Esperto di Calcio

11 febbraio 2013

L'oltraggioso Viviano. Non per la maglia di Pirlo, ma per le convocazioni in Nazionale


Ennesima sterile polemica nel match fra Juventus e Fiorentina. Il portiere viola Viviano, a fine gara, ha tolto la maglia di Pirlo dalle spalle di Borja Valero e l'ha gettata a terra. Tempo zero si son diffuse polemiche a più non posso, chi gridava al vilipendio, chi al rispetto verso la propria tifoseria.
Io, controcorrente come quasi sempre mi capita, vorrei soffermarmi su una riflessione più profonda. Possibile che ogni domenica negli stadi i calciatori debbano sentirsi in obbligo di non ferire i tifosi? Voglio dire, per quale ragione andare sotto il settore ospiti con la maglia di Pirlo in mano avrebbe potuto danneggiare il centrocampista spagnolo? Il vero tifoso, quello che ama il calcio, non fa caso a queste cose.
Ricordo un Pirlo sotto la curva della Juventus con la maglia del Milan sulle spalle la scorsa stagione; o un Del Piero con indosso quella nerazzurra dell'Inter dopo la vittoria di due anni fa. E cos'è successo? Nulla.
Il gesto di Viviano, che del vilipendio ha poco, è stato dettato da altre motivazioni. In primis il suo tentativo di  riconquistare un posto nel cuore dei tifosi dopo le pessime prestazioni; in secundis un bieco tentativo di appartenere ad una maglia e una città che, forse, non si sente di meritare. Il Viviano uomo non è nuovo a questo campanilismo antijuventino, perchè è lo stesso ragazzo che l'anno scorso ha dichiarato a più riprese: "Odio la Juve"; "spero fino all'ultimo che perdano lo Scudetto" e, dulcis in fundo, "di Conte parlo solo a microfoni spenti". Spiegatemi dove sta la novità nel suo gesto di sabato. Non c'è, così come ho sempre detto che non c'era da scandalizzarsi per le frasi di Marchisio sul Napoli.
Piuttosto c'è da chiedersi come un portiere scarso come Viviano sia stato in Nazionale maggiore 10 volte, quando estremi difensori validi e forti come Consigli, Sorrentino o Mirante non hanno mai goduto di tanto seguito. Questa è la vera domanda, non le ragazzate a fine partita, che in fin dei conti fan parte del gioco.

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