Per anni al solo sentir parlare di calciatori giapponesi in molti storcevano il naso; poi, dopo un buon mondiale di Francia, ci pensò Hide Nakata a mostrare i progressi rapidi del suo Paese, affermandosi come stella di primaria grandezza anche nel campionato nostrano. Tuttavia, mentre Nakata spopolava in Italia, per gli addetti ai lavori il vero fenomeno made in japan era un altro: Shunsuke Nakamura.
Mancino, capace di giocare sulle fasce o come trequartista, Nakamura è stato un giocatore dotato di un’ottima tecnica e visione di gioco, temibile sui calci piazzati. Il suo limite principale è il fisico minuto e anche certi limiti caratteriali che non gli hanno impedito però di giocare 3 anni (con altrettante salvezze) nel campionato italiano con la Reggina e quattro anni nel campionato scozzese con i Celtic Glasgow.
"La Nakamura-mania, da Reggio Calabria ha preso l'aereo ed è esplosa anche in Giappone coinvolgendo anche il neo-ct Zico. Sì proprio quel Arthur Antunes Coimbra che a metà anni 80' usò l'erba del Friuli come personalissima tela per le sue creazioni. Appena messo il sedere sulla panchina del Giappone, il Galinho, ha chiesto i servigi all'estro di Shunsuke che i tifosi reggini hanno subito imparare ad amare. Il precedente allenatore dei nipponici, Philippe Troussier, lo aveva accantonato perché troppo solista. In realtà vennero fuori le accuse di una setta buddhista, la Soka Gakkai, la stessa di Baggio, a cui appartiene Nakamura. I fedeli, già duramente colpiti dall'esclusione di Roby dai mondiali, non gradirono anche quella del giapponese, e cominciarono a minacciare via e-mail il tecnico. Si fece così avanti l'ipotesi di una vera e propria discriminazione religiosa e si parlò del pregiudizio dei francesi contro la Soka Gakkai, che non a caso nel paese transalpino è inserita nella lista delle sette pericolose.
Per Zico invece l'unica religione è quella del talento e ha deciso così di fare di Nakamura il faro del suo gioco e costruirgli intorno un centrocampo che parli la stesse lingua tecnica con Nakata, Inamoto e Ono. Il ritorno in nazionale non può che giovare alla maturità del giocatore e alla crescita del suo valore economico. E quindi anche la Reggina inizia a fregarsi le mani, convinta sempre più di aver fatto il colpaccio."
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