Se questa è una squadra. Inter in piena involuzione, strapazzata dal Siena ultimo in classifica. Numeri orribili, impermeabili a qualunque alibi. Nelle ultime 7 partite, la formazione di Stramaccioni ha incassato sei punti sui 21 a disposizione. Media da retrocessione. Così non si va da nessuna parte, altro che Champions. Un'unica vittoria, a San Siro contro il derelitto Pescara, poi tre pari e tre sconfitte. Non vale aggrapparsi al fuorigioco che ha inquinato l'1-0 senese e al presunto mancato rigore verso la fine del primo tempo (Belmonte su Cassano). Gli episodi sono poca cosa rispetto alla prestazione, che è stata scadente e che si può riassumere in tre mancanze: fiato corto, deficit motivazionale e solito girandola di sistemi di gioco a confondere le idee e a togliere certezze. Per giunta il temporaneo 1-1 di Cassano è stato casuale, un cross rotolato in porta per inerzia. Impressiona che in questo campionato l'Inter, tra andata e ritorno, abbia lasciato sei punti al Siena. Non è tutto, per la prima volta i nerazzurri escono battuti dalla Monte Paschi Arena, campo in cui hanno festeggiato degli scudetti. I nuovi L'innesto di Schelotto in fascia destra non è riuscito e non tutte le colpe sono addebitare all'argentino. Schelotto non stava in piedi, non aveva nelle gambe la mitica corsa per cui è stato acquistato: Stramaccioni, nei giorni scorsi ad Appiano, non se ne è accorto? I primi due gol del Siena sono arrivati da lì, dal settore di Schelotto. Sull'1-0 - bruciante ripartenza senese - l'ex atalantino ha perso Rubin, che è volato via a velocità tripla. Sul 2-1 si è disinteressato dell'azione, è rimasto a guardare e a boccheggiare, e nessun compagno si è preoccupato di contrastare Sestu. In quella zona e in quella fase anche Zanetti ha avuto pesanti responsabilità. A quarant'anni non ci si inventa mediani. Il capitano interista può funzionare in corsia, nel suo territorio, perché alla faccia dell'età conserva una bella falcata, ma in mezzo ci vuole altro, serve gente che riconquisti il pallone e faccia ripartire l'azione. All'intervallo fuori Schelotto e dentro l'atteso Kovacic. Cambio di sistema, dal 3-4-1-2 di partenza al 4-3-1-2 o 4-3-3, a seconda che Guarin si muovesse in fascia o dietro le punte. Kovacic si è sistemato sul centrosinistra, con Kuzmanovic davanti alla difesa. L'atteso «Kova» ha cercato di fare il suo, giocate semplici in un contesto complicato. «Kuz» ha proseguito sulla falsariga del primo tempo, si è mosso con lentezza, ma ha ragionato su ogni pallone. La «K2» ha diritto ad altre possibilità, merita che gli si costruisca attorno uno scenario più sensato. Le colpe Troppi cambiamenti confondono i ragionamenti. Come col Torino una settimana fa, a Siena l'Inter si è specchiata nell'avversario. In avvio sistema 3-4-1-2, speculare al 3-4-2-1 di Iachini. Insistiamo: possibile che l'Inter debba «parametrarsi» su formazioni di livello inferiore, senza offesa per alcuno? Il calcio «parametrico» è tipico delle provinciali, di chi deve lottare per sopravvivere. L'Inter ha il dovere di imporre un suo gioco. La correzione dell'intervallo - il 4-3-1-2 di cui si parlava prima - è stata vanificata in avvio di ripresa. È bastato un lancio ben calibrato di Sestu ad aprire la difesa dell'Inter come una scatoletta. Chivu ha abbattuto Emeghara ed è stato espulso, Rosina ha trasformato il rigore del 3-1. A quel punto, in 10 contro 11, la «messa» dell'Inter è finita. Stramaccioni ha arrabattato un 4-3-2 e quando ha tolto Cassano per inserire Rocchi si è avuta l'impressione che alzasse bandiera bianca. Un 35enne come primo cambio d'attacco, data l'indisponibilità di Milito e la cessione di Livaja. Anche Marco Branca, responsabile del mercato, ha la sua fetta di colpe. Ora Siena ci crede Agganciato il Palermo a quota 17 punti, il Siena non è più ultimo in solitaria. Contro l'Inter, prova esemplare per intensità e astuzia tattica. Aspettare e ripartire, lanciarsi nei vuoti d'aria creati dai giocatori di Stramaccioni. Sulla sinistra dell'attacco senese, il fianco destro dei nerazzurri, ha preso forma una sorta di triangolo delle Bermuda. Lì l'Inter è stata inghiottita, risucchiata e non è più tornata indietro. Rubin, Sestu ed Emeghara hanno squassato l'asse formato da Zanetti, Schelotto e Ranocchia. Qui a Siena hanno altri più gravi problemi da fronteggiare, lo scandalo Mps ha tramortito tutti. «Città ferita, ma non doma», ha scandito lo speaker prima del via. Ieri il Siena ha dimostrato di non essere una squadra alla deriva. I «derivati» sono altri.
(Gazzetta dello Sport)
0 comments:
Posta un commento