Nato e crescuti nel FC Copenhagen, il giovane centravanti danese è stato acquistato dalla Fiorentina per una cifra irrisoria. Kenneth Zohore rappresenta di sicuro un’ottima operazione dal punto di vista economico, ma è ancora da verificare dal punto di vista tecnico. Calciatore classe 1994, vanta già una notevole esperienza nelle selezioni giovanili danesi.
Zohore è una prima punta di riferimento (dette più comunemente “centravanti boa”) in grado di rappresentare per la squadra un utile strumento di manovra più che di realizzazione, tanto che in Primavera l'ancor più giovane Gondo (1996) trova la porta con maggior regolarità. Fisicamente impressionante per mole e peso (195cm x 96kg), ha già molta massa muscolare ed è strutturato come un giocatore affermato. Più che discreto anche sul piano dinamico, specie in fatto di velocità massimale, non vanta una capacità di progressione ed accelerazione fuori dal comune.
Sul piano delle presenza invece è assolutamente immarcabile: troppo pesante e resistente al contrasto avversario per qualsiasi tentativo difensivo sul corpo o a seguito di un mancato anticipo. In fase di anticipo ricevuto sa tuttavia difendersi piuttosto bene anche grazie ad un certo coraggio ed una certa determinazione quando è di spalle all’azione del difensore. Sinistro naturale, molto potente, ma poco preciso e poco pulito nel tocco, è sorprendentemente a suo agio anche con il destro.
Kenneth Zohore dimostra grandi limiti nella coordinazione del passaggio se in movimento o se costretto a far girare il pallone con troppa pressione sul portatore. Meglio invece, molto meglio, la facilità di controllo del pallone su situazione aerea e l’apertura per i compagni. Tatticamente la sua utilità è fuor di dubbio, specie nei momenti topici nei quali occorre tenere alta la linea offensiva. Tecnicamente ancora molto grezzo, specie nel primo controllo e nel gioco di gambe per il cambio di piede (con la sua mole non è effettivamente facile). La sua ideale collocazione è in un 4-2-3-1 come unico riferimento per l’inserimento dei compagni e per la tenuta ridotta della distanza tra attacco e centrocampo: difficile immaginarlo in un reparto a due in quanto è lento e poco intelligente nel fraseggio sia con il diretto compagno che con il centrocampista più vicino; sul versante offensivo, nonostante una certa lentezza nei primi movimenti sa risultare pericolosissimo se smarcandosi conclude a rete. Tatticamente parlando pecca nei movimenti volti a far scalare il terzino in fase di raddoppio sul centrale in quanto troppo spesso tende a giocare tra i due marcatori: per tale motivo è spesso fuori dall’azione e dal gioco palla a terra. La prestanza fisica gli ha consentito un’esplosione nelle categorie giovanili, ma ha mascherato i suoi grandi limiti tecnici e nel sapersi muovere sul campo da attaccante. L’idea è quella di un calciatore ancora da Primavera. Nel calcio moderno saper giocare solo di sponda non basta.
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