La squadra che ha preso Pirlo dando in cambio Andres Guglielminpietro detto Guly, ora vorrebbe farsi dare Silvestre. Anche perché negli ultimi scambi (il Milan) ci ha sempre guadagnato, persino lo scorso anno, quando offrì Cassano più soldi per avere Pazzini. L'ex barese partì più forte del centravanti con cui aveva fatto coppia nella Sampdoria, poi ruppe con Stramaccioni, e probabilmente non solo con lui, vista la facilità con cui la società lo ha accompagnato a Parma, nell'affare Belfodil. E Pazzini cominciò a segnare, chiudendo con 15 gol, e un bel contributo a quel terzo posto per cui l'Inter dopo i primi tre mesi di campionato sembrava nettamente favorita.
TRAMONTI IN ROSSONERO — E quando il Milan ha preso giocatori a fine carriera, che non hanno lasciato tracce, lo ha fatto prendendoli a prezzo di saldo, puntandoci solo i soldi dell'ingaggio. Che, nel caso di Christian Vieri è stato pagato solo per sei mesi, contro i sei anni dell'Inter: 103 gol con in nerazzurri, uno solo con i rossoneri, prima di traslocare a Monaco. Sei mesi alla corte di Silvio Berlusconi anche per Alessandro Amantino detto Mancini, che alla Roma aveva segnato 28 gol negli ultimi tre anni, e in due e mezzo a Milano non ne fece neanche uno: l'Inter lo prese dalla Roma per 13 milioni di euro, prezzo scontato perché era vicino alla scadenza del contratto, dopo un deludente anno e mezzo lo girò al Milan in prestito, con la promessa verbale di un riscatto a fine stagione.
CASO FOSSATI — Andò talmente male che non ebbero il coraggio di farlo, per risarcire l'Inter a fine anno il Milan comprò tre giovani, pagandoli a caro prezzo. Tra questi Marco Ezio Fossati: cresciuto nel vivaio del Milan, a 15 anni passò all'Inter per fare i Giovanissimi Nazionali, dopo un grande Mondiale con l'Italia Under 17 si rifiutò di prolungare coi nerazzurri e tornò al Milan, per fare la Primavera. Lo scorso anno con l'Ascoli è stato votato come miglior giovane della serie B, se il Milan un giorno lo richiamasse non troverebbe più il suo idolo Pirlo ma Poli, l'ultimo degli ex nerazzurri finiti a Milanello.
IL FENOMENO — Il più famoso fu il Fenomeno, Ronaldo, quello vero: quando arrivò al Milan dal Real Madrid era la brutta copia di quello che si era goduto Moratti, ma la brutta copia di un Fenomeno resta comunque ben al di sopra della media, tanto che da gennaio a giugno segnò 7 gol in 14 partite, bottino tutt'altro che da buttare via. Poi si fece male di nuovo, gli saltò l'altro tendine rotuleo, e si chiuse una parentesi che i tifosi nerazzurri non hanno gradito più di tanto. Come dalla parte opposta non hanno gradito l'avventura di Leonardo sulla panchina dell'Inter, esperienza non memorabile, conclusa con una Coppa Italia (finale col Palermo) prima del trasloco in Francia, per fare il direttore sportivo del Paris Saint Germain.
METEORE — Poche polemiche e tante ironie aveva suscitato lo scambio tra uno straniero che aveva deluso le enormi aspettative e uno che veniva descritto come l'erede forse del più grande giocatore della storia del Milan: Seedorf all'Inter era un oggetto misterioso, Coco un ex nuovo Paolo Maldini in cerca di rilancio, chi ci abbia guadagnato è storia. Poche le tracce lasciate all'Inter dall'ex rossonero Helveg, scudettato col suo mentore Zaccheroni (altro che le ha girate entrambe, dando il meglio solo al Milan), Favalli passò dalla Lazio all'Inter che era già vecchiotto, e quando passò al Milan due anni dopo sembrava pronto per la pensione: giocò quattro anni, vincendo la Champions al primo tentativo, con tanto di Mondiale per Club. L'Inter portò in Italia West (senza sapere quanti anni aveva, ma questo venne fuori anni dopo), il Milan lo mandò via dopo sole quattro presenze, Dario Simic in rossonero si fermò sei anni, arrivato in cambio del turco Umit Davala, che con l'Inter non giocò mai.
BROCCHI, PRIMA E DOPO — Brocchi ci giocò una stagione sola, era cresciuto al Milan, che se lo riprese, tenendoselo stretto per sei stagioni. Poi è andato alla Lazio, ora che ha smesso di giocare ha iniziato il suo terzo ciclo al Milan, stavolta da allenatore delle giovanili. Prima categoria che gli è stata affidata, gli Allievi Lega Pro (o Regionali), i classe '98: il giocatore più forte di quell'annata è il famosoHachim Mastour, il 14enne che palleggiava con le ciliegie, preso dalla Reggiana, ma dopo che aveva giocato una mezza dozzina di tornei con l'Inter. E lì, curiosamente, ci sono state più polemiche che per tanti suoi predecessori ben più famosi.
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