Nei primi anni '90, quando ho iniziato ad approcciarmi al grande calcio, la Francia non era una squadra formidabile. Reduce dai successi dell'era Platini, i galletti avevano in rosa buoni giocatori ma non riuscivano ad esprimersi a dovere. Nel '94, con Houllier in panchina, mancarono per la seconda volta consecutiva la qualificazione al Mondiale, facendo sprofondare nell'oblio l'intera Francia. Eppure i blues avevano giocatori di livello, forse non gli Zidane e i Djorkaeff che sarebbero esplosi di lì a poco, ma di certo dei calciatori fuori dal comune.
Parlo di Cantona e di Papin, vere leggende del calcio transalpino, ma quello che più mi affascinava e colpiva era un ragazzo che veniva dalla Provenza. Capelli lunghi, sorriso a trentadue denti e piedi fatati, David Ginola era uno di quei trequartisti tutto estro e fantasia che ti colpiscono non appena li vedi.
Classico talento mai completamente sbocciato, Ginola alternava giocate sublimi a partite indisponenti. Capace di accendere la luce in un'istante e cambiare il corso della partita, Ginola cresce calcisticamente nel Tolone, squadra con cui esordisce fra i professionisti. La notorietà gli viene regalata dal Paris Saint Germain, che lo ingaggia nel 1992 e gli permette, l'anno successivo, di vincere il campionato francese. Ginola è il vero trascinatore dei parigini, che tornano a vincere il campionato per la seconda volta nella loro storia. David, che si carica la squadra sulle spalle, non si accontenta di incantare il Parco dei Principi con giocate sublimi e dribbling di prima classe, nel 1993 decide infatti di diventare il capocannoniere della squadra, formando con George Weah ed il brasiliano Raì un tridente meraviglioso.
Nel 1995 lascia la capitale per andare in Inghilterra, dove lo aspettano i Magpies di un certo Faustino Asprilia, appena approdato a Newcastle dopo l'esperienza parmigiana. Con il colombiano è subito intesa, in campo e fuori dal campo. I due, genio e sregolatezza, s'intendono a meraviglia. Ginola è il cervello, Asprilia la freccia in grado di spaccare le difese avversarie. Con i bianconeri, seppure Ginola giochi due anni alla grande, non c'è feeling. Ecco allora il trasferimento nella capitale, dove il Tottenham lo aspetta a braccia aperte. In tre stagioni Ginola diventa l'icona del club, segna 22 reti e trascina il pubblico di White Hart Lane con il suo carisma e la sua determinazione.
Carisma e determinazione, due qualità che non sono mai mancate a Ginola, ma che lo hanno costretto ad emigrare oltre la manica dopo la partita con la Bulgaria, che sancì la mancata qualificazione della Francia ai Mondiali statunitensi e portò alla completa rottura con il c.t. Houllier.
E’ un bel pezzo di storia calcistica francese quello che oggi va in scena in tribunale a Tolone. Un dramma collettivo, ma anche personale tra un attaccante star e un allenatore altrettanto star, che sono passati alla storia, appunto, come gli artefici di una delle più grandi disillusioni della nazionale. Un episodio che in 20 anni è rimasto integro, seppur sottotraccia nel cuore dei tifosi, nelle analisi dei media, segnando le carriere di David Ginola e Gerard Houllier. Rispettivamente attaccante vedette e c.t. della Francia che il 17 novembre 1993 si fece eliminare dalla Bulgaria e non andò al Mondiale Usa (poi vinto dal Brasile ai rigori in finale contro l’Italia). Colpa dell’ultima azione. Quella dell’ultimo secondo e di un pallone perso che invece doveva essere tenuto. Anzi, un pallone regalato da Ginola agli avversari e diventato il gol che certificò l’addio al Mondiale, quando invece bastava il pareggio. Un dramma nazionale che oggi l’Equipe ricostruisce anche nei retroscena per capire perché Houllier ce l’ha ancora a morte con Ginola tanto da averlo insultato pubblicamente beccandosi infine una denuncia.
6685 giorni più tardi quindi si rievocano le tensioni che regnavano nello spogliatoio del Bleus, tra Ginola, stella del Psg, e il clan dei marsigliesi (Papin, Deschamps, Desailly), sostenuti da Cantona, marsigliese di sangue, l’altra primadonna della squadra. Con Ginola che si sentiva vittima delle scelte del c.t. Houllier propenso a favorire i “nemici”. Perché all’epoca c’era il duello infinito tra il Psg di Canal+ e il Marsiglia campione d’Europa. Duello costruito a tavolino dalla rete criptata per mettere pepe al “derby di Francia”, il “clasico” alla francese che animava le annate calcistiche di Ligue 1. Ginola poche ore prima della partita cruciale contro la Bulgaria (cruciale perché la Francia aveva perso incredibilmente contro Israele, e doveva almeno fare un pareggio per passare), si lasciò andare davanti a qualche giornalista, accusando appunto Houllier di penalizzarlo, di tenerlo in panchina, per volontà dei “nemici” marsigliesi. Accuse che aumentarono la tensione in un gruppo che pranzava a tavoli separati e si parlava a stento e che valse a Ginola una convocazione di Houllier che però fu convinto da Jacquet (poi ct della Francia mondiale: e anche su questo intervento si specula, parlando di manovra ah hoc per portare la Francia nel baratro e far saltare Houllier) a non escludere il giocatore. Così, quando contro la Bulgaria, Ginola entrò in campo al posto di Papin accadde l’impensabile. Houllier voleva dare un assetto meno offensivo, Ginola voleva forse far vibrare il suo Parc des Princes mostrandosi decisivo. Così all’ultimo minuto venne fuori quel lungo cross inutile a cambiar campo che finì per trasformarsi in un contropiede fatale e in condanna della Francia. Un dramma nazionale che si è declinato negli anni in insulti ricorrenti, quasi sempre di Houllier verso Ginola. Con l’ex c.t. che nel tempo, ammettendo solo l’errore di “non averlo escluso”, lo ha bollato come criminale, bastardo e più di recente, in un libro di interviste del giornalista Daniel Riolo, lo ha relegato alla categoria di “con”, un coglione, un cretino, uno stupido. Troppo per Ginola che subì l’odio degli stadi dopo quel gol regalato, ovunque andasse perseguitato da cori velenosi ( “Ginola Usa”), o da commenti sprezzanti (di recente raccontava che un tifoso lo ha presentato alla moglie come colui che “ci ha eliminato dal Mondiale del ’94) e che rischiarono di compromettergli la carriera, poi rilanciata in Premier League. Così, l’attaccante di origini italiane ha deciso di chiudere i conti con l’ex c.t.
Una storia, quella ripresa dagli archivi gazzetta, che testimonia il singolare rapporto con la Nazionale, un amore mai sbocciato completamente e che termina nel momento in cui, con Jacquet in panchina, esplodono i due veri fenomeni del calcio transalpino di fine anni '90: Zizou Zidane e Youri Djorkaeff. Ginola, però, resta un grande calciatore per tutti gli amanti di questo sport.
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