David Beckham ha, finalmente, fatto qualcosa di importante davvero. Io non l'ho mai amato come giocatore, sebbene abbia sempre riconosciuto fosse dotato di visione di gioco e di un piede educatissimo. L'inglese ha questa volta superato se stesso, non in campo ma fuori. Lo Space Boy ha infatti deciso di giocare "pro-bono", regalando cioè il suo stipendio ai poveri parigini. Come verranno impiegati questi soldi non lo sapremo forse mai, ma il gesto è davvero bello. La Gazzetta dedica ampio spazio a questa scelta, un gesto nobilissimo e lodevole.
Zlatan Ibrahimovic dovrà farsi più in là e condividere ormai il trono mediatico con David Beckham, da ieri giocatore del Paris Saint Germain, con la maglia numero 32. L'inglese dal punto di vista sportivo magari non offre le stesse garanzie dello svedese, ma di sicuro rappresenta per il club di Carlo Ancelotti quel testimonial planetario che i proprietari qatarioti sognavano da oltre un anno. E in più lo spice boy sbarca a Parigi non solo nei panni di icona pop che polverizza i confini del calcio, ma pure nelle vesti dell'inatteso buon samaritano: a 37 anni, infatti, il centrocampista distillerà talento ed esperienza a titolo gratuito, devolvendo l'ingaggio fino al 30 giugno in beneficenza. Benefattore Una scelta che lo contrappone già frontalmente ad Ibrahimovic che guadagna invece tra i 9 e i 14 milioni di euro a stagione, a seconda delle fonti, e che in questi giorni promuove la versione francese della sua autobiografia, fomentando la reputazione di bad boy strappato al crimine grazie al calcio. Beckham invece ieri si è esibito con uno smagliante sorriso hollywoodiano a una platea internazionale di giornalisti, — quasi il doppio rispetto alla conferenza stampa organizzata a luglio per lo svedese —, e pure nel ruolo di benefattore: «In carriera ho vinto e guadagnato tanto. Il Psg è un progetto ambizioso, ma anche particolare. Per questo ho deciso con i dirigenti di destinare lo stipendio ad associazioni che si occupano di bambini in difficoltà». Gerarchie Il neo filantropo però avverte: «Sono qui per giocare e vincere. Non pretendo il posto sicuro. Non l'ho mai fatto perché me lo sono sempre guadagnato lavorando duro in allenamento. Darò il massimo per convincere Ancelotti che reputo uno dei più grandi allenatori al mondo. Sto bene, mi sono tenuto in forma con l'Arsenal, ma mi servirà ancora qualche settimana per essere al top». Una volta in campo l'inglese farà i conti con Ibrahimovic, magari solo per stabilire la gerarchia sulle punizioni. Un dettaglio per uno navigato come Beckham che la butta sul ridere: «E' molto più grosso di me, probabile che le tiri lui, ma anche al Real Madrid me la vedevo con Zidane, Roberto Carlos, uno che le punizioni non te le lascia facilmente. Alla fine ci mettevamo sempre d'accordo». Messaggio di distensione per un giocatore che l'inglese considera un campione: «Ho sempre saputo che lo sarebbe diventato. Dimostra di esserlo pure qui. La sua forte personalità è un vantaggio per la squadra, perché sa trasmettere la sua passione». Bonus La stessa che alimenta la nuova sfida dello spice boy che per il Psg ha rifiutato molte offerte: «Molte più di quante ne abbia mai avute in carriera. Non sarei mai tornato in Premier perché ho già vinto tutto con il Manchester United, ma avrei scelto il Psg anche senza la Champions che è un bel bonus». Così Leo, nella notte tra mercoledì e giovedì, ha ripreso il filo interrotto un anno fa quando l'operazione sfumò in extremis: «Allora – spiega Beckham che vivrà in hotel senza Victoria e figli rimasti a Londra per motivi scolastici - non era il momento giusto, volevo finire in bellezza negli States. Oggi invece si, e lo scopo è di contribuire a far crescere un club destinato a dominare in Europa per i prossimi 15-20 anni e tutto il movimento francese». Così Beckham scopre il quinto campionato: «Le avversarie francesi in Champions erano difficili da battere. Qui c'è talento. Mi piace l'idea di fare il nonno, ma mi sento ancora 21enne, non ho perso lo scatto. Darò consigli ai giovani». Ibrahimovic ha sei anni in meno. Non è detto che farà il bravo scolaretto.
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