Il derby di Torino non è e non sarà mai una partita come tutte le altre. Lo scrive chiaramente Mario Soldati, ne "Le due città".
"Attraversarono Piazza Vittorio, sterminata nelle ombre della sera. Già parlavano di football. Emilio, naturalmente, era per la Juventus, la squadra dei gentlemen, dei pionieri dell'industria, dei gesuiti, dei benpensanti, di chi aveva fatto il liceo: dei borghesi ricchi. Giraudo, altrettanto naturalmente era per il Toro, la squadra degli operai, degli immigrati dai vicini paesi o dalle province di Cuneo e di Alessandria, di chi aveva fatto le tecniche: dei piccoli-borghesi e dei poveri".
Questa è Torino, una città in cui si mescolano diverse culture, differenti estrazioni sociali e due ideologie calcistiche agli antipodi.
Il derby rappresenta per me la prima vera partita vissuta allo stadio, insieme a mio padre ed al mio migliore amico. Un pomeriggio di Aprile, nel 1995, mettevo per la prima volta piede al Delle Alpi. Si scontravano la Juventus di Lippi e il Torino di Sonetti, destinate l'una allo Scudetto numero ventitre, l'altra ad un più che onorevole undicesimo posto. Fu una partita emozionante, vissuta intensamente dalla curva Maratona. Si, avete capito bene, nella "tana del nemico". Rizzitelli mi annichilì con una doppietta, ma da quel giorno non smisi più di attendere il derby con un'ansia febbrile.
Dire che è una partita a sè sembra una frase fatta, ma vi assicuro che non è così. Sebbene fra le due compagini ci sia stato e ci sia stato un divario notevole in termini di qualità della rosa, nella stracittadina tutto può succedere.
Ho ancora gli incubi per quella rimonta di tre goal nell'autunno del 2001, con Marcelo Salas che scagliò in tribuna il rigore della vittoria a pochi minuti dal termine. Così come i "cugini" granata non hanno mai dimenticato le corna di Maresca nel derby di ritorno, a fissare il risultato su un beffardo due a due.
Questi sono solo gli ultimi esempi di una partita che ha scritto la storia del nostro calcio, a partire dal 1907. I numeri dicono che la Juventus ha vinto 65 volte contro le 49 del Toro e 46 pareggi. Ma, come detto, i numeri contano poco. Cerchiamo di capire come arrivano le due squadre all'evento più importante della città.
Qui Juve: i bianconeri attraversano un periodo difficile in campionato. Quattro punti nelle ultime quattro uscite, con le sconfitte con Inter e Milan. L'entusiasmante successo con il Chelsea ha paradossalmente rilassato gli uomini di Conte, che hanno dimostrato di soffrire tantissimo se vengono pressati alti. Limitando Bonucci e Pirlo viene bloccata la fluida manovra bianconera, che non può avvalersi dell'aiuto dei suoi centravanti. Al di là dei goal (comunque pochi), le punte di Conte stanno in queste ultime apparizioni faticando davvero. Quagliarella e Vucinic cercano giocate rapide e difficili, che il più delle volte non riescono. Il più positivo, a livello di gioco, è stato Giovinco, che ha però il limite di vedere pochissimo la porta.
La difesa è il reparto più solido e concreto, a maggior ragione con il recupero di Chiellini. Sulle fasce Asamoah è apparso spento, mentre Isla sarà con tutta probabilità sostituito dal più propositivo Lichtsteiner. In mediana, infine, Marchisio e Vidal devono recuperare la forma dei tempi migliori, troppo brutti per essere veri con il Milan.
Insomma, la Juventus non si presenta al derby nei migliori dei modi. La vittoria del Napoli a Cagliari, però, potrebbe essere il perfetto detonatore per spingere gli uomini di Conte ad una grande prestazione. Per battere questo Toro servirà ritmo, corsa e tanta grinta.
Qui Toro: i granata sono reduci da un buon inizio di stagione. 15 punti, +4 sulla zona retrocessione e prestazioni convincenti. Non è ancora il Toro che i tifosi vorrebbero e ricordano, ma rispetto alle ultime sbiadite stagioni di A è tutta un'altra musica. Ventura ha dato gioco e solidità alla squadra, che ha in Cerci il suo diamante. L'ex Fiorentina può essere una spina nel fianco per le fasce della Signora, messe in grossa difficoltà anche a San Siro.
La difesa è solida come nei tempi migliori, splendidamente guidata dal duo Ogbonna-Gillet. Il centrale italiano, nel mirino di mercato anche dei bianconeri, avrà il compito di chiudere gli estrosi avanti juventini. Gillet è una sicurezza, in grado di togliere le castagne dal fuoco.
Nelle ipotesi più logiche il centrocampo di Ventura sarà di rottura, improntato a chiudere le manovre di Pirlo e Marchisio. Gazzi e Basha saranno chiamati agli straordinari, ma hanno ampiamente dimostrato la loro affidabilità.
Il mister granata ha dimostrato in più occasioni di prediligere una partita giocata ad una di rottura. In tal senso mi aspetto un derby divertente, in cui entrambe le squadre si batteranno per la vittoria. Non credo che il Toro aspetti la Juventus, non è nel dna del vero Torino.
Juventus-Torino, ore 20:45 allo Juventus Stadium: il derby della Mole è servito.
0 comments:
Posta un commento