C'è una cosa che non ho mai capito: come si poteva discutere un bomber come Bobo Vieri? Ancor più assurdo discuterlo (e pedinarlo) dopo che in 144 partite ha realizzato 103 reti, risultando sempre uno dei migliori. E aggiungo, non si può discutere l'ariete italo-australiano se per anni si è permesso a gente come Ronaldo di fare il bello ed il cattivo tempo negli allenamenti, ma tant'è.
Figlio d’arte, nasce a Bologna ma cresce in Australia, tanto da dichiarare qualche anno dopo l'esordio sui grandi palcoscenici di "pensare in inglese e tradurre tutto prima di parlare". I primi anni di vita li trascorre correndo dietro ai canguri, poi papà Lido riporta la famiglia in Italia e, nel 1989, Bobo inizia a giocare nelle giovanili del Prato, città dove la famiglia Vieri risede.
Nel 1990 è già più grosso di tutti i suoi coetanei e segna reti a raffica, tanto da essere notato dagli osservatori del Torino che, per 100 milioni di lire, lo portano al Filadelfia. La prima stagione incanta con la Primavera; la seconda è già nel giro della prima squadra, debuttando in Serie A. Il 15 dicembre 1991 mette piede in campo, nella bella vittoria casalinga contro la Fiorentina. L'anno successivo, in novembre, viene ceduto in prestito al Pisa e nel 1993 passa al Ravenna, sempre con la formula del prestito.
Rientrato al Torino nel 1994, non convince tecnici e presidente dei granata. Qui in città è famosa la frase di Calleri, che di Vieri dice: «È un attaccante grosso come un armadio ma con una tecnica individuale insufficiente». Gian Marco Calleri, fresco neo-presidente del Toro (dopo aver venduto la Lazio ad un certo Sergio Cragnotti), rompe gli indugi e trova l'accordo con il Venezia: 600 milioni di lire e la metà di Gianluca Petrachi, difensore di scarso valore ed ora dirigente proprio dei granata.
In serie B trova la continuità che andava cercando, riuscendo a gonfiare la rete 11 volte ed aumentando di parecchio il suo valore.Nel 1995 è l'Atalanta ad investire 3 miliardi di lire per i suoi servizi, ripagati da 7 goal nella massima serie. Reti sufficienti a convincere la Juventus di Moggi ad investire 9 miliardi di vecchie lire per mettere il centravanti dell’Atalanta a disposizione di Lippi. Il bomber ed il toscano di ferro, un rapporto nato sotto qualche problema ma destinato a diventare indissolubile. «È stato un incontro di boxe», racconta lo stesso Vieri, «ci siamo presi un po’, durante l’anno. C’è stato uno scambio di opinioni abbastanza forte. Durante un Juventus-Atalanta, io ero entrato al 40' e, dopo cinque minuti, finì il primo tempo. Lui mi disse qualcosa negli spogliatoi ed io gli risposi. Furono bravi i miei compagni a separarci. Forse, è stata quella la scintilla che ci ha fatto conoscere. Siamo entrambi toscani e ci piace dire le cose in faccia. Quella sera, Peruzzi mi chiamò per andare fuori a cena e mi portò nel ristorante dove c’era anche Lippi. Andai a chiedergli scusa, abbiamo parlato un po’. Poi ho fatto tribuna per le 3/4 partite che seguirono. Dopo mi fece giocare una partita a Milano contro l’Inter, quella successiva contro la Roma, entrambe in coppia con Amoruso e, da quel momento, non sono più uscito di squadra».
Vieri diventa ben presto il centravanti bianconero, accanto a cui si alternano Boksic e Amoruso nel tridente composto dall'insostituibile Del Piero. Vieri segna 8 goal in campionato, fra cui spicca la doppietta al Milan nel 1-6 che la Signora infligge al Diavolo in quel di San Siro. Parallelamente arrivano i primi goal in Champions League e in Nazionale, iniziando un rapporto molto intimo con l'azzurro.
Tutt'Italia stravede per il ragazzone dal fisico scultoreo, il sorriso contagioso e con le belle ragazze sempre intorno. Maldini è convinto che la Nazionale abbia trovato dopo tanti anni il centravanti che cercava; l’avvocato Agnelli è addirittura entusiasta e si raccomanda a Moggi perché il giocatore prosegua la carriera con il 32 stampato sulla casacca bianconera.
Nemmeno il tempo di annunciare in mondo visione la sua permanenza con la Juventus che Moggi, d’accordo con Giraudo e Bettega, lo spedisce in Spagna, all’Atletico Madrid, per 34 miliardi di lire. È un affare che porta una plusvalenza notevole, che serve alla Juventus per comprare Pippo Inzaghi ed impedire all'Avvocato un colpo di mano contro la triade.
Bobo, intanto, si ambienta come meglio non potrebbe a Madrid. Frequenta i locali di Plaza Mayor, vive l’allegria della capitale, e segna a raffica. Nonostante qualche infortunio di troppo, che lo porta in campo appena 24 volte nella Liga, Vieri porta a casa il titolo di Pichichi, con 24 reti. Una media fantasmagorica, che fa impazzire di gioia i tifosi dei Colchoneros e porta Bobo a dichiarare amore per la maglia dell'Atletico.
Preso da improvvisa nostalgia per l’Italia, rompe l’accordo con l’Atletico e con il dirigente dell'epoca, un certo Arrigo Sacchi con cui il rapporto non decolla mai.
E qui torna in ballo quel Sergio Cragnotti che già acquistando la squadra da Calleri aveva sfiorato il Bobone nazionale. La Lazio di Erikson punta lo scudetto e vede in Vieri l'ariete perfetto da affiancare al cileno Marcelo Salas. Cragnotti prende un volo per Madrid e nonostante gli infortuni del ragazzone bolognese paga al club spagnolo la bellezza di 53 miliardi di lire.
Con i biancocelesti gioca, segna e si conquista il Mondiale. Si conferma il miglior centravanti italiano in circolazione, ma nonostante tutto non riesce a portare a casa uno Scudetto che sembrava già vinto e che sarebbe stato il secondo per lui. Così, in nemmeno un anno con la maglia della Lazio, storce il naso e chiede l'ennesima cessione della carriera.
Massimo Moratti vola a Roma, sognando una coppia da sogno con il brasiliano Ronaldo. Il 9 giugno 1999 Cragnotti e Moratti si incontrano all’hotel Bernini; Vieri passa all’Inter per 90 miliardi di lire, comprensivi del cartellino di Diego Simeone, centrocampista che nel giro di un anno alzerà lo Scudetto proprio a discapito dell'Inter dei fenomeni.
Alla Pinetina incontra Marcello Lippi, un vecchio amico con cui è pronto a rinverdire i fasti in bianconero. Il suo sogno di giocare con Ronaldo va in frantumi più rapidamente di una bottiglia di champagne nel priveè dell'Hollywood. Il brasiliano, infatti, passa più tempo in infermeria che in campo e l'Inter non va bene. Certo Bobo il suo lo fa, segnando 18 reti alla stagione d'esordio. Lippi, dopo il fallimentare preliminare di Champions, toglie il disturbo. Cambiano gli allenatori ma Christian Vieri è come un martello: segna sempre.
A fine campionato 2000/01, dopo l'ennesima annata ricca di goal e povera di titoli, Vieri è intenzionato a stracciare l'ennesimo contratto. A volerlo fortemente è la Juventus, che al timone ha sistemato proprio quel Marcello Lippi, in cerca di rivalsa dopo gli anni bui in quel di Milano. La campagna acquisti è condotta in prima persona dall'Avvocato Agnelli, sempre infatuato del Vieri centravanti. Moratti s'impunta, offre un faraonico contratto a Bobo e gli rinnova l'accordo con un ritocco che lo porta ad essere il numero uno in Italia.
Dopo il rinnovo con l'Inter, però, iniziano i problemi. Mai mettersi contro il desiderio di Bobo, la lezione l'hanno capita tutti tranne Moratti, che invece di incassare i soldi della Juventus decide di incatenarlo all'Inter. Pochi mesi di forzata convivenza e l'idillio fra Vieri e l'Inter finisce come il matrimonio di O. J. Simpson. Vieri segna con la solita regolarità, ma le serate meneghine si fanno sempre più frequenti. Ronaldo, dopo anni passati sul lettino del fisioterapista, saluta i nerazzurri con una buonuscita e i soldi del Real. Vieri, dopo anni di onorato servizio, viene pedinato. Poco importa che vada costantemente in doppia cifra, inizia un pedinamento ed una guerra legale destinata a concludersi con un risarcimento per il bomber emiliano.
Vieri e nervoso, disputa un buon Mondiale in Corea, ma rompe definitivamente con i media italiani, definiti "poco uomini".
Così, dopo piccoli trascorsi con le maglie del Milan, del Monaco, dell'Atalanta (due volte) e della Fiorentina, Christian appende le scarpe al chiodo. Idolo incontrastato del gossip italiano, Bobo è spesso fotografato in compagnia di splendide ragazze, con cui si gode la sua "pensione dorata".
Numero uno della movida milanese, lo si trova ora alle più interessanti feste del capoluogo meneghino. Sempre sulla bocca di tutti, non le manda a dire ne di persona ne via twitter. Come quando ha picchiato Corona, definito il "puttano di Lele Mora"; o quando ha messo tacere la Lucarelli a suon di insulti e twittate affilate come la lama di un rasoio.
Personaggio indiscusso del mondo del calcio italiano, Vieri è stato uno dei centravanti più forti che io abbia mai visto. In grado di andare in goal di precisione o di potenza; di testa o di piede; su rigore o da fuori area, Bobone mi ha sempre emozionato. Ancora oggi, tra un balletto in tv con l'ex compagno Del Vecchio ed una comparsata sulle spiagge di Miami, Vieri ricorda a tutti la sua natura: genio e sregolatezza.
Capace di andare in goal come di conquistare una velina, Vieri ha avuto una carriera fulgida e piena di soddisfazioni. Ha sicuramente raccolto meno trofei di quanti avrebbe potuto, ivi compreso quel Mondiale 2006 che si sarebbe giocato al posto di Pippo Inzaghi senza quel maledetto infortunio con la maglia del Monaco.
1 comments:
Il padre di Bobo Vieri e' Bob, attaccante, non Lido, portiere!
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