Esperto di Calcio

9 aprile 2013

La querelle del Franchi e le risse di Roma: chi ama il calcio non urla ne picchia


Molti dei mali del nostro calcio (e del nostro paese) gravitano intorno all'asse Milano-Arcore. Tanto per non uscire dal seminato, è stato Berlusconi a far impennare il calciomercato in Italia, sbarcando sulla scena calcistica con la forza di un tornado. Certo, ha costruito un Milan stellare e meraviglioso, ma a che prezzo? L'asticella si è alzata e si è arrivati al cosiddetto "scoppio della bolla", ovvero cifre da capogiro e completamente fuori controllo. Parlo del periodo a cavallo del nuovo millennio, quello in cui le famigerate sette sorelle si sfidavano in campo e sul mercato a suon di miliardi. Le sette sorelle sono un lontano ricordo, mentre il Milan sembra tornare a poco a poco sulla cresta dell'onda.
Questa breve introduzione è funzionale a quanto sto per dire, e che mai avrei pensato di poter dire.
Il comportamento della tribuna fiorentina, domenica, è stato inammissibile. Andiamo con ordine: all'espulsione di Tomovic la tribuna autorità del Franchi esplode. Grida e lancio di oggetti verso il dirigente rossonero che, sbagliando, reagisce. Il veemente diverbio, immortalato a mezzo stampa, dimostra chiaramente quanto il nostro calcio sia malato e culturalmente arretrato.
Da un lato la tribuna, che dovrebbe essere il luogo più nobile dello stadio, che si trasforma in una "fossa dei leoni". Dall'altro un dirigente che, sentendosi accusato e bersagliato, non si limita a lasciare il suo posto, ma reagisce con grida e foga.
Non mi interessa stabilire chi ha sbagliato di più, perchè non è questo il problema. Culturalmente l'atteggiamento è intollerabile, perchè se i dirigenti si trasformano in ultras vuol dire che siamo alla frutta. Io ho in mente l'immagine del Bernebeu e del Camp Nou, dove i due presidenti si guardano il match l'uno accanto all'altro. Ciò non significa che si amino o siano in perfetta sintonia, ma si rispettano sportivamente. Danno un'immagine chiara e precisa ai propri tifosi, alla nazione e al mondo. Le nostre tribune, invece, sono specchio di una società dove la cultura occupa un ruolo di secondo piano, dove la protesta (per cose futili tra l'altro) si esprime con urla e grida, senza alcun tipo di argomentazione intelligente.
Se i custodi del nostro calcio hanno comportamenti di questo tipo non mi stupisco poi tanto se i tifosi per strada trascendono. E' successo ieri a Roma, succederà ancora altrove, purtroppo. Ma voglio ricordare a tutti una cosa: chi ama il calcio non urla e insulta, chi ama lo sport non picchia e non trascende. Il folklore e lo sfottò sono parte integrante del calcio, ma si devono limitare a questo. La chiacchiera, la presa in giro, lo striscione..al massimo un coro di scherno, niente più. Sembra che in Italia il calcio abbia pochi veri appassionati, nelle dirigenze come negli stadi.

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