Non era di certo il giocatore più elegante e raffinato, ma in campo si faceva sentire. Igor Tudor, croato di Spalato, è stato un vero jolly per la Juventus di Lippi. Capace di ricoprire tantissimi ruoli, era uno degli uomini dell'allenatore toscano. Lui, come Tacchinardi, era uno dei pupilli di Marcello, che lo impiegava davanti alla difesa, come frangiflutti. Insuperabile di testa, ripercorriamo la carriera di Igor.
Nato a Spalato nel 1978, cresce nell'Hajduk, squadra importante del campionato croato. E' lo stesso Igor a presentarsi: "Provengo dalla scuola dell’Hajduk, dove la didattica specifica è importantissima; è un aspetto che in Croazia si cura molto, mentre qui in Italia si punta di più sulla forza e sulla tattica. I miei maestri sono stati Jalic, Katalinic e Jovic; se tolgo i sei mesi per un’esperienza vissuta nel Trogir, squadra il cui valore equivale alla vostra C1, ho sempre militato nel club più blasonato di Spalato. Sono stato tesserato all’età di undici anni ed ho percorso tutte le tappe, dalla Primavera alla prima squadra; ho debuttato che avevo solo diciassette anni e sono arrivato alla Nazionale maggiore dopo aver indossato le maglie di tutte le rappresentative giovanili".
L’esordio a Perugia, il 13 settembre 1998, è di quelli da ricordare. In una partita piena di emozioni la Juventus lo schiera al centro della difesa, ed il giovane gigante prende le misure anche in fase offensiva. Tudor, infatti, firma uno dei quattro goal del successo bianconero con il suo marchio di fabbrica: il colpo di testa. Fin da subito incute timore agli avversari, ma la sua stazza atletica non è adatta per fare lo stopper nel calcio di Lippi, che ha sempre voluto giocatori rapidi come Montero. Ecco allora l'intuizione, e Tudor viene schierato davanti alla difesa.
La scelta di Lippi è ripagata il 13 dicembre, a Firenze, quando è il primo a contrastare un certo Gabriel Omar Batistuta, capocannoniere della squadra viola. Tudor conferma tutto il buono che si dice di lui, fermando Batigol e consacrandosi come un giovane talento. La Juventus, pertanto, punta su di lui anche dopo l'addio di Lippi e l'inizio del biennio Ancelotti.
Nonostante un infortunio che lo tiene fermo per diversi mesi, nell’anno dello scudetto 2002, colleziona sedici presenze e quattro reti: certi goal lasciano il segno per importanza ed autorevolezza, come quello che completa la rimonta al Chievo, in una infuocata sfida al Delle Alpi che vedeva i clivensi avanti di due goal. Igor salta di testa, con il naso rotto e ancora insanguinato, e la butta in rete, noncurante del dolore.
Dopo il bis Scudetto dell’anno successivo, continua a vestire bianconero, giocando a Siena con Nicola Legrottaglie. In Toscana, come a Torino, gioca e segna, salvando i toscani nelle prime esperienze di massima serie.
Nell’estate del 2006, dopo aver disputato il Mondiale con la nazionale croata, ritorna alla Juventus, senza vedere mai il campo e sancendo il saluto alla compagine torinese. A fine stagione, infatti, Igor ritorna a casa, ingaggiato dall’Hajduk Spalato, dove chiude la carriera da calciatore e inizia quella di allenatore.
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