Massimo Moratti serve la ricetta giusta per la resurrezione nerazzurra: Strama non si tocca. Ma adesso Strama deve trovare, sistemare e toccare le corde giuste. Massimo Moratti conferma arrabbiatura per Siena («Ma non per questo mi metto a fare sfuriate» dice) e abbraccio al tecnico: ha sposato il progetto-Stramaccioni e non lo vuole buttare a mare. Coerenza. Nel frattempo, però, il numero uno punzecchia: a mo' di stimolo, di insegnamento, di scossone gentile affinché il tecnico trovi un'identità unica e vincente a una squadra che non dev'essere più un patchwork di moduli. Lo Stramaleonte - che per molte settimane ha dato accordi differenti e giusti - ora ha bisogno di un impianto fisso. Serve uno spartito unico, sul quale poi apportare limature. Anche perché gli uomini, ora, ci sono. «La fiducia nel tecnico - dice Moratti - è certamente rinnovata. Bisogna lavorare e fare in modo che le cose girino ancora. E bisogna essere attenti, proteggersi dagli attacchi, specialmente da quelli più vicini. Se mi riferisco al Milan? No». Le critiche giornalistiche post-Siena saranno un altro stimolo riattiva-Inter. Una faccia sola La chiacchierata che (dopo Siena) hanno avuto il numero uno e l'allenatore racconta di analisi dei problemi, di trovare o ritrovare le forze per ripartire. E una di queste risorse deve inevitabilmente sfociare nel raggiungimento di un volto unico, quindi non una squadra multifaccia. Insomma: trovare mosse (per imporsi) e non solo contromosse per i disegni tattici rivali. Nell'ultimo mese e mezzo (sosta compresa), Strama - impaludato anche dai tanti infortuni - ha dovuto e voluto cambiare tanto. Ora serve stabilità. «Le cose non vanno bene - dice il presidente all'Inter club Imbersago - ma i giocatori singolarmente sono validi e Stramaccioni, nel quale ho fiducia, è intelligente. Lui se le cose non girano ci sta male: sta imparando. Ora però deve tornare a funzionare il meccanismo: può bastare una vittoria e cambia tutto. Il pessimismo non serve». Samuel e la 4 Nel meccanismo che deve tornare a girare c'è la questione difesa. A tre o a quattro? La tre (che diede una svolta)è preponderante nella testa di Stramaccioni, ma il pensiero dell'ultima ora è di portarsi a 4 fino a quando Samuel non è disponibile. Perché Samuel è il re della tempistica a tre, perché i gol presi sono sempre tutti uguali e perché chi c'è (pur se bravo) ha bisogno di protezione. Errori e Schelotto Il numero uno nerazzurro, nel marzo 2012, scelse Stramaccioni. E con lui - salvo cataclismi sportivi - vuole andare avanti per edificare. «Ho fatto una chiacchierata con Stramaccioni - conferma Moratti-. Come si spiega la sconfitta di Siena? Se i giocatori l'hanno definita brutta...si spiega così. La partita l'abbiamo vista, quindi diciamo che ci siamo lasciati prendere dalla velocità degli avversari. Poi, dopo, non facendo l'allenatore non posso dare altre spiegazioni. Come mi sono sembrati i nuovi? Ragazzi di qualità: non è facile smontare e rimontare una squadra, e sarebbe sbagliato vivere di ricordi. Sono andati molto bene i due dell'est e, devo dire non per colpa sua, un po' giù Schelotto ma perché non giocava da un mese. E' stato fatto un tentativo ma non credo che sia colpa del giocatore se non ha fatto una buona figura». Strama e Moratti ne hanno parlato, di questo, al telefono: e il tecnico avrebbe riconosciuto l'errore di schierarlo. E dagli errori s'impara. «Se c'è stato un fattore arbitrale sulla sconfitta? In parte sì ma non è quello che certamente ha fatto sì che ci fosse una sconfitta». Inter troppo brutta per alibi così, anche se è vero che non beneficia di un rigore (e di episodi ce ne sono stati) dal 31 ottobre. Champions e Kovacic In tutto questo - e pensando al Balotelli milanista («La sua doppietta? Un po' aiutata devo dire» fa punzecchiando col sorriso) - c'è che è troppo importante la Champions per il futuro interista: questione di prestigio, di introiti e di appeal che avrà sui big da acquistare a luglio. Intanto un piccolo-big c'è già: Mateo Kovacic. Moratti è pronto a vedere un'Inter che punta tanto su di lui, sulla sua sana sfacciataggine, sul talento di chi al pronti-via è stato vestito con la maglia numero 10 nonostante i 18 anni. Perché il ragazzo vale. E perché il progetto-giovani cominciato con Strama deve avere un'impennata. «Kovacic è molto promettente - dice Moratti -, già da alto livello: contribuirà a costruire il progetto futuro». E la resurrezione.
(Gazzetta dello Sport)
0 comments:
Posta un commento