Esperto di Calcio

3 febbraio 2013

Ronaldo, Sivori, Savicevic, Vieri, Balotelli. Quando essere un "bad boy" non è un peso


Mario Balotelli è l'ultimo dei «bad boy». Tradotto: cattivo ragazzo. Un po' disordinato, un po' misterioso, molto imprevedibile e gossipato. Ma affascina, perché è un campione musone e non segue le regole. O segue le sue. Litiga e fa litigare, esalta e accende entusiasmi. Balotelli è, come dice chi ama i bad boy, «tanta roba». Acrobati e violini Le stagioni del calcio sono state attraversate da Balotelli di tutti i tipi e di tutti i gusti. Belli e bravi, strani e carognoni, perfidi e soavi. Abbiamo visto ribelli e contestatori, eccentrici e ubriaconi. Uomini spesso contro. Contro il sistema (non inteso come gioco) e l'allenatore. Contro la società, i tifosi e i compagni. Contro i nemici e pure contro gli amici. Negli anni 30, alla Juve, c'è Renato Cesarini. Incanta tutti. I tifosi allo stadio e le tifose nei locali notturni. Ha fatto molti mestieri, anche l'acrobata e il contorsionista in un circo. Si presenta agli allenamenti con un cappotto di cammello sopra il pigiama. È molto bizzarro e molto famoso, raggiunge il top quando segna negli ultimi minuti e inventa quella ricordata come la «zona Cesarini». Quella Juve è soprattutto Raimundo Orsi detto Mumo. Arriva da Buenos Aires con la riga in mezzo, i capelli impomatati e l'astuccio del violino sotto braccio. Dice: lo suonavo al night. E' giocoliere e straordinario solista, maestro della finta e di molte altre arti pedatorie. Guadagna 8 mila lire al mese in anni in cui mille lire erano un lusso quasi sfrenato. Uomini estrosi, un po' meno pazzi di altri, sudamericani ed europei, che seguiranno. Il danese matto Uno fuori di testa, ma veramente, è il danese Helg Bronèe. Negli anni 50 gioca nel Palermo del barone Lanza di Trabia. Bronèe parla francese, è un artista del pallone, autore di imprese folli. Una volta, a Roma, traveste da Hitler il compagno Renosto e lo fa sfilare con una bionda sotto braccio. La vamp, ovviamente finta, è il terzino Eliani. «Sono contro la monotonia dei ritiri», dirà. E' pure contro il calcio-catenaccio. A Palermo, l'allenatore Gipo Viani lo mette in difesa e lui fa un autogol per protesta. Viani, un omone, negli spogliatoi lo picchia. Odia i terreni fangosi. In una domenica di pioggia rincorre l'arbitro e gliene dice di tutti i colori: sono un uomo spettacolo e su questa merda di campo non posso far vedere ciò che valgo. Quando c'è il sole, si mette nella parte in ombra e lì gioca e fa impazzire tutti. Il pallino di Agnelli Anche Omar Sivori detto El Cabezon fa diventare matti stadi e uomini. E' unico, meraviglioso e capriccioso. Per l'Avvocato Agnelli è un vizio. Apostolo del tunnel, feroce, magico, re del gol e delle sceneggiate. Si scontra con Heriberto Herrera, allenatore paraguaiano detto HH2, e arriva quasi alle mani. Si scontra con il severo arbitro Concetto Lo Bello e si becca «esemplari» squalifiche. Solo John Charles, il suo amico gigante buono, riesce a calmarlo. A sberle. La lista dei ribelli è lunga. Quelli che lo sono per natura, Vendrame e Zigoni. Stravaganti, beat e hippy. Quelli che lo sono politicamente: Paolo Sollier, comunistone. Quelli che mandano a quel paese (una volta si diceva così) l'allenatore. O semplicemente baruffano. Giorgio Chinaglia al Mondiale di Germania '74 insulta il c.t. Ferruccio Valcareggi che lo sostituisce con Anastasi contro Haiti. Un altro peperino è Christian Panucci, oggi forbito commentatore tv. Nella sua bella vita di calciatore si prende male col suo protettore Fabio Capello. Si rifiuta di entrare nel secondo tempo di un Reggina-Roma. Ha problemi anche con altri tecnici: Sacchi al Milan, Lippi all'Inter. Permalosi di classe Torniamo a Fabio Capello. E' contestato da Batistuta a Roma e, qualche anno prima, da Savicevic al Milan. Una volta Capello dice al Genio: «Dejan, mercoledì in coppa vai in panchina». E Savicevic indolente: «No, mister, in panchina ci vai tu che sei abituato». Altro bel tipo, il Genio. Bravo, ma permaloso. Fra i permalosi ci mettiamo un altro grande: Roby Baggio. Non è un bad boy, lui. E' semplicemente delizioso, con un codino e una classe immensa. Ma dà del matto a Sacchi, chiude con Lippi e altri tecnici assortiti. Nel girone dei permalosi entra di diritto Bobo Vieri: si offende per niente. E per niente offende. Birra e follie Stranieri degli anni 90, o giù di lì. L'inglese Paul Gazza Gascoigne. Che dire di quest'uomo? Di tutto e di più. Classe, follia, birra. Beve, fa gol e incendia Roma e poi si ubriaca con l'amico Cinquepance. Sempre alla Lazio si ricordano i numeri, i saluti romani di Paolo Di Canio. Impulsivo e generoso, isterico e cuore di panna. Alla Fiorentina hanno dimenticato in fretta il brasiliano Edmundo, detto Animal. Azzanna in campo e al check-in degli aeroporti, picchia giornalisti, a Napoli offende Mondonico che lo cambia. Balordo e strambo: a Firenze, dove litiga persino con Trapattoni (ma come si fa?), gli assegnano una bellissima casa d'epoca. Lui scruta con aria schifata scalinate, arazzi e dipinti: «Puah! E' vecchia, non la voglio». Un po' di tempo fa vagavano brasiliani grandi intimi della notte, tipo Adriano e Ronaldinho. Se ne sono andati grassi, tristi e solitari. Giorni nostri Ecco i guasconi Ibrahimovic e Cassano. Il feroce Ibra con la sua faccia da uccello cattivo è, purtroppo, volato a Parigi. Cassano è rimasto e si è ridotto le cassanate. Ma adesso dall'altra parte c'è il bad boy Balotelli.

(Gazzetta dello Sport)

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