I miei primi ricordi di calcio parlano di campioni leggendari. La Juve di Platini, il Napoli di Maradona ed il Milan degli invincibili. Mica male.
Nel Milan che dominava in Italia ed in Europa c'era un istrionico ragazzone di colore, con dei lunghi rasta ed un fisico possente, a tratti devastante.
Nato ad Amsterdam il primo settembre del 1962, Ruud Gullit dà i primi calci nei dilettanti olandesi dei Meer Boys, esordendo nei professionisti con l'Haarlem nella stagione 1979/80. Dopo tre stagioni impreziosite da 91 presenze e 30 gol, il ragazzone della capitale viene acquistato dal Feyenoord che nel 1982 lo porta a Rotterdam. Dopo uno Scudetto e una Coppa d'Olanda, Gullit approda al PSV Eindhoven nel 1985, dove in due stagioni si impone alla scena internazionale con 68 partite e ben 48 gol in campionato.
Al Torneo Gamper di Barcellona attira l'attenzione di un certo Nils Liedholm, che di lui dice: «È come Falcao». Nel 1986 è lo svedese a consigliare a Silvio Berlusconi, neopresidente del Diavolo,di acquistare Gullit dal Psv. Il Barone dice al Cavaliere: «Un grande, possente atleta, può giocare in tutti i ruoli. Può fare il libero e il centravanti».
Berlusconi indaga e osserva in prima persona il ragazzone colored, rimanendone incantato dalla strepitosa personalità calcistica. Parte alla carica e ordina a Galliani: "prendiamolo". E lo prende, superando Giampiero Boniperti che lo stava corteggiando per la Juve da mesi.
Ruud arriva a Milano in un afoso giorno di luglio, lo presentano in via Turati e gli mostrano la gigantografia di Gianni Rivera: «Chi è?», sgrana gli occhi l'olandese. La gaffe passa alla storia, come le sue esternazioni. Gullit diventa subito uno straripante personaggio. Lui, nel bene e nel male (infortuni compresi), fa sempre notizia. I suoi gol, le sue partite, le sue polemiche, i suoi concerti, le sue dediche, le sue famose scelte di vita. Con quelle treccine passare inosservato era impossibile; con quel fisico e quella stazza sovrastare i difensori avversari era naturale.
Di lui si ricordano, nell' ordine, le vittorie, i colpi di testa, il sorriso e la schiettezza. E una disarmante capacità di marchiare con il proprio nome le partite che contano. Maradona da Napoli lo attacca: «Bella forza, dietro di lui c'è Berlusconi con la sua televisione e il suo potere economico». Botta e risposta rovente sui giornali e poi in campo. Ai primi di gennaio 1988 a San Siro, dopo la sosta natalizia, è in programma Milan-Napoli: i rossoneri vincono quattro a uno, Gullit è devastante, il migliore in campo, segna e fa segnare e a fine partita dirà a Dieguito: scusa, ti serve altro?
Con il Milan vince molto, i tiofsi lo adorano, Sacchi lo ama, Berlusconi invece ha più feeling con Van Basten e Rijkaard, un pò schiacciato dalla forte personalità di Ruud. Ad un giornale olandese, nella stagione 1992-92, Gullit dichiara: «Berlusconi vanitoso come uomo e come presidente». I rapporti diventano difficili e Gullit, dopo la sconfìtta nella finale di Coppa dei Campioni contro il Marsiglia, lascia il Milan dopo aver rotto ogni tipo di rapporto con Fabio Capello, con cui si racconta siano quasi arrivati alle mani negli spogliatoi.
Ad aspettarlo c'è la Sampdoria di Mancini. Gullit è felice e dice: «E’ una scelta di vita». Si trasferisce a Nervi, sul mare, e con i blucerchiati gioca il suo miglior campionato italiano: 15 reti, ivi compreso quello show senza precedenti proprio contro il Diavolo. E’ il 31 ottobre 1993 a Marassi, contro i rossoneri di Capello, Gullit è carico come una molla. Corre, tira e trascina la squadra. A dodici minuti dalla fine, il tabellone dello stadio segna 2-2. Gullit riceve la palla palla al limite dell' area e con un destro secco infila l'ex compagno ed amico Seba Rossi, guardando verso la panchina di Capello con aria compiaciuta.
Boskov se lo gode e lo descrive con uno dei suoi magici epiteti: «Ruud Gullit è grande cervo che esce di foresta». Berlusconi si pente di aver fatto partire Gullit e dà vita al primo di una lunga serie di revival (Capello, Simone, Shevchenko, Kaka..) che contraddistinguono la sua gestione. Il presidente in persona lo richiama: «Ruud torna, dimentichiamo quello che è successo». Ruud accetta, ma l'amore con il Diavolo non è più lo stesso, Ruud non è più lo stesso. Ha rotto i rapporti con la Nazionale alla vigilia dei Mondiali di Usa '94 e prepara il suo grosso fisico ad un cambio di vita.
Il Milan-bis dura pochi mesi, così come la seconda stagione con la maglia della Sampdoria, che a fine anno lo lascerà andare in Inghilterra, dove lo aspetta il Chelsea, che con Gullit Vialli pensa di fare il botto.
Gullit con i blues è allenatore-giocatore, il primo della storia. Poche settimane e scoppiano i conflitti con Gianluca Vialli, che lo porta nel giro di pochi mesi all'esonero. Gullit non è uno che si arrende, non le manda a dire all'italiano e si prepara ad una nuova avventura in terra britannica. Il Newcastle United gli dà l'ultima occasione e al primo anno arriva in finale di FA Cup ma il secondo anno dopo 5 sconfitte di fila viene sollevato dall'incarico e Ruud inizia a godersi la nuova fase della sua vita.
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