L'amico e collega Alan Bisio ha firmato un gran pel pezzo, un memeto a Thomas Helveg!
Non tragica come l'Amleto, non devastante come Melancholiadi Lars von Trier, non sacra come l'esistenza di Re Canuto IV né eccessiva come quella di Chris Birdman Andersen, che senza crestone ingellato un po' gli somiglia. La lunga carriera di Thomas Lund Helveg da Odense non è niente di tutto questo; è forse un po' fiabesca, come quelle scarpette griffateKappa od i versi di un altro Andersen, il compatriota e compaesano Hans Christian, le cui raccolte di fiabe non includono la favola del leone sordo, che a Silvio Berlusconi ricorda tanto il protagonista del Memento odierno...
LEONE SORDO - Correva l'anno 2001 e correva anche Helveg, correva per i colori rossoneri, in prestito dall'Inter senza aver (ancora) esordito coi colori nerazzurri, scambiato per Cyril Domoraud in una delle tante operazioni per ricavare plusvalenze fittizie. Si gioca il derby della Madonnina, finisce 2-2 coi gol di Boban, Hakan Sukur, Di Biagio e Bierhoff: dunque, che c'entra Helveg? Berlusconi, intervistato dalla stampa mentre si trovava a Berlino per impegni politici, intrattiene a suo modo i giornalisti parlando della partita: 'mi ha ricordato la favola del leone sordo...'. Per chi non lo sapesse, la favola racconta che, nella giungla, un uomo comincia a suonare il violino attirando l'attenzione di un leone, poi ne arrivano altri ed altri ancora, fino a che cento leoni non si radunano ascoltando l'esibizione del musicista, estasiati. Giunti quasi al termine dell'improvvisato concerto, arriva l'ultimo leone, che s'avvicina all'uomo e lo sbrana ponendo fine alla musica. Uno dei leoni in prima fila se ne va, scocciato, affermando che il concerto sia finito a causa dell'arrivo del leone sordo. L'allusione del Cavaliere alla prestazione deludente di Helveg, colpevole d'aver interrotto il concerto rossonero sparando palloni a destra e sinistra, è palese quanto la ruggine con l'allenatore Zaccheroni, che proprio ad Udine s'era innamorato di quel fluidificante terzino che non smetteva mai d'imperversare sulla fascia destra.
Helveg all'Udinese (Getty Images)
NORRENO FRIULANO - La carriera di Tomasino parte dalla mitologia norrena, da Odino, dai fiordi e dai cantieri navali di Odense, che del Dio scandinavo porta il nome. L'Odense Boldklub è anche il primo club di Helveg, vi milita dal 1989 al 1993, prima di finire in prova all'Udinese di Adriano Fedele nel periodo di pausa del campionato danese. Presentatosi come centrocampista centrale destro, definendosi abile incontrista ed amante dei lungometraggi di Thomas Vintemberg, segna il primo gol in A il 27 marzo 1994 al Piacenza di Massimo Taibi. La retrocessione friulana in B, più che un Ragnarök, è un'ascesa al Valhalla: prima convocazione in nazionale,calciatore danese dell'anno nel '94 e ritorno in A, da protagonista, agli ordini di Alberto Zaccheroni. L'iniziale 4-4-2sacchiano evolve dopo due anni nel 3-4-3 liberamente ispirato al Barça di Cruijff, dove i cross dalla destra di Tritolo Puro Helveg esaltano le fameliche teste di Poggi, Bierhoff ed Amoroso. L'ultimo anno di Thomas a Udine finisce col sorprendente terzo posto delle Zebrette dietro ad Inter e Juventus ed un gol al Mondiale '98 nel 4-1 contro la Nigeria su assist dell'amico Jorgensen, poi il Milan bussa alla porta.
L'approdo a San Siro, sponda Milan (Getty Images)
PLUSVALENZA TRA BOGARDE E CAFU - Pagato circa 10 miliardi di vecchie lire e definito da Bruno N'Gotty 'uomo di Danimarca', Thomas Edison (per Pellegatti) sbarca a San Siro con Bierhoff e Zac e fa subito centro con loScudetto al primo anno. Vincerà anche una Champions League ed una Coppa Italia all'ultimo respiro, da riserva, prima di tornare all'Inter, nel 2003. In mezzo qualche assist, un destro sporco ma decisivo al Riazor contro ilDeportivo nel 2000, la fascia di capitano indossata nel novembre 2001 col CSKA Sofia ed il ruolo decisivo di guida, mentore, agente immobiliare e consigliere personale di Jon Dahl Tomasson, rossonero dal 2002. Ah, ci sarebbero anche i veleni di Berlusconi, ma la storia del leone sordo l'abbiamo già raccontata. Nelle ultime due primavere in rossonero il cartellino di Tomasino appartiene già a Massimo Moratti, che a sua volta lo rigira in prestito ai cugini per la simbolica cifra di 1000 euro; robe da Drazen Brncic, insomma. All'Inter Helveg giocherà nel 2003/04, ricordato dai tifosi (forse) per aver segnato il quarto rigore nella semifinale di Coppa Italia contro la Juventus, col Biscione eliminato dalla competizione per l'errore decisivo di Bobo Vieri.
Helveg con la Danimarca, Inter, Borussia Monchengladbach e Norwich City (Getty Images)
CANARINO - Chiusa l'esperienza in Italia (della quale apprezza più di tutto gli spaghetti), Thomas si fa convincere dall'amico Steen Nedergaard a provare l'aria d'oltremanica una volta liberatosi a parametro zero. L'aspettano iCanaries del Norwich City ed Helveg non vede l'ora di iniziare: 'Ho fatto la scelta giusta, qui c'è una grande atmosfera e mi sento a casa. Spero di ripagare la fiducia che i dirigenti di questa società hanno riposto in me già in questa stagione'. Precursori del 'vinsciamo tuto' zlataniano, le parole del biondone di Odense spediscono il Norwich ad una comoda retrocessione dopo un'annata passata a fare il mediano per tappare i buchi lasciati dai compagni in infermeria. Dopo la Premier League, Helveg assaggia la Bundesliga col Borussia Monchengladbach, ma un serio infortunio al tendine d'Achille gli fa collezionare soltanto 15 caps in una stagione e mezza, prima di tornare all'Odense e chiudere la carriera (dopo altre quattro stagioni coi De Stribede) il 4 dicembre 2010, a 40 anni. La Danske Dymanite, invece, l'aveva lasciata quattro anni prima, dopo due Mondiali, tre Europei, 108 presenze e 2 gol in 14 anni di onorato servizio, anche da capitano.
Ora, a due giorni dal suo quarantaduesimo compleanno, fa l'allenatore in seconda, segue ancora la Serie A ed ogni tanto sente Oliver Bierhoff; questo (e tanto altro ancora) è Thomas Helveg, locomotiva danese, nato per correre.
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