è stata facile. Per alcuni ruoli è doveroso citare più di un giocatore, impossibile scegliere. Il criterio di scelta ha tenuto conto, per quanto possibile, della relazione tra il costo del cartellino e dell'imbarazzo creato nel vestire nerazzurro. E' stato più difficile del previsto, abbiate pietà.

All. MARCELLO LIPPI - Cominciamo con il condottiero. La scelta, viste le ultime vicende tecniche, è stata ardua. Ma l'acidità di stomaco patita nell'era (per fortuna corta) di Marcello Lippi è inarrivabile. Innanzitutto il gene juventino a Milano non è mai piaciuto ma, in quegli anni, per vincere si sarebbe fatto di tutto. Pure Lippi. "Poco male" - pensa il tifoso - "magari si vince". Invece no. Baggio se ne va e Lippi porta l'Inter ancora più in basso di come l'aveva trovata. Insomma, affossati da uno juventino a casa nostra.

FABIAN CARINI - Il ruolo di estremo difensore della flop 11 non poteva che essere affidato a Hector Fabian Carini Hernandez. Ancora oggi mi chiedo tre cose. 1) Bastava leggere il nome per capire il suo valore. Poi, nel caso, guardare la nazionalità.  2) Ma se devi prendere un portiere, devi proprio chiederlo a Moggi? 3) Com'è stato anche solo lontanamente pensabile scambiare Cannavaro (pagato 25 mln) per il secondo portiere della Juventus?
Bene. Cioè male. Quattro presenze, tre reti subite. 

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Fabian Carini

ZE' MARIA - Il ruolo di terzino destro (grazie al cielo) ha trovato brevissimamente in Javier Zanetti (che non andrebbe neppure menzionato in questo articolo) un sicuro appiglio per anni. Nonostante ciò, è arrivato all'Inter Zè Maria. Le buone stagioni a Perugia lo hanno avvicinato, per mesi e mesi, all'Inter. Poi è arrivato, per davvero. In realtà non aveva grosse colpe se non quelle di essere obiettivamente scarso.

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Zè Maria

GONZALO SORONDO - Arriva all'Inter come il nuovo Montero (soprannome di qualità) e gioca 11 partite in 2 anni. Doveva essere uno dei difensori più promettenti dell'Uruguay e del sud America. Ben 18 miliardi di lire sborsati per accaparrarselo dal Defensor Sporting e soffiarlo al Real Madrid. Attualmente ancora in attività proprio nel club uruguaiano da dove partì. Gran colpo.

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Gonzalo "Montero" Sorondo

CYRIL DOMORAUD - Ho scelto l'ivoriano, al fotofinish, su Bruno Cirillo. Questo perchè l'italiano almeno non è stato pagato tanto e poi, a conti fatti, si sapeva che sarebbe stato un fallimento. Brutto da vedere in campo e fuori. Inoltre Materazzi ha già regolato la faccenda a suo modo. Tornando a Domoraud, arriva dal Marsiglia per 8 miliardi. Gioca 6 partite in un anno e risulta un acquisto totalmente inutile. Un anno al Bastia prima di essere girato al Milan che cede in cambio Thomas Helveg (un altro che meriterebbe menzioni opportune). In rossonero gioca forse solo il Trofeo Tim e, per palesi incapacità, viene girato al Monaco. Oggi se ne sono perse le tracce. Meglio.

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Cyril Domoraud

VRATISLAV GRESKO - Il ruolo di terzino sinistro è sempre stato maledetto. Forse qualche anatema lanciato da Roberto Carlos o qualcosa di simile. Fatto sta che Moratti ha speso tanto e male per quella fascia. Tanti soldi, spesi male ma mai male come per Gresko. Quello che ancora non ci fa dormire è il fatto che l'Inter l'abbia pure cercato accuratamente. Prima visionato all'Inter Bratislava (non è da escludere che il nome abbia influito sulla trattativa) poi al Bayer Leverkusen dove, nonostante 15 presenze patetiche, riesce a impressionare l'Inter. Non solo, ma i nerazzurri sborsano addirittura 14 miliardi per quello che diverrà il protagonista indiscusso di quel nefasto 5 maggio. Sulla sua testa ancora una taglia nerazzurra.

RICARDO QUARESMA - Anche per quanto riguarda il ruolo di esterno destro la scelta è stata ardua. Avremmo chiesto a mister Lippi di schierare due esterni destri pur di vedere in campo anche Sergio Conceicao. Ciò che accomuna i due esterni è senza dubbio la nazionalità e la quantità di soldi spesi per loro. Per Conceicao ben 40 miliardi che, rapportati alle sue sgroppate con finta, controfinta, arresto e retropassaggio al centrale difensivo non possono che fare male. Peggio, credo, Quaresma. 18,5 milioni e la metà di Pelè (non quello buono) per un giocatore con un piede solo (e per giunta formato da solo esterno) e un chilo di gel nei capelli. Vederlo in campo è stata una sofferenza. Acquistato perchè lo ha richiesto Josè, ancora oggi credo che un'occhiata ai soprannomi"Ciganito" e "Harry Potter" e una lettura approfondita di queste dichiarazioni avrebbero fatto la differenza al momento del suo acquisto: "Avevo i piedi storti verso l'interno e mi veniva da toccare il pallone così: sempre d'esterno e sempre con il destro. L'allenatore non ne poteva più e un giorno mi fa: 'Se calci un'altra volta in quel modo, ti mando fuori'. Un'azione dopo ero già nello spogliatoio, tristissimo. Lui voleva solo che migliorassi, ma poi si è rassegnato: quel colpo mi "usciva" e tuttora mi "esce" così, naturale."

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Ricardo Quaresma

FRANCISCO FARINOS - La dirigenza interista ha sempre avuto fascino verso i giocatori del Valencia. Un'attrattiva fortissima che ha portato i nerazzurri a seguire per anni (e poi ad acquistare) Kily Gonzalez o pedinare anche di notte gente come Joaquin. Tra un amore e l'altro è spuntato Francisco Farinos. L'Inter, ridendo e scherzando, spende 36 miliardi per un centrocampista poco tecnico, ruvido e soprattutto molto scarso. Lontano dalla Spagna delude e racimola presenze soprattutto dalla panchina. L'unica partita che ce lo fa ricordare in modo benevolo è un lontano Valencia-Inter nei panni di portiere.

VAMPETA - Non c'è molto da dire, in realtà, su questo giocatore. Brutto forte e acquistato per 40 miliardi dal Corinthias. Come un top player qualunque. Ma lui evidentemente non era uno qualunque. Una presenza in campionato e una copertina su una rivista gay. Avete presente prendere 40 miliardi, metterli in mezzo al campo e poi bruciarli?

SANTIAGO SOLARI - Non abbiamo ancora capito che cosa ci facesse in campo. L'Inter, quando era ancora in forza al Real Madrid, lo ha seguito, perfino in bagno, per 5 anni. Poi, quando finalmente ha quasi compiuto 30 anni, l'ha acquistato. per fortuna a parametro zero. Stpendio da capogiro per un giocatore che a sinistra ha solamente occupato la grafica delle formazioni. Ma a Moratti piaceva, tranquilli.

ROBBIE KEANE - Lui aveva una peculiarità che in pochi avevano. Quando segnava, faceva le capriole. Un dettaglio da non ignorare soprattutto quando si parla di Inter. In realtà era anche un bel giocatore e così i nerazzurri sborsarono 31 miliardi per strapparlo al Coventry City. Ma Tardelli, successore di Lippi, lo odiava. Lui guardava Recoba giocare e così, senza gol e senza capriole diventò un giocatore qualunque. A Dicembre dello stesso anno lasciò l'Inter. Una storia triste.

LAMPROS CHOUTOS - In realtà avremmo altri nomi come ad esempio PancevHakan SukurBatistuta o l'honduregno David Suazo. Però in Lampros Choutos c'è qualcosa in più. Faccia triste, sempre. Un attaccante da zero a tutte le voci e soprattutto da sezione "Altri" nelle figurine Panini. Ci fa in realtà tenerezza. E' il tipico giocatore da battuta, della serie "Sei inutile come Choutos". Non ha mai avuto la sua chance e, forse, è stato meglio così.

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Un timido Lampros Choutos

Ecco infine la flop 11 dell'era Moratti schierata in pompa magna:

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Pietro Turchi

27 giugno 2013

Il mercato dei giovani: da el Shaarawy a Verratti per non commettere gli stessi errori

Importante esclusiva quella realizzata dal mio amico Mauro Piro. Il collega de "Il Calcio Secondo Me" ha intervistato l'agente FIFA Bevilacqua, che ha sottolineato una volta di più quanto sia importante che i giovani siano lanciati nel grande calcio, perchè sono un patrimonio del nostro paese e delle nostre nazionali. Fra questi, ovviamente, anche quel Marco Verratti che tanto bene ha fatto nel Pescara e nel Psg di Ancelotti, squadra dalla quale non si muoverà nemmeno ora che al timone è approdato il francese Laurent Blanc.

Dopo aver vissuto giorni frenetici per le comproprietà, è giunto il momento per le società italiane di dedicarsi interamente al calciomercato. A questo punto entrano in scena, con grande abilità, agenti ed operatori di mercato, pronti a chiudere già a giugno le prime importanti operazioni. Sottratto dagli impegni lavorativi, quest’oggi ci ha dedicato del tempo per una bella chiacchierata l’agente FIFA Francesco Bevilacqua, giovane procuratore associato allo studio dell’avvocato Donato Di Campli (agente del centrocampista del PSG, Marco Verratti ndr). Con lui abbiamo parlato di calciomercato in genere, di alcuni dei suoi giovani assistiti e proprio del pescarese centrocampista della nazionale Under 21. Ecco le sue parole in esclusiva ai microfoni di Calciomercatonews.com:
Un giovane agente, in un mondo in cui i giovani purtroppo hanno poco spazio. Come stai vivendo la tua esperienza da agente di calciatori?
Fortunatamente credo che il mondo del calcio stia cambiando, in un periodo dove la crisi è tangibile soprattutto in questo settore. L’importante è fare il proprio lavoro in maniera affidabile e credibile.
Lavorare con i ragazzi da un punto di vista può essere stimolante, dall’altro può però assegnare responsabilità elevate. Cosa dà e cosa toglie ad un agente, un lavoro così certosino con tante nuove leve?
Bisogna mantenere un dialogo corretto e trasparente con i ragazzi. Spesso le loro aspettative non corrispondono con la visione delle società, che fanno le loro valutazioni. Io sono grato ai miei ragazzi, con tutti loro ho un rapporto fantastico e hanno ben chiaro i propri obiettivi.
Ci puoi fare un breve elenco dei calciatori sotto la tua egida? Quale futuro prospetti per loro?
Da poco ho accolto nella tra i miei ragazzi Riccardo Azzali, classe 95 scuola Chievo Verona, nell’ultima stagione al Castiglione. Tra i migliori prospetti futuri ci sono sicuramente Federico Pizzutelli (1995), VitoLeonetti (1994) e Marco Troccoli (1995), giocatori del Bari che hanno vissuto annate importanti in prestito in serie D, i primi due all’Olympia Agnonese, il terzo a San Nicolò; Leonardo Guerra (1996) attualmente alBologna; tra i giocatori che giocano in Serie D sicuramente sono degni di nota Lucio Boris Di Lollo, classe 93 con più di 120 presenze sulle spalle per il quale ho già alcune richieste dalla Lega Pro, e DamianoPartipilo, un vero playmaker di centrocampo che merita di giocare per una piazza importante. Tra i portieri, sono sicuro che la prossima stagione sarà quella del riscatto per Antonio Junior Cialdini, classe 93 ex Virtus Lanciano, Teramo e Brindisi.
Collabori da tempo con l’agente Donato Di Campli, che tra i tanti calciatori in scuderia può vantare certamente una giovane eccellenza come Marco Verratti. Quanto si può imparare da chi ha notevole esperienza proprio come Di Campli?
Sono fiero di collaborare con Donato, è una persona onesta e sincera, abbiamo un rapporto lavorativo ottimo basato su una comunicazione continua. Sto imparando molto da lui, devo tanto a lui.
Proprio su Verratti, cosa ci puoi dire? Più volte è stata ribadita una sua incedibilità e di una imminente trattativa di rinnovo del contratto con il Paris Saint Germain…
Marco sta bene a Parigi, una società che ha creduto fortemente un anno fa su di lui, valorizzandolo e portandolo sui massimi palcoscenici europei. Per quanto riguarda il rinnovo, credo che nei prossimi giorni ci saranno degli incontri tra le parti.
Guardando al mercato con gli occhi di un operatore invece, che idea ti sei fatto di questa sessione di mercato: gireranno pochi soldi, o ci saranno diversi movimenti?
Le società di serie A, anche le big, rispetteranno il Fair Play Finanziario, quindi le società investiranno in base ai rientri economici in bilancio. Per esemplificare, è lo stesso principio che porta le grandi del calcio europeo a non avanzare ancora offerte ufficiali per un giocatore come Cavani, che a mio avviso vale tutta la sua clausola rescissoria.
Quale squadra al momento ti sta convincendo di più in assoluto?
Penso che l’Inter abbia le idee chiare, un allenatore bravo e preparato, con un paio di giocatori funzionali al progetto la vedo bene per la lotta scudetto. Il Milan sta proseguendo sulla linea tracciata un anno fa, spero per il calcio italiano che non ceda El Shaarawy, è un campione che deve essere trattenuto a tutti i costi. Il mercato del Napoli sarà incentrato tutto sull’eventuale cessione di Cavani, mentre mi meraviglia che una società come la Juventus stia facendo tutta questa confusione sugli attaccanti, molti dei quali non mi sembrano funzionali al gioco di Conte.
Secondo un tuo parere, per concludere, cosa manca al calcio italiano per riprendere la leadership mollata ormai qualche anno fa, e quanto il movimento giovanile può aiutare in questa risalita?
La linea giusta penso che sia quella di credere e investire sui giovani ed avere molta pazienza, ce lo insegnano la Spagna e il Barcellona ma anche Borussia Dortmund e Olanda Under 21. Se si faranno investimenti in tal senso, credo che per il resto non abbiamo nulla da invidiare a nessuno.

LIVE - Presentazione di Carlitos Tevez alla Juventus



Carlitos Tevez Live - Conferenza stampa di presentazione:

"Jovetic, mai alla Juve". Eppure Della Valle è legato alla famiglia Agnelli..

Ho voluto aspettare qualche giorno che si delineassero le strategie di mercato, ora voglio dire la mia e far chiarezza sul rapporto Juventus-Fiorentina.
Come sostenevo da tempo, il primo obiettivo bianconero era Tevez. Troppo scaltri dirigenti e mister Conte per non fiutare quello che, sulla carta, è un affare. Un giocatore con la sua esperienza, il suo carisma e la sua classe non si può paragonare a Jovetic, specie se consideriamo la valutazione data ai due ragazzi. D'accordo, il monetenegrino è molto forte ed anche giovane, ma conti alla mano costava quasi il triplo.
Marotta e Conte hanno fatto benissimo a puntare l'Apache, sbarcato a Torino per "appena" 9 milioni di euro più 3 di bonus. Parliamo di un giocatore che negli ultimi anni ha giocato 148 partite fra Premier e Champions, mettendo a segno 74 reti. Un goal ogni due apparizioni, pur avendo in rosa gente come Balotelli, Dzeko e Aguero con cui giocarsi il posto in squadra.
E Jovetic? Non nego che se arrivasse anche lui sarei molto felice, ma solo se arrivasse ad un prezzo equo. La famiglia Della Valle è stata chiara: Jovetic non si vende alla Juventus, a meno che non arrivino con 30 milioni cash.
Benissimo, è lecito fare le proprie valutazioni, com'è lecito declinarle, a maggior ragione se sono del tutto fuori mercato.
I 30 milioni non sono dettati tanto dal valore del giocatore, quanto dalla volontà di tenerlo, se non costretti alla cessione. Fra i possibili acquirenti, la Juventus rappresenta quanto di peggio si possa immaginare.

Qui andrebbero fatti due discorsi diversi: da un lato c'è l'indissolubile acredine fra la Vecchia Signora e la Fiorentina; dall'altra una presa di posizione politico-ideologica contro la famiglia Agnelli.
Inutile negare che tra bianconeri e viola non corra buon sangue, a partire dagli anni '80 in poi. Il caso Baggio e il più recente sgarbo per Berbatov hanno fatto il resto, portando i fratelli Della Valle ad ergersi a primi tifosi contro la Signora. L'intransigenza verso la Juventus non solo porta clamore sui titoli dei giornali, ma riabilita la famiglia davanti ai tifosi della Fiesole, sul piede di guerra fino all'inizio dell'era Montella.

Forse, però, non tutti sanno che il sodalizio Agnelli-Della Valle è più che solido, nonostante le frecciatine calcistiche. Il buon Diego, infatti, è un mestierante navigato della politica e dell'economia italiana, tutt'altro che in lotta con la lobby del potere che tanto dice di detestare.
Citando Wikipedia, dapprima "nel 1994 votò e sostenne economicamente il nascente partito di Silvio Berlusconi"; quindi "nel 2001 fonda con Luca Cordero di Montezemolo il fondo Charme e acquisisce quote di rilievo in aziende del design italiano quali Poltrona Frau".
Montezemolo, già, proprio quel Luca Cordero con cui intreccia ancor oggi tanti affari (Italo su tutti) e che è stato, fra le altre cariche, vicepresidente della Juventus e presidente della Fiat. Insomma, una persona vicinissima alla famiglia Agnelli che tanto aspramente viene criticata quando si parla di calciomercato.
Ma Diego Della Valle, in passato, non è mai stato tenero nemmeno con Massimo Moratti, guardacaso un suo ex datore di lavoro. Citando sempre Wiki: "fa il suo ingresso nel calcio il 29 maggio 1995, entrando a far parte del consiglio di amministrazione dell'Inter per volere di Massimo Moratti, carica che ricopre fino al 2001".

Ed oggi, chi è Diego Della Valle? E' un grande imprenditore, fra gli uomini più ricchi del mondo. Non si occupa solo di calzature, come in tanti credono, ma è nel consiglio di amministrazione di molte aziende, banche e compagnie assicurative. In primis, ed è qui che mi sfugge l'acredine con gli Agnelli, è nella Ferrari e nella Piaggio, nonchè in affari con Luca di Montezemolo, che proprio distante alla famiglia Agnelli non è.
Sembrerebbe che questo veto assoluto valga solo per il calcio ed il mercato.

Ora però le carte in tavola sono cambiate radicalmente. Non è più la Juventus a dover comprare, bensì la Fiorentina a dover vendere. La permanenza di Jovetic non sarebbe un problema, tecnicamente parlando, ma sappiamo tutti che un giocatore con il mal di pancia rende poco, viene bersagliato dai tifosi ed è soggetto a stagioni negative. Ve lo immaginate JoJo all'ingresso al Franchi dopo l'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport? Solo fischi e insulti. Successe a quella grande leggenda che è stata Gabriel Omar Batistuta, figuriamoci se non capiterebbe al buon Stevan.
E, infine, se non parte Jovetic non arriva Gomez, primo vero obiettivo del mercato gigliato.
Il coltello dalla parte del manico, dunque, non è più nelle mani viola, a meno di una fantomatica offerta milionaria dall'estero. City, Chelsea e Monaco, al momento, non si sono viste a Firenze.

26 giugno 2013

Chiellini ha un nuovo fan: Joey Burton

Non so se si può considerare un complimento, ma Joey Barton ha twittato un complimento per il roccioso centrale bianconero Giorgio Chiellini: 



Come riporta Fantagazzetta, Joey Barton non è certo uno di quelli che passa inosservato. Il centrocampista inglese, che nell’ultima stagione in Francia con la maglia dell’OM, è passato alla cronaca per la maxi-squalifica di 12 turni, inflittagli quando giocava in Premier, dopo essersi macchiato di condotta violenta nei confronti di Aguero e Kompany. Ma Barton, recentemente, su Twitter è stato anche protagonista di uno screzio con Thiago Silva, “accusato” di rassomigliare, testualmente, ad un:“omosessuale in sovrappeso“.

C’è dunque da stabilire se, l’ultima uscita di Barton su Twitter, sia, o meno, un complimento. Il centrocampista inglese ha infatti scritto parole di “apprezzamento” a Chiellini, dove viene elogiato il suo modo energico di giocare e di entrare sui giocatori, anche a rischio di infortunarli, mettendo in mostra, difendendo, le cosiddette “arti oscure”. 



Il punto sul mercato: da Tevez a Robinho passando per Jovetic ed Isla

Erano anni che non si vedeva un calciomercato tanto movimentato, tanto clamoroso. Siamo ai primi giorni di trattative, eppure sono già stati messi a segno colpi importanti o che hanno fatto parlare molto giornalisti e addetti ai lavori. Vediamo come si stanno muovendo le grandi della Serie A, così facendo potremo capire come gli equilibri si stanno modificando.




Inter: i nerazzurri sono fra i più attivi. Dopo gli arrivi di Andreolli, Botta e Laxalt, ecco i primi colpi nel reparto offensivo. Dalla Sampdoria è arrivato il classe '93 Icardi, dal Parma è praticamente fatta per il '92 Belfodil. Ho già speso un po' di parole sulle trattative, ma è innegabile che i prezzi siano stati molto elevati. Così come non si può nascondere che sia meglio investire e scommettere su di un giovane piuttosto che su di un giocatore over 26. Tuttavia, non ha senso cedere Donati e Caldirola, specie se poi non si acquisteranno giocatori di valore. Isla potrebbe fare al caso di Mazzarri, sarebbe funzionale ed un bel colpo. Non sono certo che possa approdare a Milano, mentre su Basta ho qualche piccola riserva anagrafica.

Milan: immobilismo per ora. Salutato Ambrosini, Galliani ha messo sotto contratto il giovane colombiano Vergara, ma prima di dare l'assalto a un paio di buoni acquisti, i rossoneri devono vendere. Così facendo non andranno lontano, perchè valutano troppo i propri ragazzi. Boateng non ha giustamente mercato, l'anno scorso ha collezionato più acconciature che partite (come ha detto Mourinho); mentre El Shaarawy ha un costo molto elevato. Il Faraone è un gran talento, ma sceicchi e russi (unici con liquidità cash sufficiente) cercano il grande nome, il Falcao o il Bale di turno. 40 milioni per Stephan è un prezzo elevato, difficile vederlo lontano da Milano, il che sarebbe anche un bene per il nostro calcio.
Chiudo con Robinho, arrivato gratis ed ora valutato 10 milioni! Da matti, Binho arriva da due stagioni deludenti, specie l'ultima, passata più in panchina/tribuna che in campo.

Juventus: preso Llorente a gennaio, il colpo è passato sotto traccia. Eppure si tratta di un bell'attaccante, con caratteristiche nuove rispetto agli avanti a disposizione di Conte fino ad oggi.
I bianconeri hanno trovato un grande attaccante, che salvo clamorosi ribaltoni sarà il classe '84 Carlitos Tevez. Gran bel colpo rapporto qualità/prezzo, certamente meglio di quel Stevan Jovetic ipervalutato dai Della Valle e che sarà un difficile caso di mercato fino a fine agosto. Marotta e Paratici cercheranno ora di prendere due difensori ed un centrocampista. Ogbonna è in pole, anche se non mi entusiasma personalmente. Kolarov è un altro giocatore interessante, e garantirebbe interessanti soluzioni anche da calcio da fermo. A centrocampo sarebbe il caso di tenere Marrone, poi eventualmente si dovrebbe inserire un giovane.
Infine, la Juventus sarà attiva sul mercato dei giovani. Dopo aver preso Gabbiadini, si dovrà capire quali destini avranno Zaza e Berardi, vicinissimi alla Signora.

Roma: aaa portiere cercasi. Julio Cesar sarebbe perfetto, ma si vocifera molto circa un interesse per Diego Alves del Valencia. Per il resto difficile pronunciarsi finchè il neo tecnico Garcia ed il management giallorosso non si vedranno per definire una strategia certa.

Lazio: confermare i big è il vero successo. Presi Novaretti ed il giovane Perea, i biancocelesti cercano anche il verdeoro Felipe Anderson. Il vero acquisto, però, sarebbe Hernanes. Se non sarà ceduto il Profeta, la Lazio potrà sperare in un bel campionato.

Fiorentina: i viola hanno preso Joaquin, che sarà una scommessa interessante. Rossi, Jovetic e Ljaijc sarebbero un trio favoloso, ma su gli ultimi due pende il problema fra i Della Valle ed il procuratore dei due giocatori slavi. Come finirà? Non lo so, ma di certo se uno di loro non parte, Mario Gomez non arriverà. Sarebbe un peccato, perchè il tedesco sarebbe un grandissimo colpo. Ma tant'è..

25 giugno 2013

Bienvenidos Carlitos. Tevez è il nuovo attaccante della Juventus

Carlitos Tevez, benvenuto. Manca solo l'annuncio ufficiale, ma l'Apache sarà il nuovo centravanti bianconero, il top player sbandierato da 3 stagioni a questa parte. Sarà lui l'erede della numero 10 di Alex Del Piero? Non sarebbe un'eresia.






Video:



Profilo - Wikipedia:

Carlos Alberto Tévez (Ciudadela, 5 febbraio 1984) è un calciatore argentino, attaccante del Manchester City e della Nazionale argentina.
Fin da bambino è soprannominato l'Apache, poiché il barrio dov'è nato, Ejército de los Andes, veniva anche detto Fuerte Apache, dal film con Paul Newman Fort Apache, The Bronx.
Caratteristiche tecniche

Attaccante potente e abile nei dribbling, è in grado di agire come prima, seconda punta o trequartista e di spaziare lungo l'intero fronte offensivo. È capace di calciare con molta forza, caratteristica che lo porta in alcuni casi a reti dalla lunga distanza.
Biografia

Nel 1996, i suoi genitori gli cambiarono legalmente il cognome da quello del padre a quello della madre, quando la squadra semiprofessionistica in cui militava, l'All Boys, si rifiutò di lasciarlo andare a giocare nelle giovanili del Boca Juniors.[4]
Ha una vistosa cicatrice sul collo dovuta a delle ustioni di terzo grado che si è procurato accidentalmente da bambino con l'acqua bollente e che lo costrinsero a due mesi di degenza ospedaliera.
Carriera

Club
Boca Juniors
Dopo aver iniziato a giocare a calcio a livello agonistico con l'All Boys, Tévez si è aggregato alle giovanili del Boca Juniors quando aveva 13 anni, esordendo poi in prima squadra il 21 ottobre 2001 contro il Talleres de Córdoba.
Con il Boca ha vinto nel 2003 il Campionato argentino di Apertura, la Coppa Libertadores, la Coppa Intercontinentale e la Copa Sudamericana nel 2004, venendo anche premiato con il Balón de Oro davanti al detentore dell'edizione precedente José Cardozo. Nel 2004 riceve la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Atene con la nazionale argentina e risulta essere il capocannoniere del torneo. Questo risultato gli permette di rivincere per la seconda volta consecutiva il titolo di miglior calciatore sudamericano dell'anno, questa volta superando il brasiliano Robinho.
Corinthians


Tévez con l'ex Presidente del Brasile Lula
Nel dicembre del 2004 passa ai brasiliani del Corinthians per una cifra intorno ai 20 milioni di dollari.
Nonostante alcuni scetticismi iniziali con i tifosi del Corinthians, Tévez indossa per alcune partite la fascia da capitano della squadra. L'Apache, grazie anche alla vittoria del Campionato brasiliano nel 2005, porta a casa il suo terzo Pallone d'Oro Sudamericano davanti al difensore Diego Lugano.
West Ham
Il 31 agosto del 2006 Tévez firma un contratto quadriennale con il West Ham, arrivando a Londra in compagnia del connazionale Javier Mascherano. Il trasferimento dei due calciatori è in mezzo ad alcune polemiche e, a fine aprile 2007, la federcalcio inglese decide di multare il West Ham con la cifra di 5 milioni e mezzo di sterline a causa di alcune clausole illecite contenute nel contratto che davano alla società proprietaria di parte del cartellino del calciatore la possibilità di intervenire direttamente nel rapporto tra il calciatore e la società.


Tévez con la maglia degli Hammers
L'allenatore Alan Pardew lo schiera spesso come ala sinistra e le sue prestazioni portano nel mese di ottobre 2006 il CT della nazionale argentina Alfio Basile a consigliare a lui e a Mascherano di lasciare il West Ham. A metà dicembre 2006 il nuovo proprietario del West Ham decide di esonerare l'allenatore Pardew e di mettere in panchina Alan Curbishley, che inizialmente fa partire Tévez dalla panchina ma poi inizia ad usarlo nel ruolo di seconda punta. Alcuni piccoli infortuni gli impediscono di giocare con continuità, ma nel derby contro il Tottenham del 4 marzo 2007 Tévez segna il suo primo gol con la maglia degli Hammers. La squadra inglese termina il campionato al 15º posto, raggiungendo la salvezza.
Manchester United
Il 10 agosto 2007 Tévez viene acquistato dal Manchester United. Con i Red Devils esordisce il 15 agosto seguente contro il Portsmouth e il 23 settembre segna il suo primo gol, contro il Chelsea (2-0 all'Old Trafford). In quest'annata, l'Apache vince subito il campionato inglese e la Champions League, arrivata a Mosca grazie alla vittoria contro il Chelsea ai calci di rigore e in cui Tévez realizza anche il primo gol dal dischetto della serie. In totale, nella massima competizione europea, il calciatore argentino mette a segno 5 gol. Alle reti in ambito europeo si aggiungono i 14 gol in 34 presenze nella sua prima stagione in Premier League, nel corso della quale non sempre parte da titolare.


Tévez con la maglia dei Red Devils
Nella stagione 2008-2009 vince nuovamente il titolo nazionale con il Manchester United, con due giornate di anticipo, collezionando 23 partite e 3 reti. Nel corso dell'annata, il 5 dicembre 2008, realizza la sua prima tripletta, nel quinto turno della Coppa di Lega vinta 5-3 contro il Blackburn. Pochi giorni dopo, conquista anche il Mondiale per club, nella cui finale è titolare. Entra in campo nel secondo tempo, invece, nella finale di Champions League persa per 2-0 contro il Barcellona.
Il 20 giugno 2009 il Manchester United ufficializza l'addio di Tévez attraverso una nota sul proprio sito ufficiale.
Manchester City
Il 13 luglio seguente approda al Manchester City, per una cifra vicina ai 30 milioni di euro, con cui firma un contratto quinquennale. Con la maglia dei Citizens sigla la sua prima rete stagionale il 27 agosto 2009 contro il Crystal Palace, nel secondo turno della Coppa di Lega. La prima rete in campionato, invece, arriva nella sfida vinta per 3-1 contro il West Ham il 28 settembre 2009.


Tévez palla al piede con la maglia dei Citizens
L'11 gennaio 2010 segna una tripletta contro il Blackburn Rovers, mentre il 19 gennaio seguente segna una doppietta contro la sua ex squadra, il Manchester United, che regala al City il successo per 2-1 nel derby di andata di Carling Cup. Due reti - la prima su rigore, la seconda di testa sotto misura - festeggiate praticamente nello stesso modo: mani dietro alle orecchie e dita a mo' di paperella per zittire quanti alla vigilia avevano parlato male di lui, come, ad esempio, l'ex compagno di squadra nonché capitano dei Red Devils Gary Neville, che durante l'esultanza dell'argentino gli ha mostrato il dito medio alzato. Nonostante la vittoria nella partita d'andata, il Manchester City perde la partita di ritorno per 3-1 e viene conseguentemente eliminato dalla competizione. Dopo un periodo di assenza, il 27 febbraio 2010 torna al gol con una doppietta nella gara contro il Chelsea.
Termina la stagione con 29 reti stagionali, di cui 23 segnate in campionato.
Nella stagione seguente il mister Roberto Mancini gli affida la fascia da capitano della squadra. Il 23 agosto 2010 segna le sue prime due reti stagionali in campionato, nella vittoria contro il Liverpool per 3-0. L'11 aprile 2011, nel match di ritorno contro il Liverpool (questa volta perso per 3-0) si infortuna alla coscia ed è costretto ad un periodo di stop. Torna a disposizione per la finale di FA Cup, il 14 maggio seguente, vinta dal City per 1-0 contro lo Stoke. In totale, nella sua seconda stagione al Manchester City, mette a segno 24 centri, di cui 21 in campionato, che lo laureano capocannoniere assieme a Dimităr Berbatov.
Il 27 settembre 2011, agli inizi della stagione seguente, il tecnico Roberto Mancini lo invita ad entrare in campo nel secondo tempo della partita di Champions League in casa del Bayern Monaco (sul risultato di 2-0 per i tedeschi) ma Tévez rifiuta la sostituzione. Al termine della partita, Mancini dichiara che sotto la sua guida il calciatore argentino non scenderà più in campo con la maglia del Manchester City.A circa sei mesi dall'accaduto, però, Tévez ritrova il rapporto con l'allenatore italiano e il 21 marzo 2012 ritorna a giocare con la maglia del City nella partita di campionato contro il Chelsea.
Nazionale


Tévez in azione con la maglia della Selección
Con la Nazionale argentina allenata da Marcelo Bielsa Tévez ha conquistato l'oro alle Olimpiadi di Atene 2004. Nella rassegna olimpica si è anche affermato come capocannoniere del torneo con 8 reti, tra cui quella decisiva nella finale contro il Paraguay, in 6 partite. Due anni dopo è stato convocato dal CT José Pekerman per il Mondiale del 2006. Non impiegato nella prima partita, conclusasi con la vittoria per 2-1 contro la Costa d'Avorio, è sceso in campo come sostituto nella seconda, vinta per 6-0 contro la Serbia, segnando un gol e fornendo un assist. L'Argentina, poi, viene eliminata ai quarti di finale della competizione dopo la sconfitta ai tiri di rigore contro la Germania.
Ha partecipato, inoltre, alle edizioni 2004 e 2007 della Coppa America e alla Confederations Cup del 2005.
Con l'avvento di Diego Armando Maradona come commissario tecnico della Selección, viene convocato anche per il Mondiale del 2010 in Sudafrica. In questa competizione Tévez realizza due gol, entrambi negli ottavi di finale contro il Messico.

Dries Mertens, il Diavolo Rosso che fa impazzire Napoli

Era il 1991, e l'Italia accoglieva nel proprio campionato un grande talento belga: Vincenzo Scifo. Il numero dieci della nazionale fiamminga approdava a Torino, dove si aspettavano grandi cose dal fantasista belga che aveva stregato tutti a Italia '90.
2013, a Napoli sbarca un altro grande talento dei Diavoli Rossi, Dries Mertens. Nato a Loavnio il 6 maggio 1987, Mertens cresce nello Stade Leuven. A undici anni viene notato dall'Anderlecht, che lo porta nella capitale per forgiarlo nel proprio settore giovanile.
Passato nel 2003 al Gent, debutta fra i professionisti con la maglia del Eendracht Aalst, con cui si mette in luce e si guadagna la chiamata in Eredivisie, il campionato olandese.
Nel paese dei tulipani vive un magico triennio con la maglia del Agovv, con cui colleziona 108 presenze e 30 reti, un bottino fantastico per un centrocampista di fascia. Le grandi prestazioni del ragazzo belga convincono l'Utrecht ad acquistarlo e puntare forte su di lui. Mertens ripaga la fiducia, trascinando i suoi ai play-off di Europa League.
Le grandi giocate, i goal e gli assist convincono il PSV di Eindhoven ad acquistarlo, in coppia con l'ex compagno Kevin Strootman. I due si rivelano un affare formidabile per i biancorossi, che alzeranno al cielo una Coppa ed una Supercoppa d'Olanda.
Con 37 reti in 62 partite, Mertens diventa uno dei gioielli del mercato, ma il Napoli di Benitez spiazza tutti e se lo aggiudica per una cifra intorno ai 10 milioni di euro. Un investimento importante, che testimonia quanto Mertens possa fare bene con la maglia azzurra, specie se collocato nella classica linea dei trequartisti che il tecnico iberico tanto ama.

Nato come centrocampista di destra, Mertens si è pian piano trasformato in una vera e propria ala d'attacco. Il suo fiuto del goal, unito ad una rapidità fuori dal comune, fanno di Mertens un giocatore letale se lasciato agire in spazi aperti.
Destro naturale, Mertens ha un'estrema confidenza anche con il piede mancino, tanto da esser stato spesso impiegato sulla fascia sinistra, dove poteva sfruttare il suo tiro a rientrare. Come detto, il belga nasce centrocampista esterno, per esaltarsi nel ruolo di ala o attaccante di fascia. E' la classica ala vecchio stile, veloce, tecnica e con il senso del goal che si richiede ad un giocatore che milita vicino ai 16 metri finali.
Gli scacchieri tattici ideali di Dries Mertens sono senza dubbio il 4-3-3, in cui giostra come esterno offensivo del tridente; o il 4-2-3-1, guardacaso il modulo preferito di quel Rafa Benitez che lo ha fortemente voluto al Napoli.



Dribbling secco, rapidità fulminea e conclusioni chirurgiche, sono queste le credenziali con cui si presenta ai suoi nuovi tifosi Dries Mertens. Sebbene abbia un ruolo diverso, potrebbe rappresentare ciò che Lavezzi è stato per un paio di stagioni, un giocatore in grado di spaccare le difese con accelerazioni devastanti.
I tifosi partenopei lo attendono a braccia aperte, il trio Mertens, Hamsik, Insigne potrebbe essere l'ispirazione perfetta per la prima punta, Cavani, Dzeko o Torres che sia.

Perchè la Juventus ha bisogno di un nuovo attaccante?

Juventus has already brought in Fernando Llorente during the January transfer window. He will join them next summer and figures to be an integral part of the team next season.

However, a recurring theme in the past two seasons has been the team's inability to sign a truly big-name striker during the summer months. Last year they were linked to the likes of Stevan Jovetic, Robin Van Persie and Luis Suarez, but for whatever reason, failed to ink any of them.

Granted, the Bianconeri went on to win their second straight Scudetto in emphatic fashion, dominating with their world-class midfield and a watertight defense. However, the Champions League is a different beast, and Bayern Munich exposed the real problem Juventus has.

It's hard to argue that this problem lies with its strikers. During the past two seasons, no Juventus player managed to score more than a dozen goals domestically—a truly bizarre figure for a team that was not only the Italian champion, but dominated with a nearly historic 49-match undefeated streak.

Their domestic prowess hasn't translated into Europe, as another gear was needed to compete with the true footballing giants. Strikers like Fabio Quagliarella, Alessandro Matri, Mirko Vucinic and Sebastian Giovinco might do well against provincial sides in Serie A, but fail to be the difference makers against a world-class defense.

Someone like Vucinic can be stellar on his day, but inconsistency has been the plague throughout his career, as he fails to be a consistent producer each week.

Gonzalo Higuain was supposed to be the big-time signing this summer, but recent reports state that Arsenal are close to finalizing the deal that would've given Juventus a truly formidable duo up front.

It remains to be seen whether or not this will be another summer of failed superstar courting for La Vecchia Signora. Even though Fernando Llorente could be a major improvement, he has hardly played in the past year after falling out with Athletic Club coach Marcelo Bielsa.

Even if they don't sign anyone, Juventus are the favorites for next year's Scudetto. It's time to mount a real charge in Europe to give the fans a much more important prize than simply another star on their kit.

fonte: bleacherreport.com 

24 giugno 2013

Giovani nel nostro calcio ? Necessità più che scelta

E' con piacere che riprendo una gran bella intervista di Mauro Piro, stimato collega di mille battaglie. Dalle colonne del suo blog, "Il calcio Secondo Me", l'intervista all'agente FIFA Luca Vargiu, che fa un'amara fotografia del nostro movimento calcistico.

La crisi che da qualche anno imperversa sul calcio italiano, sta quasi obbligando le società del nostro paese a puntare sui giovani, dopo anni in cui la linea verde veniva snobbata dai grandi club. Al momento però, nonostante i talentuosi ragazzi arrivati nei massimi campionati, il calcio dello stivale continua a zoppicare al confronto dei grandi campionati come la Liga, la Bundesliga o la Premier League, anni luce avanti per organizzazione logistica ed economica. Di questo e di altri argomenti abbiamo voluto parlare con l’agente Fifa Luca Vargiu, fondatore della società “Agenzia del Calcio”, una realtà che va a tutelare il lavoro delle giovani leve, operando con attenzione nel mondo del calciomercato.

Luca, parlaci della tua agenzia: com’è nata, quali sono gli obiettivi che vi prefissate, qual è il vostro modo di lavorare.
L’Agenziadelcalcio Football Management nasce nel 2009, ci occupiamo principalmente di giovani calciatori che andiamo a cercare sul territorio attraverso un’attività di scouting che portiamo avanti grazie ad un’accurata scelta di collaboratori che selezioniamo con particolare attenzione. Il nostro principale obiettivo è quello di individuare giovani calciatori e accompagnarli nel difficile percorso che porta al professionismo. Lavoriamo su tutto il territorio nazionale ma abbiamo anche importanti collaborazioni con Inghilterra, Svizzera e Sudamerica.

Ci puoi fare un breve elenco dei calciatori nella vostra “scuderia”?
Abbiamo giovani nei più importanti settori giovanili italiani, che però preferisco tenere ancora lontano dai riflettori e soprattutto da alcuni scaltri colleghi che all’attività di scouting preferiscono quella di saccheggio…

Gran parte del vostro lavoro è dunque rivolto anche alla tutela dei giovani calciatori, in un mondo pieno di “cannibali”…
In un ambiente dove spesso si incontrano persone che agiscono più con la bocca che con le azioni, cerchiamo di portare avanti il nostro lavoro in modo serio e professionale, mettendo di fronte ai nostri ragazzi la realtà dei fatti vale a dire che la strada per arrivare è lunga e complicata. Aspetto che molti giovani tendono a sottovalutare…

La situazione legata ai giovani italiani è ancora difficoltosa sebbene, nell’ultimo anno, pare qualcosa stia cambiando. A che punto siamo in Italia con il processo di adattamento alle pratiche già utilizzate nei massimi campionati europei?
Più a parole che con i fatti. Apprezzo il lavoro che sta impostando Sacchi, ma continuo a vedere da parte delle società la brutta abitudine di considerare la spesa che comporta la crescita di un giovane come un costo e non come un investimento. In realtà, sono poche le società che realmente credono nei giovani e si prendono il tempo necessario per la loro maturazione calcistica. Non si vuole rischiare.

Assisteremo secondo te quest’anno ad un ulteriore implemento dell’utilizzo dei giovani nelle nostre massime serie?
Più che per scelta forse per necessità vista la situazione economica. Abituati a non vedere giovani sui terreni di gioco ci sembra già molto averne visti alcuni in campo in questi ultimi tempi, ma rispetto ai campionati esteri siamo molto indietro.

Guardando al calcio italiano, quale a tuo parere potrebbe essere una buona ricetta per riagguantare il primato del calcio mondiale?
Mi ripeto, puntare sui vivai. Investendo e con una programmazione seria. Certo occorre tempo, i risultati non arrivano subito ma è questa la strada da seguire.

Concentriamoci sul calciomercato: siamo ancora a giugno, ma le strategie delle società paiono ormai ben delineate. Chi secondo te si sta muovendo meglio in Italia?
Siamo all’inizio ma le strategie sembrano chiare, per la maggior parte delle società sarà l’esigenza di bilancio a dettare le linee da seguire. Un mercato dove il denaro fresco sarà il grande assente e si punterà su scambi e prestiti. Napoli quello più ben messo a livello di budget, Juventus, con l’incognita Marchisio, che deve sfoltire in attacco e prendere il tanto atteso top player, Inter e Roma che devono ripartire e Milan che sembra dover sacrificare qualcuno…

Possiamo attenderci qualche colpo architettato dalla “Agenzia Del Calcio” in questa finestra di mercato?
Stiamo crescendo e qualche nostro giovane è pronto finalmente a fare il salto, ci stiamo lavorando. A fari spenti, però.

Italia porto di mare. Chi viene e chi va, da El Shaarawy a Tevez

A me piace parlare chiaro, senza fronzoli. Scrivere aiuta, e non poco. Sento il bisogno di fare chiarezza sul mercato, che sta francamente assumendo connotati inquietanti.
Premesso che non sono un operatore di mercato, che non frequento l'Ata Quark Hotel etc etc, ma sono nel mondo dell'informazione sportiva dal 2009, un'idea me la sono fatta.
Le valutazioni le fa il mercato, le fanno i procuratori ed i contratti, tuttavia non si può pensare che esistano valutazioni fuori da ogni logica. Prendiamo i singoli casi, quelli più appetitosi giornalisticamente parlando.

El Shaarawy: il Faraone ha dimostrato ampiamente di essere un gran bel giocatore. Classe '92, ha margini di miglioramento enormi, ma deve ancora trovare la perfetta collocazione tattica. Senza un altra grande punta, e partendo largo, ha fatto 6 mesi da vera star. Con l'arrivo in rossonero di Balotelli, invece, la sua luce si è spenta. Non solo non ha più trovato la porta con regolarità, ma ha faticato anche a dare quelle prestazioni convincenti in termini di quantità e qualità che ha sempre dato nella prima parte di stagione.
Il Milan chiede 40 milioni di euro, ma è una cifra che si possono permettere solo russi ed arabi, la boutade Napoli, a questo prezzo, rimane tale.

Higuain: giocatore di caratura, senza dubbio. Classe '87, sarebbe un rinforzo ottimale per le italiane. Ma vale 28-30 milioni di euro? Ni. Perchè dipende dall'attaccante a cui verrebbe affiancato. Con Llorente, per stare in tema Juve (la più vicina all'argentino), io non lo vedo benissimo. Avrebbe decisamente più chance accanto ad un Palacio o ad un Jovetic, ma siamo nel campo del fantamercato.

Jovetic: ottimo ragazzo, gran talento. 30 milioni non li vale, a Firenze possono starne sicuri. Non fosse altro perchè una settimana si e una no è rotto, ha male, ha un disturbo muscolare..
Insomma, chi vuole Jovetic ha due strade: prendere per la collottola la Viola; presentarsi con 30 milioni cash. Chelsea e City son le uniche che potrebbero pensarci, ma Mou non ama i giocatori come lui e Pellegrini dubito metta un altro gallo nel pollaio. Se lo fa è solo per prendere un fuoriclasse, vale a dire quel Cavani di cui parlerò a breve.

Cavani: un bomber, impossibile negarlo. Ogni anno non solo va in doppia cifra, ma supera sempre i 20 o addirittura i 30 goal. Quale possa essere la giusta valutazione per lui sarebbe difficile dirsi, ma il buon Edinson ci ha pensato da solo firmando la clausola di rescissione. Stante quel pezzo di carta, chi si presenta con 63 milioni lo porta a casa senza diritto di replica da parte del Napoli.
City, Chelsea e Real sono alla finestra, ma probabilmente si punterà all'inserimento di una contropartita o si spera in uno sconticino, dato anche il recente astio della città verso il Matador.

Tevez: rapporto qualità-prezzo è l'affare dell'anno, pochi dubbi. Con 10-12 milioni lo si porta a casa e, sebbene classe '84, sarebbe un giocatore che nell'immediato può dare tanto. Non è un attaccante che dura 10 anni, è palese, ma 3-4 stagioni ad altissimo livello le ha ancora nelle gambe e nella testa.
Carlitos ha già sfiorato l'Italia più volte, dapprima con la Juventus nel 2006 al ritorno in massima serie (inseme al compagno del West Ham Mascherano); quindi con il Milan nel gennaio 2012. Per il nostro campionato sarebbe un gran bel colpo.

23 giugno 2013

La parabola di Giaccherini: da "raccomandato" a indispensabile

L'editoriale di Mauro Piro, che riprendo con grande piacere, rispecchia appieno ciò che penso su Giaccherini. Siamo tutti d'accordo che non sia un fuoriclasse, ma ci mette l'anima, sempre. Giocatori così ricordano i Di Livio, i Torricelli, i Gattuso, gente che non avrà piedi da fuoriclasse, ma che non tradisce mai.

Il nuovo capitolo di questa storia che vi raccontiamo, ha inizio il 3 giugno scorso 2013, un lunedì come tanti altri. Cesare Prandelli, tecnico della nazionale italiana, dirama la lista dei convocati che sarebbero stati protagonisti della Confederations Cup. Scendendo fino al reparto dei centrocampisti, si poteva leggere tra i tanti il nome di Emanuele Giaccherini, centrocampista tascabile della Juventus, ancora una volta tra i 23 di Prandelli per un’ importante manifestazione dopo la presenza all’Europeo di Polonia ed Ucraina. Da quel giorno di inizio giugno, aiutate anche dalle condizioni metereologiche non proprio primaverili, sul povero Emanuele Giaccherini da Talla, iniziarono a piovere critiche incessanti. Non nascondiamoci però dietro un dito facendo un rapido balzo sul carro dei vincitori. Anche chi vi scrive ha avuto seri dubbi sulla convocazione dell’ex Cesena. Non tanto per il talento, per l’indiscussa duttilità o per la grinta messe in campo, ma quanto per la resa del calciatore in stagione. L’annata del numero 24 della Juventus, parla da sé: 25 presenze totali in 3 competizioni, di cui 12, la metà, da subentrato. Un po’ pochine viste, ad esempio, le corrispettive presenze di alcuni calciatori tra i preconvocati di Prandelli, protagonisti di stagioni impeccabili.
E’ lì che scatta il pensiero dei 56 milioni commissari tecnici italiani (a cui vanno sottratti i filo juventini nda): “Giaccherini viene convocato da Prandelli solo perché è un calciatore della Juventus (ecco svelato il perché della sottrazione degli juventini ndr)”. Riflessione di piazza accompagnata da un’altra “dotta” constatazione: “Con la maglia del Catania indosso (mero esempio, facilmente sostituibile con mezza Serie A nda), Giaccherini non sarebbe mai stato un calciatore della nazionale”.
23 giugno 2013, altro snodo cruciale della nostra vicenda. Brasile-Italia all’Arena Fonte Nova di Salvador De Bahia. Chi è a realizzare il gol che riapre le speranze azzurre nella gara contro i pentacampeao? Proprio Giaccherini, entrato in campo dopo l’infortunio di Montolivo. Ma non è tanto il gol, sebbene di pregevolissima fattura, a mettere in luce l’ex calciatore del Cesena. A saltare all’occhio è l’ennesima prestazione del numero 22 della nazionale fatta di grinta, corsa, voglia di dimostrare e di stupire. Caratteristiche difficilmente rintracciabili in calciatori che, aiutati da mezzi fisici e tecnici elevati, hanno avuto una carriera spianata nelle massime serie.
Giaccherini no. Lui si è fatto da solo, lui arriva dai campi dove gli spettatori sono poche migliaia e maggiormente formati da parenti dei calciatori. Lui sa che, in ogni allenamento va dato il 200% per essere tra i titolari. Lui sa che ogni partita è quella giusta per dimostrare che quella maglia azzurra, così lontana se solo nel 2008 disputavi il campionato di C2, è più che meritata. E le critiche crollano come un castello di carte al vento quando non sono supportate dai fatti. Giaccherini sta disputando, alla faccia di coloro i quali non credevano nella sua utilità, una Confederations Cup di grandissima caratura. Perché il mondo pallonaro italiano è fatto così: anche uniti sotto un’unica bandiera, quella tricolore, i tifosi non dimenticano mai il loro club, cercando di mettere in luce i calciatori che in stagione indossano la maglia da loro tifata. Ma in estate no, la maglia da tifare è quella della nazionale, quella che Giaccherini può portare a testa alta, facendosi scivolare le critiche di dosso.
E ne siamo certi: Giaccherini farà di tutto per tenersela stretta quella maglia color del cielo, nonostante le critiche.

Di Mauro Piro - Il Calcio Secondo Me

David Villa alla Viola? OMG!

David Villa alla Viola? OMG!
Sarebbe un colpo sensazionale e, scontato dirlo, sarebbe nell'immediato un salto di qualità anche rispetto a Stevan Jovetic. El Guape Villa è un grandissimo giocatore, sarebbe fantastico averlo in Serie A e al Fantacalcio, speriamo che quest'indiscrezione riportata dalla "Gazza" abbia più di un fondo di verità.

Ma il club viola potrebbe anche investire diversamente il ricavato della cessione del montenegrino, tornando a pescare nel mercato spagnolo, che il direttore tecnico Eduardo Macia conosce come pochi altri. Anche se tra gli obiettivi dei viola, secondo As, c'è un nome noto a tutti come David Villa, che nel Barcellona quest'anno non ha trovato molto spazio. Per il quotidiano spagnolo il club viola sarebbe pronto ad offrire 13 milioni di euro per ingaggiare lui e Jonathan dos Santos, 23enne centrocampista messicano. Al Barcellona vedrebbero di buon occhio un doppio accordo coi viola, per liberarsi dell'ingaggio pesante di Villa (che estimatori anche in Premier): il cartellino di Jonathan, fratello minore di Giovanni dos Santos, verrebbe valutato 2,5 milioni di euro più bonus.

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