Una partita da mostrare nelle scuole calcio. Milan-Barcellona è stato uno di quei match che mi ha entusiasmato da un punto di vista tattico. Una partita perfetta, per la quale Max Allegri merita un applauso lungo e fragoroso. L'ho scritto in tempi non sospetti, il tecnico rossonero ha dimostrato quest'anno il suo valore, risollevando una squadra a pezzi e restituendole dignità e gioco. Ho letto e sentito parecchi tifosi ed opinionisti dire "certo, gli hanno preso Balotelli", ma chi afferma qualcosa del genere è in palese malafede. Allegri aveva ben prima rimesso in carreggiata il Milan, cambiando modo di giocare dopo i due anni "Ibracentrici" della sua gestione tecnica. Ieri sera, il tocco finale, quello che lo fa entrare di diritto fra i grandi allenatori.
Il Milan è sceso in campo a San Siro con forza e determinazione, quelli che potrebbero esser definiti "gli occhi della tigre". Ogni giocatore era pronto e preparato a dovere, conscio di dover dare più del massimo per strappare un buon risultato al cospetto del Barcellona. Ma la preparazione mentale non poteva bastare, ecco allora il capolavoro tattico dell'allenatore livornese, un 4-3-3 che si trasformava, in fase di non possesso, in un 4-5-1. Linee vicine, corsa, pressing e undici uomini dietro la linea della palla, pronti però a ripartire velocissimi in contropiede. Questa la ricetta di Allegri, che in barba a quanto "profetizzato" da Berlusconi, non mette una specifica marcatura su Messi. Preferisce, e giustamente, una zona mista, con costanti raddoppi di marcatura sul portatore di palla e perfetti movimenti a scalare di tutta la squadra. Il tiqui-taca dei catalani è così imbrigliato, o meglio neutralizzato. Si, perchè il 65% di possesso palla del Barcellona è effimero quanto il numero di conclusioni verso la porta di Abbiati. I continui passaggi in orizzontale del Barça non trovavano sbocco alcuno, con Messi, Fabregas e Pedro inermi di fronte alla marcatura del Diavolo. E' forse questo il dato più impressionante, perchè la difesa, o meglio la fase difensiva, è il tallone d'achille del Milan. Mexes e Zapata sono lontani parenti della coppia Nesta-Maldini che ha fatto le fortune dei rossoneri, eppure ieri sera non sembrava. Il centrocampo tutto muscoli voluto da Allegri ha trovato in Montolivo un perfetto direttore d'orchestra, il cui compito è stato facilitato da uno spavaldo El Shaarawy ed un Pazzini gladiatore. L'uomo in più, come già avvenuto in passato, è stato poi quel Kevin Prince Boateng che sembrava l'ombra di sè stesso fino a ieri sera. Il ghanese, invece, ha stupito tutti, giocando con la grinta di un leone e la rapacità di una pantera. Si, perchè per trafiggere Valdes bisognava avventarsi su quella palla vagante come un rapace, ed il "Boa" lo ha fatto con la sfrontatezza di chi è sicuro dei suoi mezzi.
Ed il Barcellona? Lo sapete tutti, io amo quella squadra e quella maglia, ma ieri è stata davvero imbarazzante. A chi paragona questa sconfitta a quella contro l'Inter, io rispondo che sono due partite non paragonabili. Quel Barça era un gradino sopra questo; quell'Inter due o tre sopra il Milan di Allegri. E se nel 2010 l'Inter ebbe il grande merito di punire i catalani con letali contropiedi, ieri il Diavolo ha saputo non far giocare il Barcellona. I blaugrana, vestiti con un'imbarazzante tenuta arancio-giallo, sembravano una squadra senza idee. Eppure in campo c'erano fior di campioni, che hanno davvero sfigurato al cospetto dei rossoneri. Impossibile non parlare di Messi, nemmeno parente di quel funambolo capace di battere ogni record. L'argentino non è mai riuscito ad esser decisivo, non ha mai saltato l'uomo e, cosa più importante per una punta, non ha mai concluso in porta. Questo è un segno che, quando si affrontano squadre tatticamente preparate, anche i grandi campioni soffrono e patiscono. Spesso, quando guardiamo le classifiche cannonieri della Liga diciamo "quello sì che è un torneo.. Falcao, Messi e Ronaldo in Italia non li abbiamo". Vero, ma è altrettanto giusto sottolineare che questi campionissimi, in Serie A, non farebbero 40-50 goal, perchè da noi ogni squadra studia la partita e cerca di bloccare il gioco avversario. Non esiste una partita semplice con le italiane, e il Milan l'ha dimostrato ieri.
Si è detto di Messi, ma potremmo parlare di Xavi, Iniesta, Fabregas e Pedro; per finire magari con quell'Alexis Sanchez che è parso un pesce fuor d'acqua. L'errore più marchiano, però, l'ha commesso "mister" Roura a fine partita, appellandosi al campo inadatto a giocare a pallone. Quando si perde, e nettamente, si deve tacere. In italia da anni sentiamo queste tiritere, e pensiamo di essere gli unici; bene, anche all'estero son come noi.
Allegri deve godersi il momento, deve assaporare questo successo ed esser doppiamente felice per aver chiuso la bocca al presidente Berlusconi. Lui, ne sono certo, sarà stato il primo a gioire, ma sotto sotto sarà dispiaciuto di non poter affermare "ragazzi, ho spiegato io come fermare il giuoco dei catalani". Si, perchè Allegri ha fatto di testa sua, ed il risultato parla chiarissimo. A Barcellona sarà non dura, ma durissima. La bolgia del Camp Nou ed il campo non aiuteranno i rossoneri, ma non ci si deve nascondere, il Milan deve andare in Spagna per passare il turno.
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