A fine anni '90 il campionato di Serie A era conosciuto nel mondo come "il campionato delle sette sorelle". Una definizione storica, che ci rimanda alla famosa locuzione di Enrico Mattei, che in questo modo definiva le sette compagnie petrolifere che dominavano il fatturato mondiale del greggio. L'espressione calzava a pennello per quei tornei di A, dominati da un "gotha" sportivo composto da Juventus, Milan, Inter, Roma, Lazio, Parma e Fiorentina. Erano squadre formidabili, che annoveravano calciatori di impareggiabile valore: Del Piero, Zidane, Ronaldo, Vieri, Leonardo, Bierhoff, Batistuta, Crespo, Totti, Mancini, Rui Costa; potrei continuare, ma ho reso ampiamente l'idea.
A distanza di quasi quattordici anni, siamo tornati finalmente a vivere una situazione simile. Se guardiamo la classifica, oggi, ci ritroviamo di nuovo con le sette favorite in vetta alla classifica. Il Napoli ha preso il posto del Parma, ma la sostanza non cambia. La differenza, e profonda, sta negli interpreti che le famigerate "sorelle" possono schierare in campo. Se una volta potevamo vantare di essere il campionato più appetito al mondo, ora questo primato lo possono esibire inglesi e spagnoli. Il nostro calcio, seppur di ottimo livello, si è impoverito. Colpa di sceicchi, petrolieri e spese folli, ma non solo loro. Il nostro movimento sportivo ha subito negli anni un progressivo declino, specchio delle difficoltà economiche del paese.
Non è però il caso di avvilirsi o abbattersi, per tornare leader occorre tanto lavoro e tanto sudore. Io son convinto che il ritorno di un buon numero di squadre di vertice, in lotta per le posizioni che contano, sia un gran bene per il nostro calcio. Squadre come Roma, Lazio, Fiorentina e Napoli non potevano languire a metà classifica o peggio. Rappresentano tre delle città più importanti d'Italia e meritano un palcoscenico internazionale.
Ciò che mi fa ben sperare per il futuro è il modus operandi delle società in questione, tornate tutte a buoni livelli senza investire caterve di milioni. Su questo aspetto si sono spese troppe poche parole, ma va da sè che le grandi squadre di fine anni '90 fossero frutto di ingenti investimenti sul mercato. Il Milan di Berlusconi, l'Inter di Moratti, il Parma di Tanzi e la Lazio di Cragnotti a lungo andare si sono tutte deteriorate. Milan ed Inter son rimaste sulla cresta dell'onda nonostante il ridimensionamento delle rose, ma Parma e Lazio sono difatto scomparse dalla scena italiana ed internazionale. Oggi invece la musica sembra cambiata, le nostre corazzate stanno ponendo solide basi per il futuro. Se non sperpereranno risorse e investiranno bene sul mercato dei giovani, penso che il calcio italiano possa tornare nel giro di qualche anno quello che era una volta. Per avvalorare la mia tesi cercherò di snocciolare qualche dato statistico, analizzando singolarmente le sette squadre che si giocheranno quest'anno Scudetto e accesso all'Europa.
Juventus: dopo gli anni bui di calciopoli, è tornata la Vecchia Signora. Archiviati gli errori sul mercato, dalla A di Andrade alla Z di Zdenek Grygera, la Juventus è risorta dalle proprie ceneri. Antonio Conte, capitano in campo e fuori, ha restituito ai bianconeri dignità, gioco e compattezza. Con Vidal, Pogba, Pirlo e Vucinic ha sistemato l'intera squadra, investendo meno di quanto fu pagato Felipe Melo, tanto per dimostrare ancora una volta che i soldi servono solo se si spendono bene.
Napoli: De Laurentiis ha fatto un grande lavoro in tandem con Mazzarri. Gli azzurri sono una macchina ben oliata, capace di giocare a memoria e a ritmi sempre altissimi. Con pochi milioni, alle pendici del Vesuvio sono arrivati Marek Hamsik, Edinson Cavani e Morgan De Sanctis. I tre sono l'ossatura del Napoli e rappresentano un patrimonio del nostro calcio. Il bomber uruguagio, su tutti, va salvaguardato e tenuto in Italia, perchè ci regali ogni domenica le sue giocate da fenomeno.
Inter: lontani i tempi delle spese folli, i nerazzurri hanno acquistato alcuni giocatori interessanti. Juan Jesus, Ranocchia e Handanovic sono il presente ed il futuro dell'Inter. Davanti la concretezza di Milito e l'estro del duo Palacio-Cassano fan dormire sonni sereni a Stramaccioni, che dovrà esser bravo ad inserire un giovane attaccante in luogo del fortissimo numero 22.
Lazio: Lotito, criticato da molti, ha negli anni investito molto bene. Il diktat è "austerity", ma questo non gli ha impedito di portare a Roma calciatori di indubbio valore. Marchetti, Candreva, Hernanes e Klose sono l'anima di una squadra che gioca a memoria e si trova a meraviglia. L'ingaggio di Petkovic in panchina e quello ancor più strabiliante di Klose a costo zero, sono lo specchio di una profonda conoscenza del calcio e del mercato.
Roma: i giallorossi stanno costruendo una rosa importante e, aspetto da sottolineare, molto giovane. Totti e Zeman fanno da chioccia e guida ai giovani talenti in riva al Tevere, pronti a spiccare il volo. Marquinhos impressiona giorno dopo giorno, Lamela è ormai una realtà e Mattia Destro sta uscendo dal suo torpore. Se a questi tre uniamo Florenzi, Castan e Tachtsidis, ci rendiamo conto che le potenzialità per grandi successi ci sono.
Fiorentina: un applauso a Montella, capace di restituire forza e dignità alla piazza viola. Senza investimenti folli, il club gigliato è tornato ai livelli dell'era Cecchi Gori e Prandelli. Con Viviano si è sistemata la porta, mentre in difesa Gonzalo Rodriguez e Roncaglia daranno a Savic la possibilità di crescere ed affermarsi come leader. Cuadrado e Borja Valero sono la ciliegina sulla torta di un mercato intelligente e ragionato, a cui manca solo un giovane bomber che possa assistere Jovetic o fare reparto da solo.
Milan: ultimo, ma solo per ordine di classifica, il Diavolo si sta lentamente ritrovando. Nessuno si aspettava che El Shaarawy potesse esplodere con tanto fragore, ma l'acquisto del piccolo Faraone è stata un'operazione di mercato unica. Alle sue spalle un centrocampo solido che sia in grado di proteggere Boateng, guidato con impressionante sicurezza da Montolivo. La retroguardia è il punto debole, ma Galliani sta già lavorando per portare a Milano un paio di elementi under25 che possano restituire la solidità di un tempo.
Sicuramente non saremo ai livelli di Real Madrid, Barcellona e Manchester United, ma in fondo la nostra Serie A non è poi così male. Non assistiamo ad una frattura di decine e decine di punti fra la prima e la quinta come accade in Spagna; ne ci trovia di fronte a squadre che investono 90-100 milioni di euro sul mercato per vincere il titolo all'ultimo secondo, come accade in Premier League.
Continuiamo a rimboccarci le maniche, inseriamo in squadra i nostri ragazzi e guardiamo avanti, ci aspetta un futuro ricco di soddisfazioni se non ricadremo dei soliti errori all'italiana.
2 comments:
Bei tempi quelli delle sette sorelle... Che stiamo pagando... Plusvalenze, trasferimenti miliardari... Ora l'unica squadra con quel potenziale è la Juventus... Le altre possono salvarsi solo con la programmazione...
Ti dirò Marco, il problema delle sette sorelle è tanto semplice quanto immediato. Per vincere (pochissimo) Lazio, Roma, Parma e Fiorentina sono arrivate al collasso. L'Inter ha vinto solo post calciopoli e ora che hanno dato un occhio ai bilanci hanno rischiato un infarto; il Milan si è abbastanza compromesso ma con le cessioni di Ibra e Thiago Silva è tornato in carreggiata. La Juventus è l'unica ad aver avuto per anni bilanci più o meno guardabili, cedendo Zidane, Vieri, Inzaghi.. Ora come ora penso che stiamo ricostruendo il nostro movimento calcistico e che se si ha pazienza rivedremo grandi corazzate. La Juve ha vinto con il sudore e le intuizioni di mercato, quando ha investito 50 milioni per Diego e Melo..sappiamo tutti com'è finita. Il Milan ha sti due ragazzini forti, con 3-4 innesti intelligenti torna ai livelli di un tempo.
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